Enzo Bianco, sdb "DECALOGO: GRADINI PER SALIRE"
8 marzo 2015 | 3a Domenica - T. Quaresima B | Omelia
Ha detto il generale De Gaulle: "I dieci comandamenti sono così semplici e chiari, perché non sono stati compilati da una commissione di esperti". Ma di fatto essi risalgono al massimo degli esperti, all'inventore del cuore umano, Dio.
* Il Decalogo è presente nel testo sacro in una doppia versione (Esodo e Deuteronomio), ed è
ser-vito come statuto nell'Alleanza di Dio con l'antico Israele. Ancora oggi Mosè viene di solito raffigurato con le due tavole della legge. Il Decalogo, prima sperimentato e vissuto da Israele, è diventato per tanti popoli un percorso di libertà interiore e di comunione. Dono di Dio all'umanità, da tremila anni è alla base della sua educazione morale, e occasione di crescita spirituale. Il Catechismo della Chiesa cattolica dedica più di cento pagine a commentarlo.
* Il termine Decalogo ci viene dal greco: "deca lògoi", dieci parole, dieci enunciati. Il testo proposto a noi oggi nel Lezionario è piuttosto complesso, ma la Chiesa per i cristiani ha semplificato questi enunciati, riesprimendoli nella forma breve che vediamo utilizzata per il catechismo.
In pratica i Dieci Comandamenti sono come dieci gradini offerti agli uomini perché salgano e crescano. Ma si può anche scendere, se li si percorre all'ingiù. Come spesso accade.
Un tempo si imparavano a memoria e si recitavano come preghiera. Oggi non più, e si rischia di di-menticarli. Una mentalità laica sta poi favorendo la "notte della morale", i valori dello spirito muoiono nell'indifferenza. Sarà utile passarli in rassegna.
I primi tre comandamenti propongono il giusto atteggiamento da adottare verso Dio, gli altri sette suggeriscono il giusto comportamento verso il nostro prossimo.
IL GIUSTO ATTEGGIAMENTO VERSO DIO
* Primo. Non avrai altro Dio fuori di me. Fondamentale. Proibiva l'idolatria, allora diffusa tra i popoli dell'Oriente. Oggi sembrerebbe superato: chi crede ancora agli dèi di un tempo? In realtà ab-biamo solo sostituito gli idoli antichi con nuovi idoli moderni.
Le superstizioni, gli oroscopi, il divismo, il fanatismo. Nelle dittature (e non solo) c'è il culto della personalità, del capo che ha sempre ragione. La storia recente è storia dei sostituti di Dio: la Razza, la Classe, il Partito. C'è perfino chi si fa dio di se stesso, legislatore della propria morale.
Così si diventa idolatri, forse più che gli antichi pagani.
* Secondo. Non nominare il nome di Dio invano. Eppure succede tanto spesso. Smoccolare, per certe persone è uno sport. Raccontano di un tale in confessionale: "Lei bestemmia qualche vol-ta?". Rispose: "Il puro necessario".
* Terzo. Ricordati di santificare le feste. Rimanda al Vangelo di oggi: Gesù caccia i mercanti dal Tempio. Noi, si sente il bisogno di incontrarci con Dio, di entrare in un tempio per trovare il silenzio e parlare con Dio. Per questo costruiamo le chiese. Le sentiamo come il luogo privilegiato dell'incontro.
Gesù, cacciando i mercanti dal Tempio di Gerusalemme, voleva ricordarci che il tempio, casa del Padre suo, va tenuto bene, con amore. E nelle feste dovrebbe diventare casa nostra.
IL GIUSTO COMPORTAMENTO VERSO IL PROSSIMO
* Quarto. Il rispetto e l'amore verso i propri cari: Onora il padre e la madre. Riguarda anzitutto i figli, che ricevono tanto dai genitori. Ma riguarda anche i genitori, che non possono solo preten-dere, ma devono meritarsi di essere amati e rispettati dai loro figlioli.
* Quinto. Contro la violenza fisica: Non ammazzare. Ce lo dice una voce profonda, non occorre essere cristiani, già l'antico poeta greco Eschilo esclamava: "Tutta l'acqua dei fiumi non riuscirà a la-vare la mano insanguinata dell'omicida". E invece accadono violenze e delitti di ogni specie, ogni giorno. Gli jihadisti poi se ne fanno un merito.
