Luca Desserafino sdb |"Non è bene che l'uomo sia solo".
4 ottobre 2015 | 27a Domenica - Tempo Ordinario B | Omelia
"Non è bene che l'uomo sia solo".
Questa affermazione di Dio che abbiamo sentito nella prima lettura, tratta dal libro della Genesi ci indica una verità fondamentale. L'uomo non può stare solo, perché? Perchè è immagine di Dio ed Egli non è solo, è, lo sappiamo, comunità trinitaria di amore.
Ma andiamo con ordine.
Il dono che Dio fa all'uomo, della creazione è un aiuto
allo stesso uomo perché non "sia solo", è il primo atto d'amore di Dio verso la sua creatura. Dio crea l'uomo capace di relazione, ecco perché non può stare solo, ecco perché ha bisogno di avere dei partner per svilupparsi nell'amore e nella comunione. Certo, la creazione è un grande dono che Dio fa, ma all'interno della creazione stessa, seppur tutta è attraversata dall'amore, ci sono degli essere più "adatti" a colloquiare con l'uomo.
La creatura che Dio dona all'uomo per potersi meglio esprimere nell'amore e nella comunione è proprio la donna.
Solo Dio poteva capire che l'uomo con la creazione, era sì contento, perché aveva molti partner, ma rischiava di essere infelice perché gli mancava un partner che potesse corrispondere in modo umano al suo amore.
Ed ecco che la creazione della donna come ci viene consegnata dalla Genesi, non avviene in un momento come un altro, ma ben specifico. La donna è si creata, possiamo dire, conologicamente dopo le altre creature, ma soltanto a lei è data la possibilità di essere una degna partner dell'amore umano, riflesso di quello divino.
L'alleanza d'amore che Dio vuole stipulare con gli uomini e che è l'unico Suo progetto, trova nella creazione la possibilità di esprimersi già nelle alleanze d'amore tra l'uomo e la donna. Infatti "l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un'unica carne". L'amore tra uomo e donna tende alla comunione, a fare di due una realtà sola, non perdendo la propria identità ma trasformandola nel reciproco dono d'amore.
I cristiani usano una parola per indicare che il rapporto d'amore fra due sposi è chiamato a non morire mai, essa è: indissolubile. Ma non si deve pensare ad un legame imposto dall'esterno, da una legge. Pensiamo, invece, che Dio, che ha chiamato gli sposi all'amore, li chiama a vivere un amore che non muore, perché cresce sempre e si rinnova.
L'amore sponsale è chiamato a superare ogni difficoltà presente e futura, un amore più forte delle difficoltà perché è un amore che proviene dal Padre e possiede la sua stessa forza.
Generezione e comunione, ecco le due caratteristiche dell'amore donato da Dio a ognuno di noi, suoi figli e figlie. Solo un amore così, capace di farsi dono, è degno dell'uomo e della donna, solamente amando come Gesù stesso ci ha testimoniato, l'umanità rende visibile e attua il progetto d'amore del Padre. La creazione non è finita, essa continua con la partecipazione alla generazione di ogni uomo e donna.
L'amore di Dio passa attraverso l'amore umano, e l'amore umano ha come fine l'amore trinitario di Dio. Questo è il dinamismo che Gesù ci ha mostrato con la sua vita. Comprendere che a questo amore ognuno di noi è chiamato, seppur con forme differenti, complementari, è darsi ragione di ciò che il cuore umano cerca, desidera, spera per se e per gli altri.
In questo modo, allora, possiamo capire che l'intervento di Gesù mosso in risposta al quesito dei farisei è stato dato ben più che a ragione. Dio non lascia mai solo il suo popolo, nemmeno con l'entrata nel mondo del peccato. Ma Egli fornisce tutti quegli strumenti affinché, nonostante il peccato, il popolo possa camminare verso la verità e la pienezza d'amore. Il dono della Legge che serve a regolare i rapporti è uno di questi strumenti.
Ma se la Legge diventa pretesto e strumento di inciampo, allora questa interpretazione è vana. Gesù è preoccupato di salvaguardare l'unità e la generatività dell'amore, ecco perché condanna ogni divisione dell'amore, e in questo caso la divisione di un uomo e una donna.
Chi ripudia separa unità e generazione, divide l'amore, e dunque commette adulterio, si pone fuori dal disegno d'amore del Padre.
Per accogliere l'amore, dono di Dio, Gesù ci indica un atteggiamento preciso, l'atteggiamento dei piccoli. Di coloro che ripongono la loro piena fiducia nell'amore di chi li ama. Così anche noi siamo chiamati a essere testimoni credibili di quell'amore che è eternamente durevole, e non eterno finchè dura.
