Umberto DE VANNA SDB Venerdì Santo - T. Quaresima 2015
3 aprile 2015 | Venerdì Santo - Tempo di Quaresima B | Omelia
Venerdì Santo - T. Quaresima 2015
Per cominciare
Oggi non si celebra l'eucaristia. Il Signore della vita incredibilmente muore. Viviamo insieme a Gesù le ore della sua sofferenza seguendo il racconto della passione secondo Giovanni e lasciandoci accompagnare dalla parola dei profeti. Un'ampia preghiera universale e l'adorazione della croce precedono la consumazione del Pane consacrato il Giovedì santo. Mancano i riti d'inizio: tutto comincia con una preghiera silenziosa, in ginocchio, di tutta l'assemblea.
La Parola di Dio
Isaia 52,13?53,12. Dio stesso parla per bocca del profeta, annunciando il trionfo del suo "servo". Un trionfo che passa attraverso la sofferenza innocente, descritta da Isaia con particolare realismo e con uno straordinario parallelo con le sofferenze di Gesù.
Ebrei 4,14-16;5,7-9. Nemmeno la preghiera di Gesù è stata esaudita nel giorno della sua sofferenza. È stato provato come noi e conosce le nostre prove e debolezze. Per questo possiamo accostarci a lui con piena fiducia, per ottenere misericordia e salvezza.
Giovanni 18?19,42. Nel vangelo di Giovanni Gesù non subisce la passione passivamente, ma è lui che si offre liberamente come vittima consapevole. Per Gesù è il compimento della sua "ora", prevista e attesa. È segna il suo trionfo, non una sconfitta.
Riflettere... e Attualizzare
o Il racconto della passione secondo Giovanni presenta un Gesù sicuro di sé, che sfida quelli che lo vogliono giudicare e catturare: "Io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo" (10,17-18).
o Quando i soldati romani e la polizia giudaica vanno ad arrestarlo, cadono a terra impotenti, non appena egli pronuncia le parole "Io sono".
o Nel Getsemani non prega per essere liberato dall'ora della prova e della morte, come gli fanno dire gli altri evangelisti, perché è proprio per quest'"ora" che è vissuto (12,27).
o La sua sicurezza e padronanza di sé nel comportamento e nelle parole, diventa un'offesa per il sommo sacerdote (18,22), mentre Pilato rimane turbato e pensieroso quando Gesù gli dice: "Tu non avresti alcun potere su di me, se ciò non ti fosse stato dato dall'alto" (19,11).
o Nessuna compassione attorno a Gesù, non compare Simone di Cirene per aiutarlo a portare la croce.
o La sua regalità viene dichiarata sulla croce in ebraico, greco e latino, ed è affermata polemicamente da Pilato: "Metterò in croce il vostro re?".
o Nel vangelo di Giovanni sul Calvario Gesù non è solo. Ci sono ai piedi della croce Giovanni e Maria, la madre e il discepolo che amava. Gesù tra di loro stabilisce un legame reciproco, come di figlio e madre.
o Gesù non muore nella disperazione e non grida "Dio mio, perché mi hai abbandonato?", perché il Padre è sempre con lui (16,32).
o Avendo chiesto da bere, accetta l'aceto che gli viene dato e muore con una dichiarazione solenne: "È compiuto".
o La sua sepoltura è stata regale, non improvvisata come negli altri vangeli. Vengono usati su di lui circa trenta chili di una mistura di mirra e aloe e viene sepolto in una tomba nuova.
o Giovanni ricorda che dopo la morte, "uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua". Giovanni ne dà testimonianza e chiede di essere creduto, lui che era presente. I cristiani vedono nello sgorgare di quell'acqua e di quel sangue i simboli della chiesa e dei sacramenti, nati dal sacrificio di Cristo.
Attualizzare
* Oggi riflettiamo sulle sofferenze di Gesù e questo ci coinvolge inevitabilmente in un vero impegno di conversione. Altrimenti il nostro commuoverci diventa sterile, forse un alibi.
