Enzo Bianco, sdb" GESU' E IL DOLORE UMANO"

8 febbraio 2015 | 5a Domenica - T. Ordinario B | Omelia
Gesù è agli inizi della sua vita pubblica. Da poco ha lasciato la famiglia e la casa di Nazaret, si aggira per la Galilea e annuncia alle folle la buona notizia del Regno di Dio.
Marco nel Vangelo sta raccontando una sua giornata tipo, un sabato trascorso a Cafarnao, presso il lago di Tiberiade. Nel brano udito domenica scorsa descriveva la mattinata di Gesù alla sinagoga, e ora racconta il resto della sua giornata. L'apostolo Simone, cioè Pietro, lo ospita in casa sua. E il Signore si china sui malati, partecipe delle loro sofferenze, pronto a guarire.



GESÙ RISANA E CONFORTA
Subito una brutta sorpresa: l'anziana suocera di Simone, che soprassedeva allae faccende domestiche, è malata, è a letto con la febbre. Ma se c'è Gesù, perché preoccuparsi? Lo avvertono, e lui va al suo capezzale. Dice l'evangelista: Gesù "le si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano". Sembra solo un gesto delicato, affettuoso. Ma ecco, "la febbre la lasciò". Gesù l'ha guarita, e ben contenta "ella li serviva", lieta di assolvere i doveri dell'ospitalità.

* Poi con il tramonto termina il tempo del riposo sabbatico, che limitava gli spostamenti, e gli abitanti di Cafarnao possono accorrere da Gesù. Arrivano a frotte davanti alla casa di Simone. Essi al mattino erano rimasti stupiti dalla novità dei suoi insegnamenti, e ora gli portano i loro malati perché li guarisca. Gesù risana e conforta. Poi nel cuore della notte si eclissa, si rifugia in un luogo solitario, in cerca di silenzio: tutto solo parla col Padre, prega.
L'indomani Simone e gli altri si affannano a cercarlo, lo trovano, ma Gesù dice: "Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!".
Gesù si sta misurando col problema di sempre e di tutti, che angustia anche noi: l'eterno problema del dolore.

L'ETERNO PROBLEMA

Fin dalla notte dei tempi conosciamo la reale povertà della condizione umana, il dramma della sofferenza che per quanto ci si sforzi non si riesce a capire e accettare. Il senso del dolore ci sfugge.
- C'è il male che l'uomo infligge all'uomo per cattiveria: ha inventato la schiavitù, la tortura, il brigantaggio, l'aborto provocato, l'uccisione dei neonati deformi, l'abbandono dei vecchi, la riduzione della donna a oggetto, l'oppressione dei poveri, la guerra. E quella contraddizione che è la guerra santa.
- Ma i mali vengono anche se non li si cerca. E raggiungono tutti: i buoni non meno dei cattivi, e anche gli innocenti, i bambini: quelli del Terzo Mondo, delle minoranze, delle baraccopoli, degli zingari.
- Poi a volte noi accresciamo i nostri guai con scelte di vita sbagliate. E può succedere, come qualcuno ha detto, che "nella prima parte dell'esistenza si spreca la salute per fare quattrini, e nella seconda parte si sprecano i quattrini per fare salute".
- La precarietà e caducità umana provocano lo sconforto. Il dolore bussa a tutte le porte e non risparmia nessuno. Il tempo fugge come sabbia tra le dita, l'uomo invecchia a muore.

* La Bibbia ha descritto bene questa dura realtà. Il Libro del Qoelet proclama a gran voce: "Vanità delle vanità, tutto è vanità" (Qo 1,2). E c'è la protesta appassionata di Giobbe, riportata anche nella Prima Lettura. Giobbe è infermo, è un paziente molto impaziente, si ribella. E sconsolato, apre un contenzioso col suo Dio: "I miei giorni scorrono più veloci d'una spola, svaniscono senza un filo di speranza... Un soffio è la mia vita… Il mio occhio non rivedrà più il bene".
Al dolore umano Gesù ha dato una risposta? Ebbene sì, ma a modo suo, modo misterioso e divino.

LA RISPOSTA DEL SIGNORE

Vediamo anzitutto il comportamento che ha assunto verso il dolore di chi incontra. In ogni pagina dei Vangeli, Gesù risulta chino sui malati, misericordioso verso i lebbrosi, i ciechi, le mamme che hanno perso i figli. E risponde con la guarigione, e se è il caso con la risurrezione.
Vediamo pure come ha affrontato di persona il proprio dolore: con accettazione totale della caducità, in atteggiamento filiale verso il Padre. Fino alla morte in croce. E oltre.

* La risposta definitiva di Gesù è in quell'oltre: è nella sua vittoria sulla morte. Cristo risorto. Aveva promesso: "Vado a prepararvi un posto" (Gv 14,2). E gli apostoli e anche noi, cerchiamo di immaginare Gesù seduto accanto al trono del Padre, con gli uomini di buona volontà tutti accanto a lui.
Il più grande medico dell'antichità, Ippocrate, ha fissato in un aforisma questa suprema intuizione: "Opera divina è calmare il dolore". Qualche secolo più tardi è venuto sulla terra a compiere quell'opera divina proprio Gesù, Figlio di Dio. E il cristiano ora guarda a Gesù misericordioso come al suo modello.

LA RISPOSTA DEL CRISTIANO

Ci sentiamo anche noi chiamati a percorrere la stessa strada inaugurata da Gesù, che porta alla casa del Padre. A chinarci - come Gesù - sui nostri compagni di viaggio provati dalla sofferenza.
Tanti cristiani (ma anche non cristiani) fanno di questo atteggiamento un impegno di vita. Pensiamo al Cottolengo e alla sua cittadella del dolore redento dall'amore. Pensiamo a Raoul Follereau l'apostolo dei lebbrosi, a madre Teresa. Pensiamo a medici, infermiere, al personale ospedaliero. Qualcuno di loro forse s'impegna solo per lo stipendio e le ferie, ma non certo le suore. Imitano il Signore Gesù.

* Quando il dolore bussa alla nostra porta e viene a trovare propri noi, Gesù ci chiede di fare nostro il suo atteggiamento di fronte al Calvario: "Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà" (Lc 22,42).
Gesù guardava lontano: "Nella casa del Padre mio ci sono molti posti… Io vado a prepararvi un posto" (Gv 14,2). Il posto dei redenti, dei risorti con Cristo. La sofferenza infine dovrà arrestarsi, davanti alla porta della vita eterna: quella soglia gli è proibita.

* Un teologo moderno, Dietrich Bonhoeffer, ha insegnato a distinguere le penultime cose (quelle di questa vita terrena) dalle ultime cose (quelle dell'aldilà). È qui l'insegnamento ci Gesù: in tale prospettiva la sofferenza è soltanto una delle penultime cose.
Enzo Bianco, sdb

Commenti

Post più popolari