don Paolo Zamengo Lectio Divina" La guarigione della suocera di Pietro"
La guarigione della suocera di Pietro
e l'incontro con Gesù, medico misericordioso
e una riflessione del brano FRANCESCO E I LEBBROSI
Orazione iniziale Signore, non un'erba, né un balsamo guariscono le ferite e le malattie
dell'anima, ma la tua Parola, che tutto sostiene e tutto crea, sempre nuovo, ogni giorno.
Avvicinati a me e stendi la tua mano forte, affinché, afferrato ad essa, possa lasciarmi rialzare,
possa risorgere e cominciare ad essere tuo discepolo, tuo servo. Portami con Te, nel silenzio,
nel deserto fiorito della tua compagnia e lì insegnami a pregare, con la tua voce, la tua parola,
affinché anch'io diventi annunciatore del Regno. Manda ora su di me il tuo Spirito perché ti
ascolti con tutto il cuore e tutta la mente. Amen.
Lettura Marco 1, 29-39 II brano descrive la conclusione di una giornata tipo di Gesù. Qui è a
Cafarnao, in giorno di sabato, e, dopo aver partecipato alla liturgia nella sinagoga, Gesù
continua la celebrazione della festa in casa di Pietro, in un clima familiare.
Col tramonto del sole, terminato il riposo, Gesù continua il suo ministero, estendendolo a tutta
la Galilea. Il Vangelo ci presenta tre sequenze, che non sono solo cronaca ma rivelano il
mistero grande della salvezza di Cristo. Può aiutarci l'essere attenti al percorso che Gesù
compie: dalla sinagoga alla casa, al deserto, fino a tutti i villaggi della Galilea. E anche al
trascorrere dei tempi che l'evangelista sottolinea: il sopraggiungere della sera, cioè il tramonto
del sole e il mattino ancora immerso nelle tenebre.
29-31 : E, usciti dalla sinagoga, si recarono subito in casa di Simone e di Andrea, in compagnia
di Giacomo e di Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono
di lei. Egli, accostatosi, la sollevò prendendola per mano; la febbre la lasciò ed essa si mise a
servirli.
32-34: Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati.
Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano afflitti da varie malattie e
scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano.
35-39: Al mattino si alzò quando ancora era buio e, uscito di casa, si ritirò in un luogo deserto e
là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce e, trovatolo, gli
dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove per i villaggi vicini, perché io
predichi anche là; per questo infatti sono venuto!». E andò per tutta la Galilea, predicando nelle
loro sinagoghe e scacciando i demòni.
Alcune riflessioni
- Gesù lascia la sinagoga per entrare nella casa di Pietro. Seguiamo il suo percorso. Lui giunge
fino al punto più intimo della casa, la stanza dove giace un'ammalata. Rifletto, cercando e
guardando la "via" che è dentro di me, casa di Dio. Lascio a Gesù la possibilità di percorrere
questo cammino fino in fondo, fino al cuore?
-Osservo i gesti di Gesù. Entra subito, si accosta, prende la mano, solleva. Sono i termini tipici
della risurrezione. Sento il Signore che dice anche a me: "Alzati, risorgi, nasci di nuovo!"?
- Noto l'insistenza sull'oscurità: "tramonto dei sole, ancora buio". Perché? Che cosa significa e a
quali altri termini posso collegare queste espressioni?
- "Tutti davanti alla porta di Gesù". Ci sono anch'io in mezzo a quei "tutti". Risuona nel mio
cuore la parola di Gesù che dice: "Bussate e vi sarà aperto". Provo a immaginare la scena: alzo
la mia mano e busso alla porta di Gesù. Lui apre. Che cosa gli dirò? E Lui come mi risponderà?
- "Lo conoscevano". Quale è il mio rapporto con il Signore. Lo conosco veramente? O per
sentito dire? Mi guardo dentro e chiedo a Gesù di aiutarmi in questa scoperta di avvicinamento,
di comunione e condivisione con Lui.
- Gesù prega in un luogo deserto. Ho paura di entrare anch'io in questa preghiera, che
attraversa le notti e precede la luce? Ho paura dei tempi di silenzio, di solitudine, in compagnia
solo di Lui? Il verbo è all'imperfetto "pregava", che indica un'azione calma, prolungata,
approfondita. Come la mia preghiera?
