MACHETTA Domenico SDB" Gesù ha compassione "

15 febbraio 2015 | 6a Domenica - T. Ordinario B | Appunti per la Lectio 6a Domenica - T. Ordinario B 2015
1ª LETTURA: Lv 13,1-2.45-46
Il libro del Levitico, da cui è tratta la prima lettura, ci fa capire la mentalità di quei tempi circa il rapporto tra ma- lattia fisica e peccato. Si credeva che ogni malattia fosse la conseguenza di un peccato. Fra tutte le malattie, la leb- bra era considerata dagli ebrei quella che rendeva più im- puro l'uomo. Ricordiamo che la parola "impuro" era da mettersi in relazione con la santità di Dio. Dio era il tre volte santo, era l'Uno per eccellenza, l'Integro.
Impuro è ciò che è contrario al santo, a integro. Tutto ciò che rom- peva l'integrità era impuro.
La lebbra distruggeva l'integrità dell'uomo. La lebbra era dunque segno del peccato. Il demonio è l'impuro per eccellenza: Dio è unità, Satana è molteplicità; diavolo si- gnifica divisore, disgregatore. Il lebbroso era quindi un escluso, viveva fuori città, nelle caverne. Quest'isolamen- to però, più che un provvedimento sanitario, era un prov- vedimento religioso: la lebbra, segno del peccato, poneva l'uomo fuori della comunità del popolo eletto. Il lebbroso era uno scomunicato, e dunque, dopo la guarigione, non poteva essere riammesso nella comunità senza un sacrifi- cio di espiazione; per questo Gesù dirà al lebbroso guari- to: "Va', presentati al sacerdote". È necessario capire questo per conoscere il tipo di am- biente in cui Gesù ha dovuto operare.

VANGELO: Mc 1,40-45

Marco ci presenta Gesù pieno di calore umano, Gesù che ha compassione (patisce-con). Devono essere stati col- piti gli apostoli dall'espressione del volto di Gesù. Forse è opportuna qui una riflessione sul modo di accostarsi alle persone che soffrono, visto l'indugio frequente di Marco sulla partecipazione appassionata di Gesù al dolore della gente. Certi modi di fare la carità, di fare del bene ai sof- ferenti, sono un po' troppo da... sani! È facile dire: "Fatti coraggio", come è facile per chi vive accanto a un malato
"dare per scontato". È facile, per esempio, quando si vive per anni accanto a degli handicappati dimenticare che quei poveretti non possono mai andare a prendersi un caf- fè o una bevanda al bar se non sono accompagnati da qual- cuno.
I sofferenti sono un giudizio sul mondo. Lo spasmodi- co desiderio dei sani di non far sentire "disabili" i malati e i mutilati (adesso bisogna chiamarli "diversamente abili"), di farli sentire a loro agio, non di serie B, in realtà è un modo vellutato di mettere a loro agio non i malati, ma i sa- ni, un modo per abbattere l'ansia di chi sta bene nei con- fronti di chi soffre, un modo per coprire il disagio di chi è nel benessere e ha buona salute di fronte a chi è in qualche modo paralizzato.
Gesù combatte il dolore colpendolo alla radice. Non lo toglie come si rade la barba, che poi ricresce. Entra nelle vi- scere della Morte, squartandola. Con Gesù, è il peccato che viene inchiodato per sempre.
Gesù ci insegna che la prima carità è soffrire con chi soffre. Gesù si commuove profondamente, soffre "visce- ralmente", come indica il verbo greco. Il lebbroso infrange la legge, si avvicina. Gesù addirittura lo tocca, contra- endo l'impurità! Gesù dunque, con molta solennità e fran- chezza, proclama che una malattia non rende l'uomo im- puro, ma che è un'altra lebbra che esclude dalla comunio- ne. Ognuno, vedendo un lebbroso o un cieco, dovrebbe solo ricordare la propria lebbra e la propria cecità.
Gesù ordina al guarito di non divulgare la notizia. È quello che gli studiosi chiamano il "segreto messianico". Perché Gesù non vuole che si diffonda la fama dei mira- coli? Perché Gesù impedisce ai miracolati, ai discepoli e perfino ai demoni di parlare? Sono state date varie rispo- ste. Forse per correggere le false idee sul Messia che gli ebrei avevano? Aspettavano un messia politico, per cui l'entusiasmo delle folle poteva essere pericoloso, perché mobilitava le autorità civili. Certo, Gesù, che voleva esse- re un messia umile e sofferente, vedeva fuori posto ogni entusiasmo popolare, che poteva alimentare l'idea nazio- nalistica del messia. Ma il vero motivo, quello profondo, che Marco sembra voglia farci cogliere con sottile accani- mento, è che Gesù non lo si può capire attraverso l'entu- siasmo, ma solo imboccando una strada: la strada della croce.

MACHETTA Domenico

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