MACHETTA Domenico SDB"DAL DI DENTRO"

30 agosto 2015 | 22a Domenica Tempo Ordinario B | Appunti per la Lectio
Ritorna Marco in questa domenica ventiduesima. Domenica scorsa abbiamo terminato il capitolo sesto di Giovanni e ora riprendiamo l'evangelista dell'anno B al capitolo settimo, in cui troviamo Gesù che si scontra con gli scribi e i farisei sul tema delle tradizioni inventate dagli uomini che si credono vicini a Dio, tradizioni che sono maschere per coprire la falsità del cuore. Le tradizioni funzionano nella misura in cui aiutano a vivere nel quotidiano un rapporto autentico
con Dio e con gli uomini. La religione vera è rapporto con Dio, che è vicino a noi.

1ª LETTURA: Dt 4,1-2.6-8
La prima lettura, tratta dal Deuteronomio, ricorda questa "vicinanza" di Dio: "Qual grande nazione ha la divinità così vicina a sé, come il Signore nostro Dio è vicino a noi ogni volta che lo invochiamo?". Questa presenza di Dio impegna il popolo alla fedeltà. Il popolo d'Israele deve distinguersi dagli altri popoli proprio per questo, perché
"ha la divinità così vicina a sé". "Ricordati!" è una parola chiave del Deuteronomio. Ricordarsi di ciò che Dio ha fatto per il suo popolo. Solo chi sa "ricordare" sa amare, sa essere fedele.
Il contrario del "ricordo" è l'"oblio", il dimenticare, lo scordare i benefici del Signore, la sua presenza che ti stimola, che ti fa camminare, facendoti uscire dal tuo egoismo, dalla tua pigrizia. E allora si cerca una religione più comoda, un'osservanza che gratifica il proprio io. Il nostro Dio è il Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe, il Dio dei rapporti personali. Nel campo dell'amore vero, uno non può mai sentirsi a posto, sentirsi un perfetto "osservante".
La lettera di Giacomo ci dà i connotati di una "religione pura e senza macchia": una carità senza chiacchiere e un taglio netto con la mondanità. Qualcosa di molto concreto dunque, che tocca sul vivo la vita quotidiana.

VANGELO: Mc 7,1-8.14-15.21-23
Gli scrupolosi osservanti di Gerusalemme si scandalizzano per il comportamento dei discepoli di Gesù, che disprezzano, secondo loro, le tradizioni degli antichi. Gesù risponde loro citando Isaia, e aggiungendo con molta decisione: "Siete veramente abili nell'eludere il comandamento di Dio per osservare la vostra tradizione". Gesù, come sempre, va alla radice delle cose. È ciò che esce "dal di dentro" che sporca l'uomo. Il rischio di una religione "esteriore" è sempre presente, in ogni epoca della storia.
La meditatio sulle letture di oggi deve portare a individuare la serie di "maschere" che attualmente possono bloccare il dinamismo della vita spirituale. Tutto ciò, in sostanza, che copre una situazione interiore non "pulita". L'esteriorità farisaica non si riduce a una fredda osservanza di norme esterne che offrono il ritratto di una persona in regola, ma abbraccia tutto ciò che, sia pur con motivi apostolici, impedisce l'operazione chirurgica della parola di Dio nelle profondità dell'essere. Ciò che non cambia il cuore, i rapporti con Dio e con i fratelli, è "maschera", è "tradizione di uomini".
"Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me, invano mi rendono culto...". Dio dunque vuole il cuore. Il cuore, per la Bibbia, è la sede dei pensieri, della volontà, delle decisioni. È il "di dentro". "Dal di dentro, infatti, cioè dal cuore...". Gesù si scaglia contro la
"schizofrenia" dell'uomo, per liberarlo dalla falsità, riportandolo all'unità: mente, parola, azione

MACHETTA Domenico

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