Card. Angelo Scola Domenica delle palme nella Passione del Signore

Arcidiocesi di Milano
Processione e Celebrazione Eucaristica
Zc 9,9-10; Salmo 47 (48); Col 1,15-20; Gv 12,12-16
Duomo di Milano, 29 marzo 2015
1. Come pellegrini
Insieme abbiamo vissuto un gesto antico che affonda le proprie radici nella chiesa primitiva di
Gerusalemme: la domenica precedente alla Pasqua i fedeli si radunavano sul Monte degli Ulivi dove cantavano inni, antifone e veniva letta la Sacra Scrittura. Poi la processione si metteva in cammino verso la città. Il sito di questo rito originario è stato con molta probabilità individuato ed è ancora visitabile.
Gesù sale a Gerusalemme inoltrandosi nella tappa finale del suo pellegrinaggio sulla terra. Anche noi ci inoltriamo con Lui, Lo vogliamo accompagnare come abbiamo fatto con la processione nei misteri di questa Settimana Santa. «Come pellegrini andiamo verso di Lui, come pellegrino Egli ci viene incontro e ci coinvolge nella sua «ascesa» verso la croce e la risurrezione, verso la Gerusalemme definitiva che, nella comunione con il suo Corpo, già si sta sviluppando in questo mondo» (Benedetto XVI, Gesù di Nazaret 2° vol, p 21).

2. L’uomo è spesso inaffidabile
«La grande folla che era venuta per la festa, udito che Gesù veniva a Gerusalemme, prese dei rami di palme e uscì incontro a lui gridando: “Osanna Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re d’Israele!”» (Vangelo, Gv 12,12-13). Ma poco tempo dopo – lo vedremo accompagnando il Signore nel mistero del Venerdì Santo – la stessa folla, interpellata da Pilato sulla sorte da riservare a Gesù, rispose urlando: «“Sia crocifisso!”. Ed egli disse: “Ma che male ha fatto?”. Essi allora gridavano più forte: “Sia crocifisso!”» (Mt 27,22-23).
L’uomo è spesso inaffidabile: quante volte la cronaca ce ne dà prova! Ogni umana acclamazione è volubile. Lo siamo anche noi. E così siamo tentati di lasciarci andare allo scoramento, di gettare la spugna. Eppure tale disperante inaffidabilità non è l’ultima parola sulla nostra vita e sulla storia. Contro questa tentazione oggi assai diffusa, che spesso lascia non poco amaro nel nostro cuore, rende opaca la consapevolezza di noi stessi, affatica il nostro rapporto con Dio e con gli altri, il Padre, nel Figlio Crocifisso e risorto per noi, ci offre una speranza affidabile. Per questo, al termine della processione con le palme, abbiamo pregato con queste parole: «La celebrazione di oggi si compia e si perfezioni nell’amore che ci introduce nel piano della tua misericordia e solo ci dona di riportare vittoria sul Maligno che ci opprime».

3. Il senso della Settimana Autentica
La nostra Liturgia ambrosiana nel riproporre i fatti dell’ultima settimana di vita di Gesù ne segue in modo puntuale la scansione cronologica. Lo fa per facilitare la nostra immedesimazione, aiutandoci a comprendere che questa Settimana è il paradigma, il modello pieno della nostra stessa vita.
La tradizionale espressione “Settimana Santa” è tradotta nel nuovo rito ambrosiano con l’aggettivo “Autentica”: quella che oggi si apre è la “Settimana Autentica”. Cosa significa? Forse l’etimologia di questa parola “autentico” ci può offrire la chiave per trovare una risposta. Essa deriva dal verbo greco authentèo, che esprime l’idea di “avere autorità”. Introduce perciò una sfumatura in più. Autentico dice la verità di una cosa in quanto diventa autorevole per noi, cioè criterio vivente del nostro modo di guardare e trattare la realtà. Così celebrare i giorni della passione, morte e risurrezione di Gesù significa riconoscere che “il criterio” della nostra vita è quest’Uomo, il Crocifisso Risorto, che abita sacramentalmente con noi e ci viene quotidianamente incontro.

4. La verifica della verità nell’esperienza
«Ecco, a te viene il tuo re. Egli è giusto e vittorioso, umile, cavalca un asino, un puledro figlio d’asina» (Lettura, Zc 9,9) – l’antica cavalcatura del principe segno di umiltà e di pace –. Così la profezia di Zaccaria che l’evangelista Giovanni riprende alla lettera: «Gesù, trovato un asinello, vi montò sopra, come sta scritto: “Non temere, figlia di Sion! Ecco, il tuo re viene, seduto su un puledro d’asina”» (Vangelo, Gv 12,14-15). Come ha scritto Papa Benedetto commentando questo episodio il cammino di Gesù «è un cammino tutto interno alla parola di Dio» (op.cit, p 15). Ancorare la scelta della modalità di fare il suo ingresso a Gerusalemme alle parole con cui ne aveva scritto il profeta Zaccaria significava escludere una lettura “zelota” della sua regalità.
«I suoi discepoli – però – sul momento non compresero queste cose; ma, quando Gesù fu glorificato, si ricordarono che di lui erano state scritte queste cose e che a lui essi le avevano fatte» (Vangelo, Gv 12,16). I discepoli sciolgono l’ambivalenza di cui, come il popolo, erano vittime, solo davanti alla glorificazione del Maestro. Con il termine “glorificazione” il Vangelo di Giovanni sintetizza l’evento della Pasqua di morte e resurrezione.
La Chiesa madre e maestra ci ripropone ogni anno, attraverso la liturgia, soprattutto in questa “Settimana Autentica”, i santi misteri della nostra fede, perché sa bene che per comprenderli abbiamo bisogno di essere accompagnati pazientemente ad assumerli e a verificarli nella nostra vita personale e comunitaria.

5. La radice dell’opera di pacificazione
«È piaciuto a Dio che… per mezzo di lui e in vista di lui siano riconciliate tutte le cose, avendo pacificato con il sangue della sua croce sia le cose che stanno sulla terra, sia quelle che stanno nei cieli» (Epistola, Col 1,19-20). Nella Pasqua del Signore sta la radice di quell’opera di riconciliazione e di pacificazione accennata dalla profezia di Zaccaria: «l’arco di guerra sarà spezzato, annuncerà la pace alle nazioni» (Lettura, Zc 9,10). La pace è il test di credibilità di ogni autentica missione religiosa. La pace è il frutto dell’abbassamento di Gesù sulla croce che trapassa in risurrezione. Il Suo primato su tutte le cose, la Sua potenza proviene dall’impotenza della Sua croce. Il Prefazio ci farà dire che si è abbassato fino a noi e ha condiviso il dolore umano.
«Non è possibile replicare alla generosità di Cristo con un “grazie tante”: bisogna dare la vita” (J. M. Bergoglio, La croce e la pace. Meditazioni spirituali).
«Disserratevi, soglie immortali, fate passare il Re della gloria. L’Eterno, Possente, Invincibile Iddio». La Settimana Santa, Settimana Autentica, è seguire Gesù in tutte le tappe di questo passaggio. Amen.

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