padre Antonio Rungi"Datevi da fare per il cibo che dura per la vita eterna"

XVIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (02/08/2015)
Vangelo: Gv 6,24-35 
Domenica scorsa il Vangelo di Giovanni ci ha presentato il racconto del miracolo della moltiplicazione dei pani. Continuando, oggi, in questa domenica XVIII la lettura del sesto capitolo dl quarto vangelo, ci viene presentato il commento alquanto amaro e veritiero che Gesù fa, quando vede venire da lui tanta gente. Egli infatti annota, secondo quanto scrive Giovanni: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei
pani e vi siete saziati". In poche parole i segni, i miracoli erano e sono finalizzati a suscitare la fede, l'adesione a Cristo. Invece cosa fa notare Gesù, che tali segni non provocano nella gente se non la soddisfazione delle esigenze fisiche e corporali, riferendosi al fatto che aveva sfamato tanta gente. Da qui l'esplicito invito di Gesù di cambiare atteggiamento nella loro vita e nei suoi confronti: "Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell'uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo". Notiamo nel vangelo, negli ascoltatori chi è disponibile a cambiare atteggiamento e vita. E pongono subito la domanda a Gesù: cosa dobbiamo fare? La risposta di Gesù è immediata, non tarda a venire e chiarisce subito che per conquistare il paradiso, quel cibo che dura per l'eternità si tratta di aderire alla sua persona con la fede totale del cuore. E a dimostrazione che loro sono sulla via giusta, Gesù stesso analizza la storia del popolo d'Israele a partire dal dono della manna nel deserto che il Signore fece scendere sugli israeliti nel loro lungo cammino dalla schiavitù dell'Egitto alla piena libertà di popolo nella terra promessa. La manna, come cibo dal cielo inviata da Dio, era solo un'anticipazione, una prefigurazione di un cibo molto più importante ed insostituibile che Gesù ci dà: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!». Di fronte a questa affermazione che il pane vero è Lui, il Signore, la richiesta diventa una necessità. Dacci sempre questo pane, dal momento che è il migliore, è quello che dura per l'eterna, è il pane vero ed è il pane per sempre. Gesù si identifica con il pane. E' evidente il riferimento all'eucaristia. Nell'ultima cena istituendo il sacramento del suo corpo e del suo sangue Egli si fa cibo e bevanda per noi per l'eternità. Nell'eucaristia noi troviamo il cibo vero che ci alimenta per sempre e che ci sostiene nel cammino della vita, in attesa dell'eternità.
La manna del deserto di cui parla il testo della prima lettura di questa domenica XVIII è stato un aiuto momentaneo, che alla fine, proprio perché ricevuto dal cielo più di qualche volta, stanca gli israeliti, che la rifiutano ed incominciano a rimpiangere le cipolle d'Egitto: «Fossimo morti per mano del Signore nella terra d'Egitto, quando eravamo seduti presso la pentola della carne, mangiando pane a sazietà! Invece ci avete fatto uscire in questo deserto per far morire di fame tutta questa moltitudine».
L'uomo eternamente insoddisfatto se la prende sempre con il Signore quando le cose non corrispondono alle sue attese. La lamentela del popolo d'Israele è la lamentela dell'umanità di sempre che si rivolta continuamente contro il Signore e non sa apprezzare la provvidenza che viene dal cielo e dall'alto. Nulla ci è dovuto, ma tutto diventa dono, se comprendiamo che il Signore è comunque al nostro fianco anche nel momento della necessità e del bisogno. Bisogna sapersi stupire come gli israeliti quando videro al mattino sul loro accampamento quella coltre bianca, cioè la manna, che il Signore aveva fatto calare dal cielo per sostenerli ed alimentarli. Questa vecchia filosofia di credere nella provvidenza di Dio la dobbiamo riscoprire alla luce di una presunta capacità esclusiva dell'uomo di produrre all'infinito ogni bene, ma per alimentare solo una parte della popolazione della terra e non tutti gli esseri umani che, ancora oggi, muoiono di fame. L'eucaristia è per tutti e il pane e la mamma dal cielo deve essere per tutti, se vogliamo essere in linea con gli insegnamenti di Cristo. La preghiera che oggi la comunità dei credenti rivolge al Signore all'inizio della celebrazione della messa ha una portata rilevante su un piano spirituale, umano, morale e sociale: "O Dio, che affidi al lavoro dell'uomo le immense risorse del creato, fa' che non manchi mai il pane sulla mensa di ciascuno dei tuoi figli, e risveglia in noi il desiderio della tua parola, perché possiamo saziare la fame di verità che hai posto nel nostro cuore". Seguiamo gli insegnamenti di Gesù e saremo un popolo, la cui fede diventa azione di amore e di riconciliazione, di verità e di giustizia sociale. San Paolo apostolo, infatti, ci ricorda nel brano della lettera agli Efesini che ascolteremo oggi che Fratelli, che non dobbiamo comportarci più come i pagani con i loro vani pensieri, ma da veri cristiani, con l' abbandonare, la condotta di prima, lo stile dell'uomo vecchio interiormente e spiritualmente che si corrompe seguendo le passioni ingannevoli, a rinnovandoci nello spirito della nostra mente e rivestendoci dell'uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella vera santità". Questo cammino di trasformazione e di trasfigurazione spirituale e morale siamo chiamati a farlo tutti. Nessuno dica a se stesso, non ne ho bisogno e non c'è urgenza e necessità. Ma tutti dobbiamo avvertire l'urgenza di un profondo cambiamento in tutte le cose, nello spirito di Papa Francesco, che vuole una chiesa in uscita, in avanti, non bloccata, capace di annunciare Cristo con la santità della propria vita e con il coraggio dei martiri e testimoni della fede. Una chiesa eucaristica e una chiesa che sappiamo condividere il pane ricevuto con quanti questo pane non l'hanno ed hanno bisogno dell'essenziale. Una chiesa eucaristica che sia una manna dal cielo per tutti coloro che non hanno il pane sulle loro mense.

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