Umberto DE VANNA sdb"Gesù interviene, ci rassicura"

21 giugno 2015 | 12a Domenica - T. Ordinario B | Omelia
12a Domenica - T. Ordinario 2015
Per cominciare
La tempesta sul lago mette alla prova la fede degli apostoli. Essi hanno la sensazione di essere abbandonati dall'indifferenza di Gesù nei loro confronti. È ciò che capita anche a noi in alcuni momenti nella vita, quando abbiamo la sensazione di affondare, di non farcela, di sentirci vinti dalla prova, a causa delle sofferenze o dei guai che noi stessi a volte ci procuriamo. Gesù interviene, ci rassicura, ci
chiede di avere una fede più ferma nella bontà di Dio, che sostiene e guida ogni cosa.

La parola di Dio
Giobbe 38,1.8-11. Allo sfogo di Giobbe, che chiede in qualche modo spiegazione delle sue sofferenze, Dio risponde ricordandogli la sua onnipotenza nel dominare le forze della natura, in particolare quella del mare, che gli ebrei temevano in modo particolare.
2 Corinzi 5,14-17. Cristo è morto ed è risorto per noi. Questa verità ci coinvolge talmente che non dovremmo più riuscire a condurre una vita semplicemente banale, ma vivere in modo radicalmente nuovo.
Marco 4,35-41. Siamo di fronte a uno degli episodi più singolari del vangelo: Gesù, durante una tempesta sul lago, comanda al vento e al mare, ed essi obbediscono. E gli apostoli sono costretti a interrogarsi su chi sia Gesù, dal momento che ha un potere che appartiene solo a Dio.

Riflettere...

o L'episodio del vangelo è raccontato dai tre sinottici. Luca in modo molto simile al racconto di Marco, Matteo con varianti importanti. In Matteo l'episodio segue il miracolo della moltiplicazione dei pani e Gesù, stanco, sceglie di rimanere solo e manda gli apostoli in barca dall'altra riva del lago. Per Matteo, protagonista dell'episodio è Pietro, che manifesta una fede piccola e incerta (vedi la 19ª domenica dell'anno A). Per Marco e Luca l'episodio avviene dopo che Gesù ha raccontato a lungo in parabole e ha fatto miracoli.
o Il racconto della tempesta sul lago è fortemente simbolico e dovette essere ascoltato con grande consolazione dalla chiesa dei primi secoli, che cresceva tra grandi difficoltà e persecuzioni. La certezza di avere Gesù nella barca, di saperlo signore del vento e del mare è rassicurante. Così come la parola di Gesù: "Perché avete paura?", ma anche il suo rimprovero: "Non avete ancora fede?".
o Il lago di Genesaret è una specie di cratere posto a 212 metri sotto il livello del mare. Era in qualche misura considerato popolarmente il mare interno degli ebrei ed era soggetto a sbalzi di temperatura e a tempeste improvvise. Gianfranco Ravasi racconta di un episodio che ha vissuto in un giorno di primavera proprio su questo lago: "All'improvviso cominciò a soffiare un vento impetuoso che sembrava marciare dalle alture di Golan e dalla invisibili vette del monte Hermon e del Libano. Subito si vide avanzare da settentrione un fronte nuvoloso compatto che si distese sopra le nostre teste. Il lago s'era fatto una superficie metallica increspata dalle prime onde. All'improvviso con il suo bagliore il primo fulmine e subito il lago era impazzito mentre una pioggia si rovesciava con veemenza… Quello che è accaduto alcuni anni fa a noi e che è stato sperimentato da altri visitatori della Terra Santa, fa da cornice al racconto vivacissimo della tempesta sedata".
o Gli ebrei avevano una paura ancestrale nei confronti del mare e degli abitanti del fondo marino. Immaginavano pesci strani e mostri fantasiosi. E gli apostoli che venivano dal mestiere di pescatori, avevano anche paura delle tempeste improvvise, da cui stati erano sorpresi più volte. Questa paura gli ebrei la esprimono in parecchi salmi. Il 106 viene citato proprio in questa domenica. Dice: "Coloro che scendevano in mare sulle navi, videro le opere del Signore e le sue meraviglie nel mare profondo… egli parlò e scatenò un vento burrascoso, che fece alzare le onde: salivano fino al cielo, scendevano negli abissi; si sentivano venir meno nel pericolo".
o Ma nell'antico testamento Dio appare colui che domina il mare e le forze contrarie: "Tu domini l'orgoglio del mare, tu plachi le sue onde tempestose" (salmo 89); "Tu con potenza hai diviso il mare, hai spezzato la testa dei draghi sulle acque" (salmo 74).
o La signoria sul mare la esprime bene anche il libro di Giobbe. Proprio nel brano che viene proposto oggi è Dio stesso che la afferma: "Chi ha chiuso tra due porte il mare, quando usciva impetuoso dal seno materno, quando io lo vestivo di nubi e lo fasciavo di una nuvola oscura, quando gli ho fissato un limite, e gli ho messo chiavistello e due porte dicendo: "Fin qui giungerai e non oltre e qui s'infrangerà l'orgoglio delle tue onde?"" (Gb 38,8-11).
o È così che si spiega la domanda dei discepoli: "Chi è costui che anche il vento e il mare gli obbediscono?". Gesù non è come i profeti che elevavano lunghe preghiere a Dio, per ottenere un miracolo: egli lo compie in prima persona e dimostra di avere lo stesso potere di Dio.
o Stupisce un po' il rimprovero di Gesù nei confronti degli apostoli. È vero che essi avevano già assistito a molti miracoli e alla sua predicazione, ma è abbastanza umano sentire paura di fronte a una simile tempesta. Tanto più che gridando: "Non t'importa che siamo perduti?", in qualche modo con le loro parole esprimono fiducia in lui e affermano che lui sarebbe stato in grado di risolvere il problema.