* Ottavo. Rispetto dell'onorabilità altrui: Non dire falsa testimonianza. La calunnia, ha spiegato Rossini nel suo Barbiere, all'inizio è solo un venticello, una brezza assai sottile, ma poi diventa come un colpo di cannone. Capace di ammazzare. San Francesco di Sales notava: " La calunnia è una spe-cie di omicidio, perché togliendo il buon nome a una persona, la priva della sua vita sociale".
Oggi assistiamo a gruppi di potere (politico, economico) che abusando dei "mass media" se ne ser-vono per denigrare gli avversari, per combattersi e demolirsi tra loro.
* Sesto e Nono. Non commettere atti impuri - Non desiderare la donna d'altri. Riguardano la dignità e il rispetto del corpo nelle sue manifestazioni più intime. Il corpo proprio, e quello altrui.
Spiegava già il pagano Seneca agli antichi romani: "Nessuno è veramente libero, se è schiavo del proprio corpo". Ora la modernità ha creato nuove infamie, come il turismo sessuale. E la stampa, la tv, il mondo dello spettacolo, ora anche internet, a volte si trasformano in istigazione a delinquere.
* Settimo e Decimo. Il rispetto va portato anche alle cose: Non rubare - Non desiderare la roba d'altri. Raccontano di Socrate che nel mercato di Atene, vedendo le tante belle mercanzie esposte in vendita, esclamò divertito: "Oh, di quante cose posso fare a meno!".
Anche il cristiano dovrebbe vivere leggero. Sa che è di passaggio sulla terra, che non si porterà dietro niente se non le opere buone.
DICONO COME AMARE DIO E IL PROSSIMO
Dunque i dieci comandamenti. Solo in apparenza sono in forma negativa: in realtà i primi tre dicono come amare Dio, e gli altri sette come amare il prossimo.
Per gli Ebrei erano di forte impegno, e lo sono anche per noi. Noi che abbiamo appreso da Gesù che Dio è Padre, e gli uomini sono tutti fratelli. Le Dieci Parole non formano una catena pesante da tra-scinare, se mai sono una liberazione. Sono una strada che è bello percorrere insieme, tenendoci tutti per mano.
Ai discepoli del Signore tocca il compito di riproporre al mondo i valori dello spirito, con la testimo-nianza della loro vita. L'osservanza delle Dieci Parole crea il popolo di Dio. Parole proposte all'umanità, sono la spina dorsale della società. E sono programma per la Quaresima.
Enzo Bianco, sdb
Ha detto il generale De Gaulle: "I dieci comandamenti sono così semplici e chiari, perché non sono stati compilati da una commissione di esperti". Ma di fatto essi risalgono al massimo degli esperti, all'inventore del cuore umano, Dio.
* Il Decalogo è presente nel testo sacro in una doppia versione (Esodo e Deuteronomio), ed è
ser-vito come statuto nell'Alleanza di Dio con l'antico Israele. Ancora oggi Mosè viene di solito raffigurato con le due tavole della legge. Il Decalogo, prima sperimentato e vissuto da Israele, è diventato per tanti popoli un percorso di libertà interiore e di comunione. Dono di Dio all'umanità, da tremila anni è alla base della sua educazione morale, e occasione di crescita spirituale. Il Catechismo della Chiesa cattolica dedica più di cento pagine a commentarlo.
* Il termine Decalogo ci viene dal greco: "deca lògoi", dieci parole, dieci enunciati. Il testo proposto a noi oggi nel Lezionario è piuttosto complesso, ma la Chiesa per i cristiani ha semplificato questi enunciati, riesprimendoli nella forma breve che vediamo utilizzata per il catechismo.
In pratica i Dieci Comandamenti sono come dieci gradini offerti agli uomini perché salgano e crescano. Ma si può anche scendere, se li si percorre all'ingiù. Come spesso accade.
Un tempo si imparavano a memoria e si recitavano come preghiera. Oggi non più, e si rischia di di-menticarli. Una mentalità laica sta poi favorendo la "notte della morale", i valori dello spirito muoiono nell'indifferenza. Sarà utile passarli in rassegna.
I primi tre comandamenti propongono il giusto atteggiamento da adottare verso Dio, gli altri sette suggeriscono il giusto comportamento verso il nostro prossimo.
IL GIUSTO ATTEGGIAMENTO VERSO DIO
* Primo. Non avrai altro Dio fuori di me. Fondamentale. Proibiva l'idolatria, allora diffusa tra i popoli dell'Oriente. Oggi sembrerebbe superato: chi crede ancora agli dèi di un tempo? In realtà ab-biamo solo sostituito gli idoli antichi con nuovi idoli moderni.