* C'è un modo teatrale di meditare sulla passione di Cristo. Le sacre rappresentazioni son molto diffuse in molti paesi e parrocchie, ma rischiano di trasformarsi in uno spettacolo folcloristico.
* Subito dopo la cena pasquale, Gesù viene tradito e venduto da Giuda, abbandonato e rinnegato dagli apostoli. È flagellato, imprigionato, schernito e condannato dalle soldataglie ebraiche e romane. Chi ama, in ogni tempo corre questo rischio: di non essere capito, di venire tradito e abbandonato. Del resto, a confronto con Gesù, chi di noi potrebbe sentirsi senza colpa?
* Gesù è condannato dal potere politico, che capisce la trama che è stata ordita contro di lui e afferma due volte: "Io non trovo in lui colpa alcuna!". Nelle loro mani Gesù non è più un uomo, ma una cosa: prevalgono su di lui il calcolo e il cinismo.
* Gesù ha voluto soffrire come noi e più di noi. Ha voluto andare fino in fondo nella sua missione e nel suo impegno di farsi uomo tra gli uomini. Da Betlemme al Golgota, si è immedesimato con gli ultimi. Sofferenza, amore, condivisione sono così uniti in Gesù! Chiunque, in ogni situazione, può specchiarsi in lui, trovare in lui conforto.
* Maria condivide con Gesù la sofferenza: "Anche a te una spada trafiggerà l'anima", le ha detto il vecchio Simeone (Lc 2,35). Maria, madre di Gesù, ai piedi della croce diventa madre di noi tutti.
* Gesù prima della crocifissione viene privato delle sue vesti. Dio viene spogliato. Gesù riunisce in sé tutte le bellezze della terra, ma ha voluto provare anche tutte le umiliazioni. Anche lui è umiliato e denudato, come qualunque malato di un ospedale, come qualunque condannato. Lui che è lo splendore della creazione.
* Gesù ha le mani e i piedi inchiodati alla croce. Ha dato tutto. La crocifissione è una delle condanne più crudeli dell'antichità. Era riservata per legge agli schiavi, ai prigionieri di guerra e ai rivoltosi. L'imperatore Tito, dopo l'assedio di Gerusalemme, fece crocifiggere fuori della città gli sconfitti, 500 al giorno, fintanto che non ci fu più posto dove piantare le croci (così racconta lo storico ebreo Giuseppe Flavio). Soltanto con Costantino, nel 341, la crocifissione venne ufficialmente abolita. Gesù ha voluto condividere questa pena. Non ci resta che adorare, di fronte a lui che soffre e perdona.
* Prima di morire, Gesù ha sete, Dio chiede da bere. Poi muore. Quel Dio che ha inventato la vita, muore. E viene deposto in grembo a Maria, come quando era bambino. Tutto sembra finito.
* Con la sepoltura, Gesù, come ogni uomo che muore, è nella pace, nel cuore della terra. Ma qualcosa è già nell'aria. Le sue parole che ha detto più volte sono state chiare: "Distruggete questo tempio e io in tre giorni lo farò risorgere" (Gv 2,19). Ben presto il cielo si riaprirà per sempre, per Gesù e per noi. È la gioia della Pasqua che nasce dalla sofferenza. Perché sempre la gioia nasce da una vita donata.
Tre giustiziati
"Una mattina di primavera dell'anno 30 circa dell'Era Volgare, tre uomini furono giustiziati in Giudea dalle autorità romane. Due erano briganti, cioè predoni, banditi o assassini interessati solo al profitto personale, o forse ribelli le cui azioni di brigantaggio avevano un fine politico. Il terzo fu giustiziato come criminale politico di altro tipo. Non si era reso responsabile di razzie, non aveva depredato, assassinato o magari accumulato armi. Era stato invece condannato per aver preteso di essere re dei Giudei" (E.P. Sanders, La verità storica, Mondadori).
