MACHETTA Domenico 3a Domenica di Pasqua Anno B | Appunti per la Lectio
19 aprile 2015 | 1ª LETTURA: At 3,13-15.17-19
Ecco un modello di predicazione della Chiesa delle ori- gini.
Viene sempre ricordato l'evento pasquale, e poi, senza girarci tanto intorno, viene lanciato l'appello urgente: "Cambiate vita!".
Ascoltare, conoscere le Scritture, accogliere il progetto di Dio, voltare pagina: è l'unico sistema
per evitare il ba- ratro. Questo a livello cosmico e a livello personale.
Il rifiuto di Cristo, in ogni epoca della storia, ha sempre generato catastrofi, mentre l'accoglienza del suo messaggio ha sempre cambiato le steppe in giardini.
VANGELO: Lc 24,35-48
Siamo invitati oggi a sostare in meditazione sulla se- conda parte del grande capitolo 24 di Luca, che andrebbe letto in blocco, per cogliere l'intento dell'evangelista di presentarci il grande giorno, il giorno unico, senza tra- monto, il giorno che ha fatto il Signore, che parte dalla Mor- te-Risurrezione e si prolunga senza conclusione. Tutti gli eventi del capitolo 24 appartengono a un solo giorno: la presenza del Risorto blocca la notte, che non arriva più. È una pagina grandiosa, un trattato sulla Chiesa, in cui Luca, con arte, fa confluire i suoi temi, come in un gran finale sinfonico.
Domina il tema del "viaggio" verso Gerusalemme, che i due discepoli fanno al contrario, e per questo sono tristi, delusi. Il rimprovero, dolcissimo e tremendo, di Gesù è il rimprovero biblico per eccellenza, perché la generazione di Massa e Meriba continua nei secoli, la tentazione di scle- rocardia (durezza di cuore) è sempre in agguato in ogni epoca. Quello "stolti e tardi di cuore" (anóetoi = senza te- sta; brade˜?s t¯e kardía = pesanti nel cuore, cioè nella volon- tà) riguarda il credere alle Scritture: e per Luca questo è un tema di fondo. La Chiesa di Luca, la Chiesa del duemila, manca di "ascolto"; manca la parte "buona" (agathèn) di Maria di Betania, per questo la missione è sterile. La figu- ra "tipo" di Maria di Nazareth, che "conserva nel cuore ogni parola", è una lezione perenne di lectio divina.
È durante la lectio divina che il cuore dei discepoli di Em- maus s'infiamma, fino al culmine dello "spezzamento del pane" in cui si aprono gli occhi. Ed ecco che allora ritorna la gioia ed essi diventano annunciatori, partendo "senza indugio", altra parola cara a Luca: è la fretta di Maria che va da Elisabetta, è il "senza indugio" dei pastori che cor- rono a Betlemme, è la fretta di Zaccheo che scende dal- l'albero. Il resto del capitolo è come un gran finale che crea entusiasmo, nostalgia e grande pace.
Il "Presente" fa la Chiesa, "spezza il pane" con i suoi e li manda, dopo aver loro spiegato le Scritture, dopo aver fatto capire le cose scritte su di lui nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi, dopo aver fatto capire la "necessità" del patire per entrare nella gloria. Ed ecco apparire solen- ne il kérygma: "Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e ri- suscitare dai morti il terzo giorno e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati cominciando da Gerusalemme".
La conversione è parte essenziale del kérygma secondo Luca, come apparirà dalla prassi degli Atti (1ª lettura). "Di questo voi siete testimoni". Testimoni si diventa per una forza (dünamis) che scende dall'alto; per questo, Gesù or- dinerà loro di non partire da Gerusalemme prima della di- scesa dello Spirito Santo (Atti 1,4). Il rischio di saltare la Pentecoste è in agguato in ogni epoca della Chiesa. Luca ci mette in guardia con insistenza in tutti i suoi scritti, po- nendo come modello unico e insuperabile la figura di Ma- ria di Nazareth. Lei è la prima discepola del Cristo, la ve- ra immagine-matrice della Chiesa, l'anticipatrice dei tem- pi dello Spirito.
Può essere testimone solo chi "conosce" il Signore. Il verbo "conoscere", secondo il senso biblico, indica rap- porto di intimità, di amore. L'osservanza dei comanda- menti, di cui parla la seconda lettura, è frutto della "co- noscenza" del Signore, e dunque è esigenza d'amore. Il vero testimone ha scritto negli occhi qualcosa di inespri- mibile: "Chi ha visto ne dà testimonianza" (Gv 19,35).