Le superstizioni, gli oroscopi, il divismo, il fanatismo. Nelle dittature (e non solo) c'è il culto della personalità, del capo che ha sempre ragione. La storia recente è storia dei sostituti di Dio: la Razza, la Classe, il Partito. C'è perfino chi si fa dio di se stesso, legislatore della propria morale.
Così si diventa idolatri, forse più che gli antichi pagani.
* Secondo. Non nominare il nome di Dio invano. Eppure succede tanto spesso. Smoccolare, per certe persone è uno sport. Raccontano di un tale in confessionale: "Lei bestemmia qualche vol-ta?". Rispose: "Il puro necessario".
* Terzo. Ricordati di santificare le feste. Rimanda al Vangelo di oggi: Gesù caccia i mercanti dal Tempio. Noi, si sente il bisogno di incontrarci con Dio, di entrare in un tempio per trovare il silenzio e parlare con Dio. Per questo costruiamo le chiese. Le sentiamo come il luogo privilegiato dell'incontro.
Gesù, cacciando i mercanti dal Tempio di Gerusalemme, voleva ricordarci che il tempio, casa del Padre suo, va tenuto bene, con amore. E nelle feste dovrebbe diventare casa nostra.
IL GIUSTO COMPORTAMENTO VERSO IL PROSSIMO
* Quarto. Il rispetto e l'amore verso i propri cari: Onora il padre e la madre. Riguarda anzitutto i figli, che ricevono tanto dai genitori. Ma riguarda anche i genitori, che non possono solo preten-dere, ma devono meritarsi di essere amati e rispettati dai loro figlioli.
* Quinto. Contro la violenza fisica: Non ammazzare. Ce lo dice una voce profonda, non occorre essere cristiani, già l'antico poeta greco Eschilo esclamava: "Tutta l'acqua dei fiumi non riuscirà a la-vare la mano insanguinata dell'omicida". E invece accadono violenze e delitti di ogni specie, ogni giorno. Gli jihadisti poi se ne fanno un merito.
* Ottavo. Rispetto dell'onorabilità altrui: Non dire falsa testimonianza. La calunnia, ha spiegato Rossini nel suo Barbiere, all'inizio è solo un venticello, una brezza assai sottile, ma poi diventa come un colpo di cannone. Capace di ammazzare. San Francesco di Sales notava: " La calunnia è una spe-cie di omicidio, perché togliendo il buon nome a una persona, la priva della sua vita sociale".
Oggi assistiamo a gruppi di potere (politico, economico) che abusando dei "mass media" se ne ser-vono per denigrare gli avversari, per combattersi e demolirsi tra loro.
* Sesto e Nono. Non commettere atti impuri - Non desiderare la donna d'altri. Riguardano la dignità e il rispetto del corpo nelle sue manifestazioni più intime. Il corpo proprio, e quello altrui.
Spiegava già il pagano Seneca agli antichi romani: "Nessuno è veramente libero, se è schiavo del proprio corpo". Ora la modernità ha creato nuove infamie, come il turismo sessuale. E la stampa, la tv, il mondo dello spettacolo, ora anche internet, a volte si trasformano in istigazione a delinquere.
* Settimo e Decimo. Il rispetto va portato anche alle cose: Non rubare - Non desiderare la roba d'altri. Raccontano di Socrate che nel mercato di Atene, vedendo le tante belle mercanzie esposte in vendita, esclamò divertito: "Oh, di quante cose posso fare a meno!".
Anche il cristiano dovrebbe vivere leggero. Sa che è di passaggio sulla terra, che non si porterà dietro niente se non le opere buone.
DICONO COME AMARE DIO E IL PROSSIMO
Dunque i dieci comandamenti. Solo in apparenza sono in forma negativa: in realtà i primi tre dicono come amare Dio, e gli altri sette come amare il prossimo.
Per gli Ebrei erano di forte impegno, e lo sono anche per noi. Noi che abbiamo appreso da Gesù che Dio è Padre, e gli uomini sono tutti fratelli. Le Dieci Parole non formano una catena pesante da tra-scinare, se mai sono una liberazione. Sono una strada che è bello percorrere insieme, tenendoci tutti per mano.
Ai discepoli del Signore tocca il compito di riproporre al mondo i valori dello spirito, con la testimo-nianza della loro vita. L'osservanza delle Dieci Parole crea il popolo di Dio. Parole proposte all'umanità, sono la spina dorsale della società. E sono programma per la Quaresima.
Enzo Bianco, sdb
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