- "Le tracce di Gesù". Quali sono le tracce di Gesù nella mia vita? MI sono mai impegnato a
seguire queste tracce, a volte più marcate, a volte quasi impercettibili? So riconoscerle, anche
lungo i sentieri del tempo e della storia di ogni giorno, quella mia e quella di tutti gli uomini? C'è
una traccia particolare di Gesù, una sua impronta indelebile, che Egli ha lasciato sulla terra del
mio cuore, della mia vita?
Alcuni percorsi di approfondimento.
- La febbre come segno del peccato Come dice la stessa etimologia della parola greca, la
febbre è come un fuoco che si accende dentro di noi e ci consuma in modo negativo,
attaccando le nostre energie interiori, spirituali, rendendoci incapaci di compiere il bene.
- Gesù medico misericordioso Questo brano, come altri, ci fa incontrare Gesù che, vero
medico e vera medicina, si accosta a noi per raggiungerci. E' Lui il samaritano che, lungo la
strada della vita, ci vede, con sguardo attento e amoroso e non passa oltre, ma si fa vicino, si
china, fascia le ferite e versa su di esse la buona medicina che viene dal suo cuore. Tantissimi
sono gli episodi nei Vangeli che raccontano di guarigioni operate da Gesù; posso cercarne
alcuni, limitandomi anche solo al Vangelo di Marco: Me 2, 1-12; 3, 1-6; 5, 25-34; 6, 54-56; 7, 24-
30; 7, 31-37; 8, 22-26; 10, 46-52. Mi fermo sui verbi, sui gesti specifici che Gesù compie e che
si ripetono in molti di questi racconti e ancora di più metto in luce le parole che Lui dice. Mi
accorgo che non sono tanto i gesti di Gesù a guarire, ma la sua parola: "alzati e va'; va' in pace;
va'; va', la tua fede ti ha salvato". i
- La sera, le tenebre trasfigurate dalla luce di Gesù II tema della notte, del buio, delle
tenebre attraversa un po' tutta la Scrittura, fin dai primi versetti, quando la luce appare come
prima manifestazione della forza d'amore di Dio, che crea e salva. Alle tenebre segue la luce,
alla notte il giorno e parallelamente la Bibbia ci fa vedere che anche al buio interiore, che può
invadere l'uomo, segue la luce nuova della salvezza e dell'incontro con Dio, dell'abbraccio in
quel suo sguardo luminoso che conquista. "Rimani con noi. Signore; ormai si fa sera" (Le 24, 9):
è la preghiera dei due di Emmaus, ma è anche la preghiera di tutti.
Orazione finale Signore, desidero lodarti, benedirti e ringraziarti con tutto il cuore per questa ;
tua Parola rivolta me, oggi, pronunciata dal tuo Amore per me. Grazie, perché sei venuto e sei
entrato in casa mia e mi hai raggiunto proprio là dove io stavo male, dove mi bruciava una
febbre nemica. E mi hai preso. Mi hai afferrato la mano e mi hai fatto rialzare, ridandomi la vita
piena e vera, quella che viene da Te, quella che si vive accanto a Te. Per questo adesso sono
felice, mio Signore. Grazie perché hai oltrepassato le mie oscurità, hai sconfitto la notte con la
tua preghiera potente; hai fatto risplendere la tua luce nei miei occhi e adesso anch'io ci vedo di :
nuovo. Amen.
FRANCESCO E I LEBBROSI
"Il Signore dette a me, frate Francesco, d'incominciare a fare penitenza così:
quando ero nei peccati mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi e il
Signore stesso mi condusse tra loro e usai con essi misericordia. E allontanandomi
da essi, ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza d'animo e di corpo.
E di poi, stetti un poco e uscii dal mondo".
L'itinerario di conversione vissuto da Francesco fu sicuramente molto più ricco e
complesso di un pur importante soggiorno e servizio tra i lebbrosi: Quando se ne
andò da loro tutto era stato convertito, il giovane aveva ottenuto un nuovo Universo
mentale, un nuovo ordine e una nuova logica. E se da una parte egli tace su quando
e dove ciò avvenne, è invece molto esplicito e preciso nel dirci come si realizzò,
sintetizzandolo con una sola parola risolutiva: io feci misericordia con essi.
