Casa Raffael Lectio Divina"IO TI DICO ALZATI"

Lectio della domenica 28 giugno 2015
Domenica della Tredicesima Settimana del Tempo Ordinario
Lectio: Sapienza 1, 13 – 15 e 2, 23 - 24
Marco 5, 21 – 43

1) Orazione iniziale
O Dio, che ci hai reso figli della luce con il tuo Spirito di adozione, fa’ che non ricadiamo nelle tenebre dell’errore, ma restiamo sempre luminosi nello splendore della verità.

2) Lettura: Sapienza 1, 13 – 15 e 2, 23 - 24
Dio non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi.
Egli infatti ha creato tutte le cose perché esistano; le creature del mondo sono portatrici di salvezza, in esse non c’è veleno di morte, né il regno dei morti è sulla terra.
La giustizia infatti è immortale. Sì, Dio ha creato l’uomo per l’incorruttibilità, lo ha fatto immagine della propria natura. Ma per l’invidia del diavolo la morte è entrata nel mondo e ne fanno esperienza coloro che le appartengono.

3) Commento 8 su Sapienza 1, 13 – 15 e 2, 23 - 24
● "Dio ha creato l'uomo per l'incorruttibilità, lo ha fatto immagine della propria natura". Quindi, l'uomo è stato creato incorruttibile, immortale, come Dio: a sua immagine e somiglianza. Poi però è arrivata l'invidia del diavolo, e la morte è entrata nel mondo.
Insomma, a satana non va giù di non essere figlio prediletto di Dio come è l'uomo, e allora, sin dagli inizi della creazione, mette nel cuore dell'uomo il terribile sentimento dell'invidia, che porta l'uomo a volere essere sempre di più come Dio, conoscitore del bene e del male, usufruttuario dell'albero della vita, che non poteva essere mangiato: e da allora, il male è entrato nel mondo, e con il male la morte.
"Felice colpa", diceva Sant'Agostino, perché a motivo del peccato abbiamo ricevuto la grazia di poter conoscere il nostro Redentore. E si può aggiungere: felice colpa, perché a motivo del peccato è entrata nel mondo la morte e noi non siamo più immortali. Almeno, così pare.
Ma ve la immaginate un'esistenza immortale qui sulla terra? È già così faticoso, spesso, vivere fino alla morte...cosa sarebbe vivere anche oltre? Sopportare gente importuna in eterno, trascinarsi malattie e acciacchi per l'eternità, convivere con i nostri difetti lungo tutto il migrare dei giorni della storia...no, sarebbe un supplizio! "Laudano sìì, mio Signore, per sorella nostra morte corporale", cantava già Francesco. E non aveva affatto torto.

● Certo, come citiamo i mali sopportati in eterno, per onestà dovremmo dire che sarebbe bello vivere per sempre per tutta un'altra serie di cose belle: l'amore delle persone care, la bellezza delle cose create, la capacità di costruire progetti e realizzare sogni, la gioia e il divertimento...tutte queste cose vorremo senz'altro che non avessero mai fine! Lo stesso autore del libro della Sapienza sembra esprimere questo concetto: le cose create sono limitate, finite, caduche, ma portano dentro di sé dei germi di immortalità per i quali vale davvero la pena vivere! E se uno non vive alla ricerca di questi semi di immortalità perde l'opportunità di essere come il Creatore, come Dio, ad immagine e somiglianza del quale siamo fatti; e siamo talmente grandi e perfetti che effettivamente dimostriamo di essere l'immagine di Dio, ma abbiamo anche talmente tanti difetti che mostrano in maniera evidente che, appunto, siamo solamente fatti a sua somiglianza.

