Umberto DE VANNA SDB"Il lampione o la stella?"

9 agosto 2015 | 19a Domenica - Tempo Ordinario B | Omelia
19a Domenica - Tempo Ordinario 2015
Per cominciare
Prosegue anche in questa domenica il dialogo tra Gesù e la folla che ha assistito alla grandiosa moltiplicazione dei pani e dei pesci. Il miracolo dà a Gesù l'occasione di far comprendere il senso di quel dono del Padre, che richiama il dono per eccellenza, quello del Figlio, pane che dà la vita. Chi va a lui non avrà più fame e chi crede il lui non avrà più sete.

La parola di Dio
1 Re 19,4-8. Elia ha avuto il coraggio di sfidare i 450 sacerdoti di Baal e ora è in fuga disperata. Sfinito dal viaggio si accascia, desiderando di morire. Ma l'angelo del Signore gli viene in soccorso. Elia mangia e beve e riprende il cammino verso il monte di Dio, l'Oreb.
Efesini 4,30-5,2. Continua la lettera agli Efesini. Paolo chiede loro di vivere una vita nuova, lasciandosi guidare dallo Spirito, vivendo l'amore con il quale il Cristo ci ha amati.
Giovanni 6,41-51. La folla dei giudei si sorprende delle affermazioni di Gesù, che dichiara di essere "il pane disceso dal cielo". Ma Gesù insiste e rilancia il messaggio senza riduzioni e afferma: "Chi mangia di questo pane vivrà in eterno".

Riflettere...

o La prima lettura ci propone ciò che segue alla sfida che Elia ha lanciato ai 450 sacerdoti di Baal, sostenuti da Acab e Gezabele, che ora vuole far uccidere Elia. Il profeta si sente braccato e fugge attraverso il deserto per raggiungere il monte di Dio, l'Oreb.
o Elia ha trionfato sui nemici del vero Dio, ma è una vittoria che sta pagando cara. Egli ripercorre il cammino del popolo ebraico in fuga dall'Egitto, ma l'aridità del deserto gli è fatale e desidera morire. Gli viene in soccorso un angelo, che gli porge per due volte una focaccia e un orcio d'acqua. Con la forza riacquistata, Elia cammina e giunge al monte dove parlerà con Dio.
o Nella lettera agli Efesini, Paolo ricorda ai cristiani di essere stati "segnati" dallo Spirito. Un po' come si faceva con gli schiavi, che venivano marchiati a fuoco per indicare la perpetua appartenenza al loro padrone.
o È da questo battesimo nello Spirito che nasce la vita nuova che caratterizza un cristiano. Paolo elenca prima i difetti da evitare e poi, in forma positiva, le qualità che caratterizzano i battezzati. I vizi elencati sono sei: asprezza, sdegno, ira, grida, maldicenze e malignità. Tutti difetti che si riferiscono al parlare e che nascono dalla durezza verso gli altri, dalla mancanza di carità.
o Segue l'invito a imitare il comportamento di Dio e a vivere nella benevolenza, nella misericordia e nel perdono, camminando animati da carità, come ha fatto Cristo.
o Nel vangelo, i giudei mormorano. È un'abitudine antica quella di mormorare da parte di questo "popolo di Dio", che pure è stato assistito a lungo per preparare la strada al messia.
o Qui si parla di Giudei, in realtà Giovanni avrebbe dovuto dire Galilei, perché la gente proveniva da quella regione. Ma Giovanni li chiama "giudei" più che per una connotazione etnico-geografica, per una scelta teologica. Sono tali quelli che si oppongono a Gesù, che gli creano difficoltà e lo contestano.
o Gesù ha detto: "Io sono il pane disceso dal cielo", per questo non dovremmo meravigliarci troppo della reazione della folla. Essi hanno capito bene tutta la portata di quella frase e pensano che chi lo dice non può essere preso sul serio. O è un esaltato, o un essere superiore. Ma essi non avrebbero mai accettato una mescolanza della divinità con l'umano. Per loro la purezza della divinità è un valore assoluto.
o In questo caso la mormorazione indica che non vogliono credere. Non c'è apertura, volontà di accogliere la novità di Dio. E in questo sono supportati dal fatto che conoscono troppo bene Gesù e la sua famiglia: è uno di loro, è cresciuto nella loro terra.
o Per accogliere la parola di Gesù fino in fondo, ci vorrebbe già la fede, che è un dono del Padre. "Nessuno può venire a me se non lo attira il Padre… ", dice Gesù (Gv 6,44).
o E qui per la prima volta compare in modo esplicito il verbo "mangiare", su cui si rifletterà a fondo la prossima domenica. Gesù dichiara che per avere la vita è necessario mangiare il pane che è la sua carne. La manna che gli ebrei hanno mangiato durante la loro fuga non li ha sottratti alla morte. Chi invece mangia questo pane, che è la sua carne, vivrà per sempre.
o Il termine "carne" usato da Giovanni (sin dal prologo), è più significativo di "corpo", preferito dagli evangelisti sinottici. La parola indica Gesù nella sua debolezza, negli aspetti più fragili assunti dal Dio fatto uomo. È l'incarnazione nel senso più pieno. "È stato messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato" (Eb 4,15).
o "Il pane che io darò", precisa Gesù. Ed è inevitabile il riferimento all'eucaristia, su cui ritorneremo la prossima domenica in modo esplicito. L'espressione indica da parte di Giovanni - che raccontando l'ultima cena non parla dell'istituzione dell'eucaristia - un'intenzione che acquista un senso proprio se letta in questa prospettiva.