Francesco, prossimo alla morte e desideroso di lasciare ai suoi frati una memoria
preziosa degli eventi importanti della sua vita, il ricordo essenziale a cui egli attribuì
un valore determinante fu il tempo trascorso con i lebbrosi.
Da essi ottenne la chiave dell'esistenza: vivere la misericordia significa donare il
cuore (la parte più preziosa ed esclusiva di sé) al misero, a colui che non può
ripagarti. Vivere è vivere nella misericordia, cioè regalarsi a coloro che Dio ci pone
davanti senza pretendere nulla, senza obiettivi, senza schemi, senza progetti, senza
interessi, senza guadagni. Con i lebbrosi aveva compreso che il dono di sé, umile e
paziente, spesso non cambia la storia: i lebbrosi, dopo Francesco, rimasero lebbrosi.
Egli non poteva pretendere nulla da loro, né aspettarsi nulla. Eppure quel dono
gratuito di misericordia cambiò radicalmente la storia intera, perché cambiò nella
sua radice il cuore di Francesco e gli donò le risposte fondamentali alle due
domande centrali della sua vita: chi sei tu e chi sono io.
Aiutato dai lebbrosi egli per la prima volta comprese dal didentro il mistero di un Dio
che è misericordia manifestatasi nel dono di sé crocifisso, dove l'amore non chiede
nulla e dona tutto. Grazie ai lebbrosi egli ottenne anche il dono di una sua nuova
identità: abbandonò definitivamente l'idealità del cavaliere e scoprì quella di fratello
minore.
Francesco grazie ai lebbrosi scopre il Vangelo della misericordia. E con esso sono
nate tutte le parole "francescane": minorità, povertà, semplicità, umiltà non sono
altro che i presupposti per realizzare il vero obiettivo a cui lo chiamava il Vangelo e
cioè la misericordia verso i poveri così da incontrare la misericordia di Dio quale
dolcezza della vita. I lebbrosi furono dunque l'incontro risolutivo che dette il senso e
l'identità a tutto il prosieguo della sua vita.
e l'incontro con Gesù, medico misericordioso
e una riflessione del brano FRANCESCO E I LEBBROSI
Orazione iniziale Signore, non un'erba, né un balsamo guariscono le ferite e le malattie
dell'anima, ma la tua Parola, che tutto sostiene e tutto crea, sempre nuovo, ogni giorno.
Avvicinati a me e stendi la tua mano forte, affinché, afferrato ad essa, possa lasciarmi rialzare,
possa risorgere e cominciare ad essere tuo discepolo, tuo servo. Portami con Te, nel silenzio,
nel deserto fiorito della tua compagnia e lì insegnami a pregare, con la tua voce, la tua parola,
affinché anch'io diventi annunciatore del Regno. Manda ora su di me il tuo Spirito perché ti
ascolti con tutto il cuore e tutta la mente. Amen.
Lettura Marco 1, 29-39 II brano descrive la conclusione di una giornata tipo di Gesù. Qui è a
Cafarnao, in giorno di sabato, e, dopo aver partecipato alla liturgia nella sinagoga, Gesù
continua la celebrazione della festa in casa di Pietro, in un clima familiare.
Col tramonto del sole, terminato il riposo, Gesù continua il suo ministero, estendendolo a tutta
la Galilea. Il Vangelo ci presenta tre sequenze, che non sono solo cronaca ma rivelano il
mistero grande della salvezza di Cristo. Può aiutarci l'essere attenti al percorso che Gesù
compie: dalla sinagoga alla casa, al deserto, fino a tutti i villaggi della Galilea. E anche al
trascorrere dei tempi che l'evangelista sottolinea: il sopraggiungere della sera, cioè il tramonto
del sole e il mattino ancora immerso nelle tenebre.
29-31 : E, usciti dalla sinagoga, si recarono subito in casa di Simone e di Andrea, in compagnia
di Giacomo e di Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono
di lei. Egli, accostatosi, la sollevò prendendola per mano; la febbre la lasciò ed essa si mise a
servirli.
32-34: Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati.
Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano afflitti da varie malattie e
scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano.
