Luca Desserafino sdb"L'uomo ha bisogno di Dio,"
1 febbraio 2015 | 4a Domenica - T. Ordinario B | Omelia
4a Domenica del Tempo Ordinario - B
* Dt 18,15-20 - Susciterò un profeta e gli porrò in bocca le mie parole.
* Dal Salmo 94 - Fa' che ascoltiamo, Signore, la tua voce.
* 1 Cor 7,32-35 - La vergine si preoccupa delle cose del Signore, per essere santa.
* Canto al Vangelo - Alleluia, alleluia. Un grande profeta è sorto tra noi; Dio ha visitato
il suo popolo. Alleluia.
* Mc 1,21-28 - Insegnava loro come uno che ha autorità.
Non indurite il cuore
Questa IV domenica del Tempo Ordinario la liturgia ci offre un richiamo tra la prima lettura e il Vangelo e si completano, così come la promessa esige il dono, e l'attesa invoca la venuta.
Oggetto della promessa e dell'attesaè il grande profeta che Dio susciterà come un secondo Mosè.
Il profeta non è soltanto colui che predice o svela un evento futuro.
Egli è prima di tutto un intermediario con l'Assoluto, portatore fedele della parola di Dio.
Gesù viene presentato nel Vangelo non solo come colui che chiude storicamente la serie dei profeti antichi, ma come colui che porta a compimento le promesse, colui nel quale si svela e si realizza il progetto di Dio sull'umanità.
La prima lettura, tratta dal libro del Deuteronomio, ci presenta Mosè che parla al popolo, che riferisce la parola del Signore. Compito stesso, infatti, del profeta è proprio quello di essere intermediario tra Dio e il popolo e viceversa tra il popolo e Dio.
Mosè icona della Legge, colui che per volere di Dio ha dotato il popolo della Legge di Dio, ora predige un altro profeta, al pari di lui a cui dare ascolto. Un compito serio e importante, dunque, quello del profeta; compito che Dio stesso gli affida ed esige che sia portato avanti secondo il suo volere.
Nella seconda lettura, tratta dalla prima lettera ai Corinzi, Paolo ci pone un'esortazione che è ben lungi dall'essere lontana da noi.
Chi infatti non vorrebbe vivere senza preoccupazioni, come dice Paolo?
Chi non vorrebbe trovare soluzione ai problemi che la vita offre ogni giorno, chi non vorrebbe una vita tranquilla e serena senza troppi ostacoli?
Ma forse le preoccupazioni che Paolo intende sono differenti da ciò che intendiamo noi oggi. Per lui, infatti, vivere senza preoccupazione è una condizione basilare per vivere il rapporto di fede col Padre stesso. E così, ancora una volta, Paolo ci addita quella misura alta della vita, che non può mancare in chi si mette alla sequela di Cristo.
Nell'episodio evangelico, Marco inizia il racconto dell'attività pubblica di Gesù e inizia lo svolgimento del suo tema più importante: chi è Gesù? Due cose sono subito affermate con chiarezza, anche se non ancora svolte compiutamente (Marco le svilupperà piano piano lungo l'intero Vangelo): l'insegnamento di Gesù è nuovo e diverso da quello degli scribi, la sua autorità si impone persino sugli spiriti maligni.
"Erano stupiti del suo insegnamento, perché insegnava come uno che ha autorità e non come gli scribi".
La stessa annotazione - con qualche variante - è ripetuta alla fine dell'episodio: "Che è mai questo?
Una dottrina nuova insegnata con autorità".
Come si vede, l'interesse principale di Marco riguarda l'insegnamento di Gesù, non però il che cosa, ma il come, non il contenuto ma le modalità. E difatti per ora nulla si dice di preciso sul contenuto dell'insegnamento: c'è tempo per farlo. L'evangelista svolge l'argomento secondo una sua pedagogia che va rispettata. Marco avverte subito che l'insegnamento di Gesù colpisce e fa problema, e non è assimilabile agli schemi conosciuti.
Così sorge la domanda: che è mai questo? Insegnamento nuovo non significa semplicemente qualcosa di non mai detto prima o di non mai sentito altrove. Non si tratta semplicemente di una novità cronologica.
Nella parola di Gesù si avverte la presenza della novità di Dio, una novità qualitativa.Se c'è un tempo - ma è sempre stato così - in cui c'è bisogno di profeti, è questo.
Ossia di uomini e donne che dialoghino con chiarezza, e direi con il coraggio che viene dal sapere che quello che affermano non è una loro opinione, che può essere discutibile, ma la verità che viene solo da Dio.
Assistiamo tutti i giorni ad una mentalità che cerca di imporsi come verità della vita, direi ancora meglio "bene" della vita, e non accetta di essere contrastata. Vuole via libera ad ogni costo.
L'uomo non è Dio e non può assolutamente dare ciò che è di Dio.
Ha bisogno di Dio, perché Dio è la sola atmosfera in cui è possibile vivere.
Senza Dio il mondo diventa un inferno di violenza, egoismi, abbattendo ogni regola di amore e dando via libera al male.
L'inizio della missione pubblica di Gesù è l'inizio del nostro prendere coscienza a ciò cui siamo chiamati; ad essere testimoni di quanto egli ha vissuto e insegnato in parole e opere così da poter ricalcare le sue orme nel nostro tempo contemporaneo.
