MACHETTA Domenico SDB "Se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva".

21 giugno 2015 | 12a Domenica T. Ordinario B | Appunti per la Lectio
1ª LETTURA: Gb 38,1.8-11
Il piccolo passo di Giobbe 38, che forma la prima lettura di questa domenica, lancia il tema della "tempesta". Dio "inchioda" Giobbe, costringendolo a un atto di verità: la presa di
coscienza della sua situazione di creatura di fronte al Signore dell'universo.

VANGELO: Mc 4,35-41

Comune ai tre sinottici, il brano della "tempesta" appare particolarmente importante per le prime comunità cristiane. Rappresentiamoci la scena, vivace come al solito, secondo lo stile di Marco, con dei particolari inediti. Non dimentichiamo che Marco è il segretario di Pietro. È lui, Pietro, che racconta, non preoccupandosi di far fare brutta figura agli apostoli, forse anzi compiacendosi, perché emerga bene quello che Paolo dirà nella seconda lettera ai Corinzi (4,7): "Noi portiamo questo tesoro in vasi di creta, perché appaia che questa potenza straordinaria viene da Dio e non da noi".
Si parla di una "grande tempesta" di vento che gettava le onde nella barca, "tanto che ormai era piena". Quindi la paura che assale gli apostoli non è una paura stupida; erano esperti di mare... Qualcosa dunque di oggettivamente grave. E lui "se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva". Allora lo svegliano (sono tutti verbi al presente): "Maestro, non t'importa che moriamo!". In Matteo abbiamo:
"Salvaci, Signore, siamo perduti!". C'è l'andamento liturgico, quasi una giaculatoria, una preghiera della comunità. Anche in Luca, sebbene più accorato e angosciato: "Maestro, maestro, siamo perduti!". Qui in Marco gli Apostoli perdono il controllo: "Non te ne importa?".
Destatosi, sgridò il vento; et facta est tranquillitas magna. Attenzione ora alle parole di Gesù: "Perché siete così paurosi?". La risposta sarebbe: "Perché è naturale!". Gesù dice: "Non avete ancora fede?". Quale sarebbe allora l'atteggiamento della fede? Teresa di Lisieux direbbe: "Lasciarlo dormire!". Qui c'è un dato indiscusso che emerge: i discepoli non hanno fede. È un tema di fondo in Marco. In Matteo troviamo: "Perché avete paura, uomini di poca fede?". In Luca: "Dov'è la vostra fede?".
È un argomento che ci tocca tutti. L'esperienza della tempesta e del silenzio di Dio, prima o poi, come comunità o come singoli, la facciamo tutti. Esperienza del cielo chiuso, del Cristo che dorme sulla barca. Sorge l'antica tentazione di Massa e Meriba: "Il Signore è in mezzo a noi sì o no?". La tentazione di mettere in discussione l'Emmanuele. Importa a Dio la mia situazione? Dio si disinteressa? Oppure è impotente? Dubbio e paura. Niente di strano. Il problema è come si esce da questa tempesta, il problema è il nostro atteggiamento di fronte a questa esperienza.
È necessario l'ancoraggio alle Scritture. Ricordiamo alcuni dati fondamentali:
Nulla capita senza il permesso di Dio: "Tu vedi l'affanno e il dolore, tutto tu guardi e prendi nelle tue mani" (Salmo 9 b);
"Tutto concorre al bene di chi ama il Signore" (Rm 8,28); "Dio è fedele e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze, ma con la tentazione vi darà anche la via d'uscita e la forza per sopportarla" (1 Cor 10,13).
Quando sali la montagna della fede hai quasi la sensazione di essere cacciato indietro. Più ti avvicini a Dio più c'è oscurità... Occorrono resistenza, perseveranza, "violenza", e soprattutto umiltà. E inizia la vera gioia. Lo schema è la vita dei santi. La matrice, Maria di Nazareth

MACHETTA Domenico

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