Commento di don Angelo Sceppacerca "A me è stato dato ogni potere in cielo e in terra! "

 Commento su Matteo 28,16-20
Santissima Trinità (Anno B) (31/05/2015)
Il Vangelo di Matteo termina con un apostolo in meno. Sono undici, non più dodici, i discepoli convocati sul monte per l'invio missionario sino ai confini della terra. La ferita nel collegio apostolico dice sempre la sproporzione tra la santità del compito
e la povertà del mezzo; è la storia di ciascuno di noi. Da notare l'accostamento: i discepoli si prostrano davanti a Gesù, ma dubitano; hanno fede e conservano il dubbio, la fatica di credere. Forse per questo Gesù non solo si fa vedere, ma si avvicina, riduce ulteriormente la distanza e moltiplica l'incoraggiamento, basandosi sulla sua potenza: "A me è stato dato ogni potere in cielo e in terra! Andate, dunque!".
La grande missione di far discepoli tutti i popoli, figli dell'unico Dio che è Padre, Figlio e Spirito Santo, è attuale anche oggi; siamo sempre all'inizio del mandato poiché in molti luoghi deve essere ancora intrapresa, ma anche perché in altre terre deve essere ri-cominciata da capo. Non si dice, infatti, che viviamo in Paesi post-cristiani? In società secolarizzate? Quanti luoghi - di antica fede cristiana - oggi sono letteralmente dei deserti di rovine?
Ciò che fa fiorire il deserto è la promessa - mantenuta! - della presenza di Gesù fra noi, fino alla fine del mondo. La storia della Chiesa, la fede dei santi e dei piccoli, i miracoli, la bellezza della dottrina, la testimonianza di tanti... ne è la prova. Tutti i giorni facciamo l'esperienza della sua presenza.
Emerge la figura di Gesù maestro, che trasmette ai discepoli il potere ricevuto dal Padre. La convocazione sul monte in Galilea è immagine della liturgia, la messa domenicale. Lì facciamo esperienza della sua presenza nell'Eucaristia, nella Parola, nella fraternità della comunione, nel mandato missionario.
L'unità è il segno della sua presenza fra noi. L'unità è anche il testamento di Gesù ("che siano una cosa sola come noi... siano perfetti nell'unità"). Scrive Chiara Lubich: "L'unità, che divina bellezza! Chi potrà mai azzardarsi a parlare di lei? È ineffabile! Si sente, si vede, si gode, ma è ineffabile. Tutti ne godono della sua presenza, tutti ne soffrono della sua assenza. È pace, è gaudio, è ardore, è amore, è clima di eroismo, di somma generosità. È Gesù fra noi!... E io mi sono resa conto che oggi il mondo che non crede o che crede diversamente è particolarmente toccato da questa presenza di Gesù".
Commento a cura di don Angelo Sceppacerca

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