35-39: Al mattino si alzò quando ancora era buio e, uscito di casa, si ritirò in un luogo deserto e
là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce e, trovatolo, gli
dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove per i villaggi vicini, perché io
predichi anche là; per questo infatti sono venuto!». E andò per tutta la Galilea, predicando nelle
loro sinagoghe e scacciando i demòni.
Alcune riflessioni
- Gesù lascia la sinagoga per entrare nella casa di Pietro. Seguiamo il suo percorso. Lui giunge
fino al punto più intimo della casa, la stanza dove giace un'ammalata. Rifletto, cercando e
guardando la "via" che è dentro di me, casa di Dio. Lascio a Gesù la possibilità di percorrere
questo cammino fino in fondo, fino al cuore?
-Osservo i gesti di Gesù. Entra subito, si accosta, prende la mano, solleva. Sono i termini tipici
della risurrezione. Sento il Signore che dice anche a me: "Alzati, risorgi, nasci di nuovo!"?
- Noto l'insistenza sull'oscurità: "tramonto dei sole, ancora buio". Perché? Che cosa significa e a
quali altri termini posso collegare queste espressioni?
- "Tutti davanti alla porta di Gesù". Ci sono anch'io in mezzo a quei "tutti". Risuona nel mio
cuore la parola di Gesù che dice: "Bussate e vi sarà aperto". Provo a immaginare la scena: alzo
la mia mano e busso alla porta di Gesù. Lui apre. Che cosa gli dirò? E Lui come mi risponderà?
- "Lo conoscevano". Quale è il mio rapporto con il Signore. Lo conosco veramente? O per
sentito dire? Mi guardo dentro e chiedo a Gesù di aiutarmi in questa scoperta di avvicinamento,
di comunione e condivisione con Lui.
- Gesù prega in un luogo deserto. Ho paura di entrare anch'io in questa preghiera, che
attraversa le notti e precede la luce? Ho paura dei tempi di silenzio, di solitudine, in compagnia
solo di Lui? Il verbo è all'imperfetto "pregava", che indica un'azione calma, prolungata,
approfondita. Come la mia preghiera?
- "Le tracce di Gesù". Quali sono le tracce di Gesù nella mia vita? MI sono mai impegnato a
seguire queste tracce, a volte più marcate, a volte quasi impercettibili? So riconoscerle, anche
lungo i sentieri del tempo e della storia di ogni giorno, quella mia e quella di tutti gli uomini? C'è
una traccia particolare di Gesù, una sua impronta indelebile, che Egli ha lasciato sulla terra del
mio cuore, della mia vita?
Alcuni percorsi di approfondimento.
- La febbre come segno del peccato Come dice la stessa etimologia della parola greca, la
febbre è come un fuoco che si accende dentro di noi e ci consuma in modo negativo,
attaccando le nostre energie interiori, spirituali, rendendoci incapaci di compiere il bene.
- Gesù medico misericordioso Questo brano, come altri, ci fa incontrare Gesù che, vero
medico e vera medicina, si accosta a noi per raggiungerci. E' Lui il samaritano che, lungo la
strada della vita, ci vede, con sguardo attento e amoroso e non passa oltre, ma si fa vicino, si
china, fascia le ferite e versa su di esse la buona medicina che viene dal suo cuore. Tantissimi
sono gli episodi nei Vangeli che raccontano di guarigioni operate da Gesù; posso cercarne
alcuni, limitandomi anche solo al Vangelo di Marco: Me 2, 1-12; 3, 1-6; 5, 25-34; 6, 54-56; 7, 24-
30; 7, 31-37; 8, 22-26; 10, 46-52. Mi fermo sui verbi, sui gesti specifici che Gesù compie e che
si ripetono in molti di questi racconti e ancora di più metto in luce le parole che Lui dice. Mi
accorgo che non sono tanto i gesti di Gesù a guarire, ma la sua parola: "alzati e va'; va' in pace;
va'; va', la tua fede ti ha salvato". i
- La sera, le tenebre trasfigurate dalla luce di Gesù II tema della notte, del buio, delle
tenebre attraversa un po' tutta la Scrittura, fin dai primi versetti, quando la luce appare come
prima manifestazione della forza d'amore di Dio, che crea e salva. Alle tenebre segue la luce,
alla notte il giorno e parallelamente la Bibbia ci fa vedere che anche al buio interiore, che può
invadere l'uomo, segue la luce nuova della salvezza e dell'incontro con Dio, dell'abbraccio in
quel suo sguardo luminoso che conquista. "Rimani con noi. Signore; ormai si fa sera" (Le 24, 9):
è la preghiera dei due di Emmaus, ma è anche la preghiera di tutti.
