Umberto DE VANNA SDB Commento 6a Domenica: Le Palme - T. Quaresima 2015

29 marzo 2015 | 6a Domenica - Tempo di Quaresima B | Omelia
Per cominciare
Marco 11, 1-10. La "settimana santa" si apre con questo ingresso solenne e regale di Gesù a Gerusalemme. Da re pacifico, cavalca un puledro tra una folla osannante. E lui non li fa tacere.
Anche noi, per un'antica tradizione molto sentita e popolare, ci uniamo a quanti si sono stretti attorno a Gesù alla vigilia della sua passione.
Il testo di Marco ha tutte le caratteristiche di un reportage giornalistico, quasi di una cronaca. Ma vi appare anche un sottofondo politico che
inquieta e che preannuncia quasi ciò che sta per avvenire. Si inneggia al regno che viene, al "regno del padre Davide". In realtà Gesù si direbbe poco coinvolto, anche se si vede chiaro che è determinato: questa è la sua "ora" e lancia fino in fondo la sfida con un'aperta provocazione, di cui dovrà pagare le conseguenze. Sarà infatti questa uscita allo scoperto che diventerà il pretesto per poterlo eliminare.

Giovanni 12,12-16. Nel racconto di Giovanni il trionfo di Gesù segue la risurrezione di Lazzaro. Giovanni colloca tutto in un alone di vera glorificazione, ma dichiara nello stesso tempo che essa acquista la sua piena consistenza solo dopo la risurrezione.

La Parola di Dio

Isaia 50,4-7. La profezia del servo sofferente sembra descrivere in anticipo la vita e la passione di Gesù. Isaia si presenta realmente in questi testi come il "quinto evangelista". Molte delle sofferenze del messia sono state previste e descritte secoli prima con una straordinaria concordanza ai vangeli. Isaia prevede anche la vittoria finale e l'assistenza da parte di Dio.
Filippesi 2,6-11. La morte in croce segna un'umiliazione senza limiti di Gesù, Figlio di Dio, il suo svuotamento. Ma di qui passa anche la sua glorificazione, perché Dio "lo esaltò e gli donò un nome che è al di sopra di ogni nome".
Marco 14,1?15.47. La tensione tra umiliazione e glorificazione si trova anche nel vangelo di Marco. Da una parte il riconoscimento della sua divinità ("Davvero quest'uomo era Figlio di Dio!", dice il centurione), e l'avverarsi della sua profezia: "Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere" (Gv 2,19): il velo infatti si squarcia, a indicare la tragicità del momento e la fine di un'epoca. C'è poi il racconto dell'umanità ferita di Gesù e la sua profonda umiliazione.

Riflettere...
o Impressiona il fatto che nel vangelo di Marco, scritto circa tre decenni dopo la morte di Gesù, il racconto della passione e morte occupi un quinto dell'intero vangelo.
o Sicuramente in lui, come negli altri evangelisti, le vicende della passione sono rimaste ben impresse. Non solo perché erano i fatti più recenti della vicenda storica di Gesù, ma anche per la loro drammaticità.
o La narrazione di Marco sembra la più aderente ai fatti. Qualcuno dice che si tratta di un vero e proprio reportage della predicazione di Pietro. Come si sa, Marco, stretto collaboratore di Pietro, scrisse il suo vangelo mettendo insieme i ricordi dell'apostolo.
o Solo Marco presenta la croce come vero scandalo per i discepoli e parla della loro totale incomprensione di fronte al destino del loro maestro. Sin dal monte degli Ulivi, la condotta dei discepoli è descritta in termini negativi. Mentre Gesù prega, s'addormentano tre volte. Giuda lo tradisce e Pietro impreca e nega di conoscerlo.
o In particolare Marco parla del rinnegamento di Pietro, collegandolo in qualche modo con il tradimento di Giuda. È uno sguardo di Gesù a far scoppiare in lacrime Pietro, mentre con Giuda fa molto di più: lo bacia. Pietro si pente, Giuda invece va a impiccarsi.
o Marco descrive le ore strazianti della derisione, della flagellazione e dell'agonia di Gesù. Si manifesta fino infondo la crudeltà dei soldati romani, che sfogano su Gesù tutta la loro violenza, le frustrazioni del loro mestiere.
o Il popolo lo accusa di aver parlato come un grande liberatore, e gli ricorda che è incapace di liberare se stesso. Sacerdoti e scribi fanno dell'ironia e lo sfidano, dicendosi disponibili a credere in lui, se dimostra la sua potenza e compie il miracolo di scendere dalla croce.
o La gente appare crudelmente curiosa; i due poteri, religioso e civile, si regolano con cinismo. Pilato se ne lava le mani dopo averlo dichiarato innocente, gli stessi malfattori che sono crocifissi con lui lo insultano.
o Gesù pende dalla croce per sei ore, le prime tre passano tra gli insulti e gli scherni, quelle che seguono la crocifissione sotto una fitta coperta di tenebre. Prima di morire Gesù sente ? e sarà la sofferenza più grande ? l'abbandono del Padre: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?", grida, citando il salmo 22.
o Ma quando Gesù infine muore, Dio interviene per confermare il proprio Figlio. Secondo il sinedrio, Gesù ha minacciato di distruggere il tempio e ha dichiarato di essere il Figlio messianico del Dio benedetto. Alla sua morte, il velo del tempio si squarcia e un centurione romano esclama: "Davvero quest'uomo era Figlio di Dio!".
* Curiosamente