● Dove li troviamo questi semi di immortalità e di vita sparsi a piene mani nel nostro esistere? Come ci viene da pensare all'immortalità quando viviamo ripiegati e ricurvi sulle nostre malattie, che ci dissanguano tanto quanto i soldi spesi per curarle, e dalle quali speriamo di essere presto liberati con qualsiasi sistema, a volte anche con quello più drammatico del porre fine a tutto?
C'è sempre nella nostra vita un treno di opportunità che passa, e non sempre si ferma. E non è pure detto che passi un'altra volta: per cui, se avvertiamo che al suo passaggio possiamo trovare vita, non dobbiamo avere paura a gettarvici sopra!
Così è stato per una donna che da un'eternità (dodici anni, nella Bibbia, non è un numero a caso) soffriva di emorragie: sentirsi sfuggire la vita da dentro, certo, ma anche vedere fuggire le persone intorno a lei, in quanto impura, e rendeva impuri gli altri al solo toccarli. E lo sapeva bene che il Maestro stava andando alla sinagoga a guarire la figlia di Giairo, e che non ci sarebbe mai potuto entrare, impuro, se lei la toccava. Eppure lo fa', tant'è, è l'unica chance che gli resta: "Anche lui resterà impuro, ma io mi salverò!". E così avviene, perché colui che si fa mortale in mezzo ai mortali, debole in mezzo ai deboli, impuri in mezzo agli impuri, le restituisce vita: e questo, è un seme di immortalità.
E cos'altro è la voglia di vivere e di rinascere di un padre che ha la figlia (dodici anni pure lei) gravemente malata, che lo porta a sperare contro ogni speranza anche quando la figlia non ce l'ha fatta e tutti stanno già piangendo la sua morte, se non la ricerca di un seme di immortalità, che dica "no" alla morte e "sì" alla vita?

● La vita (a causa anche di quelle nostre origini poco edificanti) non è eterna: e grazie a Dio, non lo sono nemmeno i dolori e i dispiaceri che si porta con sé. Ma ci sono tante cose che hanno dentro di sé un seme di immortalità, che sanno sfidare la morte e che vanno al di là di ogni metro umano; e la cosa bella è che solo agli umani è dato scovarle e conoscerle.
E così, troveremo semi di immortalità nelle creature del mondo, che per l'autore della Sapienza sono "portatrici di salvezza"; li troveremo in ogni uomo e in ogni donna che sanno affrontare la debolezza del proprio fisico e la fragilità della loro osservanza religiosa per non gettare all'aria l'occasione di guarigione di tutta una vita; li troveremo in un padre che per la figlia malata farebbe qualsiasi cosa, anche qualora si trovasse in condizioni ormai estreme, pur di salvarla.
Li troveremo nella forza d'amore di un Dio che non si cura né dell'impurità rituale di una religione stanca e obsoleta, e nemmeno delle apparenze di morte che circondano l'esistenza umana, pur di mettere nel cuore dell'uomo il seme d'immortalità dell'amore.
E l'amore, è davvero l'unica realtà umana capace di andare oltre la morte.
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4) Lettura: dal Vangelo secondo Marco 5, 21 – 43
In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Gioirò, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.
Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male.
E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”». Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male».
Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo.
Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.

5) Riflessione 9 sul Vangelo secondo Marco 5, 21 – 43
● FARSI PICCOLI
Nel Vangelo di oggi troviamo un lungo, doppio episodio. Al centro ci sono due persone: al primo posto c’è Gesù, ma al centro di questo episodio ci sono due persone: una è una donna, ammalata da anni, timida, paurosa, nascosta, che avvicina Gesù, ma lo avvicina standogli alle spalle. L’altro è un capo della Sinagoga che è sicuro. Non è presuntuoso, è sicuro: è una persona importante, ha una buona fede, è stimato da Gesù ed è protetto anche dalla gente. Ha dei servi che vanno a dirgli quello che sta succedendo a casa (una specie di telefonino continuo…). Quando Gesù si muove per andare a guarire quella bambina, non ha fretta. "Fa’ presto!", sembra che voglia dirgli il capo. Ma Gesù non ha fretta: si ferma. C’è qualcun altro che ha bisogno di lui. Intanto, la gente gli si era affollata intorno, al punto che lui non si rendeva conto di chi gli stava vicino. E poi c’era quella donnina, piccola, proprio piccola, proprio timida, proprio paurosa. Però sicura anche lei. Dentro, sia il capo della sinagoga, sia la donna, hanno tanta fede, credono alla parola di Gesù.

