Suore di Casa Raffael Lectio Divina della domenica 21 giugno 2015

Premessa : l’Anno della Vita Consacrata   Monastero Adoratrici del SS.Sacramento
La LETTERA “SCRUTATE” – Ai Consacrati e alle Consacrate in cammino sui segni di Dio -
della CONGREGAZIONE PER GLI ISTITUTI DI VITA CONSACRATA E LE SOCIETÀ DI VITA
APOSTOLICA (8 settembre 2014) ci presenta, tra i vari elementi, le profezie per l’Anno della
Vita Consacrata.
Ecco un aspetto della profezia della vigilanza, che si può cogliere in particolare in questo

Anno di grazia della vita consacrata.
13. «Quali “sentinelle” che mantengono vivo nel mondo il desiderio di Dio e lo risvegliano
nel cuore di tante persone con sete d’infinito» 1
, siamo invitati ad essere cercatori e
testimoni di progetti di Vangelo visibili e vitali. Uomini e donne dalla fede forte, ma anche dalla
capacità di empatia, di vicinanza, di spirito creativo e creatore, che non possono limitare lo spirito e
il carisma nelle strutture rigide e nella paura di abbandonarle.
Papa Francesco ci invita a vivere la “mistica dell’incontro”: «La capacità di sentire, di ascolto
delle altre persone. La capacità di cercare insieme la strada, il metodo. […] significa anche non
spaventarsi, non spaventarsi delle cose» 2
.
«Se ognuno di voi è per gli altri – continua il Santo Padre -, è una possibilità preziosa di incontro
con Dio, si tratta di riscoprire la responsabilità di essere profezia come comunità, di ricercare
insieme, con umiltà e con pazienza, una parola di senso che può essere un dono, e di
testimoniarla con semplicità. Voi siete come antenne pronte a cogliere i germi di novità
suscitati dallo Spirito Santo, e potete aiutare la comunità ecclesiale ad assumere questo
sguardo di bene e trovare strade nuove e coraggiose per raggiungere tutti» 3
.
Un paradigma conciliare è stato la sollecitudine per il mondo e per l’uomo. Dato che l’uomo - non
l’uomo astratto, ma l’uomo concreto - «è la prima strada che la Chiesa deve percorrere nel
compimento della sua missione» 4
, l’impegno nei confronti degli uomini e delle donne del
nostro tempo per noi resta primario. L’impegno che è quello di sempre, con una fantasia
sempre rinnovata: nell’educazione, nella sanità, nella catechesi, nell’accompagnamento costante
dell’uomo con i suoi bisogni, le sue aspirazioni, i suoi smarrimenti. L’uomo nella sua fisicità,
nella sua realtà sociale è la strada dell’evangelizzazione.
La vita consacrata si è spostata nelle periferie delle città, realizzando un vero “esodo” verso
i poveri, dirigendosi verso il mondo degli abbandonati. Dobbiamo riconoscere la generosità
esemplare, ma anche che non sono mancati tensioni e rischi di ideologizzazione, soprattutto nei
primi anni postconciliari.
«L’antica storia del Samaritano – diceva Paolo VI nel Discorso di chiusura del Concilio – è stata il
paradigma della spiritualità del Concilio. Una simpatia immensa lo ha tutto pervaso. La scoperta
dei bisogni umani (e tanto maggiori sono, quanto più grande si fa il figlio della terra) ha assorbito
l’attenzione del nostro Sinodo. Dategli merito di questo almeno, voi umanisti moderni, rinunciatari
alla trascendenza delle cose supreme, e riconoscete il nostro nuovo umanesimo: anche noi, noi
più di tutti, siamo i cultori dell’uomo» 5
.
La nostra missione si pone nella prospettiva di questa “simpatia”, nella prospettiva della centralità
della persone che sa partire dall'umano.

