Luca Desserafino sdb"La legge del Signore è perfetta"

27 settembre 2015 | 26a Domenica - Tempo Ordinario B | Omelia
Il Vangelo di Marco ci presenta Gesù che continua a parlare ai discepoli, mentre prosegue il suo cammino verso Gerusalemme. È ancora viva la scena di domenica scorsa quando chiese loro di cosa stessero discutendo lungo la via dopo l'annuncio della passione. Essi non
risposero nulla; e a ragione. Stavano, infatti, dibattendo su chi di loro dovesse essere il primo, nonostante le tragiche parole di Gesù sulla sua morte.

Nel brano di questa domenica, Giovanni, uno dei dodici che aveva taciuto, questa volta si fa avanti e con tono sicuro dice: "Maestro, abbiamo visto uno che scacciava i demoni nel tuo nome e glielo abbiamo vietato, perché non era dei nostri". Povero Giovanni, non ha capito nulla! Gesù, ancora una volta, raccoglie tutti e, con pazienza, li ammaestra e li corregge insegnando loro il modo evangelico di comprendere e di giudicare la vita.

Non di rado anche noi ragioniamo come Giovanni. In realtà non è questo il modo per difendere la verità. In genere tale atteggiamento è teso a difendere i propri privilegi, le proprie posizioni, le proprie convinzioni, non guardando la sostanza delle cose che deve essere la salvezza delle persone.

Non si difende la verità salvaguardando i propri privilegi, magari passando sopra le persone. Nel libro dei Numeri, a dimostrare quanto una tale mentalità sia radicata nel cuore degli uomini, è riportato un episodio analogo, l'abbiamo ascoltato, accaduto agli inizi del cammino del popolo d'Israele.

Giosuè è informato che due uomini qualunque, non facenti parte del gruppo dei settanta responsabili d'Israele e senza avere un apposito mandato, si sono messi a profetizzare. La sua reazione è immediata. Corre stizzito e preoccupato da Mosé per chiedergli che impedisca ai due, che non fanno parte del gruppo prescelto, di parlare. Mosé risponde al giovane e zelante capo: "Sei tu geloso per me? Fossero tutti profeti nel popolo del Signore e volesse il Signore dare loro il suo spirito!".

Quel che preoccupa Giosuè, come pure Giovanni e gli altri discepoli , ieri come oggi, non è la guarigione dei malati e la liberazione dei posseduti dagli spiriti, ma il proprio gruppo e la propria istituzione, o meglio il proprio interesse, il proprio potere garantito nel gruppo o nell'istituzione. Non è questo il pensiero di Gesù. Il suo cuore è più largo del cuore dei discepoli, senza confini è la sua misericordia per i deboli e i poveri.

Con decisione perciò Gesù risponde a Giovanni e agli altri: "Non glielo proibite, perché non c'è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito dopo possa parlare male di me. Chi non è contro di noi, è per noi". Il bene, dovunque esso sia e da chiunque è compiuto, viene sempre da Dio. Chi aiuta i bisognosi, chi sostiene i deboli, chi conforta i disperati, chi esercita l'accoglienza, chi promuove l'amicizia, chi si adopera per la pace, chi è pronto al perdono, costui viene sempre da Dio.

Dio rompe ogni schematismo ed è presente dovunque c'è amore, bontà, pace e misericordia. Dio sta in quell'assetato a cui viene dato un bicchiere d'acqua, in quell'affamato a cui viene offerto un pezzo di pane, in quel disperato a cui viene rivolta una parola d'amore. La Chiesa custodisce questa verità evangelica anche se non ne è la detentrice unica, e per la chiarezza del dono che Dio le ha fatto deve praticarla e predicarla con forza. Sarebbe davvero triste restringere la forza miracolosa della misericordia di Dio nella misura stretta dei nostri schemi e delle nostre logiche.

Lo spirito di Dio è davvero grande e senza confini, beati noi se sappiamo riconoscerlo ed accoglierlo! Anzi, dice l'Apostolo, dobbiamo stare attenti a non affliggerlo. Ecco perché sono sciocche certe dispute su questa o su quella esperienza solo perché non rientra nel nostro scema logico di interpretazione. Abbiamo bisogno di una visione larga che ci faccia intuire l'azione dello Spirito di Dio nel mondo.

Non dobbiamo rattristarci, o stupirci, come l'apostolo Giovanni, se vediamo che altre persone non facenti parte del "gruppo" scacciano i demoni.
Gesù gioì vedendo che tanti guarivano e tornavano sani: "la gioia del Signore è l'uomo vivente" , dice sant'Ireneo. Grande fu la sua letizia nella creazione, dal primo giorno sino al culmine della sua opera quando creò l'uomo e la donna.

L'autore biblico sottolinea: "e Dio vide che era una cosa buona". Questa deve essere anche la gioia del discepolo. Sì, dovremmo tutti gioire del bene che vediamo nel mondo, da chiunque viene compiuto e in qualunque parte viene realizzato. Il bene nasce sempre da Dio, che è "fonte di ogni bene", come canta la Liturgia.
Le parole durissime che Gesù pronuncia nella seconda parte del brano evangelico sottolineano, con un linguaggio iperbolico, qual è la via del discepolo: "Se la tua mano, o il tuo piede, o il tuo occhio ti scandalizzano tagliali... è meglio entrare monchi nel regno di Dio, che essere gettati sani nella Geenna".

Essere di scandalo vuol dire far inciampare e cadere, o comunque non sostenere chi è debole e bisognoso di conforto. Noi pensiamo che la felicità stia nel conservare se stessi, nel camminare indenni in mezzo a questo mondo, nel non perdere mai nulla. Al contrario, dice e ci fa vedere Gesù, la felicità sta nello spendersi per il Vangelo, nel dare la propria vita per gli altri. Per questo vale la pena fare sacrifici.

L'amore , del resto, chiede sempre qualche taglio, esige sempre qualche rinuncia. Non si tratta ovviamente di mutilazioni da realizzare, bensì di cambiamenti da attuare negli atteggiamenti e nel cuore. Noi, infatti, potremmo avere gli occhi puntati solo su noi stessi; le mani operose solo per le nostre cose; i piedi che si muovono solo per i nostri affari. Togliamoci almeno un occhio di dosso e saremo certamente più felici.

Usiamo almeno una mano per aiutare chi soffre e gusteremo la stessa gioia di Gesù. Muoviamo i nostri passi sulla via del Vangelo e saremo testimoni dell'amore di Dio. Così comprenderemo quanto dice Gesù: "Chi vuol salvare la propria vita la perde; chi perde la sua vita per il Vangelo la ritrova".

Luca Desserafino sdb

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