D. Severino GALLO sdb"LA PACE SIA CON VOI!"
12 aprile 2015 | 2a Domenica di Pasqua - Anno B | Omelia
Vangelo: "Otto giorni dopo, venne Gesù"
In base al Vangelo d'oggi non si può affermare che gli Apostoli brillino di coraggio: rinchiusi nel Cenacolo, sia pure in raccoglimento, mettono in risalto l'umanità debole e timorosa di cui erano ancora rivestiti. E' a questo piccolo manipolo che Gesù appare, augurando la sua Pace.
La potenza del Risorto si riversa su di loro; essi vengono "inviati" al mondo, forti della testimonianza dello Spirito, che è trasferito da Gesù in loro: ed essi ricevono il potere di sciogliere e di legare, in nome della fede nel Risorto.
"I discepoli gioirono a vedere il Signore. Gesù disse loro…: pace a voi! Come il Padre ha mandato me, così io mando voi".
Non c'è risurrezione senza gioia. Ma la vera gioia è aperta agli altri. Per questo l'evangelista nel brano unisce la gioia degli Apostoli e la missione da parte del Risorto. Chi ha trovato Gesù chi "ha visto il Signore", non può fare a meno d'essere missionario.
La Chiesa "vede" sempre il Signore, con gli occhi dello Spirito di Verità; per questo è stata sempre e non può non essere missionaria.
Ecco un criterio anche per noi per costatare se abbiamo già "visto" il Signore, se ci siamo già incontrati personalmente con Lui: abbiamo un cuore missionario, che vibra dal desiderio di far conoscere Gesù? Di farLo amare da tutti? A scanso d'imbarazzo, la nostra risposta conviene che sia silenziosa…
"La pace sia con voi!".
(Nella leggendaria gara che si svolse a Calcide d'Eubea tra Omero - autore dell'Iliade - ed Esiodo (autore delle Opere e i Giorni), ad ogni esametro pronunciato da Esiodo, Omero rispondeva subito con un verso che ne completava il senso e lo abbelliva splendidamente.
Ma al momento di assegnare la vittoria, il Re Panede volle sentire, da entrambi i poeti, il brano più bello dei loro scritti. Poi incoronò Esiodo. Gli domandarono il perché. Ed egli rispose: "Perché Esiodo ha sempre cantato le opere della pace".
E infatti quest'antico poeta con i suoi versi voleva indurre il fratello Perse e tutta la gente d'Ascra, rude e litigiosa, a deporre gli odi, ad uscire dai tribunali ed a coltivare la terra tranquillamente.
Diceva agli uomini in lotta: "Pace! è la pace che alleva i bimbi! Sono i pesci dell'acqua, sono le fiere dei boschi e sono gli avvoltoi dell'aria che hanno per legge di mangiarsi l'un l'altro. Gli uomini no; la loro legge è il Bene" (Cfr. ROMAGNOLI, Esiodo, Bologna 1929, p. 145).
Dopo tanti secoli, ancora oggi tutti aspirano alla pace, si dànno premi per la pace, si discute per la pace; eppure continuano gli odi e le vendette, trionfano le violenze; Caino continua ad immolare Abele e il sangue scorre ancora sulla terra.
Gesù risorto invoca la pace sugli Apostoli nel cenacolo chiuso, ripete il suo augurio di pace e c'invita a realizzarla con tutto il nostro cuore. Ma la pace vera e universale si avrà solo se raggiungeremo la concordia, l'amicizia, la carità, prima nelle nostre anime, poi nelle comunità e infine tra i popoli
PACE CON DIO
Gesù ha detto: "Vi do la mia pace, non come ve la dà il mondo" (Gv. 14,27).
Siamo infatti in un campo strettamente spirituale e la pace dell'anima va conquistata non con mezzi naturali e umani, ma con gli aiuti divini e una tattica soprannaturale.
(I nostri progenitori perdettero la pace con la prima disobbedienza, con la prima ribellione. Con la colpa si ebbe la separazione, l'allontanamento dal Padre; si scavò un abisso, che solo un'adeguata, amorosa, e perfetta riparazione poteva colmare.
Ora Gesù risorto ha colmato l'abisso, ha riunito la terra al cielo. Attraverso il Sangue di Gesù ridiventiamo figli del Padre e fratelli tra noi).
"Ipse est pax nostra: Gesù è nostra pace".