1 Papa FRANCESCO, Discorso ai Presuli della Conferenza episcopale del Messico in visita ad limina
apostolorum, Roma (19 maggio 2014).
2 Papa FRANCESCO, Discorso ai Rettori e agli alunni dei Pontifici Collegi e Convitti di Roma, Roma (12
maggio 2014).
3 Papa FRANCESCO, Udienza ai partecipanti all'incontro promosso dalla Conferenza Italiana degli Istituti
Secolari, Roma (10 maggio 2014).
4 GIOVANNI PAOLO II, Let. Enc. Redemptor hominis, (4 marzo 1979),14.
5 PAOLO VI, Allocuzione in occasione dell’ultima sessione pubblica del Concilio Vaticano II, Roma (7
dicembre 1965).
Edi.S.I. 3
Lectio della domenica 21 giugno 2015
Domenica della Dodicesima Settimana del Tempo Ordinario
Lectio : Giobbe 38,1 e 8 – 11
 Marco 4, 35 - 41
1) Orazione iniziale
Rendi salda, o Signore, la fede del popolo cristiano, perché non ci esaltiamo nel successo, non ci
abbattiamo nelle tempeste, ma in ogni evento riconosciamo che tu sei presente e ci accompagni
nel cammino della storia.
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2) Lettura : Giobbe 38,1 e 8 – 11
Il Signore prese a dire a Giobbe in mezzo all’uragano: «Chi ha chiuso tra due porte il mare,
quando usciva impetuoso dal seno materno, quando io lo vestivo di nubi e lo fasciavo di una
nuvola oscura, quando gli ho fissato un limite, gli ho messo chiavistello e due porte dicendo: “Fin
qui giungerai e non oltre e qui s’infrangerà l’orgoglio delle tue onde”?».
3) Commento 6 su Giobbe 38,1 e 8 – 11
● Nella lettura di Giobbe emerge la potenza del Signore. L’uomo moderno, che ha esplorato la
luna e le stelle ed è in grado di conoscere l’origine delle tempeste tuttavia dovrebbe avere la
saggezza di sapere che non le può controllare. E allora ecco che bisognerebbe stare in
contemplazione della creazione e, attraverso di essa, del Creatore. Chi ha fissato un limite alle
onde del mare? Dio solo è così potente.
● Dio è sempre con noi e può senz’altro tenere le circostanze attorno a noi sotto controllo. Il
povero e vecchio Giobbe pronunciò il suo bel rimprovero a Dio. E non è una sorpresa dopo tutto
quello che ha dovuto soffrire. Ma in Giobbe 38, 8-11, Dio lo rimprovera e gli chiede se era stato
presente quando stabiliva il mondo. Certamente non c’era Giobbe, ma le parole di Dio ci ricordano
come la sua forza è potente. In Corinzi 5, 14-17 Paolo ci ricorda che quando crediamo in Gesù,
incominciamo una vita spirituale nuova. L’amore per Gesù dovrebbe essere ora la nostra forza
trainante. Non dovremmo più vivere la vita per piacere a noi stessi, ma come il vento e le
onde essere pronti a obbedire a Gesù.
● La breve lettura si trova all'inizio del primo discorso col quale Dio risponde alla
contestazione di Giobbe riguardo al problema della sofferenza umana (38,1-40,5). Introdotto
dal v. 1 (il Signore parla dall'uragano, come nelle grandi teofanie), Dio risponde facendo a sua
volta domande. Il nostro brano è parte di una serie di quattro domande: la prima (vv. 4-7)
riguarda la creazione della terra, la seconda (8-11, la nostra pericope) del mare, la terza (12-
15) lo spuntare del giorno, la quarta (16-21) l'abisso tenebroso e la morte.
Il discorso di Dio mira nel complesso a mostrare che Giobbe - l'uomo - non ha titolo per valutare
nell'insieme l'opera di Dio ed emettere un verdetto sul progetto complessivo che ci sta dietro: "Chi
è mai costui che oscura il mio progetto con parole da ignorante?" (v. 2).
I quattro elementi su cui vertono le domande sembrano disposti a coppie antitetiche: terra e mare,
luce e tenebra. L'uomo non ha la capacità di penetrare efficacemente la realtà né nel suo
aspetto luminoso, solare, positivo, né nel suo lato scuro e negativo.
● Il mare evoca per eccellenza una forza incontenibile, straripante, estranea, ingestibile,
sempre sul punto di inghiottire il mondo umano e la vita. Dio però lo ha chiuso in limiti
precisi e invalicabili e anzi - immagine singolare - il mare è presentato di fronte a lui come un
neonato, che Dio avvolge in fasce, in questo caso molto particolari: nube e oscurità. Dio domina
completamente il mare e la sua forza. Chi può dire altrettanto? "Dominare" significa afferrare
e tenere in pugno, sia nel senso di comprendere che di gestire. L'uomo non ha di per sé

