MACHETTA Domenico SDB Commento Letture 5a Domenica Tempo di Quaresima B
22 marzo 2015 | 5a Domenica Tempo di Quaresima B | Appunti per la Lectio
1ª LETTURA: Ger 31,31-34
Geremia, con audacia, annuncia il superamento dell'antica alleanza del Sinai: si parla di novità, di "cuore", di interiorità. Non più tavole di pietra, ma tavole di carne.
Dio non ci ama come una massa anonima, ma come suo popolo, ama i singoli; per lui siamo unici e irripetibili. Ci chiama per nome.
Geremia, profeta sensibilissimo e tormentato, annuncia
arditamente un'epoca in cui Dio viene a vincere la nostra solitudine, prendendosi cura di ciascuno individualmente e in modo singolare, preparando il terreno alla grande notizia del Nuovo Testamento: "Dio è amore".
VANGELO: Gv 12,20-33
"Tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa, c'erano anche alcuni Greci" (Gv 12,20). Un testo importante per i lettori del Vangelo di Giovanni, nati lontano dalla Palestina, in zone mediterranee. Questi greci, gente non appartenente a Israele, di origine pagana dunque, chiedono di vedere Gesù. In occasione dei grandi appuntamenti religiosi (siamo vicini alla Pasqua) era facile incontrare questi stranieri a Gerusalemme, affascinati dalla religione d'Israele; lo confermano gli storici. Si tratta di quei proseliti o "timorati di Dio" di cui si parla in Atti 2,11 e 10,2.
Il mondo sta riversandosi su Gerusalemme. Lo sottolinea la frase amara dei farisei: "Vedete che non concludete nulla? Ecco che tutto il mondo gli è andato dietro!". Anche il nome dei due discepoli che vengono ricordati (Filippo e Andrea), gli unici dei Dodici a portare nomi greci, sottolinea il tema dei pagani, il tema missionario. Ma tutto punta al centro: la morte di Gesù, che sarà la causa dei frutti ottenuti dalla predicazione missionaria. Parte subito una grande lezione per la Chiesa: il vero missionario è l'uomo in croce. Una forza centripeta si sprigiona dal Golgota: "Quando sarò innalzato da terra attirerò tutti a me" (12,32).
Siamo nel cuore dell'ultima grande settimana: dopo l'unzione di Betania (sei giorni prima della Pasqua) e l'ingresso messianico in Gerusalemme sull'asinello (il giorno seguente). Tema centrale: "È giunta l'ora". Giovanni non dice più: "Non era ancora giunta la sua ora". È l'ora stabilita dal Padre, non dagli uomini: nessuno può toccare Gesù, prima che giunga quell'ora, stabilita dall'alto, in cui il Cristo si consegna alla morte.
C'è un preciso parallelo con il Getsemani dei sinottici: il turbamento, il "salvami da...", il "Padre...", la voce-tuono dal cielo che ricorda l'angelo di Luca (la gente pensa che sia un angelo...). Gesù sta per essere innalzato, e da quell'innalzamento avviene la riconciliazione dell'ecumene. Giovanni ricorderà con un'intenzione precisa la scritta di Pilato, in ebraico, greco e latino. È l'Alleanza nuova di cui parla Geremia nella 1ª lettura.
Questi greci arrivano chiedendo: "Vogliamo vedere Gesù". È il "vedere" della fede (verbo orá¯o). Giovanni vuol portare il suo lettore a guardare il Trafitto. Come i Magi erano accaniti nel perseverare e nel cercare, e hanno trovato, perché "chi cerca trova", così questi pagani che vengono da lontano hanno un obiettivo chiaro: vogliono vedere Gesù! Attenzione alla forza di quel "vogliamo": sembra di sentire la forza confidenziale di quel "voglio" di Gesù nella preghiera sacerdotale del capitolo 17. Questi greci erano venuti per adorare il Dio d'Israele e, avendo il cuore pulito, essendo timorati di Dio, trovano quello che cercano: trovano il loro Dio, Gesù, il Figlio del Dio vivente. I Magi hanno trovato un bambino bisognoso di tutto; i Greci trovano un uomo che sta per essere crocifisso, un uomo che, al loro arrivo, dice: "Se il chicco di frumento...". Mi sembra importante indugiare oggi su questa espressione: "Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto". Un'espressione "pasquale" con la quale deve confrontarsi ogni vero discepolo di Cristo, destinato a "portare frutto":
"Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga" (Gv 15,16). Oggi ci viene data la chiave del "portare frutto": occorre entrare nella dinamica del chicco di frumento.