Ugo Benson, parlando di un amico, fingendo di tradurre da un vecchio manoscritto, racconta: "Lasciate che vi dica come l'ho conosciuto. Mi avevano parlato molto di lui, ma io non ci avevo badato. Mi mandava i suoi doni ogni giorno, ma io non lo ringraziavo. Spesso pareva che cercasse la mia amicizia, ma io rimanevo freddo.
Ero senza casa, miserabile, affamato e in pericolo a tutte le ore. Egli mi offrì rifugio, conforto, cibo e salvezza. Ma io ero sempre ingrato. Finalmente mi attraversò la strada e, con le lacrime agli occhi, mi supplicò dicendo: "Vieni, resta con me!".
Lasciate che vi dica come mi tratta ora. Soddisfa ogni mia necessità, mi dà più di quello che osavo chiedere: previene ogni mio desiderio e mi prega di chiedere di più. Non rammenta mai la mia passata ingratitudine. Non mi rinfaccia le follie d'un tempo… Gli sono debitore di tutto, ma Egli comanda di chiamarlo amico. Sapete chi è? E' Gesù".
Se la vera pace dell'anima è realizzabile nell'amore, il mantenerla sempre, dipende dall'amore che noi porteremo ai nostri fratelli. Perdonare, ricambiare ovunque in bene, dare generosamente fino al sacrificio, questo è il metodo per stare in pace.
Se vediamo Gesù nel prossimo, ci sarà facile tollerare, pazientare, sopportare qualsiasi cosa senza turbarci mai e senza desiderare rivalse e senza lamentarci d'incomprensioni. Soprattutto custodiremo la pace dell'anima, quando eviteremo di giudicare i nostri fratelli.
Dio, che pure vede tutto e sa tutto, non giudica nessuno prima che sia morto: vorremo forse noi con le nostre misere capacità metterci al suo posto, perdendo, con l'orgolgio, la serenità e la tranquillità spirituale, giudicando le sorelle?
PACE IN CASA
"Pax huic domui: pace a questa casa". E' il saluto che il sacerdote rivolge, quando porta la Comunione agli ammalati. E Gesù stesso ce l'ha posto sulle labbra: "Entrando in una casa dite: "Pace a questa casa: e se la casa ne è degna, scenda la vostra pace sopra di essa; ma se non è degna, ritorni a voi la vostra pace" (Gv. 10,13).
Gli psicologi suggeriscono vari accorgimenti per mantenere la pace familiare. Alcuni raccomandano di non sbattere le porte, altri consigliano di evitare gli avverbi "mai" e "sempre" in ogni discorso; altri ancora suggeriscono di "rilassarci" alquanto prima d'ogni discussione. Certamente saranno metodi utili.
Tuttavia per conto nostro non possiamo fare a meno di ripetere che la preghiera in comune è quella che salva la tranquillità e la gioia di tutte le comunità cristiane e religiose.
Come si può bisticciare, dopo che si è congiunta la voce e il cuore per domandare a Dio le stesse cose e per ringraziarlo degli stessi favori?
In America lo slogan della "Crociata del Rosario" dice: "La famiglia che prega unita, rimane unita". Ce l'ha detto Gesù stesso: "Dove ci sono due otre uniti in preghiera, io sono in mezzo a loro".
Perciò quanta saggezza in quell'Ave Maria che Don Bosco faceva dire ai suoi giovani "per la pace in casa!".
Paul Hallister raccontò che, sorvolando il Gran Canyon, l'aereo su cui volava ebbe delle difficoltà e la punta dell'ala oscillava di almeno un metro. Giunto a destinazione, egli domandò spiegazione di quel pericoloso oscillare. Il pilota gli rispose: "L'ala deve avere elasticità per appoggiarsi o no sull'aria, o sui vuoti d'aria".
"In altre parole, deve poter allentarsi un po'?".
"Precisamente, deve allentarsi, ma anche tenere duro. I tecnici chiamano "tolleranza" questa caratteristica: è la misura in cui si può allentare o tenere duro sotto lo sforzo, prima di andare a pezzi. Se si è rigidi e qualcosa ci colpisce duramente, ci spezziamo… e questo sarebbe la fine!".
Hallister capì allora che quella "tolleranza" non è altro se non l'alternativa tra il cedere e l'irrigidirsi. Nella fredda punta di un'ala d'alluminio d'aereo, come nel cuore dell'uomo, avviene la stessa cosa: occorre "tolleranza" (Cfr. This Week Magazine, sett. 1959).
Quindi per la pace nelle nostre comunità non dimentichiamo mai il grande principio della "tolleranza".
Care Fratelli e Sorelle, ci aiuti la Madonna ad esercitare veramente bene il grande principio della "tolleranza" vivremo sempre in pace con tutti.