Umberto DE VANNA
Venerdì Santo - T. Quaresima 2015
Per cominciare
Oggi non si celebra l'eucaristia. Il Signore della vita incredibilmente muore. Viviamo insieme a Gesù le ore della sua sofferenza seguendo il racconto della passione secondo Giovanni e lasciandoci accompagnare dalla parola dei profeti. Un'ampia preghiera universale e l'adorazione della croce precedono la consumazione del Pane consacrato il Giovedì santo. Mancano i riti d'inizio: tutto comincia con una preghiera silenziosa, in ginocchio, di tutta l'assemblea.
La Parola di Dio
Isaia 52,13?53,12. Dio stesso parla per bocca del profeta, annunciando il trionfo del suo "servo". Un trionfo che passa attraverso la sofferenza innocente, descritta da Isaia con particolare realismo e con uno straordinario parallelo con le sofferenze di Gesù.
Ebrei 4,14-16;5,7-9. Nemmeno la preghiera di Gesù è stata esaudita nel giorno della sua sofferenza. È stato provato come noi e conosce le nostre prove e debolezze. Per questo possiamo accostarci a lui con piena fiducia, per ottenere misericordia e salvezza.
Giovanni 18?19,42. Nel vangelo di Giovanni Gesù non subisce la passione passivamente, ma è lui che si offre liberamente come vittima consapevole. Per Gesù è il compimento della sua "ora", prevista e attesa. È segna il suo trionfo, non una sconfitta.
Riflettere... e Attualizzare
o Il racconto della passione secondo Giovanni presenta un Gesù sicuro di sé, che sfida quelli che lo vogliono giudicare e catturare: "Io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo" (10,17-18).
o Quando i soldati romani e la polizia giudaica vanno ad arrestarlo, cadono a terra impotenti, non appena egli pronuncia le parole "Io sono".
o Nel Getsemani non prega per essere liberato dall'ora della prova e della morte, come gli fanno dire gli altri evangelisti, perché è proprio per quest'"ora" che è vissuto (12,27).
o La sua sicurezza e padronanza di sé nel comportamento e nelle parole, diventa un'offesa per il sommo sacerdote (18,22), mentre Pilato rimane turbato e pensieroso quando Gesù gli dice: "Tu non avresti alcun potere su di me, se ciò non ti fosse stato dato dall'alto" (19,11).
o Nessuna compassione attorno a Gesù, non compare Simone di Cirene per aiutarlo a portare la croce.
o La sua regalità viene dichiarata sulla croce in ebraico, greco e latino, ed è affermata polemicamente da Pilato: "Metterò in croce il vostro re?".
o Nel vangelo di Giovanni sul Calvario Gesù non è solo. Ci sono ai piedi della croce Giovanni e Maria, la madre e il discepolo che amava. Gesù tra di loro stabilisce un legame reciproco, come di figlio e madre.
o Gesù non muore nella disperazione e non grida "Dio mio, perché mi hai abbandonato?", perché il Padre è sempre con lui (16,32).
o Avendo chiesto da bere, accetta l'aceto che gli viene dato e muore con una dichiarazione solenne: "È compiuto".
o La sua sepoltura è stata regale, non improvvisata come negli altri vangeli. Vengono usati su di lui circa trenta chili di una mistura di mirra e aloe e viene sepolto in una tomba nuova.
o Giovanni ricorda che dopo la morte, "uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua". Giovanni ne dà testimonianza e chiede di essere creduto, lui che era presente. I cristiani vedono nello sgorgare di quell'acqua e di quel sangue i simboli della chiesa e dei sacramenti, nati dal sacrificio di Cristo.
Attualizzare
* Oggi riflettiamo sulle sofferenze di Gesù e questo ci coinvolge inevitabilmente in un vero impegno di conversione. Altrimenti il nostro commuoverci diventa sterile, forse un alibi.
