Enzo Bianco, sdb"E ora, viviamo in comunione"

7 giugno 2015 | 10a Domenica: Corpus Domini - T. Ordinario B | Omelia
L'evangelista Marco suggerisce alla nostra meditazione il fatto sconvolgente nella storia dell'umanità: Gesù nel clima altamente emotivo dell'Ultima Cena propone agli apostoli: "Prendete, mangiate, bevete, questo è il mio corpo, il mio sangue". Nel complesso rapporto fra Dio e l'uomo, è la svolta.
* L'Antico Testamento informava che Dio aveva stipulato col suo popolo un'alleanza basata sulla reciproca fedeltà. Ora nel Nuovo Testamento risulta quest'idea nuova proposta da Gesù: tra Dio e l'uomo è comunione.

L'episodio della svolta si è compiuto nel Cenacolo, durante l'Ultima Cena. "Prendete, mangiate". Una comunione di vita che troverà il suo sbocco finale nella singolare promessa: "Vado a prepararvi un posto". Gesù promette la vita senza fine.
In più, Gesù rivolge ai suoi amici, gli apostoli, l'invito appassionato che essi considereranno un comando: "Fate questo in memoria di me". È l'Eucaristia, la Messa. Ed è venti secoli di storia cristiana

Messa: entrare in comunione

Da duemila anni la Chiesa traduce nel quotidiano, ma soprattutto nel giorno del Signore, la domenica, quel comando appassionato. Da duemila anni i cristiani meditano le parole di Gesù, e si sforzano di viverle. Sentono che senza la messa non c'è la fede, non c'è la Chiesa. Avvertono che partecipare alla messa è entrare in comunione con Dio e i fratelli.
Di solito la parola comunione viene intesa nel suo significato semplice, immediato e tradizionale: pri-ma della riforma liturgica, ci si inginocchiava alla balaustra, con le mani giunte, e il celebrante deponeva sulla lingua la particola consacrata. Ma a pensarci bene, nella messa la comunione molto di più. Nelle fasi che si succedono durante il rito, il cristiano entra in comunione con Dio e i suoi fratelli almeno secondo tre modalità diverse.

* Dapprima - Liturgia della Parola - si entra in comunione con Dio Padre che dialoga con noi me-diante le Letture della Sacra Scrittura. Esse rivelano la pedagogia di Dio nel condurre le sue creature a comprendere il suo disegno di salvezza e di amore. Quel progetto che è un dono, e attende dai cristiani la loro risposta di amore.

* Quindi - Liturgia Eucaristica - i cristiani entrano in comunione con il Salvatore inviato dal Padre, Gesù Cristo, figlio suo e amico nostro. Un'amicizia in cui realizziamo l'essere cristiani. Quanto si è cristiani? Nella misura in cui si è in amicizia con Cristo.
Amicizia in genere comporta affetto, stima, confidenza, dialogo, una certa famigliarità. Col Signore ci si dà del tu. Non parole a vanvera ma quel che chiamiamo preghiera.
Questo sempre nella vita, ma il cristiano lo sperimenta e lo sente soprattutto nella messa durante la Liturgia Eucaristica. Appunto, in quella che chiamiamo comunione.

* Intanto, durante la messa il cristiano si è sentito e si sente in comunione anche con gli altri uomini, con quelli della propria comunità di fede che sono venuti in chiesa per l'incontro col Signore.
Questa comunione con i fratelli diventa si può dire visibile soprattutto nei Riti di Comunione. Si esce insieme dai banchi, e insieme - popolo in marcia - ci si incammina verso l'altare del Signore. Ci si guarda attorno, si sente che sono persone ben intenzionate e ben disposte, in amicizia con il Signore e aperte all'amicizia con noi. Si prova simpatia. È la nostra comunità di fede, troviamo bello fare comunione insieme.

Così viviamo la svolta operata da Gesù

Poi la vita continua, il solito tran-tran. A casa, eccoci con quella piccola frazione della comunità gran-de che è la famiglia. Agostino la chiamava piccola chiesa domestica, cioè "una piccola chiesa dove si onora Dio, si pensa a santificarsi, e con i figli si danno alla società nuovi santi".
Così, attraverso le tante forme di comunione a cui conduce la messa, viviamo nell'oggi la svolta operata da Gesù nella storia dell'umanità. Non sempre ci si riesce. Allora, è inutile illudersi: si ritorna all'antico, a prima di Cristo. Ma è bene provarci.

* Di fatto sono le messe della domenica nelle nostre parrocchie che nutrono la vita della Chiesa. L'esempio ci viene fin dai martiri cristiani di Abilene. Correva l'anno 304. Alcuni cristiani della comunità di Abilene in Tunisia furono trascinati davanti al giudice pagano che li accusò: "Perché avete tenuto di domenica la vostra funzione religiosa, pur sapendo che è punita con la pena di morte?". Risposero: "Sine dominico non possumus!". Cioè: "Senza il Giorno del Signore non possiamo vivere".
Enzo Bianco, sdb

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