D. Severino GALLO sdb
Vangelo: "Otto giorni dopo, venne Gesù"
In base al Vangelo d'oggi non si può affermare che gli Apostoli brillino di coraggio: rinchiusi nel Cenacolo, sia pure in raccoglimento, mettono in risalto l'umanità debole e timorosa di cui erano ancora rivestiti. E' a questo piccolo manipolo che Gesù appare, augurando la sua Pace.
La potenza del Risorto si riversa su di loro; essi vengono "inviati" al mondo, forti della testimonianza dello Spirito, che è trasferito da Gesù in loro: ed essi ricevono il potere di sciogliere e di legare, in nome della fede nel Risorto.
"I discepoli gioirono a vedere il Signore. Gesù disse loro…: pace a voi! Come il Padre ha mandato me, così io mando voi".
Non c'è risurrezione senza gioia. Ma la vera gioia è aperta agli altri. Per questo l'evangelista nel brano unisce la gioia degli Apostoli e la missione da parte del Risorto. Chi ha trovato Gesù chi "ha visto il Signore", non può fare a meno d'essere missionario.
La Chiesa "vede" sempre il Signore, con gli occhi dello Spirito di Verità; per questo è stata sempre e non può non essere missionaria.
Ecco un criterio anche per noi per costatare se abbiamo già "visto" il Signore, se ci siamo già incontrati personalmente con Lui: abbiamo un cuore missionario, che vibra dal desiderio di far conoscere Gesù? Di farLo amare da tutti? A scanso d'imbarazzo, la nostra risposta conviene che sia silenziosa…
"La pace sia con voi!".
(Nella leggendaria gara che si svolse a Calcide d'Eubea tra Omero - autore dell'Iliade - ed Esiodo (autore delle Opere e i Giorni), ad ogni esametro pronunciato da Esiodo, Omero rispondeva subito con un verso che ne completava il senso e lo abbelliva splendidamente.
Ma al momento di assegnare la vittoria, il Re Panede volle sentire, da entrambi i poeti, il brano più bello dei loro scritti. Poi incoronò Esiodo. Gli domandarono il perché. Ed egli rispose: "Perché Esiodo ha sempre cantato le opere della pace".
E infatti quest'antico poeta con i suoi versi voleva indurre il fratello Perse e tutta la gente d'Ascra, rude e litigiosa, a deporre gli odi, ad uscire dai tribunali ed a coltivare la terra tranquillamente.
Diceva agli uomini in lotta: "Pace! è la pace che alleva i bimbi! Sono i pesci dell'acqua, sono le fiere dei boschi e sono gli avvoltoi dell'aria che hanno per legge di mangiarsi l'un l'altro. Gli uomini no; la loro legge è il Bene" (Cfr. ROMAGNOLI, Esiodo, Bologna 1929, p. 145).
Dopo tanti secoli, ancora oggi tutti aspirano alla pace, si dànno premi per la pace, si discute per la pace; eppure continuano gli odi e le vendette, trionfano le violenze; Caino continua ad immolare Abele e il sangue scorre ancora sulla terra.
Gesù risorto invoca la pace sugli Apostoli nel cenacolo chiuso, ripete il suo augurio di pace e c'invita a realizzarla con tutto il nostro cuore. Ma la pace vera e universale si avrà solo se raggiungeremo la concordia, l'amicizia, la carità, prima nelle nostre anime, poi nelle comunità e infine tra i popoli
PACE CON DIO
Gesù ha detto: "Vi do la mia pace, non come ve la dà il mondo" (Gv. 14,27).
Siamo infatti in un campo strettamente spirituale e la pace dell'anima va conquistata non con mezzi naturali e umani, ma con gli aiuti divini e una tattica soprannaturale.
(I nostri progenitori perdettero la pace con la prima disobbedienza, con la prima ribellione. Con la colpa si ebbe la separazione, l'allontanamento dal Padre; si scavò un abisso, che solo un'adeguata, amorosa, e perfetta riparazione poteva colmare.
Ora Gesù risorto ha colmato l'abisso, ha riunito la terra al cielo. Attraverso il Sangue di Gesù ridiventiamo figli del Padre e fratelli tra noi).
"Ipse est pax nostra: Gesù è nostra pace".
Ugo Benson, parlando di un amico, fingendo di tradurre da un vecchio manoscritto, racconta: "Lasciate che vi dica come l'ho conosciuto. Mi avevano parlato molto di lui, ma io non ci avevo badato. Mi mandava i suoi doni ogni giorno, ma io non lo ringraziavo. Spesso pareva che cercasse la mia amicizia, ma io rimanevo freddo.