Attualizzare

* La domenica comincia anche per noi con un momento di festa attorno a Gesù, in cui anche noi agitiamo i nostri rami di ulivo per dichiarare la nostra fede in lui, la gioia nel momento in cui Gesù prende possesso di Gerusalemme, la sua città, e viene proclamato festosamente re.
* Ma come una doccia fredda, ecco il racconto della passione e morte di Gesù. Questa è l'unica domenica in cui si legge per intero questo lungo brano del vangelo, quest'anno B nel racconto dell'evangelista Marco.
* Abbiamo sentito il racconto e siamo stati coinvolti in questa esperienza sconvolgente. Non lasciamoci prendere dall'abitudine, permettiamo al dramma di Gesù di colpirci in profondità.
* Siamo chiamati oggi, iniziando questa "settimana santa", a riflettere meglio sulle sulla vita, sulle scelte, sulle parole di Gesù. Ad assumere anche noi una posizione nei suoi confronti. Giuda, Pietro, gli apostoli, la folla curiosa e indifferente, il cinismo di Pilato e dei capi religiosi. Ai piedi della croce ci sono anche alcune donne coraggiose e irriducibili venute dalla Galilea. C'è Giuseppe di Arimatea, un discepolo che solo adesso esce allo scoperto. Tra costoro chi ci rappresenta meglio?
* La passione e la morte sono rivelazione di Gesù. Rivelazione e conferma del suo amore per noi e delle sue scelte di vita. Gesù non si ribella, non scende dalla croce, non usa per sé la forza misteriosa che gli ha fatto compiere tanti miracoli e che ha richiamato in vita Lazzaro e altri.
* Proprio nel momento della croce Gesù si dichiara messia e Figlio di Dio: "Io lo sono", dice al sommo sacerdote che glielo domanda, "E vedrete il Figlio dell'uomo seduto alla destra della Potenza e venire con le nubi del cielo".
* Gesù, in catene, deriso e coperto di piaghe, si dichiara re. A Pilato che gli chiede: "Tu sei il re dei Giudei?", risponde: "Tu lo dici". E ironicamente questa è la motivazione della condanna che viene fissata sul legno della croce.
* Nel vangelo di Giovanni Gesù dichiara la sua autorità anche di fronte al potente: "Tu non avresti alcun potere su di me", dice a Pilato, "se ciò non ti fosse dato dall'alto" (19,11).
* Ogni volta che ascoltiamo il racconto della passione e morte, dovremmo sentire come sottofondo queste affermazioni che Gesù rilascia anche nel momento della prova più grande. Essi hanno il sapore della risurrezione, di cui faremo memoria al termine di questa settimana di passione.
* Di fronte alla grandezza di Gesù, che si manifesta anche nel momento della prova, dovremmo ritrovare una fede nuova che ci faccia capire il significato della croce per Gesù e per noi. L'amore conosce solo questa strada per manifestarsi fino in fondo. Mentre è l'indifferenza che uccide.
* Gesù si è collocato per sempre acconto a chi vive per amore, a chi lotta per amore, a chi paga di persona per costruire qualcosa di nuovo nell'umanità. L'amore è condivisione, è responsabilità, è aprire gli occhi di fronte a chi ha bisogno di noi, è fedeltà ai progetti di Dio sul mondo.

Davanti a tutti, in un giorno di festa
"Il Signore ha voluto che la risurrezione avesse luogo all'insaputa di tutti e in segreto. Lasciava ai secoli successivi di provarla. Ma la croce no, essa fu in mezzo alla città, in piena festa, fra il popolo dei giudei, quando erano in seduta due tribunali, quello dei romani e dei giudei, quando la festa riuniva tutti, nel mezzogiorno: davanti alla terra riunita, egli subì il supplizio…" (Giovanni Crisostomo).

 Umberto DE VANNA

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