Luca Desserafino sdb |
"Non è bene che l'uomo sia solo".
Questa affermazione di Dio che abbiamo sentito nella prima lettura, tratta dal libro della Genesi ci indica una verità fondamentale. L'uomo non può stare solo, perché? Perchè è immagine di Dio ed Egli non è solo, è, lo sappiamo, comunità trinitaria di amore.
Ma andiamo con ordine.
Il dono che Dio fa all'uomo, della creazione è un aiuto
allo stesso uomo perché non "sia solo", è il primo atto d'amore di Dio verso la sua creatura. Dio crea l'uomo capace di relazione, ecco perché non può stare solo, ecco perché ha bisogno di avere dei partner per svilupparsi nell'amore e nella comunione. Certo, la creazione è un grande dono che Dio fa, ma all'interno della creazione stessa, seppur tutta è attraversata dall'amore, ci sono degli essere più "adatti" a colloquiare con l'uomo.
La creatura che Dio dona all'uomo per potersi meglio esprimere nell'amore e nella comunione è proprio la donna.
Solo Dio poteva capire che l'uomo con la creazione, era sì contento, perché aveva molti partner, ma rischiava di essere infelice perché gli mancava un partner che potesse corrispondere in modo umano al suo amore.
Ed ecco che la creazione della donna come ci viene consegnata dalla Genesi, non avviene in un momento come un altro, ma ben specifico. La donna è si creata, possiamo dire, conologicamente dopo le altre creature, ma soltanto a lei è data la possibilità di essere una degna partner dell'amore umano, riflesso di quello divino.
L'alleanza d'amore che Dio vuole stipulare con gli uomini e che è l'unico Suo progetto, trova nella creazione la possibilità di esprimersi già nelle alleanze d'amore tra l'uomo e la donna. Infatti "l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un'unica carne". L'amore tra uomo e donna tende alla comunione, a fare di due una realtà sola, non perdendo la propria identità ma trasformandola nel reciproco dono d'amore.
I cristiani usano una parola per indicare che il rapporto d'amore fra due sposi è chiamato a non morire mai, essa è: indissolubile. Ma non si deve pensare ad un legame imposto dall'esterno, da una legge. Pensiamo, invece, che Dio, che ha chiamato gli sposi all'amore, li chiama a vivere un amore che non muore, perché cresce sempre e si rinnova.
L'amore sponsale è chiamato a superare ogni difficoltà presente e futura, un amore più forte delle difficoltà perché è un amore che proviene dal Padre e possiede la sua stessa forza.
Generezione e comunione, ecco le due caratteristiche dell'amore donato da Dio a ognuno di noi, suoi figli e figlie. Solo un amore così, capace di farsi dono, è degno dell'uomo e della donna, solamente amando come Gesù stesso ci ha testimoniato, l'umanità rende visibile e attua il progetto d'amore del Padre. La creazione non è finita, essa continua con la partecipazione alla generazione di ogni uomo e donna.
L'amore di Dio passa attraverso l'amore umano, e l'amore umano ha come fine l'amore trinitario di Dio. Questo è il dinamismo che Gesù ci ha mostrato con la sua vita. Comprendere che a questo amore ognuno di noi è chiamato, seppur con forme differenti, complementari, è darsi ragione di ciò che il cuore umano cerca, desidera, spera per se e per gli altri.
In questo modo, allora, possiamo capire che l'intervento di Gesù mosso in risposta al quesito dei farisei è stato dato ben più che a ragione. Dio non lascia mai solo il suo popolo, nemmeno con l'entrata nel mondo del peccato. Ma Egli fornisce tutti quegli strumenti affinché, nonostante il peccato, il popolo possa camminare verso la verità e la pienezza d'amore. Il dono della Legge che serve a regolare i rapporti è uno di questi strumenti.
Ma se la Legge diventa pretesto e strumento di inciampo, allora questa interpretazione è vana. Gesù è preoccupato di salvaguardare l'unità e la generatività dell'amore, ecco perché condanna ogni divisione dell'amore, e in questo caso la divisione di un uomo e una donna.
Chi ripudia separa unità e generazione, divide l'amore, e dunque commette adulterio, si pone fuori dal disegno d'amore del Padre.
Per accogliere l'amore, dono di Dio, Gesù ci indica un atteggiamento preciso, l'atteggiamento dei piccoli. Di coloro che ripongono la loro piena fiducia nell'amore di chi li ama. Così anche noi siamo chiamati a essere testimoni credibili di quell'amore che è eternamente durevole, e non eterno finchè dura.
Luca Desserafino sdb |
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