padre Antonio Rungi"Convertirsi alla pace con la preghiera e il digiuno quaresimale"

I Domenica di Quaresima (Anno B) (22/02/2015)
Vangelo: Mc 1,12-15
All'inizio del cammino quaresimale di questo 2015, c'è un forte appello della parola di Dio a convertirsi alla pace con se stessi e con gli altri. La pace con se stessi passa attraverso la conversione e l'allontanamento dal male morale
con distanziarsi dal peccato. La pace con gli altri la si costruisce nel dialogo, nel rispetto e nella collaborazione.
In un tempo in cui il terrorismo di varia origine e con varie finalità minaccia il mondo, la parola di questa domenica prima di Quaresima, per noi cristiani e per quanti credono in Dio o comunque sono mossi dalla buona volontà, l'appello alla conversione ci viene rivolto direttamente da Gesù nel brano del Vangelo di oggi, tratto dall'evangelista Marco, in cui Gesù si ritira nel deserto a pregare e dove è tentato dal Diavolo, senza cedere di un passo alle tentazioni, da un punto di vista umano, che pure potevano toccare la persona di Cristo. Egli resiste con la preghiera e la penitenza, per quaranta giorni (la quarantena o quaresima) e ci insegna a mettere le basi per fronteggiare qualsiasi tentazione e qualsiasi male nella nostra vita, compreso quello dell'orgoglio e della superbia, quella della supremazia sugli altri che scatenano guerre di ogni genere. Uscito fortificato umanamente da questa esperienza Gesù, inizia il suo ministero pubblico e dopo che Giovanni fu arrestato, andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo». Il vangelo si sa è la buona notizia, è la notizia della gioia per eccellenza. Non a caso Papa Francesco ci ha consegnato in questo tempo difficile per la chiesa e per il mondo di annunciare il Vangelo della gioia, senza paura o temendo chi questo vangelo lo vuole bloccare, perché mosso da altri interessi. Il vangelo della gioia è il vangelo della pace, quella pace alla quale si deve convertire questa umanità, afflitta da tante guerre e violenze e che, oggi, in modo particolare ha bisogno di ritrovare a livello planetario, per non rischiare una terza guerra mondiale su vasta scala. Ecco perché è di grande utilità per quanti credono in Dio e in primo luogo per noi cattolici costruire ponti di pace e non di separazione e divisioni. Nessuna persona può e deve essere esclusa dalla nostra umana comprensione e condivisione, perché solo così possiamo davvero tessere la rete della pace alla quale dobbiamo lavorare giorno e notte instancabilmente e soprattutto utilizzare gli strumenti come la preghiera, il digiuno e la ricerca della giustizia e della verità in ogni momento e in ogni attività della nostra vita di singolo o membro dell'umana società.
Sono di grande efficacia le parole pronunciate da Papa Francesco nell'omelia della messa per l'insediamento dei nuovi cardinali, domenica 15 febbraio 2015: "La strada della Chiesa, dal Concilio di Gerusalemme in poi, è sempre quella di Gesù: della misericordia e dell'integrazione. Questo non vuol dire sottovalutare i pericoli o fare entrare i lupi nel gregge, ma accogliere il figlio prodigo pentito; sanare con determinazione e coraggio le ferite del peccato; rimboccarsi le maniche e non rimanere a guardare passivamente la sofferenza del mondo. La strada della Chiesa è quella di non condannare eternamente nessuno; di effondere la misericordia di Dio a tutte le persone che la chiedono con cuore sincero; la strada della Chiesa è proprio quella di uscire dal proprio recinto per andare a cercare i lontani nelle "periferie" essenziali dell'esistenza; quella di adottare integralmente la logica di Dio; di seguire il Maestro che disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori» (Lc 5,31-32)".
In questa visione di accoglienza, misericordia, perdono dobbiamo camminare per costruire un mondo di pace, quell'iride di pace ed arcobaleno della pace che ci viene descritto nel brano della prima lettura di oggi, tratto dal libro della Genesi, ove si parla della situazione ambientale del post-diluvio, con la significativa presenza di Noè, il padre della rinascita e della speranza dell'umanità, distrutta dal potenza del male e purificata dalle acque distruttive e rigeneratrici: Dio disse a Noè: «Questo è il segno dell'alleanza, che io pongo tra me e voi e ogni essere vivente che è con voi, per tutte le generazioni future. Pongo il mio arco sulle nubi, perché sia il segno dell'alleanza tra me e la terra. Quando ammasserò le nubi sulla terra e apparirà l'arco sulle nubi, ricorderò la mia alleanza che è tra me e voi e ogni essere che vive in ogni carne, e non ci saranno più le acque per il diluvio, per distruggere ogni carne».
Riflettendo proprio sul tema del diluvio e della rinascita che san Pietro, nel brano della sua lettera che oggi ascoltiamo ci richiama all'attenzione il mistero centrale della nostra fede che è il Cristo salvatore, nel quale veniamo inseriti mediante il sacramento del battesimo. Scrive, infatti, l'Apostolo Pietro: "Carissimi, Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio; messo a morte nel corpo, ma reso vivo nello spirito. E nello spirito andò a portare l'annuncio anche alle anime prigioniere, che un tempo avevano rifiutato di credere, quando Dio, nella sua magnanimità, pazientava nei giorni di Noè, mentre si fabbricava l'arca, nella quale poche persone, otto in tutto, furono salvate per mezzo dell'acqua". E poi la sottolineatura del significato e valore del battesimo come sacramento della rinascita e della risurrezione della persona, toccata nella sua natura dal peccato, ma redenta con la morte e risurrezione di Cristo: "Quest'acqua, come immagine del battesimo, ora salva anche voi; non porta via la sporcizia del corpo, ma è invocazione di salvezza rivolta a Dio da parte di una buona coscienza, in virtù della risurrezione di Gesù Cristo. Egli è alla destra di Dio, dopo essere salito al cielo e aver ottenuto la sovranità sugli angeli, i Principati e le Potenze".
Quale atteggiamento allora, dobbiamo assumere, noi che siamo battezzati di fronte alle tante sfide del mondo di oggi: l'atteggiamento di chi vuole convertirsi alla gioia, alla pace, all'amore e alla tolleranza ogni giorno della propria vita, senza discriminare nessuno n questo suo cammino di rinnovamento, rinascita, conversione. Sia questa la nostra preghiera, allora, all'inizio della Quaresima 2015: "O Dio, nostro Padre, con la celebrazione di questa Quaresima, segno sacramentale della nostra conversione, concedi a noi tuoi fedeli di crescere nella conoscenza del mistero di Cristo e di testimoniarlo con una degna condotta di vita".
Quale condotta è degna di definirsi degna? Lavorare per la pace, la giustizia, l'amore e la fraternità universale. La Quaresima ci aiuti spiritualmente a portare avanti a livello personale il nostro progetto di pace interiore e spirituale, mediante una vita di preghiera e di purificazione, che sono i punti di partenza individuale per estendere il valore della pace ad altri ambiti della nostra vita quotidiana, sociale ed ecclesiale. Nessuno assuma le sembianze del Diavolo, divenendo zizzania e mettendo guerra invece che pace e concordia in ogni luogo in cui si trova.

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