Orazione finale Signore, desidero lodarti, benedirti e ringraziarti con tutto il cuore per questa ;
tua Parola rivolta me, oggi, pronunciata dal tuo Amore per me. Grazie, perché sei venuto e sei
entrato in casa mia e mi hai raggiunto proprio là dove io stavo male, dove mi bruciava una
febbre nemica. E mi hai preso. Mi hai afferrato la mano e mi hai fatto rialzare, ridandomi la vita
piena e vera, quella che viene da Te, quella che si vive accanto a Te. Per questo adesso sono
felice, mio Signore. Grazie perché hai oltrepassato le mie oscurità, hai sconfitto la notte con la
tua preghiera potente; hai fatto risplendere la tua luce nei miei occhi e adesso anch'io ci vedo di :
nuovo. Amen.
FRANCESCO E I LEBBROSI
"Il Signore dette a me, frate Francesco, d'incominciare a fare penitenza così:
quando ero nei peccati mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi e il
Signore stesso mi condusse tra loro e usai con essi misericordia. E allontanandomi
da essi, ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza d'animo e di corpo.
E di poi, stetti un poco e uscii dal mondo".
L'itinerario di conversione vissuto da Francesco fu sicuramente molto più ricco e
complesso di un pur importante soggiorno e servizio tra i lebbrosi: Quando se ne
andò da loro tutto era stato convertito, il giovane aveva ottenuto un nuovo Universo
mentale, un nuovo ordine e una nuova logica. E se da una parte egli tace su quando
e dove ciò avvenne, è invece molto esplicito e preciso nel dirci come si realizzò,
sintetizzandolo con una sola parola risolutiva: io feci misericordia con essi.
Francesco, prossimo alla morte e desideroso di lasciare ai suoi frati una memoria
preziosa degli eventi importanti della sua vita, il ricordo essenziale a cui egli attribuì
un valore determinante fu il tempo trascorso con i lebbrosi.
Da essi ottenne la chiave dell'esistenza: vivere la misericordia significa donare il
cuore (la parte più preziosa ed esclusiva di sé) al misero, a colui che non può
ripagarti. Vivere è vivere nella misericordia, cioè regalarsi a coloro che Dio ci pone
davanti senza pretendere nulla, senza obiettivi, senza schemi, senza progetti, senza
interessi, senza guadagni. Con i lebbrosi aveva compreso che il dono di sé, umile e
paziente, spesso non cambia la storia: i lebbrosi, dopo Francesco, rimasero lebbrosi.
Egli non poteva pretendere nulla da loro, né aspettarsi nulla. Eppure quel dono
gratuito di misericordia cambiò radicalmente la storia intera, perché cambiò nella
sua radice il cuore di Francesco e gli donò le risposte fondamentali alle due
domande centrali della sua vita: chi sei tu e chi sono io.
Aiutato dai lebbrosi egli per la prima volta comprese dal didentro il mistero di un Dio
che è misericordia manifestatasi nel dono di sé crocifisso, dove l'amore non chiede
nulla e dona tutto. Grazie ai lebbrosi egli ottenne anche il dono di una sua nuova
identità: abbandonò definitivamente l'idealità del cavaliere e scoprì quella di fratello
minore.
Francesco grazie ai lebbrosi scopre il Vangelo della misericordia. E con esso sono
nate tutte le parole "francescane": minorità, povertà, semplicità, umiltà non sono
altro che i presupposti per realizzare il vero obiettivo a cui lo chiamava il Vangelo e
cioè la misericordia verso i poveri così da incontrare la misericordia di Dio quale
dolcezza della vita. I lebbrosi furono dunque l'incontro risolutivo che dette il senso e
l'identità a tutto il prosieguo della sua vita.
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