D. Gianni Mazzali SDB"UNA NUOVA LEGGE E UN NUOVO TEMPIO"

8 marzo 2015 | 3a Domenica - Tempo di Quaresima B  | Omelia
La ricerca di segni è certamente un'espressione umana che accomuna tutti e tante esperienze. L'amore ha bisogno di segni, di fatti concreti, di essere sentito anche fisicamente. La società ricerca costantemente segni che esprimano concretamente la sua cultura, le sue caratteristiche
peculiari. Lo sport si esplicita con segni per lo più di massa che appagano e spesso sono una valvola di sfogo. Anche la fede si alimenta di segni visibili e non può essere espressa soltanto nell'intimo, dai moti dello spirito. La Parola di Dio di questa terza domenica di Quaresima fa luce sul senso profondo dei segni della nostra fede.

1. Il segno della Legge: invito e risposta

La legge fine a se stessa non ci aiuta ad essere più autenticamente umani. Può al contrario diventare una schiavitù oppure un sopruso, una prevaricazione, anche una rinuncia. Le norme, le regole, da quelle più minute e circoscritte a quelle che toccano le nostre convinzioni di fondo nascono da un contesto, da un'esperienza fondamentale che le motiva e le giustifica. Il Decalogo, i Dieci Comandamenti sgorgano dall'esperienza radicale dell'alleanza tra Dio e il popolo di Israele, il "suo" popolo. L'iniziativa parte da Dio che sceglie Israele per essere suo alleato e invita Mosè a dialogare con Lui sul monte a nome di tutti. Le dieci grandi "parole" scritte sulle tavole di pietra sono la proposta concreta di alleanza da parte di Yahweh. La legge concretizza un invito e l'accettazione corale del popolo è la risposta alla sollecitazione di Dio.
Il contesto quindi è quello di un dialogo costante, ininterrotto, di un'alleanza che si concretizza nel tempo e nelle stagioni della vita di ogni uomo. Santificare un giorno per Dio, onorare il padre e la madre, non uccidere, non commettere adulterio sono, dal nostro punto di vista, le grandi scelte che ci consentono di mantenerci in sintonia con Dio, di sentire che Egli ci rende più chiari, più trasparenti, più comprensibili a noi stessi, più autenticamente umani. Ognuna di queste "parole" racchiude un tesoro umano, un valore perenne, un aspetto del nostro codice genetico spirituale. Il nostro quotidiano sforzo di verità, di rispetto di noi stessi e degli altri, di trasparenza, di purezza è la nostra credibile e concreta risposta a quel Dio che ha scelto, Lui, che ha preso l'iniziativa di esserci vicino, alleato, impenitentemente amante.
E la mia risposta nasce dal mio intimo, dalla mia personale adesione a Dio. Mai può essere vera se corrisponde ad una costrizione, ad una imposizione, ad una limitazione della mia libertà. In fondo il Decalogo ci incammina sulla strada dell'Amore.

2. Il segno della Croce: scandalo e amore

E' un luogo comune oggi, purtroppo, parlare di scandali. Le denunce di azioni scandalose, di prevaricazioni, di atti innominabili, di atti disumani di barbarie sono cosa di ogni ora, di ogni momento. Anche la nostra esecrazione sembra diventata un'abitudine, una stanca ed inutile denuncia. Il segno della nostra fede, la Croce, si innalza, si colloca, quasi si confonde con gli scandali umani. E' esso stesso un segno scandaloso e così fu percepito quando storicamente si verificò l'evento: segno di crudele sofferenza inflitta e di morte ignominiosa. Paolo ce lo dice con chiarezza: "(…)noi invece annunciamo Cristo crocifisso: scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio".
La Croce è un segno di contraddizione anche oggi, nella nostra cultura che se ne vorrebbe liberare, che lo vorrebbe eliminare. Paradossalmente la Croce viene tolta dalle aule scolastiche, dai luoghi della vita civile e sociale, dalle nostre stesse case e riappare con vezzo civettuolo e trasgressivo, ciondolante dagli orecchi o sul seno di una donna alla moda.
Eppure la Croce è il nostro segno distintivo, non perché ci consente di essere alla moda, ma perché è il segno più impossibile dell'Amore di Dio per l'uomo. Sulla Croce Dio è morto per noi, per me, per tutti. Ciò significa che il dolore, la sofferenza, la morte stessa fanno parte, e ce lo conferma Dio, di un misterioso dialogo di amore, della sua alleanza.

3. Gesù è la nuova Legge e il nuovo Tempio

Ci colpisce e forse ci mette a disagio l'ira furiosa di Gesù nel Tempio, nella casa di Dio. Si è sfogato, ma non ha ottenuto che discredito, impopolarità e odio; un'inutile denuncia, non priva di violenza. Eppure queste piccole, forse anche meschine considerazioni da uomini per bene, ci danno, per contrasto la misura di una grandezza d'animo sovrumana, di una nobiltà divina che si solleva, si libra sui traffici, sui tumulti di interessi, sulle banalità quotidiane. Gesù risponde al Padre con un dialogo che a volte a noi appare incomprensibile, disumano. Gesù è, anche se fatichiamo a comprenderlo, la nostra risposta, una risposta umana totale, perfetta, immacolata al Padre, a Dio. Capiamo allora che anche le "grandi parole" si concentrano in Gesù, l'ultima, definitiva "Parola" di Dio per noi, il nostro alleato. Gesù è il nostro nuovo Tempio e la nostra nuova Legge.

"Dio ha toccato il mondo solo in Cristo". (Karl Barth)
D. Gianni Mazzali SDB

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