don Luciano Cantini "Gettato fuori"
I Domenica di Quaresima (Anno B) (22/02/2015)
Vangelo: Mc 1,12-15
Nel deserto
Mentre Matteo e Luca raccontano i quaranta giorni che Gesù trascorre nel deserto in modo drammatico, in cui il combattimento con satana è plasticamente reso evidente da un serrato confronto non solo verbale (cfr. Mt 4,1-11; Lc 4,1-13), il
Vangelo di Marco, che è più antico, descrive in due soli versetti l'esperienza di Gesù nel deserto. Siamo talmente colpiti dalla colorata descrizione degli altri due sinottici che più difficilmente siamo attratti dallo scheletrico racconto di Marco che nella essenzialità, senza farci sapere con precisione quello che è accaduto, è capace di comunicarci ciò che è essenziale e con molta intensità.
I due versetti sono strettamente legati ai versetti precedenti e andrebbero letti insieme: Gesù era appena uscito dall'acqua del battesimo, aveva ascoltato la voce del Padre che lo riconosceva come suo figlio amato. Quello stesso Spirito, subito, lo sospinse nel deserto. L'originale greco usa una parola più forte: Lo Spirito lo gettò fuori nel deserto. Il soggetto principale è lo Spirito, la sua azione viene espressa con lo stesso verbo usato per l'espulsione dei demoni (Mc 1,34.39.43). Quello che Gesù vive, così come Marco ce lo racconta, è un atto violento, forte. Il Figlio non ha il tempo di compiacersi del compiacimento del Padre, è subito provocato dallo Spirito al confronto con una realtà altra, è gettato fuori!
Rimase quaranta giorni
Marco sembra voler ricordare Adamo cacciato dal giardino, buttato fuori, nella fatica della vita da conquistarsi ogni giorno. Gesù è spinto dallo Spirito sul cammino faticoso dell'umanità, per rendersi sempre più solidale con l'uomo e le sue debolezze.
Quaranta è nella Bibbia una cifra simbolica che raffigura momenti forti dell'esperienza di fede del popolo, ma anche di singoli. Non si deve identificare con un tempo cronologico reale, una somma dei giorni, piuttosto il tempo lungo della attesa, della prova, quasi un tempo al di fuori della cronologia storica, un tempo che appartiene ad una dimensione altra, una parentesi per decidersi, per assumere responsabilità, è il tempo della maturazione.
Così i quaranta giorni del diluvio, il deserto dell'Esodo ricompreso nel Deuteronomio, Mosè, Elia, tutta la predicazione profetica in vista del Messia, hanno annunciato la pienezza dei tempi: tutta la Scrittura si compie in Gesù di Nazareth.
Tentato da Satana
Egli stesso è stato messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato (Eb 4,15), ma nessuno è spettatore, nessuno ci racconta come sono andate le cose, neppure nulla si dice della pratica penitenziale del digiuno. Fin dall'inizio del suo Vangelo Marco racconta Gesù ubbidiente, docile al Padre: appena ascoltato la sua voce nel Battesimo (Mc 1,11) si lascia gettare nel mezzo delle tentazioni perché governando la seduzioni del mondo potrà annunciare con verità: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».
Dalla immersione nell'acqua del Giordano Gesù si lascia immergere nelle trame difficili della vita, si misura con la concretezza della esistenza, i suoi mali, le difficoltà: Pur essendo Figlio, imparò l'obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono (Eb 5,8-9).
Per Marco la tentazione di Gesù non inizia alla fine dei quaranta giorni, ma è costantemente tentato per tutto quel tempo, nel numero indefinito dei giorni della vita e della debolezza umana. Il male appartiene alla storia umana e preme su ogni uomo costantemente e tenta di sopraffarlo, non è una lotta episodica ma caratterizza tutta l'esistenza. Perfino sulla croce Gesù sarà tentato di preservare la sua vita, salva te stesso scendendo dalla croce! (Mc 15,30), invece di sottomettersi liberamente alla morte violenta e ingiusta per salvare gli altri.
Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano
Gesù è visto come in comunione con tutta la creazione. Il verbo non determina il momento ma ci racconta per tutto quel tempo Cristo al centro; Gesù è davvero il nuovo Adamo riconciliato e in pace con tutte le creature del cielo e della terra. L'era messianica è iniziata: il lupo dimorerà insieme con l'agnello, la pantera si sdraierà accanto al capretto; il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un fanciullo li guiderà (Cfr. Is 11,6-8).
Il tempo è compiuto
I quaranta giorni di quaresima sono un tempo privilegiato in cui dare risposta al protagonismo dello Spirito.
Sono un tempo per maturare, assumere responsabilità, decidersi; lo si può fare se ci mettiamo in ascolto della Parola che conferma la realtà dell'essere Figli, se ci lasciamo condurre nel deserto della storia mettendo al vaglio le nostre debolezze con la fatica del vivere quotidiano, l'incontrando l'umanità soprattutto quella in difficoltà, spostando il baricentro della esistenza verso il prossimo, scrollandoci di dosso atteggiamenti religiosi superflui e pratiche vuote, gettando via tutto ciò che indurisce la nostra vita.