MACHETTA Domenico
1ª LETTURA: Ger 31,31-34
Geremia, con audacia, annuncia il superamento dell'antica alleanza del Sinai: si parla di novità, di "cuore", di interiorità. Non più tavole di pietra, ma tavole di carne.
Dio non ci ama come una massa anonima, ma come suo popolo, ama i singoli; per lui siamo unici e irripetibili. Ci chiama per nome.
Geremia, profeta sensibilissimo e tormentato, annuncia
arditamente un'epoca in cui Dio viene a vincere la nostra solitudine, prendendosi cura di ciascuno individualmente e in modo singolare, preparando il terreno alla grande notizia del Nuovo Testamento: "Dio è amore".
VANGELO: Gv 12,20-33
"Tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa, c'erano anche alcuni Greci" (Gv 12,20). Un testo importante per i lettori del Vangelo di Giovanni, nati lontano dalla Palestina, in zone mediterranee. Questi greci, gente non appartenente a Israele, di origine pagana dunque, chiedono di vedere Gesù. In occasione dei grandi appuntamenti religiosi (siamo vicini alla Pasqua) era facile incontrare questi stranieri a Gerusalemme, affascinati dalla religione d'Israele; lo confermano gli storici. Si tratta di quei proseliti o "timorati di Dio" di cui si parla in Atti 2,11 e 10,2.
Il mondo sta riversandosi su Gerusalemme. Lo sottolinea la frase amara dei farisei: "Vedete che non concludete nulla? Ecco che tutto il mondo gli è andato dietro!". Anche il nome dei due discepoli che vengono ricordati (Filippo e Andrea), gli unici dei Dodici a portare nomi greci, sottolinea il tema dei pagani, il tema missionario. Ma tutto punta al centro: la morte di Gesù, che sarà la causa dei frutti ottenuti dalla predicazione missionaria. Parte subito una grande lezione per la Chiesa: il vero missionario è l'uomo in croce. Una forza centripeta si sprigiona dal Golgota: "Quando sarò innalzato da terra attirerò tutti a me" (12,32).
Siamo nel cuore dell'ultima grande settimana: dopo l'unzione di Betania (sei giorni prima della Pasqua) e l'ingresso messianico in Gerusalemme sull'asinello (il giorno seguente). Tema centrale: "È giunta l'ora". Giovanni non dice più: "Non era ancora giunta la sua ora". È l'ora stabilita dal Padre, non dagli uomini: nessuno può toccare Gesù, prima che giunga quell'ora, stabilita dall'alto, in cui il Cristo si consegna alla morte.
C'è un preciso parallelo con il Getsemani dei sinottici: il turbamento, il "salvami da...", il "Padre...", la voce-tuono dal cielo che ricorda l'angelo di Luca (la gente pensa che sia un angelo...). Gesù sta per essere innalzato, e da quell'innalzamento avviene la riconciliazione dell'ecumene. Giovanni ricorderà con un'intenzione precisa la scritta di Pilato, in ebraico, greco e latino. È l'Alleanza nuova di cui parla Geremia nella 1ª lettura.
Questi greci arrivano chiedendo: "Vogliamo vedere Gesù". È il "vedere" della fede (verbo orá¯o). Giovanni vuol portare il suo lettore a guardare il Trafitto. Come i Magi erano accaniti nel perseverare e nel cercare, e hanno trovato, perché "chi cerca trova", così questi pagani che vengono da lontano hanno un obiettivo chiaro: vogliono vedere Gesù! Attenzione alla forza di quel "vogliamo": sembra di sentire la forza confidenziale di quel "voglio" di Gesù nella preghiera sacerdotale del capitolo 17. Questi greci erano venuti per adorare il Dio d'Israele e, avendo il cuore pulito, essendo timorati di Dio, trovano quello che cercano: trovano il loro Dio, Gesù, il Figlio del Dio vivente. I Magi hanno trovato un bambino bisognoso di tutto; i Greci trovano un uomo che sta per essere crocifisso, un uomo che, al loro arrivo, dice: "Se il chicco di frumento...". Mi sembra importante indugiare oggi su questa espressione: "Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto". Un'espressione "pasquale" con la quale deve confrontarsi ogni vero discepolo di Cristo, destinato a "portare frutto":
"Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga" (Gv 15,16). Oggi ci viene data la chiave del "portare frutto": occorre entrare nella dinamica del chicco di frumento.
MACHETTA Domenico
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