MACHETTA Domenico SDB Commento Domenica delle Palme Mc 11,1-10 - Mc 14,1-15,47
29marzo 2015 | 6a Dom. Le Palme - Tempo di Quaresima B | Appunti per la Lectio
L'entrata di Gesù in Gerusalemme, nell'anno B (Mc 11,1-10), ha il colore tipico della teologia di Marco. Una narrazione non trionfale, come quella di Matteo, ma scar- na ed essenziale, in cui già emerge il tema del rifiuto e del- la solitudine di Gesù. Gesù entra mite, disarmato, sulla cavalcatura dei poveri, ma potente: questa volta Marco lo chiama Kürios, il Signore.
Si compie la profezia di Zaccaria 9,9. Gesù opera un'azione
simbolica alla maniera dei profeti, partendo dal monte degli Ulivi, su cui si era posata la "gloria", secondo Ezechiele 11,23, su cui si erano posati i piedi del Signore, secondo Zaccaria 14,4. Compare l'asino messianico, l'asi- no di Abramo, di Mosè, di Davide... che non può trainare macchine da guerra. La folla canta il salmo 117/118: "Be- nedetto colui che viene" (il Veniente, déchómenos). "Bene- detto il regno del nostro padre Davide" ricorda 2 Sam 7. Ma diamo uno sguardo alla Passione secondo Marco, che viene proclamata in questa domenica. L'arrivo degli scritti di Marco è stato un "colpo" alla mentalità dei primi cristiani tutta incentrata sulla Risurrezione. La Chiesa na- sce per un atto di fede nella Risurrezione: sarà una con- quista vedere la Passione come fatto di salvezza, come fat-
to divino. Solo la fede compirà questo miracolo.
Senza la Risurrezione comunque, la Passione è incom- prensibile. Marco presenta la Passione allo stato puro, sen- za interpretarla. È l'evangelista della Passione: tutto il Vangelo è preparazione alla Passione, in un crescendo di solitudine. Un modo talmente "divino" di salvare il mon- do che l'uomo stenta a comprendere: l'umano è come te- nuto in scacco, mentre Dio esce per regnare nella storia.
Negli splendidi capitoli 14 e 15 viene presentato un gran- de dramma in 5 atti, lungo un itinerario geografico preciso, che va dalla valle del Cedron, attraverso Gerusalemme, fino alla tomba nel giardino. Il tutto nell'arco di 24 ore: sera - notte - mattino - pomeriggio - sera. Un grande atto liturgi- co: Marco segna le ore in riferimento ai riti del tempio: ora terza (crocifissione), sesta (buio), nona (morte).
Che Gesù non affronti la Passione da "eroe" emerge so- prattutto nel Getsemani, dove Marco ci dà due verbi tre- mendi: Coepit pavere et taedere. Incominciò a sentire paura e angoscia. Paura e tedio, nausea, vomito. Ebbene, pro- prio in quella scena, in cui si tocca il culmine del dramma, della solitudine, Marco ci offre la parola più dolce della Bibbia in assoluto: Abbà. Insuperabile teologia e lezione per la Chiesa. Esplode nella Passione di Marco il tema del- la regalità, che culmina nella presentazione di Gesù Figlio di Dio, tema annunciato nel primo versetto del Vangelo. La punta sarà la frase del centurione: "Costui era vera- mente il Figlio di Dio"; espressione che annuncia l'atto di fede della Chiesa che viene dal paganesimo, la fede di Ro- ma. Cristo si immerge nella tragedia dell'uomo e la vive co- me una cosa sua: ecco la Passione secondo Marco.
L'evangelista dialoga con la Chiesa che stenta forse a portare la croce. È una riflessione che mette in risalto l'opera di Dio per diverse ragioni: è un racconto che tor- menta, è la cronaca precisa di un fallimento, tutto ciò che è umano è annullato, l'opera di Dio risalta con una po- tenza straordinaria.
MACHETTA Domenico
L'entrata di Gesù in Gerusalemme, nell'anno B (Mc 11,1-10), ha il colore tipico della teologia di Marco. Una narrazione non trionfale, come quella di Matteo, ma scar- na ed essenziale, in cui già emerge il tema del rifiuto e del- la solitudine di Gesù. Gesù entra mite, disarmato, sulla cavalcatura dei poveri, ma potente: questa volta Marco lo chiama Kürios, il Signore.
Si compie la profezia di Zaccaria 9,9. Gesù opera un'azione
simbolica alla maniera dei profeti, partendo dal monte degli Ulivi, su cui si era posata la "gloria", secondo Ezechiele 11,23, su cui si erano posati i piedi del Signore, secondo Zaccaria 14,4. Compare l'asino messianico, l'asi- no di Abramo, di Mosè, di Davide... che non può trainare macchine da guerra. La folla canta il salmo 117/118: "Be- nedetto colui che viene" (il Veniente, déchómenos). "Bene- detto il regno del nostro padre Davide" ricorda 2 Sam 7. Ma diamo uno sguardo alla Passione secondo Marco, che viene proclamata in questa domenica. L'arrivo degli scritti di Marco è stato un "colpo" alla mentalità dei primi cristiani tutta incentrata sulla Risurrezione. La Chiesa na- sce per un atto di fede nella Risurrezione: sarà una con- quista vedere la Passione come fatto di salvezza, come fat-
to divino. Solo la fede compirà questo miracolo.
Senza la Risurrezione comunque, la Passione è incom- prensibile. Marco presenta la Passione allo stato puro, sen- za interpretarla. È l'evangelista della Passione: tutto il Vangelo è preparazione alla Passione, in un crescendo di solitudine. Un modo talmente "divino" di salvare il mon- do che l'uomo stenta a comprendere: l'umano è come te- nuto in scacco, mentre Dio esce per regnare nella storia.
Negli splendidi capitoli 14 e 15 viene presentato un gran- de dramma in 5 atti, lungo un itinerario geografico preciso, che va dalla valle del Cedron, attraverso Gerusalemme, fino alla tomba nel giardino. Il tutto nell'arco di 24 ore: sera - notte - mattino - pomeriggio - sera. Un grande atto liturgi- co: Marco segna le ore in riferimento ai riti del tempio: ora terza (crocifissione), sesta (buio), nona (morte).
Che Gesù non affronti la Passione da "eroe" emerge so- prattutto nel Getsemani, dove Marco ci dà due verbi tre- mendi: Coepit pavere et taedere. Incominciò a sentire paura e angoscia. Paura e tedio, nausea, vomito. Ebbene, pro- prio in quella scena, in cui si tocca il culmine del dramma, della solitudine, Marco ci offre la parola più dolce della Bibbia in assoluto: Abbà. Insuperabile teologia e lezione per la Chiesa. Esplode nella Passione di Marco il tema del- la regalità, che culmina nella presentazione di Gesù Figlio di Dio, tema annunciato nel primo versetto del Vangelo. La punta sarà la frase del centurione: "Costui era vera- mente il Figlio di Dio"; espressione che annuncia l'atto di fede della Chiesa che viene dal paganesimo, la fede di Ro- ma. Cristo si immerge nella tragedia dell'uomo e la vive co- me una cosa sua: ecco la Passione secondo Marco.
L'evangelista dialoga con la Chiesa che stenta forse a portare la croce. È una riflessione che mette in risalto l'opera di Dio per diverse ragioni: è un racconto che tor- menta, è la cronaca precisa di un fallimento, tutto ciò che è umano è annullato, l'opera di Dio risalta con una po- tenza straordinaria.
MACHETTA Domenico
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