Il tempo si è fatto maturo per credere nel vangelo.
Vangelo: Mc 1,12-15
Nel deserto
Mentre Matteo e Luca raccontano i quaranta giorni che Gesù trascorre nel deserto in modo drammatico, in cui il combattimento con satana è plasticamente reso evidente da un serrato confronto non solo verbale (cfr. Mt 4,1-11; Lc 4,1-13), il
Vangelo di Marco, che è più antico, descrive in due soli versetti l'esperienza di Gesù nel deserto. Siamo talmente colpiti dalla colorata descrizione degli altri due sinottici che più difficilmente siamo attratti dallo scheletrico racconto di Marco che nella essenzialità, senza farci sapere con precisione quello che è accaduto, è capace di comunicarci ciò che è essenziale e con molta intensità.
I due versetti sono strettamente legati ai versetti precedenti e andrebbero letti insieme: Gesù era appena uscito dall'acqua del battesimo, aveva ascoltato la voce del Padre che lo riconosceva come suo figlio amato. Quello stesso Spirito, subito, lo sospinse nel deserto. L'originale greco usa una parola più forte: Lo Spirito lo gettò fuori nel deserto. Il soggetto principale è lo Spirito, la sua azione viene espressa con lo stesso verbo usato per l'espulsione dei demoni (Mc 1,34.39.43). Quello che Gesù vive, così come Marco ce lo racconta, è un atto violento, forte. Il Figlio non ha il tempo di compiacersi del compiacimento del Padre, è subito provocato dallo Spirito al confronto con una realtà altra, è gettato fuori!
Rimase quaranta giorni
Marco sembra voler ricordare Adamo cacciato dal giardino, buttato fuori, nella fatica della vita da conquistarsi ogni giorno. Gesù è spinto dallo Spirito sul cammino faticoso dell'umanità, per rendersi sempre più solidale con l'uomo e le sue debolezze.
Quaranta è nella Bibbia una cifra simbolica che raffigura momenti forti dell'esperienza di fede del popolo, ma anche di singoli. Non si deve identificare con un tempo cronologico reale, una somma dei giorni, piuttosto il tempo lungo della attesa, della prova, quasi un tempo al di fuori della cronologia storica, un tempo che appartiene ad una dimensione altra, una parentesi per decidersi, per assumere responsabilità, è il tempo della maturazione.
Così i quaranta giorni del diluvio, il deserto dell'Esodo ricompreso nel Deuteronomio, Mosè, Elia, tutta la predicazione profetica in vista del Messia, hanno annunciato la pienezza dei tempi: tutta la Scrittura si compie in Gesù di Nazareth.
Tentato da Satana
Egli stesso è stato messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato (Eb 4,15), ma nessuno è spettatore, nessuno ci racconta come sono andate le cose, neppure nulla si dice della pratica penitenziale del digiuno. Fin dall'inizio del suo Vangelo Marco racconta Gesù ubbidiente, docile al Padre: appena ascoltato la sua voce nel Battesimo (Mc 1,11) si lascia gettare nel mezzo delle tentazioni perché governando la seduzioni del mondo potrà annunciare con verità: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».
Dalla immersione nell'acqua del Giordano Gesù si lascia immergere nelle trame difficili della vita, si misura con la concretezza della esistenza, i suoi mali, le difficoltà: Pur essendo Figlio, imparò l'obbedienza da ciò che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono (Eb 5,8-9).
Per Marco la tentazione di Gesù non inizia alla fine dei quaranta giorni, ma è costantemente tentato per tutto quel tempo, nel numero indefinito dei giorni della vita e della debolezza umana. Il male appartiene alla storia umana e preme su ogni uomo costantemente e tenta di sopraffarlo, non è una lotta episodica ma caratterizza tutta l'esistenza. Perfino sulla croce Gesù sarà tentato di preservare la sua vita, salva te stesso scendendo dalla croce! (Mc 15,30), invece di sottomettersi liberamente alla morte violenta e ingiusta per salvare gli altri.
Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano
Gesù è visto come in comunione con tutta la creazione. Il verbo non determina il momento ma ci racconta per tutto quel tempo Cristo al centro; Gesù è davvero il nuovo Adamo riconciliato e in pace con tutte le creature del cielo e della terra. L'era messianica è iniziata: il lupo dimorerà insieme con l'agnello, la pantera si sdraierà accanto al capretto; il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un fanciullo li guiderà (Cfr. Is 11,6-8).
Il tempo è compiuto
I quaranta giorni di quaresima sono un tempo privilegiato in cui dare risposta al protagonismo dello Spirito.
Sono un tempo per maturare, assumere responsabilità, decidersi; lo si può fare se ci mettiamo in ascolto della Parola che conferma la realtà dell'essere Figli, se ci lasciamo condurre nel deserto della storia mettendo al vaglio le nostre debolezze con la fatica del vivere quotidiano, l'incontrando l'umanità soprattutto quella in difficoltà, spostando il baricentro della esistenza verso il prossimo, scrollandoci di dosso atteggiamenti religiosi superflui e pratiche vuote, gettando via tutto ciò che indurisce la nostra vita.
Il tempo si è fatto maturo per credere nel vangelo.
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