Attualizzare
* Sia Giobbe che il vangelo di oggi fanno riferimento al mare, che per gli ebrei richiamava il caos primordiale, il simbolo della debolezza dell'uomo, e per contrasto la potenza di Dio, la sua grandezza, perché lo aveva creato e gli aveva messo dei limiti ben precisi.
* Il libro di Giobbe passa in rassegna tutti i prodigi della creazione, dal mare immenso, sempre inquieto, alle stelle luminose, alle sorgenti delle acque e della neve, ai prodigi del mondo animale.
* Si tratta di una lezione importante anche per l'uomo d'oggi. L'uomo primitivo di fronte ai fenomeni naturali aveva istintivamente il senso del mistero e del sacro. Oggi l'uomo si ritiene diventato "maggiorenne", come diceva Bonhoeffer e il riferimento a Dio è spesso indiretto. Oggi si pensa di poter dominare con le proprie forze, in nome della scienza, ogni fenomeno naturale, anche se poi i fatti della vita ci ricacciano in tutta la nostra fragilità e debolezza.
* Il vangelo ci presenta una delle scene più popolari della vita pubblica di Gesù. Dopo la predicazione, dopo una giornata faticosissima, Gesù vuole andare all'altra riva per trovare un po' di tranquillità, forse per ritirarsi e pregare.
* La tempesta coglie tutti di sorpresa. Gli apostoli gridano verso Gesù, che minaccia il vento e si rivolge al mare in termini personali, come quando comanda ai demoni: "Taci, calmati!".
* Potrebbe sembrare questo uno dei tanti miracoli descritti nei primi capitoli del vangelo di Marco, ma questo più di altri pone agli apostoli interrogativi nuovi sull'identità profonda di Gesù.
* La vita di Gesù è un misto di debolezza, di umanità (è stanco, dorme, si lascerà catturare e mettere in croce) e di grandezza, la stessa di Iahvè. Marco, nei capitoli quarto e quinto descrive bene le giornate di Gesù. Prima racconta in parabole, secondo uno stile e un metodo che gli è congeniale, e per di più conosce bene la sua gente (è uno di loro!). Ma poi Gesù passa all'azione e compie una serie di miracoli che gettano su di lui una luce nuova: riporta la calma sul lago, a Gerasa scaccia il demonio da uno sventurato, richiama in vita la figlia di Giairo, dimostrando di essere signore anche della morte. E alla fine è inevitabile farsi la domanda: "Chi è mai costui?". Ma la domanda troverà risposta piena solo dalla Pasqua di Gesù, di cui questi miracoli sono in qualche misura un anticipo.
* Quanto a noi, ritornando al miracolo della tempesta sul lago, sappiamo bene che la barca della nostra vita è partita 20, 30, 50, 80 anni fa… e non poche volte ci siamo trovati in balìa delle onde. Qual è stata la nostra reazione? Come ci siamo riferiti al Signore Gesù, che è seduto accanto a noi nella stessa barca? Pensiamo anche noi che stia dormendo? O addirittura dubitiamo che ci sia?
