padre Ermes Ronchi"A due a due per annunciare la luce"

XV Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) 
Vangelo: Mc 6,7-13
Partono i discepoli a due a due. E non ad uno ad uno. Perché, se è solo, l'uomo è portato a dubitare perfino di se stesso. La prima predicazione è senza parole, è già in questo accompa­gnarsi, l'uno al passo dell'al­tro. Partono forti di una pa­rola e di un amico: ordinò lo­ro di
non prendere nient'altro che un bastone. Solo un bastone a sorreggere il passo e un amico a sorreggere il cuo­re. Un bastone per appog­giarvi la stanchezza, un ami­co per appoggiarvi la solitu­dine.
E proclamarono che la gente si convertisse, ungevano con olio molti infermi e li guari­vano.
Il loro messaggio è con­versione: giratevi verso la lu­ce, perché la luce è già qui. Le loro mani sui malati annunciano: Dio è già qui, è vicino a te con amore, e guarisce la vita, girati verso di lui. Quel­lo dei dodici è un viaggio den­tro l'uomo più autentico, li­berato da tutto il superfluo: non portate né pane né sacca né denaro, perché la nostra vita non dipende dai nostri beni, voi vivrete di fiducia: fi­ducia in Dio, che non farà mancare nulla, e fiducia negli uomini, che apriranno le loro case. «Bagaglio leggero impone il viaggio e cuore fi­ducioso. Domani non so se qualcuno aprirà la porta ma confido nel tesoro d'amore disseminato per strade e città, mani e sorrisi che apro­no case e ristorano cuori...» (M. Marcolini).
I dodici, senza parole, con il loro stile di vita, contestano il mondo dell'accumulo, del­l'apparire, del denaro. Proclamano: «ci sono due mon­di, noi siamo dell'altro» (Cri­stina Campo). In questo mondo altro, la forza non risiede nei grandi mezzi mate­riali, ma nel fuoco interiore, nel suo contagio misterioso e lucente. La povertà dei di­scepoli fa risaltare la potenza creativa dell'amore. Invece le cose, il denaro, i mezzi, lun­go i secoli hanno spento la creatività della Chiesa. L'an­nunciatore deve essere infinitamente piccolo, solo così l'annuncio sarà infinitamen­te grande. Sono partiti a due a due, con niente. Ma i dodi­ci avevano un fuoco. Il fuoco si propaga col fuoco.
Entrati in una casa lì rima­nete.
Ecco il punto di appro­do: la casa, il luogo dove la vi­ta nasce ed è più vera, ab­bracciata dal cerchio degli affetti che fanno vivere. E il Vangelo deve essere signifi­cativo lì, nella casa, deve par­lare e guarire nei giorni delle lacrime e in quelli della festa, quando il figlio se ne va, quando l'anziano perde il senno o la salute... Se in qual­che luogo non vi ascoltassero, andatevene, al rifiuto i disce­poli non oppongono risentimenti solo un po' di pol­vere scossa dai sandali. E non deprimetevi per una sconfitta, non abbattetevi per un rifiuto: c'è un'altra casa poco più avanti, un al­tro villaggio, un altro cuore. All'angolo di ogni strada germoglia l'infinito.

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