Umberto DE VANNA 9a Domenica di Pasqua: ss. Trinità- 2015

31 maggio 2015 | 9a Domenica: ss. Trinità - Anno B | Omelia
Per cominciare
Ogni liturgia domenicale è in qualche modo centrata sulla Trinità. Ma la liturgia si concede una domenica di riflessione specifica su questa realtà, che è anche uno dei misteri principali della nostra fede. Un mistero che accompagna ciascuno di noi nell'intero arco dell'esistenza: dal battesimo - siamo stati battezzati nel nome de Padre, del Figlio e dello
Spirito Santo - fino al momento in cui - al termine della nostra vita - verremo affidati al Padre che ci ha creati, al Figlio che ci ha redenti, allo Spirito che ci ha santificati. Nella nostra vita cristiana, tutto parte e si orienta aprendosi meglio ai progetti del Padre, del Figlio e dello Spirito su di noi, sulla chiesa, sulla società.

La parola di Dio
Deuteronomio 4,32-34;39-40. Mosè incarna il rapporto privilegiato del popolo di Israele con Iahvè. A quel tempo Dio non era conosciuto come Trinità, ma come il Dio esclusivo di quel popolo, che gli si è rivelato e li ha liberati dalla schiavitù. Siamo ancora soltanto all'inizio della rivelazione di Dio. È Iahvè che prende l'iniziativa, ed è lui che si fa conoscere attraverso Mosè e i profeti.
Romani 8,14-17. Con Paolo la rivelazione si svela in tutta la sua bellezza e completezza. A Dio ci rivolgiamo come nostro "abbà" (papà) e possiamo chiamarlo così perché ci lasciamo guidare dallo Spirito e perché siamo figli di Dio in Gesù e nello Spirito, eredi - come Gesù - delle promesse di Dio.
Matteo 28,16-20. Sono gli ultimi versetti del vangelo secondo Matteo. È il momento dell'ascensione (che Matteo non descrive, mentre la si trova nei passi paralleli di Marco e Luca). Gesù prima di lasciare la terra invita gli apostoli, che ancora dubitano, a fare suoi discepoli tutti i popoli, a battezzarli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. E assicura che sarà con loro fino alla fine del mondo. L'evangelista mette sulla bocca di Gesù una formula che in realtà era già ben in uso nella chiesa primitiva.

Riflettere...

o "La solennità della Trinità è la celebrazione della presenza di Dio nella storia… Israele arriva a definire gli attributi di Dio sempre tramite la rilettura delle proprie vicende storiche; da esse giunge alla professione di fede nell'unico Dio…" (Gianfranco Ravasi). Conosciamo il mistero della Trinità attraverso l'azione di Dio nell'antico testamento (Il Padre), nel nuovo testamento (il Figlio) e nella vita della comunità ecclesiale (lo Spirito Santo).
o Dio nella storia si è rivelato Padre nella creazione, nelle vicende di liberazione del popolo eletto, nella parola dei profeti. Si è rivelato Figlio nella vita di Gesù, che conosciamo attraverso la parola degli apostoli. Si rivela Spirito nelle meraviglie della storia della chiesa, nei suoi inizi e nella vita di tanti "uomini nuovi" che lungo i secoli sono vissuti a servizio dell'umanità.
o Ma perché Dio è Trinità? E che significa per Dio e per noi che il nostro Dio è Trinità? Dio è Trinità perché è amore e l'amore non può essere solitudine o individualismo. Dio che ama, ha - per così dire - bisogno di un altro da amare, e questi è il Figlio suo Gesù. E lo Spirito è il testimone della esistenza e della fecondità di questo amore.
o Il mistero della Trinità non ci è estraneo: lo esprimiamo ogni volta che facciamo il segno della croce. Ma anche nel nostro comune parlare nell'ambito della nostra esperienza cristiana, il riferimento al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo è frequente, inevitabile. Anche se è una realtà che facciamo fatica a comprendere. Comunemente per la maggior parte dei cristiani i termini Padre, Figlio e Spirito sembrano intercambiabili: tanto, si pensa, parliamo sempre di Dio. Anzi, qualche volta ci sembra quasi fastidioso approfondire. "Che bisogno c'è di complicarsi la vita?".
o Ricordiamo tutti l'episodio raccontato da sant'Agostino del bambino che su una spiaggia con una conchiglia gli dice che voleva mettere tutta l'acqua del mare dentro a un buco della sabbia. E sant'Agostino a rispondergli che era impossibile, assurdo, ridicolo. Ma il bambino a dirgli: "E tu, allora, che vuoi far entrare nella tua testa il mistero di Dio, uno solo in tre Persone?"
o In realtà, la prima cosa da dire è che Dio-Trinità ci coinvolge realmente. Perché il nostro Dio è solo così, e così va pensato e pregato.
o Dio è Trinità per noi, perché così si è presentato a noi. Potremmo dire, semplificando le cose, che Dio è Trinità in funzione dell'uomo. In quanto Dio è creatore, rivelatore e santificatore per noi, in riferimento di noi.
o E così l'abbiamo conosciuto. Così ci è stato rivelato. Nell'antico testamento Dio si è rivelato soprattutto come padre, come creatore, legislatore. Il nuovo testamento ci presenta Dio che si fa persona umana in Gesù, assume la nostra carne, per rivelare il Padre e mandare lo Spirito. Ci presenta lo Spirito, che scende su Maria e rende possibile l'Incarnazione; scende su Gesù al momento del battesimo e lo introduce nella vita pubblica. È lo Spirito che permette a Gesù di sconfiggere la croce e il sepolcro; è ancora lo Spirito che scende sugli apostoli, li trasforma e fa nascere la chiesa.
o La parola di Dio ci dice infine che Gesù invita gli apostoli a "battezzare" ed è inevitabile oggi riflettere anche sul battesimo, che è il segno sacramentale efficace di una predicazione positiva, che si concretizza nella nascita di un'esistenza nuova, e di un inserimento effettivo nella comunità che è la chiesa.
o Battezzare male e superficialmente, significa banalizzare uno degli elementi centrali della missione di Gesù e degli apostoli.

