don Luca Garbinetto " Chiamati all'armonia degli opposti"

I Domenica di Quaresima (Anno B) (22/02/2015)
Vangelo: Mc 1,12-15 
Scarno ed essenziale, il racconto delle tentazioni di Marco ci presenta tutte le contraddizioni che in Gesù trovano armonia. Pochi versetti, per mostrarci in Lui ciò che siamo noi, e allo stesso
tempo indicarci una meta per il nostro cammino di uomini assetati di felicità.
Gesù ha appena ricevuto la visita dirompente dello Spirito nel Battesimo, riconoscendosi Figlio amato dal Padre. E lo Spirito diviene la sua consapevole guida, il suo compagno di discernimento, la sua forza trascinante. Come aveva fatto Dio con il ragazzo Geremia, ora è lo Spirito a fare violenza su Gesù e a sedurlo per quella missione che è la sua vocazione: vivere da Figlio ogni istante della propria esistenza, in ogni luogo e in ogni situazione. E Gesù ha deciso di lasciarsi sedurre e guidare!
Sospinto così dallo Spirito, dalla Carità che urge risposta e abbandono, Gesù è letteralmente trasportato nel deserto, luogo dell'esodo, spazio del silenzio, solitudine dell'incontro. È la nuova Alleanza che si prepara con lo stesso itinerario di spogliazione e di progressiva integrazione di Israele, che da un groviglio di tribù e di marmaglia si va lentamente trasformando in popolo. Così fa il Padre con il Figlio, così fa lo Spirito con chi si lascia modellare e raccogliere: unifica, integra, armonizza, senza perdere la sconcertante bellezza degli opposti che si contrappongono e si richiamano.
Ed è proprio laddove prevale lo Spirito e dove la Carità penetra i meandri della persona, i suoi tempi e i suoi spazi, persino la sua carne - gli evangelisti dicono che Gesù, dopo quaranta giorni, ha fame, come Israele in cammino -, che Satana si fa sentire più insidioso e bruciante. Laddove è più profonda e appassionata la relazione con l'Uno e Trino, allora si scatena più violenta la tentazione del Maligno. I padri della Chiesa lo capirono ben presto, proprio alla scuola del deserto.
Ma il deserto è soprattutto nell'anima. Chi ha il coraggio di fermarsi per visitarla, per dimorare in essa, chi accetta di stare con se stesso senza sfuggire alla propria frantumazione interiore, scopre da un lato, come mistero insondabile che ci precede, la Presenza della Trinità in lui. Ma subito si riconosce tanto fragile da sperimentare come tentazione anche il più piccolo sotterfugio dell'Avversario: una critica che sfugge alle labbra, un gesto di insofferenza motivato dalla stanchezza, un moto di pigrizia sottile o una banale rivendicazione possono scatenare dolorosissimi pensieri di indegnità e di ingratitudine.
L'uomo che cammina tra le dune del proprio deserto percepisce sempre più di essere soltanto creatura infinitamente piccola e fragile, senza la presenza dell'Amato Figlio, che lì l'ha preceduto. Perché in noi abitano le bestie più selvatiche, e se all'inizio del cammino interiore esse appaiono così voraci ma anche così facilmente identificabili, più si va avanti e più si fanno astute, come il serpente. Sono i nostri istinti, le nostre pulsioni, che tuttavia sono volute da Dio, e da Lui donate per renderci vivi. Ecco allora che, a contatto con gli angeli, con la dimensione trascendente del nostro io, con quell'intima tensione ad andare oltre e a non accontentarci della nostra miseria, possiamo scoprire che le forze passionali racchiuse nella nostra carne e nella nostra mente sono una indicibile risorsa di vita. Gesù non caccia le bestie: caccia soltanto - e decisamente - Satana. Con le fiere Egli sta, perché in Lui, nella sua santa umanità, le bestie convivono armoniosamente accanto agli angeli.
Così ci vuole Dio. Non scissi e spaccati, rifiutando quella parte di noi che ci crea disagio, perché identificata con la debolezza e automaticamente relegata alla dimensione della bestialità. Se rifiutiamo la realtà passionale del nostro essere, la consegniamo al dominio di Satana.
Dio ci vuole invece unificati. Ma è solo opera paziente e certosina dello Spirito, questo lavorio di deserto che integra nell'armonia gli opposti. E ci rende più umani, come Gesù, che è ‘più' Dio essendo ‘più' uomo, uomo perfetto. Senza quest'opera di fedele e quotidiano affidamento all'agire divino in noi, anche i pensieri angelici divengono luogo di tentazione, rischio di vanagloria, sottile auto centramento ben gradito a Satana.
Il segno più evidente e paradossale di questo cantiere aperto, di questi ‘lavori in corso' è l'apertura missionaria ed evangelizzatrice. Sostenuto nell'armonia degli opposti, dentro la contraddizione della vita segnata da un evento tragico come l'arresto di Giovanni, Gesù esce da se stesso e dalla solitudine per annunciare la Buona Notizia. Così per noi: è l'urgenza all'annuncio e all'amore verso i fratelli la cartina di tornasole dell'agire dello Spirito in noi. Perché se al deserto davvero ci sospinge lo Spirito, la sua forza travolgente trabocca fino a farci tornare ancora più appassionati a testimoniare il Regno e il suo compimento nel mondo.

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