Enzo Bianco, sdb "AGGIUNGIAMO UN POSTO A TAVOLA"

19 aprile 2015 | 3a Domenica di Pasqua - Tempo di Pasqua B | Omelia
Dunque Gesù appare ai discepoli e dice: "Pace a voi!". Pare che gli apostoli stessero cenando, perché Gesù per convincerli che è davvero lui, risorto, trova normale chiedere loro qualcosa da mangiare. E gli offrono ciò che hanno a portata di mano: una porzione di pesce arrostito.
Possiamo immaginare: forse lo avranno invitato a sedersi con loro, come un tempo. Lo avranno messo a capo tavola, gli avranno offerto acqua, pane, vino.



* Quante volte in passato Gesù aveva consumato così i pasti con i suoi apostoli. Ora che è risorto, ancora dimostra di prediligere l'intimità del convito, il momento famigliare della cena. Pare che Gesù abbia sempre considerato il gesto del consumare insieme i pasti come il più adatto per unire a sé i suoi, e fare gruppo con loro.
Lo sperimentiamo anche noi, con serenità e con gioia, nelle nostre famiglie. Si dà una mano ad apparecchiare, si raccontano i casi della giornata, la mamma ha cucinato te-nendo presenti i gusti di ciascuno, e distribuisce. E si sta bene tutti insieme così.

* Del resto tante volte nel suo insegnamento Gesù aveva valorizzato l'immagine del pasto. L'aveva utilizzata con frequenza e insistenza.
- Nelle parabole aveva descritto il Regno dei cieli come banchetto. Diceva: "Il Regno dei cieli è simile a un re (di solito è il Padre celeste) che diede un grande banchetto...".
- E il giorno prima del suo arresto, in quella circostanza memorabile per gli apostoli, Gesù aveva dato la massima importanza a un pasto del tutto speciale, consumato con loro. Era il Giovedì santo, e l'avvenimento eccezionale era l'Ultima Cena.

* Gli ebrei commemoravano la loro Pasqua, la liberazione dalla schiavitù d'Egitto. E Gesù nel Cenacolo celebrò con gli apostoli quella solennità, secondo il rito tradizionale ebraico. Insieme consumarono l'agnello pasquale, l'animale docile e mansueto al quale Gesù somigliava tanto.
Poi il Signore aveva aggiunto a sorpresa quel rito dalle conseguenze imprevedibili per gli apostoli, e per noi: l'istituzione dell'Eucaristia, della santa messa, del sacerdozio. "Prendete, mangiate, questo è il mio corpo, è il mio sangue …". E tutto nell'intimità del pasto famigliare consumato con i suoi amici.

NEL VANGELO DI OGGI, GESÙ

Ed ecco il Vangelo di oggi. Gesù, dopo la risurrezione, torna fra i suoi, e di nuovo predilige il momento sereno del pasto. Così essi constatano, vedono che lui è proprio vivo, che è proprio lui. Il passato ritorna, si volta pagina, in qualche modo si ricomincia. Con stupore e gioia.

* Poi gli apostoli non potranno più sottrarsi ai ricordi. Hanno mangiato insieme a lui, nell'Ultima Cena, con il pane e il vino. Con lui celebrato la prima messa, consumato l'Eucaristia. E Gesù aveva detto loro: "Fate questo in memoria di me".
Era l'ultimo desiderio espresso loro dal Signore. E nella prima comunità della Chiesa quel desiderio fu sentito dagli apostoli e dai primi cristiani come un comando. Nelle loro riunioni presero a ripetere il rito, in forma abituale. Spezzavano il pane, lo distribuivano. Come facciamo anche noi, oggi, qui, ora. Sull'esempio di Gesù, e perché Gesù ce l'ha chiesto.

PROVIAMO A CAPIRE IL PERCHÉ DELLA MESSA

Proviamo a capire il perché della messa. Almeno un perché.
Prima di salire al cielo Gesù stesso ne aveva spiegato agli apostoli il senso, dicendo: "Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo". Gli apostoli avrebbero potuto replicargli: "Ma come, Signore? Dici così proprio ora che sei sul punto di lasciarci per sempre?". Però essi molto presto avranno modo di comprendere le sue parole: Gesù sarebbe rimasto con loro nell'Eucaristia.

IL PAPA PARROCO DEL MONDO?

Di fatto la Chiesa chiede ai suoi sacerdoti di celebrare la messa abitualmente, tutti i giorni. E lo fa anche Papa Francesco. Nella cappellina della Domus Santa Marta, nei giorni feriali, presiede quelle che un tempo erano dette "messe basse", perché celebrate senza sfarzi e senza svolazzo di infule al vento, ma con pochi amici e conoscenti, nel raccoglimento e nell'intimità. Col Papa, una trentina di persone, circa. Dopo il Vangelo il Papa lo commenta a braccio, alla buona. È l'omelia. Il verbo greco "omiléin" da cui omelia, significa parlare in modo spontaneo e famigliare. Ed è lo stile di Papa Francesco.
Cose impensabili ai tempi - che so? - dell'austero Pio XII. Un balzo in avanti. E che cosa riserverà il futuro? C'è da scommettere: presto o tardi le televisioni si impadroniranno delle messe basse del Papa, e le proporranno dappertutto in diretta o differita, con traduzione magari simultanea, per tutta la gente. Tutti insieme, a incontrare il Signore.

* Qualche anno fa la televisione ci ha offerto il musical di Garinei & Giovannini, allegro e scanzonato ma a suo modo serio, dal titolo intrigante: "Aggiungi un posto a tavo-la". Sembra idoneo a riesprimere l'invito che Gesù rivolge a ciascuno di noi. Perché lui ancora oggi vuole cenare con noi, come allora. E nell'Eucaristia viene a cercarci, e ci trasforma in amici. Non ci resta che accettare l'invito, e accomodarsi al banchetto di Gesù. Cantavano in quel musical: "Se sposti un po' la seggiola / stai comodo anche tu".
In sostanza, ricordiamolo, 'Eucaristia è l'invenzione di Gesù, è il suo stratagemma, per restare sempre con noi.
Enzo Bianco, sdb

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