MACHETTA Domenico
Ecco un modello di predicazione della Chiesa delle ori- gini.
Viene sempre ricordato l'evento pasquale, e poi, senza girarci tanto intorno, viene lanciato l'appello urgente: "Cambiate vita!".
Ascoltare, conoscere le Scritture, accogliere il progetto di Dio, voltare pagina: è l'unico sistema
per evitare il ba- ratro. Questo a livello cosmico e a livello personale.
Il rifiuto di Cristo, in ogni epoca della storia, ha sempre generato catastrofi, mentre l'accoglienza del suo messaggio ha sempre cambiato le steppe in giardini.
VANGELO: Lc 24,35-48
Siamo invitati oggi a sostare in meditazione sulla se- conda parte del grande capitolo 24 di Luca, che andrebbe letto in blocco, per cogliere l'intento dell'evangelista di presentarci il grande giorno, il giorno unico, senza tra- monto, il giorno che ha fatto il Signore, che parte dalla Mor- te-Risurrezione e si prolunga senza conclusione. Tutti gli eventi del capitolo 24 appartengono a un solo giorno: la presenza del Risorto blocca la notte, che non arriva più. È una pagina grandiosa, un trattato sulla Chiesa, in cui Luca, con arte, fa confluire i suoi temi, come in un gran finale sinfonico.
Domina il tema del "viaggio" verso Gerusalemme, che i due discepoli fanno al contrario, e per questo sono tristi, delusi. Il rimprovero, dolcissimo e tremendo, di Gesù è il rimprovero biblico per eccellenza, perché la generazione di Massa e Meriba continua nei secoli, la tentazione di scle- rocardia (durezza di cuore) è sempre in agguato in ogni epoca. Quello "stolti e tardi di cuore" (anóetoi = senza te- sta; brade˜?s t¯e kardía = pesanti nel cuore, cioè nella volon- tà) riguarda il credere alle Scritture: e per Luca questo è un tema di fondo. La Chiesa di Luca, la Chiesa del duemila, manca di "ascolto"; manca la parte "buona" (agathèn) di Maria di Betania, per questo la missione è sterile. La figu- ra "tipo" di Maria di Nazareth, che "conserva nel cuore ogni parola", è una lezione perenne di lectio divina.
È durante la lectio divina che il cuore dei discepoli di Em- maus s'infiamma, fino al culmine dello "spezzamento del pane" in cui si aprono gli occhi. Ed ecco che allora ritorna la gioia ed essi diventano annunciatori, partendo "senza indugio", altra parola cara a Luca: è la fretta di Maria che va da Elisabetta, è il "senza indugio" dei pastori che cor- rono a Betlemme, è la fretta di Zaccheo che scende dal- l'albero. Il resto del capitolo è come un gran finale che crea entusiasmo, nostalgia e grande pace.
Il "Presente" fa la Chiesa, "spezza il pane" con i suoi e li manda, dopo aver loro spiegato le Scritture, dopo aver fatto capire le cose scritte su di lui nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi, dopo aver fatto capire la "necessità" del patire per entrare nella gloria. Ed ecco apparire solen- ne il kérygma: "Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e ri- suscitare dai morti il terzo giorno e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati cominciando da Gerusalemme".
La conversione è parte essenziale del kérygma secondo Luca, come apparirà dalla prassi degli Atti (1ª lettura). "Di questo voi siete testimoni". Testimoni si diventa per una forza (dünamis) che scende dall'alto; per questo, Gesù or- dinerà loro di non partire da Gerusalemme prima della di- scesa dello Spirito Santo (Atti 1,4). Il rischio di saltare la Pentecoste è in agguato in ogni epoca della Chiesa. Luca ci mette in guardia con insistenza in tutti i suoi scritti, po- nendo come modello unico e insuperabile la figura di Ma- ria di Nazareth. Lei è la prima discepola del Cristo, la ve- ra immagine-matrice della Chiesa, l'anticipatrice dei tem- pi dello Spirito.
Può essere testimone solo chi "conosce" il Signore. Il verbo "conoscere", secondo il senso biblico, indica rap- porto di intimità, di amore. L'osservanza dei comanda- menti, di cui parla la seconda lettura, è frutto della "co- noscenza" del Signore, e dunque è esigenza d'amore. Il vero testimone ha scritto negli occhi qualcosa di inespri- mibile: "Chi ha visto ne dà testimonianza" (Gv 19,35).
MACHETTA Domenico
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