* Come gli apostoli, chissà poi quante volte anche noi ci siamo rivolti a lui in questi termini: "Non ti importa?". Eppure sappiamo bene che la nostra vita è nelle sue mani, che comunque vadano le cose, lui è con noi, dalla nostra parte, e non mancherà di far tacere la tempesta in un modo o nell'altro.
* Ma noi siamo così facilmente sopraffatti dalle piccole tempeste del nostro cuore, vorremmo essere esauditi immediatamente, siamo impazienti e soprattutto vogliamo che gli avvenimenti si svolgano come noi li abbiamo previsti. A noi sfugge veramente il pensiero di Dio, a cui stanno a cuore le sorti del mondo intero.
* Di fronte alle difficoltà e alle prove della vita, la prima reazione nostra è di tipo adolescenziale o addirittura infantile: chiediamo al Signore che ci tolga il problema, che intervenga subito, magari in modo miracolistico e straordinario. È stata questa la reazione degli apostoli, che pure avevano Gesù nella barca. Mentre dovremmo capire che l'atteggiamento di un adulto nella fede, di chi è stabile e fermo, è quello di essere disponibile ad affrontare la vita senza paura, perché consapevole di avere con sé il Signore Gesù, e che qualunque cosa accada sarà il meglio per noi.
* Tutto questo lo esprimiamo mettendoci in preghiera davanti a Dio, con le mani aperte in un "amen!" senza condizioni, dicendo "sia fatta la tua volontà!", come ha detto Gesù nel Getsemani. Ma questo dipende dal livello della nostra fede. Gli apostoli erano ancora all'inizio della conoscenza di Gesù e la loro fede piccola potrebbe avere questa spiegazione. Ma noi, battezzati sin dalla prima ora, non possiamo esimerci dal domandarci se abbiamo messo nelle sue mani la nostra sicurezza. Solo allora potremmo sentire come rivolte al nostro cuore pieno di paura, più che al vento e al mare, le parole di Gesù: "Taci, calmati!".
* La barca degli apostoli e stata vista molto spesso come la barca della chiesa che nella sua storia più volte è passata attraverso tempeste di ogni genere. Nel XV secolo il sultano della Turchia disse a Pio II che sarebbe venuto a Roma e avrebbe trasformato la basilica di San Pietro in una moschea. Così Napoleone si era convinto di avere imprigionato con Pio VII l'ultimo papa. Stalin e Hitler hanno fatto di tutto per distruggere la cristianità. Eppure la barca della chiesa è lì che tuttora galleggia.

Quando la fede diventa forte
"L'episodio della tempesta ricorda due cose della chiesa di ogni tempo. Prima di tutto, chi si trova nella barca del Signore deve essere preparato alle tempeste e deve sapere che saranno inevitabili; in secondo luogo, il Signore può calmare queste tempeste quando vuole; e quando si è con lui - nonostante la bufera - ci si salva sempre dal naufragio. La fede degli apostoli, degli uomini, infatti, si fa profonda e forte solo quando passa attraverso il pericolo" (Davide Maria Turoldo).

Umberto DE VANNA

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