Enzo Bianco, sdb"GESU' E LE NOSTRE CRISI"

1 marzo 2015 | 2a Domenica - T. Quaresima B | Omelia
Si è un po' tutti filosofi, anche i pasticcieri... Un pasticciere diceva: "La vita è fatta di amaretti. C'è ogni tanto qualche zuccherino, ma ci sono soprattutto amaretti". È l'esperienza un po' malinconi-ca di tutti. Si fanno tanti bei progetti, ma poi arriva uno smarrimento, il dolore bussa alla porta, le prove si fanno ardue, non si capisce perché si vive e dove si va. Quindi oscurità, pessimismo, scorag-giamento, sofferenza, crisi.

Le Letture odierne presentano situazioni di crisi, tanti amaretti, a partire già dal 1800 avanti Cristo con il patriarca Abramo.

"OFFRI TUO FIGLIO IN OLOCAUSTO"

L'antico patriarca viveva dalle parti del Golfo Persico, oggi Iraq.
- Nel racconto della Genesi, il Signore gli aveva detto: "Vattene dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre, verso la terra che io ti indicherò" (Gn 12,1). Lui, obbediente, era partito. Pastore errante, si era portato con le greggi fin nella lontana Palestina.
- Poi il Signore gli aveva promesso: "Renderò la tua discendenza numerosa come le stelle del cielo" (Gn 26,4). Progetto stupendo, e Abramo attendeva con pazienza che si realizzasse. Ma sua moglie Sara era sterile, e non avevano figli. Come credere al Signore?
- Infine gli era nato un erede, Isacco, che poteva essere l'inizio di quelle molte genti promesse. Ma ecco a sorpresa quel comando: "Offrilo in olocausto sopra un monte che ti indicherò". E fu crisi. Abramo aveva una fede smisurata, e si dispose a obbedire.

* Oggi può sembrare tutto assurdo, ma i sacrifici umani in quei tempi erano praticati, purtroppo. Però, si comprenderà alla fine, Dio con quel comando intendeva insegnare ad Abramo e all'umanità esattamente il contrario. Gli fermò la mano armata di coltello, e gli fece comprendere che egli era il Dio della misericordia e dell'amore. Quindi niente sacrifici umani, e il sì totale alla vita.

* Abramo imparò. Superò la crisi. E divenne poi davvero capostipite di genti numerose come le stelle del cielo e la sabbia del mare. Oggi si considerano suoi discendenti gli Ebrei, ma anche i cristiani: san Paolo lo ha definito "nostro padre Abramo" (Rm 4,12). E anche i Musulmani si ritengono suoi di-scendenti. Dunque una crisi, quella di Abramo, che si è aperta al futuro e alla vita.

LA CRISI DEGLI APOSTOLI

Quasi duemila anni dopo, ecco la crisi degli Apostoli. Anch'essi avevano i loro progetti. Umani. Fin troppo umani. Attendevano un Messia che liberasse Israele dalla dominazione romana, e facesse di loro una nazione potente. Ma Gesù con loro non parlava mai di grandezze terrene, anzi diceva che sarebbe finito nelle mani dei suoi nemici, che lo avrebbero messo a morte. Per gli apostoli, una delu-sione.
Gesù diceva anche che sarebbe risorto, ma a quel punto gli apostoli già non lo seguivano più. Di un Messia eliminato con l'infamia della croce, essi non sapevano che farsene.

* Pietro, in piena crisi, un giorno aveva preso in disparte Gesù, e - ha raccontato l'evangelista - "si mise a rimproverarlo". Nientemeno. Però a sua volta Gesù rimproverò Pietro: "Lontano da me, sata-na! Perché non pensi secondo Dio ma secondo gli uomini" (Mc 8,19). Intanto però non stupisce che alcuni apostoli, delusi, pensassero di mollare Gesù.

* Allora ecco l'episodio della Trasfigurazione. Gesù, vedendoli col magone, una sera chiamò Pietro, Giacomo e Giovanni, e li portò con sé in cima a un'altura, il monte Tabor. Loro ci vanno, anche se assonnati, ma ecco l'imprevisto: Gesù "fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche". E tutto il re-sto. Per un momento Gesù ha lasciato trasparire il divino che lui, Figlio di Dio, portava racchiuso in sé.
Quegli splendori sul monte, e i personaggi misteriosi, e la voce del Padre celeste: che significato po-tevano avere? Possiamo dire: il sapore di un dolcetto, di un tiramisù.

* Per esempio Pietro visse di persona fino in fondo le conseguenze di quell'esperienza eccezionale.
- Sul monte, lì per lì rimase stupefatto, non sapeva quel che diceva o faceva. Abituato a non rispar-miarsi, voleva rendersi utile, si offrì di mettere su tre tende per restare tutti sempre lì.
- Da quel momento si rincuorò, si rinfrancò. E non ebbe più crisi.
- Tanto che Gesù decise di affidargli il suo progetto: "Tu sei Pietro (roccia), e su questa roccia fonde-rò la mia Chiesa" (Mt 16,16).
- E lui resterà fedele al suo Signore fino al martirio.

* In concreto, cos'era accaduto? Pietro e gli apostoli si erano resi conto che il progetto dei Signo-re era più vasto dei loro, che sbagliavano pensando a un regno terreno fatto di potenza militare e di imposte da riscuotere, che erano chiamati a entrare in un regno dello spirito, fondato sull'amore e la capacità di donare. Scoprirono che il progetto di Dio sull'umanità meritava di essere accolto senza ri-serve, che per loro sarebbe stato meraviglioso viverci dentro, lavorare al suo interno, perdersi in es-so.
La loro crisi li stava portando dai tetti in giù, Il Signore con un colpo'ala li portò nel mondo della fe-de e dei valori.

E NOI, DISCEPOLI DEL SIGNORE OGGI?

Nelle Letture di oggi sia Abramo che gli apostoli, angustiati da crisi tormentose, i sono stati coinvolti dal Signore in esperienze religiose estreme. Come dice il titolo di un bel libro, essi erano "Uomini che diedero dei tu a Dio". E nell'a tu per tu con Dio, ne uscirono trasformati. Decisi a restare poi a ogni costo con Gesù, anche quando lo ritrovarono nella sua semplicità di uomo, nella prospettiva della morte.
Ora noi oggi, discepoli del Signore. Anche noi con i progetti personali e forse le nostre crisi. Quel pa-sticciere forse aveva ragione: pochi zuccherini e tanti amaretti. Ma possiamo imparare da Abramo, da Pietro e dagli Apostoli. Quelle parole: "Questi è il Figlio mio, l'amato: ascoltatelo!" valgono anche per noi.

* Può essere conveniente ripensare i nostri progetti. Qualcuno ha suggerito: "Progetta il tuo fu-turo, ma con la matita". Dall'ascolto del Signore ci può venire qualche idea migliore, e sarà bello can-cellare e riscrivere.
L'esempio viene dalle due sorelle di Betania: mentre Marta indaffarata si smarriva in mille faccende, "Maria, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola", e Gesù la lodò perché "aveva scelto la parte migliore" (Lc 10,39-41). Del resto già i nostri vecchi avevano capito e inventato il proverbio: "Chi fa i conti senza Dio non sa l'aritmetica".

* Allora, a che servono le crisi? Sono proprio necessarie? No, ma quando capitano, se risolte be-ne, diventano utili. Perché - diceva Sertillanges - "chi inciampa senza cadere fa il passo più lungo".
Enzo Bianco, sdb

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