Enzo Bianco, sdb"OGGI, IN CINQUE MILIARDI RIFIUTANO CRISTO"

5 luglio 2015 | 14a Domenica - Tempo Ordinario B | Omelia
Forse conosciamo la vicenda di quel pittore inglese dell'Ottocento, William Holman Hunt, che dipinse un quadro ispirato alle parole dell'Apocalisse: "Sto alla porta e busso". Parole messe sulla bocca di Gesù. Un Gesù, dunque, che bussa a una porta chiusa.
Terminato il quadro, il pittore lo mostrò ai suoi amici, che ne facevano ampi elogi. Ma uno gli fece notare: "Nel tuo quadro c'è un errore. La porta è senza maniglia". "Non è un errore - rispose Holman Hunt -. Quella è la porta del cuore umano,
che si apre solo dall'interno".
Qualcosa del genere capita nel racconto del Vangelo: Gesù a Nazaret bussa alle porte, e i suoi concittadini non gli aprono. Dirà esplicito l'evangelista Giovanni: "Venne fra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto" (Gv 1,11).

Il rifiuto dei Nazaretani

Nazaret era il piccolo centro in cui Gesù aveva trascorso quasi tutta la sua vita terrena. Esiste anche oggi, con circa diecimila abitanti, come una delle nostre parrocchie. Allora doveva avere molto meno popolazione. Però era la residenza di Giuseppe e di Maria, e di tanti loro parenti.
Non si può dire che la cittadina godesse di una grande reputazione. Sappiamo dal Vangelo il giudizio poco lusinghiero che aveva formulato Natanaele a suo riguardo: "Può venire qualcosa di buono da Nazaret?" (Gv 1,46). Ma poi, si sa, qualcosa di buono da Nazaret è venuto.
L'episodio narrato da Marco accade quando già da qualche tempo Gesù ha preso ad annunciare il Regno di Dio alle genti. Esponeva la "buona notizia", e accompagnava la predicazione con gesti sorprendenti, guarigioni umanamente inspiegabili. E la gente si meravigliava della sua dottrina e dei suoi prodigi.
Noi, ci aspetteremmo soprattutto a Nazaret un'accoglienza positiva: i nazaretani avrebbero dovuto sentirsi orgogliosi del loro concittadino divenuto vip. Invece ascoltavano il Signore, vedevano i suoi prodigi, e lo rifiutavano.

* Quel giorno Gesù constatò l'incredulità dei suoi compatrioti, e osservò: "Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti, e in casa sua". Ne è nato il proverbio "Nessun profeta in patria", e lo usiamo ancora noi oggi, con verità.

Il rifiuto di Cristo, oggi

Il rifiuto di Cristo oggi si è reso ancor più acuto. Lo dicono le statistiche, basta poi fare una semplice sottrazione col computer di Pierino. Oggi:
- Popolazione mondiale: 7,3 miliardi.
- Cristani (cattolici, protestanti, ortodossi): 2,2 miliardi.
- Popolazione non cristiana: 5,1 miliardi.
Pierino col suo computer viene a dirci così che se oggi due uomini aderiscono con fede a Cristo, altri cinque lo rifiutano. E non resta che cercar di capire perché.

* Ecco un'ipotesi: per esempio, sovente le verità del Signore sono scomode.
- Gesù parlava di cose sgradite, come per un certo verso possono essere considerate le Beatitudini: beati i poveri, i misericordiosi, quelli che hanno fame e sete di giustizia.
- Gesù esortava a vivere i Comandamenti, tutti e dieci, senza sconti, e non soltanto 6 o 7.
- Gesù richiedeva la conversione del cuore. Chiedeva di cambiare, e cambiare è tanto difficile. Ha osservato un umorista: "Gli unici che desiderano davvero i cambiamenti, sono i bambini bagnati".
- Gesù ce lo siamo trovato così: scomodo. Esigente. Totalitario. Radicale. E allora? Se si vuole Gesù condurre una vita tranquilla, Come se non esistesse. Screditarlo, combatterlo.
E così Ennio Flaiano ha immaginato un cartello appeso alla porta dell'ufficio di un profeta, su cui sta scritto: "Il profeta riceve tutti i giorni, eccetto il Venerdì, in cui viene ucciso".

* Di fatto riescono a rifiutare il Signore anche gli uomini moderni, lo fanno con eleganza e signorilità. Ha osservato lo storico e saggista scozzese Thomas Carlyle: "Se Gesù Cristo venisse tra noi oggi, gli uomini non lo crocifiggerebbero: lo inviterebbero a cena, ascolterebbero quel che avesse da dire, e riderebbero di lui".

* E accade di peggio… Vero è che le Religioni del mondo in genere si rendono solidali con la Chiesa suggerendo e sollecitando - tra i popoli, i movimenti politici sociali, gruppi culturali, e… cani e gatti - la pace, e l'armonia. Ma di recente una voce stonata uscendo dal policromo mondo musulmano ci ha avvertiti che l'Isis (Stato Islamico di Irak e Siria) è "religione di guerra", dove passa semina massacri e rovine. Come sanno i cristiani del MO.

Allora, chi è Gesù Cristo per noi?

Si è indotti a domandarci: chi è Gesù per noi? È chiaro: veniamo in chiesa perché crediamo nel Signore. E lo accogliamo nella nostra vita. Anche se Gesù è amico scomodo ed esigente. E ci stimola, ci pungola, ci mette in questione. A volte non ci lascia dormire.
Ma non sempre abbiamo il coraggio di spalancare per bene, liberamente, dall'interno, la porta del cuore. Quella porta che all'esterno è senza maniglia. A volte magari mettiamo il Signore in concorrenza con le ferie, il weekend, o con gli Azzurri del pallone. Certo si ha fede, ma non sempre si ha la coerenza cristiana.

* Gesù, accettato, può diventare nella vita una presenza meravigliosa, entusiasmante. Compagno di viaggio. Uno di famiglia. E allora per noi diventa un Tu.
Allora il dialogo con lui si fa preghiera. La messa è incontro personale. E poi insieme si abbattono le barriere sociali, si va verso gli altri. Al punto da diventare importanti per loro. Al punto che, come notava François Mauriac, premio Nobel, "Il giorno in cui tu non brucerai d'amore per il Cristo, molti moriranno per il freddo".
A mettersi in ascolto, Gesù ripete all'uomo d'oggi quelle parole: "Io sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui, e lui con me" (Ap 3,20).
Enzo Bianco, sdb

Commenti

Post più popolari