Attualizzare

* Un famoso libro degli anni Sessanta del teologo inglese John Robinson, aveva per titolo: "Dio non è così". Vi si legge che quando l'umanità parla di Dio, il più delle volte se lo raffigura come vuole, lo costruisce sulla propria misura. In realtà di Dio noi sappiamo solo ciò che lui ci ha rivelato. Perché l'unico che può parlarne con competenza è Gesù, il Figlio, la parola che viene dal Padre.
* Di qui l'esigenza di non dar spazio a tante fantasie, a immaginare attorno a Dio cose fantasiose, rivelazioni curiose e strane. Perché è la parola di Dio l'unica fonte per conoscere Dio.
* Al centro della vita e della parola di Gesù c'è la rivelazione sorprendente della identità più profonda e personale di Dio. Gesù rivela che quel Dio che si è rivelato a Mosè e ai profeti è comunione di tre persone uguali e distinte, Padre, Figlio e Spirito.
* Gesù rivela che Dio è amore, che il Padre ci ama, che dipendiamo da lui, che non siamo spuntati come un fungo, ma che c'è un progetto all'origine della nostra vita, che il mondo non è un immenso orfanotrofio, ma c'è un Padre provvidente che vigila su tutto.
* La parola di Dio ci parla di Gesù, che è l'archetipo a modello del quale è stato formato l'uomo. Gesù è l'omega, cioè il punto finale a cui converge l'universo, la pietra di paragone a cui saremo tutti confrontati al termine della nostra vita.
* Di Gesù conosciamo moltissimo, la stessa sindone ci parla delle sue sofferenze ed è quasi una fotografia di lui. I vangeli rivelano che Gesù "ha amato con cuore di uomo, ha lavorato con mani d'uomo" (GS, 22), ci ha trattati da amici, ci ha rivelato i misteri di Dio.
aNella sua vita Gesù ci ha lasciato un messaggio di fraternità senza misura. Ha annunciato il regno di Dio, il mondo nuovo, la nuova l'umanità.
* La parola di Dio ci parla dello Spirito, che è la nostra forza, la nostra consolazione, colui che ci spinge a non misurare le nostre fatiche, ad andare oltre, a non fermarci nel costruire il futuro, a non concepire progetti troppo angusti e meschini.
* Il nostro rapporto con Dio non ha dunque nulla di privato e di intimistico. Siamo anche noi coinvolti nel gioco della Trinità, che attira a sé, ma rimanda agli altri, alla chiesa e al mondo.
* Quando Dio ha creato l'uomo si è specchiato in se stesso e qualcosa di lui si è riversato in ciascuno di noi. A noi il compito di vivere una vita trinitaria, fatta di donazione e di apertura.
* A volte viviamo come se Dio non esistesse. Non ci facciamo domande, non vogliamo complicarci la vita. Ci basta quel po' che facciamo, ci bastano quattro preghiere e la messa alla domenica. Ma lo Spirito ci chiede di metterci nelle mani di Dio e di lasciarci coinvolgere nei suoi progetti, di entrare nel suo meraviglioso gioco di amore, di fidarci di lui e di lasciarci portare dove ci vuole condurre.

Il segno di croce
"No, il segno di croce non è un gesto di scaramanzia, da fare prima di una partita di calcio o attorno a una bara. È la firma d'autore, da non cancellare: rivela che siamo cristiani. Apparteniamo a Dio e ritorniamo a lui, attraverso Gesù Cristo, con la guida sicura dello Spirito Santo… Ma il segno esteriore non è tutto. Anzi è poco. È solo una firma. È l'uomo stesso il segno più grande: egli è "immagine di Dio"" (mons. Enrico Masseroni).


Umberto DE VANNA

Commenti

Post più popolari