Luca Desserafino sdb"l Signore è Dio lassù nei cieli e quaggiù sulla terra: non ve n'è altro"

31 maggio 2015 | 9a Domenica: Ss. Trinità - Anno B | Omelia
Raggiunta la vetta, se la giornata è limpida si guarda tutto il cammino percorso, per misurarne l'ampiezza, per contemplare nel suo insieme l'immenso panorama che prima, faticosamente, si è ammirato nei particolari, mentre si saliva.
Così possiamo dire che questo è un simbolo di ciò che la festa della SS. Trinità ci chiama a fare, a conclusione del tempo di Pasqua, concluso con la solennità di Pentecoste, la scorsa domenica.

Dio è il protagonista della storia della salvezza; ma non un Dio astratto, solitario: è il Dio comunità di amore, Padre e Figlio e Spirito Santo.

Da sempre Dio ci ha scelti, ci ama, ci parla; è vicino a noi, è con noi, è in noi; egli prosegue il suo piano di salvezza, è fedele e chiede agli uomini fedeltà. Sono questi, i temi, della prima presa di coscienza che Israele fa della storia della sua salvezza. Israele, salvato dalla schiavitù, educato dalla parola di Dio, si è sentito oggetto della sua elezione, ha ricevuto da Dio una legge; ripensando a tutto questo, Israele intuisce che dalle origini la sua storia è nelle mani di Dio.

Questa è anche la nostra storia: dobbiamo prenderne coscienza. Dio si è impegnato per noi, ci ha dato la sua parola, ci mette in mano dei fatti, ci dà garanzia del suo amore, chiede fiducia e fedeltà, perché egli stesso mostra fiducia nell'uomo e gli è fedele. Non c'è bisogno di falsi dèi. Il vero Dio non tace; egli ci parla perché ci ama e vuole salvarci da ogni schiavitù; forse siamo noi che non sappiamo ascoltare.

"Sarò con voi sino alla fine del tempo": è questa l'affermazione con la quale Matteo termina il Vangelo. Il Signore risorto non è partito, ma è rimasto. La promessa che il nome di Gesù includeva ("Emmanuele, Dio con noi") è qui mantenuta. Il nome di Dio continua ad essere "eccomi", "sono presente a te".

L'esistenza cristiana inizia e si sviluppa nel "nome di qualcuno", cioè in relazione al Padre e al Figlio e allo Spirito. Questo "nel nome" non significa solo "con l'autorità di qualcuno", ma "in comunione con qualcuno". Impartito e donato nel nome della Trinità, il battesimo ci introduce nel dialogo di amore delle tre divine Persone.

Il passo di Matteo, ascoltato, ci aiuta a prendere coscienza della concezione cristiana di Dio: un Dio che è amore e dialogo, non solo perché ci ama e dialoga, ma perché è in se stesso un dialogo d'amore. Questa concezione non rinnova soltanto la nostra idea di Dio, bensì anche la verità di noi stessi. Se la Sacra Scrittura ripete che dobbiamo vivere nell'amore, nel dialogo e nella comunione, è perché sa che siamo tutti figli, voluti e creati a "immagine di Dio".

Incontrare Dio, fare esperienza di Dio, parlare di Dio, dar gloria a Dio, tutto questo significa, per un cristiano che sa che Dio è Padre e Figlio e Spirito, vivere in una costante dimensione di amore, di dialogo e di dono.

Nella festa della Trinità Dio squarcia il velo che copre il suo mistero, rompe il silenzio sulla sua vita e ci fa cogliere la verità sul mondo fatto, appunto, a sua immagine e somiglianza. Ebbene, il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo, che oggi contempliamo nella Trinità, sono la radice, la fonte, il sostegno della Chiesa nata nel giorno di Pentecoste, segno dell'unità di tutto il genere umano.

La Chiesa non nasce dal "basso", ossia non è il risultato della convergenza degli interessi delle persone che la compongono, non è il frutto dell'impegno o dello slancio di cuori generosi, non è la somma di tanti individui che decidono di stare assieme, non è l'associazione di persone di buona volontà per realizzare uno scopo nobile.

La Chiesa viene dall'alto, dal cielo, da Dio. E, ancor più precisamente, da un Dio che è "comunione" di tre persone. La Trinità è origine e termine della Chiesa. Come è origine e termine della stessa creazione e di noi stessi.

Luca Desserafino sdb

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