MACHETTA Domenico SDB "La tomba vuota"
1ª LETTURA: Mc 16,1-8 Gv 20,1-9
Nell'anno B si legge, alla veglia pasquale, il Vangelo di Marco. Marco 16,1-8: alcuni tra i versetti più sconvolgenti del Vangelo. E sono anche la conclusione, perché il resto è un'aggiunta posteriore. La Risurrezione secondo
Marco si riduce alla tomba vuota, anche se tutto il Vangelo si proietta sulla Risurrezione. Un Vangelo fatto di domande, arriva al punto conclusivo: e ora cosa capiterà? Qualcosa deve succedere.
È curioso e provocatorio l'ultimo versetto: "Ed esse, uscite, fuggirono via dal sepolcro perché erano piene di timore e di spavento. E non dissero niente a nessuno, perché avevano paura". Così finisce Marco! È la sua ultima parola: il finale di ogni Vangelo è di estrema importanza per capire l'intento dell'evangelista. Marco, in sostanza, si rifiuta di fare dell'incontro con Cristo risorto un fatto accaduto. È un fatto che deve accadere. Stimolante come al solito, Marco mi vuol mettere con le spalle al muro: la risposta mi verrà data nell'esperienza quotidiana con il Cristo risorto, pagata a prezzo di radicalità nella sequela. È un fatto sempre aperto. Per me deve ancora realizzarsi. La grande esperienza della Chiesa è la fede nel Cristo risorto.
Marco sa che prima di annunciare Cristo risorto, cioè prima della missione, è necessario vivere nel segreto questa esperienza.
Prima di essere kérygma, è esperienza. L'atteggiamento delle donne è per marcare questa notizia, non si tratta di una descrizione della psicologia femminile. Il Gesù di Matteo è il Maestro, il Gesù di Luca è il Salvatore, il Gesù di Marco è il Potente, che vince Satana perché ha un'energia divina, la forza dello Spirito. Negli interventi sui malati, non si tratta di semplici guarigioni (ecco perché impone il silenzio), ma di vittoria sul male. Per Marco la grande vittoria su Satana è la Risurrezione.
Risurrezione secondo Giovanni
È il Vangelo del giorno di Pasqua: Gv 20,1-9. Un capolavoro che potremmo intitolare: "Chi ama crede". Inizia con la figura di una donna. Emerge dai Vangeli della Risurrezione il ruolo della donna nella Chiesa, un ruolo specifico, insostituibile. Maria di Magdala, esegesi del Cantico dei cantici, si recò al sepolcro di buon mattino, quand'era ancora buio. Vide la pietra ribaltata. Corse allora: è di estrema importanza la corsa notturna di questa donna alla ricerca di Pietro. E sarà ancora lei ad essere inviata ai discepoli dal Risorto, lei che nel suo accanimento non riuscirà a staccarsi da quel giardino: "Va' dai miei fratelli...". Ma c'è una cosa su cui forse è opportuno riflettere. C'è una specie di "crescendo", tipico di Giovanni, per arrivare a quel "vide e credette". Giovanni "gioca" sul verbo "vedere", il verbo dell'Esodo (vedi Es 14,31). In questa pagina, nel testo greco ci sono tre verbi diversi: blép¯o (vv. 1 e 5), theoré¯o (v. 6) e orá¯o (v. 8), che è il tipico verbo della fede. Il credere è qualcosa che mette in azione il di dentro: è questione di amore, di rapporto, di consegna, non soltanto di adesione intellettuale. Il problema di fondo per Giovanni è qui.
Giovanni vuol portare il suo lettore a cadere in ginocchio e a dire: "Mio Signore e mio Dio". La vetta è arrivare a "vedere", ad accorgersi di quello che è successo. Solo così è possibile fare liturgia, cantare le meraviglie del Signore. Sboccia la cantica del mare di Esodo 15 solo dopo che il popolo "vide e credette". E nasce la missione, la testimonianza, solo quando la Chiesa-sposa, l'anima-sposa incontra l'Amato del suo cuore.
Nota sulla "paura"
La Pasqua è la vittoria sulla morte e su tutto ciò che è parente con la morte, come la paura.
Gesù, entrando nelle viscere della morte per squartarla, è entrato anche nella paura, distruggendola.
Lo nota con molta efficacia Marco: nel Getsemani Gesù "incominciò ad aver paura e angoscia".
Chi partecipa alla vittoria di Cristo, non deve più aver paura: ecco i ripetuti inviti di Cristo risorto a non aver paura. In Matteo è significativa, nell'apparizione dell'angelo alle donne, la battuta: "Non abbiate paura, voi!". Splendido quel "voi"! Abbiano paura le guardie che vegliavano al sepolcro, ma voi no! Abbiano paura i capi dei giudei, abbia paura Pilato (è curioso il "crescendo" sulla paura di Pilato registrato da Giovanni).
È dunque interessantissimo il modo che Marco ha di chiudere il Vangelo: con la notizia sulla "paura". È l'ultima domanda provocatoria, un'autentica pugnalata al lettore, come dire: E ora, secondo te, che cosa capita? Marco si rifiuta di presentare la risurrezione di Cristo come un fatto scontato. Deve capitare per me, oggi, e subito!
MACHETTA Domenico
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