6 www.qumran2.net - Don Marco Pratesi
Edi.S.I. 4
questa capacità, e quando lo dimentica "oscura" il progetto di Dio, non in se stesso ma
nella propria vita e nella propria coscienza.
Tutto ciò Dio lo ricorda a Giobbe non per opprimerlo col senso di inferiorità e imporre la
propria supremazia, ma per chiedergli fiducia. L'esatta presa d'atto dei propri limiti serve per
edificare il rapporto Dio-uomo su basi autentiche, veritiere. Il progetto di Dio non si limita
comunque a questa pur necessaria e indispensabile umiltà, non finisce qui. Un giorno il Dio che
"parla dall'uragano" si farà infante, e poi uomo che comanda al mare. Conoscienza e potenza sono
sì legate, ma non come vorrebbe l'umana illusione di onnipotenza: conoscendo l'umiltà di Dio,
partecipiamo al suo potere. Solo allora "sapere è potere": nell'umiltà fiduciosa il mare anche per
noi diviene un neonato in fasce.
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4) Lettura : dal Vangelo di Marco 4, 35 - 41
In quel giorno, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all’altra riva». E, congedata
la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui.
Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era
piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero:
«Maestro, non t’importa che siamo perduti?».
Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia.
Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?».
E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento
e il mare gli obbediscono?».
5) Commento 7
 sul Vangelo di Marco 4, 35 - 41
● «GÈTTATI: TI PRENDERÒ»
Come càpita qualche volta, mi sono portato un pezzo di giornale, non per leggerlo tutto, ma per
leggerne due brevissime frasi.
Penso alla paura degli Apostoli e penso anche alla nostra paura. Ci fossimo stati noi lì?
Seduti sulla barca, su quella barca piena d’acqua, con un personaggio importante, capace di
calmare tutto, Gesù…
E lui, invece, dorme. Era cullato da quel movimento: forse c’era caldo e allora sentiva il fresco di
quell’acqua che stava riempiendo la barca… Doveva star bene, lui. Gli altri, no: avevano paura,
una paura terribile.
Capita anche a noi di avere paura, non è vero? Non dico in barca: dico con la malattia addosso,
con qualcuno di casa che non riesce a calmarsi, con l’impossibilità di vivere perché manca qualche
cosa di assolutamente necessario. Capita.
Ma perché hai tanta paura – ci dice Gesù – perché? Ci sono io, no? Dai discorsi di Gesù
sappiamo che lui c’è, ma che non è sempre pronto a dire al vento: "Calmati!", o "Guarisci, tu che
sei malato!", "Dimentica tutte le tue ansie: adesso va tutto a posto!". Eh, no! Qualche volta sì,
molte volte no. Ma abbi fiducia, sta’ tranquillo! Non ci si riesce. Perché? Gesù ce lo dice: perché
non hai fede abbastanza.
● Fede completa non l’avremo mai, questo è sicuro, perché le cose che toccano i nostri nervi ci
sono sempre e allora scattiamo, però il Signore mi dice: piano piano, se la tua fede aumenta,
anche questo momento difficile lo metti nelle mie mani, ha un senso. Perché tutto deve servire per
raggiungere la volontà del Padre. Tutto! Non quasi tutto, ma tutto!
Noi non siamo capaci di mettere tutto nelle mani del Signore, perché dobbiamo ancora
imparare. Però, piano piano, dobbiamo educarci, dobbiamo abituarci. Il cristiano – mi diceva
San Paolo – è una creatura nuova. Immersi nell’acqua del Battesimo dovremmo, piano piano
cambiare. Con fiducia.
"Credere significa stare sull’orlo dell’abisso oscuro, e udire una voce che grida: gèttati, ti
prenderò fra le mie braccia!" (Søren Kierkegaard).

