don Luciano Cantini "Piccolezza"

XXVI Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (27/09/2015)
Vangelo: Mc 9,38-43.45.47-48 
Non ci seguiva
La preoccupazione di Giovanni è anche lecita, quella di mantenere il gruppo dei discepoli unito, ma anche identificato e identificabile. Non c'era un ufficio brevetti in cui registrare un marchio o
una idea, non esisteva il copyright, neanche si ipotizzava l'idea di una proprietà intellettuale in modo da difendersi da appropriazioni indebite, da usi inappropriati.
Chi era quel tizio? Perché si permetteva di fare certe cose senza appartenere a quel gruppo che stava seguendo il Signore, non faceva la stessa strada con i discepoli.
A questa preoccupazione che esprime un po' di gelosia - da cui non siamo esenti e neppure le nostre comunità e gruppi -, si contrappone la risposta di Gesù che esprime una grande apertura: Non glielo impedite. Nessuno può immaginare perché quell'uomo cacciasse demòni, ma facendolo nel nome di Gesù, manifesta concretamente la sua comunione con lui. La sua azione e la reazione del Signore ci significa che ci sono altre strade, altri modi per entrare in relazione; la fede è un mistero che non è misurabile con i nostri parametri e i nostri schemi, l'orizzonte della fede è molto più ampio di quello delle comunità cristiane, delle aggregazioni e congregazioni.
Chi non è contro di noi è per noi
Eppure Gesù si identifica nel gruppo dei suoi discepoli, usa l'espressione noi che è rivelante. Lo fa per aiutare i suoi a rendere lo sguardo più lungimirante, capace di riconoscere i segni della fede anche altrove, ad uscire dai canoni delle abitudini e delle tradizioni consolidate. Gesù si oppone a ottiche ghettizzanti, i gruppi chiusi, intolleranti, intransigenti, non ci sono gli eletti o i privilegiati.
Marco raffigura un Gesù dai toni ecumenici, aperto a tutti i segni di verità diffusi nell'umanità tutta e che si manifestano anche in modo diverso. Nessuno ha il monopolio del bene e della verità.
Chi fa il bene, aiuta gli altri, chi si fa carico delle sofferenze, a qualsiasi gruppo appartenga, indipendentemente dalla religione o dalla filosofia, deve essere riconosciuto e accolto: Dio non fa preferenza di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga (At 10,34-35).
Gesù non ha chiesto a quel tizio di entrare a far parte del gruppo dei discepoli, da questo possiamo dedurre che non sia intenzione del Signore di creare una "religione" che legando a de gli uni escluda gli altri, quanto proporre uno "stile di vita", in "progetto" capace di includere tutti coloro che in un modo o in un altro sanno essere buoni con tutti (oggi si denigra tanto il "buonismo"!) e fare del bene a chiunque si trovi in necessità (Cfr. Mt 25,31-46).
Un bicchiere d'acqua
Un segno microscopico, quasi impercettibile, che ha il potere di darci la dimensione delle attenzioni dovute per essere capaci di riconoscere le piccole cose. È facile lasciarci abbagliare da segni eclatanti, ne andiamo alla ricerca, ne subiamo il fascino mentre un bicchiere d'acqua passa inosservato, specialmente quando viene offerto a noi. Di quel bicchiere il Signore sta parlando, quello che ci viene dato e di cui non comprendiamo la portata. È il bicchiere dei piccoli (Cfr. Mt 10,42) che ci chiede di diventare e di mantenerci nella piccolezza.
Chi scandalizzerà
Lo scandalo colpisce proprio i piccoli, o meglio la piccolezza, e se lo scandalo è colui o l'azione che allontana da Dio questo significa che la piccolezza è la dimensione stessa di Dio. È scandalo chi non riconosce il Dio della piccolezza, della povertà, del bisogno. Gesù ci dice che è meglio entrare nella vita mutilati piuttosto che mutilare la libertà dei piccoli, e la prima e più grande mutilazione e la disattenzione.
Entrare nella vita: la fede non è appartenenza ad un gruppo ma la dimensione della vita, è esperienza della vita piccola, perché piccoli sono quelli che credono in me.

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