● Uno dei grandi predicatori dei primi tempi, Ilario, in Francia, legge questo brano. E’ anch’egli uno dei molti perseguitati dagli Imperatori che già avevano accettato il Cristianesimo, ma erano ariani: volevano un Cristianesimo molto più semplice, meno impegnativo; dicevano: Gesù è un superuomo, farà tutto. Ilario legge questo brano e dice: guardate che Gesù non va dal capo perché è capo, ma perché supplica, perché si fa piccolo. Gesù non guarisce quella donna perché pretende, ma perché supplica, perché si fa piccola. Gesù vuole che coloro che lo avvicinano siano capaci di essere piccoli. Prima serve i piccoli, poi va da quelli che sono piccoli anche loro, ma che la gente crede grandi E allora, mentre corre dalla bambina, si ferma. Deve parlare alla folla. Alla folla che ascolta, non agli altri. E Ilario, il vescovo che sta predicando, dice: fatevi piccoli anche voi, altrimenti non ottenete niente. Perché se non siete piccoli non avete la voce di Gesù.

● Vorrei fermarmi un momento proprio per dire: siamo in tempi terribilmente lontani da Gesù. Chi ha soldi sembra che riesca ad ottenere tutto. Con i soldi si ottiene tutto, ma non si ottiene la grazia di Dio. Tutto si può comprare, ma si diventa sempre più lontani dal Signore. I soldi sono necessari, va bene, e si usino, si usino proprio per ciò che è necessario. Il Signore ci dice: siate capaci ad essere silenziosi, non cercate sempre le cose più belle, non cercate sempre le cose più care, non cercate sempre le parole più roboanti. Abbiate Gesù nel cuore e presentate quel Gesù che avete nel cuore. Quello che non siete capaci di fare voi, non preoccupatevi, lo faranno altri. Il Signore sa incaricare la gente. E incarica un po’ tutti: tutti insieme formiamo la sua presenza. Basta che noi sappiamo rimanere piccoli al nostro posto. E se abbiamo avuto atti di superbia, di ambizione, togliamoceli. Mettiamoci alle spalle di Gesù, tocchiamo anche noi il suo mantello e diciamo: Gesù, aiutami ad essere come tu sei stato; Gesù fa’ in modo che gli altri non ci acclamino, ma che anche attraverso il nostro comportamento ascoltino la tua voce.

● San Paolo lo diceva in questa seconda lettura di oggi. Lui era ricco: era Dio, creatore, poteva tutto. San Paolo sta facendo una raccolta di elemosine in tutte le Chiese che lo conoscono: dove non può andare in quel momento, scrive. E allora scrive la seconda lettera ai Corinzi, quella che abbiamo ascoltato; scrive anche ai Romani, scrive perché vuole che si riesca a fare una grande raccolta per aiutare quei poveretti di Gerusalemme che avevano creduto alla parola di Gesù, ma ci avevano creduto senza ragionarci su. Gesù aveva detto: siate poveri, e allora loro hanno lasciato tutto e si sono riuniti in un’unica casa. Hanno fatto una specie di convento. Ma, dopo qualche anno, il convento muore di fame, perché se non si fa niente, se non si guadagna, se non si possiede niente, si muore di fame. E allora, mentre quelli si danno da fare per trovare lavoro, altri li aiutano, li devono aiutare. San Paolo dice: fate come ha fatto Gesù; è venuto qui poverissimo e ha incaricato qualcuno di fare. Ora, se noi abbiamo in mano delle cose che possono servire a Gesù, usiamole, secondo quello che Gesù stesso ci dice.
Parla bene San Paolo. Ed è proprio San Paolo che ci aiuta a capire il significato di questa bellissima pagina di Vangelo. Si, è un po’ lunga, ma ci dice: non contare le tue opere, conta i doni che tu hai avuto! Non contare i doni che fai, conta i doni che ricevi dal Signore, digli grazie e impegnati.