Attualizzare

* Il brano di Elia è collocato in questa domenica per il suo riferimento al vangelo. Il pane che l'angelo dà a Elia è il simbolo del vero nutrimento che permette di giungere al monte di Dio. Ma la vicenda di Elia si presta a molte altre considerazioni.
* Vince la sfida con gli adoratori di Baal, ma il giorno dopo la sua vita continua, ed è di nuovo lotta, di nuovo sfida. Elia non ce la fa, ha paura e fugge nel deserto. Lì lo coglie la stanchezza della vita, il desiderio di morire. È un'esperienza umana che tutti almeno una volta potremmo fare nella vita. In suo soccorso viene l'angelo inviato da Dio. Un angelo che gli porta pane e acqua: in quel momento era indispensabile quel tipo di soccorso. E c'è da sperare che anche noi, trovandoci in situazioni difficili, possiamo trovare chi ci porge l'aiuto necessario, per trovare ancora la forza di camminare, di lottare, di faticare.
* In certi momenti ci vuole il pane, cioè un aiuto materiale, ma il senso della vita lo dà la parola di Gesù. Perché il pane sazia la fame di oggi, ma domani è un altro giorno e ciascuno dovrà trovare la forza di superare le nuove difficoltà con la giusta determinazione.
* Anche la lettera di Paolo agli Efesini si presta a molte riflessioni. Ad analizzare in dettaglio i singoli vizi si può concludere che l'asprezza nei rapporti in famiglia e nella vita professionale, la mancanza di misericordia e di benevolenza, minano ogni possibilità di condurre una serena vita sociale. Paolo invita gli Efesini all'attenzione all'altro, a "perdonarsi a vicenda", che è la premessa per vivere da cristiani a imitazione del Signore Gesù, che "ha dato se stesso, offrendosi in sacrificio" per noi.
a Gesù dice "Io sono il pane disceso dal cielo", e i giudei rispondono con lo stupore: "Come, disceso dal cielo? Ma se conosciamo benissimo tuo padre e tua madre! Chi credi di essere?". Gesù li disorienta per la sua normalità, per la sua umanità.
* È lo scandalo della sua "incarnazione". Egli si è fatto visibile nella carne per parlarci, per diventare trasparente di Dio, per diventare per noi uno strumento di salvezza, per darci la vita. "Vita" è la parola che ricorre più spesso in questo brano di vangelo. La si trova per ben sette volte in vari contesti.
* "Il pane che io vi darò è la mia carne per la vita del mondo", dice Gesù, che è ben di più di un pezzo di pane. Chi mangia di lui non avrà più fame, e chi crede in lui non avrà più sete. Gesù è colui di cui noi abbiamo bisogno più del pane: è lui il vero dono di Dio capace di colmare le nostre attese più profonde.
* È così facile, anche oggi, fermarsi al Gesù umanamente ricco, al profeta, all'uomo nuovo, al testimone. Ma Gesù afferma di essere il Figlio di Dio, l'unico in grado di sfamare il nostro cuore, di saziarci oggi e nell'eternità.
* Noi, come i giudei, preferiremmo forse messaggi meno impegnativi, ci basterebbe anche solo un tozzo di pane senza troppe pretese.
* In questo momento, che è per noi probabilmente tempo di ferie, ci basterebbe il miracolino di un po' di serenità, una tavola imbandita, il trovarci bene tra amici. Ma dovremo invece approfittare proprio di questo tempo di vacanza per scoprire qualcosa che ci tocchi profondamente dentro. Non ci può bastare ciò che ogni giorno troviamo sulla nostra strada: siamo fatti per Dio e questo bisogno dobbiamo coltivarlo. È la nostalgia dell'altro pane che Gesù promette di donarci: pane che è la vita del mondo e che ci rende simili a lui.
* Di fatto noi, presenti qui alla celebrazione eucaristica, siamo in attesa di "mangiare" il pane che Gesù spezza per noi, per rimanere tra noi. Lo abbiamo seguito: venendo qui ci siamo messi all'ascolto di lui, della sua parola. Ora siamo affamati non tanto di pane materiale - anzi a volte ne abbiamo fin troppo e lo sprechiamo -; siamo affamati e assetati del cibo che non perisce, che dà la vita eterna.

Il lampione o la stella?
"Perché alcuni uomini non amano Dio?", chiede Valentina, con gli occhi sereni sgranati. "Perché... perché... come faccio a spiegartelo? Ascolta. Ti ricordi quella notte, in montagna, quando abbiamo guardato il cielo? Era tutto buio intorno a noi, e le stelle lassù brillavano, tantissime. Il cielo era quasi bianco - ricordi? - e ogni cosa sembrava illuminata. Ma hai provato a guardare il cielo di notte, da una piazza di città illuminata da lampioni, luci al neon, pubblicità? La luce artificiale è troppo forte e le stelle quasi spariscono. Ma chi ha più luce: il lampione o la stella? E così anche per noi. Abbiamo attorno tante cose che ci sembrano importanti: i soldi, una vita comoda, il lavoro, la politica, i divertimenti... Queste cose ci sono attorno, ci bombardano, ci soffocano, vicinissime, insistenti... E la loro misera luce sembra più forte di quella immensa di Dio".


Umberto DE VANNA SDB

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