Ero senza casa, miserabile, affamato e in pericolo a tutte le ore. Egli mi offrì rifugio, conforto, cibo e salvezza. Ma io ero sempre ingrato. Finalmente mi attraversò la strada e, con le lacrime agli occhi, mi supplicò dicendo: "Vieni, resta con me!".
Lasciate che vi dica come mi tratta ora. Soddisfa ogni mia necessità, mi dà più di quello che osavo chiedere: previene ogni mio desiderio e mi prega di chiedere di più. Non rammenta mai la mia passata ingratitudine. Non mi rinfaccia le follie d'un tempo… Gli sono debitore di tutto, ma Egli comanda di chiamarlo amico. Sapete chi è? E' Gesù".
Se la vera pace dell'anima è realizzabile nell'amore, il mantenerla sempre, dipende dall'amore che noi porteremo ai nostri fratelli. Perdonare, ricambiare ovunque in bene, dare generosamente fino al sacrificio, questo è il metodo per stare in pace.
Se vediamo Gesù nel prossimo, ci sarà facile tollerare, pazientare, sopportare qualsiasi cosa senza turbarci mai e senza desiderare rivalse e senza lamentarci d'incomprensioni. Soprattutto custodiremo la pace dell'anima, quando eviteremo di giudicare i nostri fratelli.
Dio, che pure vede tutto e sa tutto, non giudica nessuno prima che sia morto: vorremo forse noi con le nostre misere capacità metterci al suo posto, perdendo, con l'orgolgio, la serenità e la tranquillità spirituale, giudicando le sorelle?
PACE IN CASA
"Pax huic domui: pace a questa casa". E' il saluto che il sacerdote rivolge, quando porta la Comunione agli ammalati. E Gesù stesso ce l'ha posto sulle labbra: "Entrando in una casa dite: "Pace a questa casa: e se la casa ne è degna, scenda la vostra pace sopra di essa; ma se non è degna, ritorni a voi la vostra pace" (Gv. 10,13).
Gli psicologi suggeriscono vari accorgimenti per mantenere la pace familiare. Alcuni raccomandano di non sbattere le porte, altri consigliano di evitare gli avverbi "mai" e "sempre" in ogni discorso; altri ancora suggeriscono di "rilassarci" alquanto prima d'ogni discussione. Certamente saranno metodi utili.
Tuttavia per conto nostro non possiamo fare a meno di ripetere che la preghiera in comune è quella che salva la tranquillità e la gioia di tutte le comunità cristiane e religiose.
Come si può bisticciare, dopo che si è congiunta la voce e il cuore per domandare a Dio le stesse cose e per ringraziarlo degli stessi favori?
In America lo slogan della "Crociata del Rosario" dice: "La famiglia che prega unita, rimane unita". Ce l'ha detto Gesù stesso: "Dove ci sono due otre uniti in preghiera, io sono in mezzo a loro".
Perciò quanta saggezza in quell'Ave Maria che Don Bosco faceva dire ai suoi giovani "per la pace in casa!".
Paul Hallister raccontò che, sorvolando il Gran Canyon, l'aereo su cui volava ebbe delle difficoltà e la punta dell'ala oscillava di almeno un metro. Giunto a destinazione, egli domandò spiegazione di quel pericoloso oscillare. Il pilota gli rispose: "L'ala deve avere elasticità per appoggiarsi o no sull'aria, o sui vuoti d'aria".
"In altre parole, deve poter allentarsi un po'?".
"Precisamente, deve allentarsi, ma anche tenere duro. I tecnici chiamano "tolleranza" questa caratteristica: è la misura in cui si può allentare o tenere duro sotto lo sforzo, prima di andare a pezzi. Se si è rigidi e qualcosa ci colpisce duramente, ci spezziamo… e questo sarebbe la fine!".
Hallister capì allora che quella "tolleranza" non è altro se non l'alternativa tra il cedere e l'irrigidirsi. Nella fredda punta di un'ala d'alluminio d'aereo, come nel cuore dell'uomo, avviene la stessa cosa: occorre "tolleranza" (Cfr. This Week Magazine, sett. 1959).
Quindi per la pace nelle nostre comunità non dimentichiamo mai il grande principio della "tolleranza".
Care Fratelli e Sorelle, ci aiuti la Madonna ad esercitare veramente bene il grande principio della "tolleranza" vivremo sempre in pace con tutti.
D. Severino GALLO sdb
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