p. Alberto Maggi OSM"CHI VIENE A ME NON AVRA’ FAME E CHI CREDE IN ME NON AVRA’ SETE MAI! "

XVIII TEMPO ORDINARIO – 2 agosto 2015
- Commento al Vangelo di p. Alberto Maggi OSM  Gv 6, 24-35
In quel tempo, quando la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì
sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal
mare e gli dissero: «Rabbi, quando sei venuto qua?».

Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei
segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il
cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell'uomo vi
darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo». Gli dissero allora: «Che cosa
dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l'opera di Dio:
che crediate in colui che egli ha mandato».
Allora gli dissero: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I
nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: "Diede loro da
mangiare un pane dal cielo"». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mose
che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero.
Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo».
Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose loro: «Io sono il pane
della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».
Con l’episodio della condivisione dei pani Gesù aveva voluto elevare la folla a livello prima di uomini, poi
di persone adulte, di persone mature, ma la folla non ha voluto, voleva farlo re. Ha preferito la
sottomissione alla libertà che Gesù aveva loro proposto e Gesù era scappato via.
Ebbene ora la folla lo rincorre, ne va in cerca - il verbo ‘ricercare’ nel vangelo di Giovanni è sempre
negativo, è sempre per catturare, lapidare, uccidere Gesù – e, quando lo trova, si rivolge a lui
chiamandolo ‘Rabbi’. Rabbi è il maestro della legge, non hanno compreso la novità proposta da Gesù, un
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rapporto con Dio completamente nuovo, non più basato sull’obbedienza della legge, ma sull’accoglienza
del suo amore.
E qui inizia un dialogo tra sordi, un dialogo all’insegna dell’incomprensione, perché la folla chiede il pane
per sé e Gesù li invitava a farsi pane per altri. Ecco che Gesù dice “voi mi cercate non perché avete visto
dei segni”. Il segno cos’era? L’accoglienza di un dono generoso per farsi, a loro volta, dono generoso per
gli altri, ricevere il pane per poi farsi pane per gli altri.
“Ma perché avete mangiato” – cioè avete preso il pane per voi, “e vi siete saziati”.
E avvisa Gesù “datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna”.
La vita ha una parte biologica e ha bisogno di esser nutrita e una parte, quella eterna, che per crescere
ha bisogno di nutrire. Quindi noi abbiamo due aspetti:
- La nostra vita biologica, deve essere nutrita
- Quella interiore, per crescere, invece, deve nutrire.
Allora Gesù dice “datevi da fare per questo”. “Perché”, assicura Gesù, “questo è il cibo che vi da il Figlio e
su di lui il Padre ha messo il suo sigillo”, cioè Gesù è la garanzia della presenza divina nell’umanità.
Ed ecco che chiedono loro a Gesù cosa devono fare, e Gesù dice: “Questa è l’opera di Dio”. L’unica volta
che appare nell’Antico Testamento il termine ‘opera di Dio’, è nel Libro dell’Esodo, capitolo 32, vers. 16,
per indicare le tavole della legge. C’è un cambio di alleanza, il rapporto con Dio non è più basato
sull’osservanza della legge, ma sull’accoglienza dell’amore di Gesù. Ed è questo che Gesù esprime “che
crediate in colui che egli ha mandato”. Quindi non più l’obbedienza alle leggi, ma l’assomiglianza
all’amore che in Gesù, garanzia della presenza divina, si manifesta.
Ma la folla non comprende e chiede: “che segno compi perché vediamo e crediamo?” Questo è tipico
dell’esperienza religiosa: un segno da vedere per poter credere. E Gesù rifiuta sempre, Gesù non mostra
un segno da vedere per credere, ma al contrario dice “credi, e tu stesso diventerai un segno che gli altri
possono vedere”.
Allora Gesù, di fronte a questa reazione della folla che si rifà ai padri e non al Padre, che si rifà al passato
e dice “i nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto”, si rifanno al passato per Israele, mentre
Gesù li aveva invitati al presente, al Padre dell’umanità, Gesù dice che non è stato Mosè in passato
quello che ha dato la vera vita, ma il Padre “vi dà il pane dal cielo, quello vero”.
La richiesta della folla richiama la preghiera del Padre Nostro che, nel vangelo di Giovanni non è
presente, “Signore, dacci sempre di questo pane”. Ecco, la folla è cresciuta, da ‘Rabbi’ – Rabbi è colui che
insegna la legge – a ‘Signore’, hanno capito che in Gesù c’è una realtà divina.
Ed ecco la dichiarazione di Gesù “Io sono il pane della vita, chi viene a me non avrà pane e chi crede in
me non avrà più sete”. Gesù si presenta come la piena risposta alle esigenze di pienezza di vita che ogni
uomo porta dentro di sé.

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