* C'è un modo teatrale di meditare sulla passione di Cristo. Le sacre rappresentazioni son molto diffuse in molti paesi e parrocchie, ma rischiano di trasformarsi in uno spettacolo folcloristico.
* Subito dopo la cena pasquale, Gesù viene tradito e venduto da Giuda, abbandonato e rinnegato dagli apostoli. È flagellato, imprigionato, schernito e condannato dalle soldataglie ebraiche e romane. Chi ama, in ogni tempo corre questo rischio: di non essere capito, di venire tradito e abbandonato. Del resto, a confronto con Gesù, chi di noi potrebbe sentirsi senza colpa?
* Gesù è condannato dal potere politico, che capisce la trama che è stata ordita contro di lui e afferma due volte: "Io non trovo in lui colpa alcuna!". Nelle loro mani Gesù non è più un uomo, ma una cosa: prevalgono su di lui il calcolo e il cinismo.
* Gesù ha voluto soffrire come noi e più di noi. Ha voluto andare fino in fondo nella sua missione e nel suo impegno di farsi uomo tra gli uomini. Da Betlemme al Golgota, si è immedesimato con gli ultimi. Sofferenza, amore, condivisione sono così uniti in Gesù! Chiunque, in ogni situazione, può specchiarsi in lui, trovare in lui conforto.
* Maria condivide con Gesù la sofferenza: "Anche a te una spada trafiggerà l'anima", le ha detto il vecchio Simeone (Lc 2,35). Maria, madre di Gesù, ai piedi della croce diventa madre di noi tutti.
* Gesù prima della crocifissione viene privato delle sue vesti. Dio viene spogliato. Gesù riunisce in sé tutte le bellezze della terra, ma ha voluto provare anche tutte le umiliazioni. Anche lui è umiliato e denudato, come qualunque malato di un ospedale, come qualunque condannato. Lui che è lo splendore della creazione.
* Gesù ha le mani e i piedi inchiodati alla croce. Ha dato tutto. La crocifissione è una delle condanne più crudeli dell'antichità. Era riservata per legge agli schiavi, ai prigionieri di guerra e ai rivoltosi. L'imperatore Tito, dopo l'assedio di Gerusalemme, fece crocifiggere fuori della città gli sconfitti, 500 al giorno, fintanto che non ci fu più posto dove piantare le croci (così racconta lo storico ebreo Giuseppe Flavio). Soltanto con Costantino, nel 341, la crocifissione venne ufficialmente abolita. Gesù ha voluto condividere questa pena. Non ci resta che adorare, di fronte a lui che soffre e perdona.
* Prima di morire, Gesù ha sete, Dio chiede da bere. Poi muore. Quel Dio che ha inventato la vita, muore. E viene deposto in grembo a Maria, come quando era bambino. Tutto sembra finito.
* Con la sepoltura, Gesù, come ogni uomo che muore, è nella pace, nel cuore della terra. Ma qualcosa è già nell'aria. Le sue parole che ha detto più volte sono state chiare: "Distruggete questo tempio e io in tre giorni lo farò risorgere" (Gv 2,19). Ben presto il cielo si riaprirà per sempre, per Gesù e per noi. È la gioia della Pasqua che nasce dalla sofferenza. Perché sempre la gioia nasce da una vita donata.
Tre giustiziati
"Una mattina di primavera dell'anno 30 circa dell'Era Volgare, tre uomini furono giustiziati in Giudea dalle autorità romane. Due erano briganti, cioè predoni, banditi o assassini interessati solo al profitto personale, o forse ribelli le cui azioni di brigantaggio avevano un fine politico. Il terzo fu giustiziato come criminale politico di altro tipo. Non si era reso responsabile di razzie, non aveva depredato, assassinato o magari accumulato armi. Era stato invece condannato per aver preteso di essere re dei Giudei" (E.P. Sanders, La verità storica, Mondadori).
Umberto DE VANNA
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