MACHETTA Domenico SDB " L'arcobaleno sarà segno di pace"

22 febbraio 2015 | 1a Domenica - T. Quaresima B | Appunti per la Lectio

1ª LETTURA: Gen 9,8-15 
VANGELO: Mc 1,12-15
Siamo entrati, "sospinti" dallo Spirito, nel deserto qua- resimale, tempo di grazia, primavera dello spirito. La prima lettura di oggi ci parla delle acque purificatrici del dilu- vio, che hanno fatto nascere un'umanità nuova. Dio ha de- posto il suo arco. L'arcobaleno sarà segno di pace, di alleanza. L'alleanza: il sogno di Dio, lo
scopo della creazione. Su questo sogno di Dio scarica la sua rabbia il nemico. Appare subito nella prima domenica di quaresima questo personaggio, l'antico serpente, il leone ruggente che continuamente "si aggira, cercando chi divorare" (1 Pt 5,8). Ci salva l'"arca" del Battesimo, come dice la prima lettera di Pietro.

VANGELO: Mc 1,12-15
La prima domenica di quaresima è la domenica classica della tentazione. C'è uno scontro cosmico, tra Cristo e Satana, di cui quello che capita nel mondo è solo il riverbero. Per l'uomo biblico, ciò che provoca le guerre, ciò che divide i ricchi dai poveri, ciò che fomenta l'odio e l'ingiustizia è qualcosa che trascende l'uomo. L'uomo è coinvolto, senza comunque venir mai sottratto alle sue responsabilità. Gesù non riconduce i peccati degli uomini al dia- volo, ma al cuore dell'uomo (vedi Mc 7,20-23).

Le tentazioni di Gesù in Marco occupano due versetti. Dopo il tipico "e subito", Marco dice che lo Spirito lo sospinge (ekbállei) nel deserto. Tutta la vita di Gesù è sotto l'azione travolgente dello Spirito, come sarà la vita della Chiesa. Noi pensiamo con affetto a quel deserto di Giuda, il deserto che Gesù amava. Ci immaginiamo volentieri Gesù vagare da solo per quelle aspre solitudini. Quante vol- te avrà percorso quei luoghi in lungo e in largo! Ma per noi la parola deserto è ormai un luogo teologico. Gesù ha voluto fare l'esperienza del suo popolo, che è l'esperienza di ogni uomo. Deserto: che cosa evoca questa parola biblica? È il luogo della prova, è il luogo di passaggio; tra l'uscire e l'entrare c'è il deserto.
Il numero del deserto è il 40, un numero imperfetto, che indica una situazione non definitiva, il tempo intermedio. La Quaresima allora è per noi "segno sacramentale della nostra conversione" (colletta), della vita come cammino verso la casa del Padre. Il deserto, secondo Deuteronomio 8, è grande e spaventoso, luogo di serpenti velenosi e di scorpioni, in cui Dio ha portato il suo popolo per umiliarlo, per renderlo 'aní, facendogli provare la fame, perché comprendesse che l'uomo vive di parola di Dio. È interessante: il termine ebraico che indica "deserto" (midbar) contiene anche quello che indica "parola" (dabar).
Chi sopporta il lavoro di demolizione da parte di Dio, è pronto ad accogliere i segreti di Dio: "...parlerò al suo cuore" (Osea 2,16). Gesù ci fa scuola, presentandoci la modalità sconcertante della sua vittoria contro Satana: l'umiliazione, l'obbedienza fino alla morte di croce. Per cui Satana, l'orgoglioso, che continuerà a tentare i discepoli lungo il corso dei secoli, temerà un solo nemico: l'umiliazione accolta per amore.
Con l'arrivo di Gesù, la fine dei tempi è arrivata, tanto che il demoniaco esce allo scoperto. La vittoria sulle potenze del male è completa e definitiva, ma sconcertante: non con la magia, ma con l'obbedienza e l'amore. Per questo Gesù proibirà decisamente di dare risposte affret- tate su di lui (il famoso "segreto messianico"), perché si comprenda che l'unico modo di far nostra la vittoria sul male è quello di aderire, come lui e con lui, alla volontà del Padre.

MACHETTA Domenico

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