● Chiuderò con un raccontino: perdonatemi se è un raccontino da bambini. C’era un bambino che sente dire che lavorando si guadagna. Allora dice: "Mamma ho appena imparato a scrivere e a fare i piccoli conti: sta’ a vedere". Prende in mano una matita e un foglio di carta e scrive: per aver chiuso le finestre, uguale due; per avere obbedito alla mamma che mi ha mandato a comperare il latte, e scrive due; e poi dice, per avere salutato papà saltando di gioia davanti a lui, e scrive cinque; per avere messo in ordine il mio cassetto dei quaderni, e scrive uno. "Mamma, guarda che bel conto che ho fatto!". La mamma dice: "E’ un bel conto. Aspetta che ne faccio uno anch’io". "Sì, sì, mamma, fallo!. Poi mi darai qualcosa, no?". "Vediamo prima come viene il conto". E la mamma dice: per averti portato per nove mesi in grembo, e scrive zero. E poi va avanti e dice: per averti allattato per diversi mesi, e scrive zero. Poi continua e dice: per averti assistito tante volte quando eri ammalato a letto e non andavi a scuola, e scrive zero per averti ascoltato con tanta pazienza anche quando facevi i capricci, e scrive zero. Poi dà il foglio al bambino il quale legge: Zero? Zero? "Mamma, dammi una matita" e scrive sul suo conto: TUTTO PAGATO, CONTO CHIUSO.
Mi pare che il Signore fa così. Ci riempie di doni e qualche volta noi gli diciamo: Signore, se mi dai questo, io ti farò…; se mi accontenti, io poi ti darò… Io farò questo dono, Signore, ricordati di me che ho fatto questo grosso dono. Il Signore dice: guarda che io doni te ne ho fatti tanti. Uguale: ZERO. Siamo in pareggio? Lui, poi, ci dà se stesso, non ci dà cose, ce le darà alla fine. Qualche volta, un po’ di gioia, un po’ di soddisfazione. E’ un Dio allegro il nostro. Ogni tanto fa festa. Quando un peccatore ritorna, quando una pecorella smarrita ritorna, è allegro. E Gesù è venuto proprio per insegnare anche a noi ad essere allegri, fiduciosi, pieni di speranza. Diffondiamola nel mondo la gioia e la speranza!
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6) Momento di silenzio
perché la Parola di Dio possa entrare in noi ed illuminare la nostra vita.

7) Alcune domande per aiutarci nella meditazione e nella orazione.
• Qual è il punto di questo testo che più ti è piaciuto o che ti ha maggiormente colpito? Perché?
• Una delle donne è stata guarita e integrata di nuovo nella convivenza della comunità. Una bambina è stata alzata dal suo letto di morte. Cosa ci insegna questa azione di Gesù per la nostra vita in famiglia e per la nostra comunità, oggi?

8) Preghiera: Salmo 29
Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato.

Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato, non hai permesso ai miei nemici di gioire su di me.
Signore, hai fatto risalire la mia vita dagli inferi, mi hai fatto rivivere perché non scendessi nella fossa.
Cantate inni al Signore, o suoi fedeli, della sua santità celebrate il ricordo,
perché la sua collera dura un istante, la sua bontà per tutta la vita.
Alla sera ospite è il pianto e al mattino la gioia.
Ascolta, Signore, abbi pietà di me, Signore, vieni in mio aiuto!
Hai mutato il mio lamento in danza, Signore, mio Dio, ti renderò grazie per sempre.

9) Orazione Finale
O Padre, che ci hai resi ricchi con il dono della vita del tuo Figlio Gesù, donaci la grazia di vivere per sempre con te, nella gioia del Paradiso, dove la vita non avrà mai fine.

Istituto Edith Stein
Associazione privata di fedeli
per Formazione
in Scienze umane
nella Vita Consacrata e
Comunità Educative Ecclesiali
Edi.S.I.


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