Luca Desserafino sdb
4a Domenica del Tempo Ordinario - B
* Dt 18,15-20 - Susciterò un profeta e gli porrò in bocca le mie parole.
* Dal Salmo 94 - Fa' che ascoltiamo, Signore, la tua voce.
* 1 Cor 7,32-35 - La vergine si preoccupa delle cose del Signore, per essere santa.
* Canto al Vangelo - Alleluia, alleluia. Un grande profeta è sorto tra noi; Dio ha visitato
il suo popolo. Alleluia.
* Mc 1,21-28 - Insegnava loro come uno che ha autorità.
Non indurite il cuore
Questa IV domenica del Tempo Ordinario la liturgia ci offre un richiamo tra la prima lettura e il Vangelo e si completano, così come la promessa esige il dono, e l'attesa invoca la venuta.
Oggetto della promessa e dell'attesaè il grande profeta che Dio susciterà come un secondo Mosè.
Il profeta non è soltanto colui che predice o svela un evento futuro.
Egli è prima di tutto un intermediario con l'Assoluto, portatore fedele della parola di Dio.
Gesù viene presentato nel Vangelo non solo come colui che chiude storicamente la serie dei profeti antichi, ma come colui che porta a compimento le promesse, colui nel quale si svela e si realizza il progetto di Dio sull'umanità.
La prima lettura, tratta dal libro del Deuteronomio, ci presenta Mosè che parla al popolo, che riferisce la parola del Signore. Compito stesso, infatti, del profeta è proprio quello di essere intermediario tra Dio e il popolo e viceversa tra il popolo e Dio.
Mosè icona della Legge, colui che per volere di Dio ha dotato il popolo della Legge di Dio, ora predige un altro profeta, al pari di lui a cui dare ascolto. Un compito serio e importante, dunque, quello del profeta; compito che Dio stesso gli affida ed esige che sia portato avanti secondo il suo volere.
Nella seconda lettura, tratta dalla prima lettera ai Corinzi, Paolo ci pone un'esortazione che è ben lungi dall'essere lontana da noi.
Chi infatti non vorrebbe vivere senza preoccupazioni, come dice Paolo?
Chi non vorrebbe trovare soluzione ai problemi che la vita offre ogni giorno, chi non vorrebbe una vita tranquilla e serena senza troppi ostacoli?
Ma forse le preoccupazioni che Paolo intende sono differenti da ciò che intendiamo noi oggi. Per lui, infatti, vivere senza preoccupazione è una condizione basilare per vivere il rapporto di fede col Padre stesso. E così, ancora una volta, Paolo ci addita quella misura alta della vita, che non può mancare in chi si mette alla sequela di Cristo.
Nell'episodio evangelico, Marco inizia il racconto dell'attività pubblica di Gesù e inizia lo svolgimento del suo tema più importante: chi è Gesù? Due cose sono subito affermate con chiarezza, anche se non ancora svolte compiutamente (Marco le svilupperà piano piano lungo l'intero Vangelo): l'insegnamento di Gesù è nuovo e diverso da quello degli scribi, la sua autorità si impone persino sugli spiriti maligni.
"Erano stupiti del suo insegnamento, perché insegnava come uno che ha autorità e non come gli scribi".
La stessa annotazione - con qualche variante - è ripetuta alla fine dell'episodio: "Che è mai questo?
Una dottrina nuova insegnata con autorità".
Come si vede, l'interesse principale di Marco riguarda l'insegnamento di Gesù, non però il che cosa, ma il come, non il contenuto ma le modalità. E difatti per ora nulla si dice di preciso sul contenuto dell'insegnamento: c'è tempo per farlo. L'evangelista svolge l'argomento secondo una sua pedagogia che va rispettata. Marco avverte subito che l'insegnamento di Gesù colpisce e fa problema, e non è assimilabile agli schemi conosciuti.
Così sorge la domanda: che è mai questo? Insegnamento nuovo non significa semplicemente qualcosa di non mai detto prima o di non mai sentito altrove. Non si tratta semplicemente di una novità cronologica.
Nella parola di Gesù si avverte la presenza della novità di Dio, una novità qualitativa.Se c'è un tempo - ma è sempre stato così - in cui c'è bisogno di profeti, è questo.
Ossia di uomini e donne che dialoghino con chiarezza, e direi con il coraggio che viene dal sapere che quello che affermano non è una loro opinione, che può essere discutibile, ma la verità che viene solo da Dio.
Assistiamo tutti i giorni ad una mentalità che cerca di imporsi come verità della vita, direi ancora meglio "bene" della vita, e non accetta di essere contrastata. Vuole via libera ad ogni costo.
L'uomo non è Dio e non può assolutamente dare ciò che è di Dio.
Ha bisogno di Dio, perché Dio è la sola atmosfera in cui è possibile vivere.
Senza Dio il mondo diventa un inferno di violenza, egoismi, abbattendo ogni regola di amore e dando via libera al male.
L'inizio della missione pubblica di Gesù è l'inizio del nostro prendere coscienza a ciò cui siamo chiamati; ad essere testimoni di quanto egli ha vissuto e insegnato in parole e opere così da poter ricalcare le sue orme nel nostro tempo contemporaneo.
Luca Desserafino sdb
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