7
 Omelia di don Giuseppe Cavalli , Rettore della Chiesa di S.Erasmo in Genova-Quinto al Mare
Edi.S.I. 5
● Vi ho già raccontato un episodio che, pare, sia successo in Francia. C’era una casetta con
un solo piano rialzato, in campagna. La parte bassa, non si sa perché, prende fuoco. Il papà, la
mamma e due figli riescono a scappare passando tra le fiamme. Sanno che il più piccolo, che ha
cinque o sei anni, è sempre il più vivace, è il primo in tutto, e allora non pensano a lui, chissà poi
perché. Quando sono fuori, oh, manca proprio lui. Dentro non si può più entrare: sta bruciando la
porta di casa. Lui, però, è lassù alla finestra e dice: "Papà, cosa faccio?". E il papà risponde:
"Buttati giù!". "Papà, c’è tanto fumo, non ti vedo". "Buttati giù lo stesso: tu non mi vedi, ma io ti
vedo e ti prendo". Il bambino si butta.
Capite cosa vuol dire? Ha fiducia in papà! E qui viene detto lo stesso. Quando sei nell’abisso
della tua disperazione, della tua incertezza, della tua paura, buttati nelle braccia del Padre!
Non si tratta di buttarsi dalla finestra. Si tratta di dire: Gesù, io ho fiducia in te, portami dal Padre,
aiutami a capire quello che sta succedendo. Questo vuol dire essere cristiani! E, se c’è tanta gente
che cerca Dio, dovrebbe trovare qualcuno che gli sa dire queste cose, e che le sa anche vivere.
● S. Agostino, nel commentare la Lettera dell’amore di S. Giovanni, a un certo punto dice: vuoi
vedere le braccia di Gesù? Va’ là dove c’è qualcuno che porta aiuto ai poveri. Vuoi vedere i
piedi di Gesù? Va’ là dove c’è qualcuno che va a trovare gli ammalati. Quelle braccia, quei
piedi, sono i piedi di Gesù. Mi pare che adesso le nostre mani potrebbero diventare le mani
di Gesù. Ci sono persone disperate che non si buttano e, allora, hanno bisogno di braccia che li
accolgano. Ecco chi oggi accoglie quelli che devono buttarsi, che devono accettare le difficoltà che
ci sono nella loro vita: qualcuno che rappresenta Gesù e che li aiuta.
Ecco un’altra frase: c’è una grande differenza "… tra pensanti e non pensanti, tra uomini e donne
che hanno il coraggio di cercare incessantemente Dio e uomini e donne che hanno rinunciato alla
lotta, che sembrano essersi accontentati dell’orizzonte penultimo e non sanno più accendersi di
desiderio al pensiero dell’ultima patria".
Penso che noi siamo tra quelli che hanno il coraggio di cercare incessantemente. C’è una
differenza grande: chi si accontenta dell’orizzonte penultimo si accontenta delle cose che capitano,
e sono i più. Invece c’è chi va oltre e si accende di desiderio dei pensieri dell’ultima patria. Le cose
si riescono a superare perché c’è qualcos’altro che viene dopo, perché c’è la possibilità di essere
impegnati in qualche cosa che vale molto di più.
● Un grande predicatore e mistico dei primi tempi, Gregorio di Nissa, dice che noi dobbiamo
avere una fiducia completa nel Signore. Perché? Perché soltanto se ci abbandoniamo in Lui
(in fondo sono sempre le stesse cose), soltanto allora siamo autentici cristiani. E allora io
chiedo: ma lo siamo veramente cristiani? Siamo delle foglie agitate dal vento che, se le cose
vanno bene, dicono grazie al Signore e se le cose vanno male dicono: Signore non ne posso più, ti
lascio andare per conto tuo, mi dimentico di te? Ecco, bisogna abituarsi, bisogna saper avere
fiducia, bisogna pensarci un pochino su.
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6) Momento di silenzio
perché la Parola di Dio possa entrare in noi ed illuminare la nostra vita.
7) Alcune domande per aiutarci nella meditazione e nella orazione.
1) Di fronte alle nuove frontiere delle scoperte scientifiche quali dubbi mi suggerisce la lettura di
Giobbe?
2) Sono capace di riconoscere che Dio si è chinato su di me nella mia vita, magari nei momenti di
maggiore difficoltà?
3) A che punto sono nel mio cammino di fede? Credo che Dio dice anche a me personalmente
?Se uno è in Cristo è una creatura nuova? oppure sono ancora ancorato a una fede vecchia, che
si misura con i miracoli?
4) Sono come i discepoli e di fronte alle meraviglie che Dio compie nella mia vita sto ancora a
domandarmi : Chi è costui?
Edi.S.I. 6
8) Preghiera : Salmo 106
Rendete grazie al Signore, il suo amore è per sempre.
Coloro che scendevano in mare sulle navi
e commerciavano sulle grandi acque,
videro le opere del Signore
e le sue meraviglie nel mare profondo.
Egli parlò e scatenò un vento burrascoso,
che fece alzare le onde:
salivano fino al cielo, scendevano negli abissi;
si sentivano venir meno nel pericolo.
Nell’angustia gridarono al Signore,
ed egli li fece uscire dalle loro angosce.
La tempesta fu ridotta al silenzio,
tacquero le onde del mare.
Al vedere la bonaccia essi gioirono,
ed egli li condusse al porto sospirato.
Ringrazino il Signore per il suo amore,
per le sue meraviglie a favore degli uomini.
9) Orazione Finale
Rendi salda, o Signore, la fede del popolo cristiano, perché non ci esaltiamo nel successo, non ci
abbattiamo nelle tempeste, ma in ogni evento riconosciamo che tu sei presente e ci accompagni
nel cammino della storia.

Istituto Edith Stein
 Associazione privata di fedeli
per Formazione
 in Scienze umane
 nella Vita Consacrata e
 Comunità Educative Ecclesiali

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