D. Mario MORRA SDB "La carità, è l'anima della missione"

18 ottobre 2015 | 29a Domenica - Tempo Ordinario B | Omelia
"La carità, è l'anima della missione"
Nel Vangelo di oggi, per la terza volta, Gesù parla della sua passione, morte e risurrezione, ed ancora gli Apostoli rivelano la loro totale incomprensione. La prima volta è Pietro a reagire a nome di tutti: "Maestro questo non ti accadrà mai!" e si sente rispondere da Gesù: "va' lontano da me, diavolo tentatore, perché tu ragioni con la mentalità degli uomini e non secondo il pensiero di Dio". La seconda volta, mentre Gesù parla della sua passione e morte, gli Apostoli discutono chi sia il più grande tra di loro, il più importante. Questa volta due di essi, Giacomo e Giovanni fratelli, hanno la sfrontatezza di chiedere, e l'arroganza di ottenere, i primi posti!
Gesù che ha sempre detto chiaramente "chi perderà la propria vita per causa mia e per il Vangelo la salverà", che cioè il suo discepolo deve essere disponibile a mettere in gioco la propria vita per il Vangelo; ed ancora "se uno vuol essere il primo (nel regno di Dio) sia l'ultimo ed il servo di tutti", ai due fratelli risponde "voi non sapete che cosa domandate!". 
Certo non hanno capito nulla di quanto Gesù ha detto poco prima: egli parla della imminente passione e morte che dovrà subire, ed essi non pensano ad altro che ad avere un posto di privilegio e di prestigio nel regno. Gesù cerca di smorzare la loro ambizione e di portarli alla cruda realtà che lo attende a Gerusalemme: "Potete bere il calice che io bevo, o ricevere il battesimo con cui io sarò battezzato?"; potete assumere il calice del dolore e della sofferenza, ed affrontare il battesimo di sangue e di martirio? Giacomo e Giovanni, con presunzione, pari ad una enorme incoscienza, rispondono "Lo possiamo!" Gesù risponde che il calice lo berranno ed il battesimo di sangue lo avranno (affronteranno cioè il martirio per il Vangelo), ma "sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato", è dono di Dio, è grazia del Padre, nessuno può pretenderlo.
All'udire la pretenziosa richiesta dei due fratelli, gli altri Apostoli "si sdegnarono"; non certo per l'inopportunità della richiesta, quanto piuttosto per invidia, per gelosia, che nascondeva in essi un'ambizione non minore. Quasi a dire: "E noi chi siamo? Perché a voi due i posti privilegiati?…"
Quanto è stato difficile per gli Apostoli entrare nella mentalità di Gesù, nel suo modo di ragionare, entrare nel disegno del Padre, che prevede come via obbligata per arrivare alla gloria, quella della croce, del sacrificio, dello spendersi per amore di Dio e dei fratelli; la via del dono totale di sé! 
È il messaggio che riceviamo anche dal profeta Isaia nel brano della 1a lettura. 
Gesù aggiunge subito: "Chi vuol essere grande tra di voi, si farà vostro servitore, e chi vuol essere il primo tra voi, sarà il servo di tutti" e lascia se stesso come esempio.
È tutta qui la concezione cristiana ed evangelica del potere, inteso come servizio disinteressato, come un donarsi agli altri ed uno spendersi per il bene degli altri… Dobbiamo tutti educarci a questa scuola, perché tutti abbiamo dei doveri nei riguardi degli altri: nell'ambito della famiglia, nell'ambiente di lavoro, nella comunità civile e religiosa. 
Le capacità che possediamo ci sono state date in dono, ed hanno significato solo se diventano servizio, se diventano dono agli altri.
Le difficoltà che incontriamo nel realizzare questo progetto non debbono spaventarci. 
La Lettera agli Ebrei (2a lett.) ci ricorda che "non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia compatire le nostre infermità, essendo stato lui stesso provato in ogni cosa, come noi, escluso il peccato. Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia… per essere aiutati al momento opportuno". 
Questo trono di grazia, in cui possiamo trovare misericordia ed aiuto, è il Vangelo, la Parola di Dio, ed il Tabernacolo con l'Eucaristia, il Sacramento attraverso il quale Gesù vivo e risorto si dona a noi. 
Accogliamo con cuore aperto il dono della Parola e dell'Eucaristia: Gesù ci comunicherà il suo spirito e ci educherà alla sua scuola di sacrificio e di amore.

Oggi la giornata Missionaria Mondiale ci porta a pensare ai tanti Missionari, religiosi e laici, che hanno letteralmente sacrificato e sacrificano la propria vita per portare un aiuto di bontà e di fraternità, che è sempre annuncio del Vangelo, a tanti nostri fratelli e sorelle in estrema povertà. 
Il Papa Benedetto XVI, in un messaggio per questa giornata ci ricorda: "La carità, è l'anima della missione". "La missione se non è orientata dalla carità, se non scaturisce cioè da un profondo atto di amore divino, rischia di ridursi a mera attività filantropica e sociale. L'amore che Dio nutre per ogni persona costituisce, infatti, il cuore dell'esperienza e dell'annunzio del Vangelo, e quanti l'accolgono ne diventano a loro volta testimoni. 
L'amore di Dio che dà vita al mondo è l'amore che ci è stato donato in Gesù, Parola di salvezza, icona perfetta della misericordia del Padre celeste. Il messaggio salvifico si potrebbe ben sintetizzare allora nelle parole dell'evangelista Giovanni: "In questo si è manifestato l'amore di Dio per noi: Dio ha mandato il suo unigenito Figlio nel mondo, perché noi avessimo la vita per lui" (1 Gv 4,9). 
Il mandato di diffondere l'annunzio di questo amore fu affidato da Gesù agli Apostoli dopo la sua risurrezione, e gli Apostoli, interiormente trasformati il giorno della Pentecoste dalla potenza dello Spirito Santo, iniziarono a rendere testimonianza al Signore morto e risorto. Da allora, la Chiesa continua questa stessa missione, che costituisce per tutti i credenti un impegno irrinunciabile e permanente".

L'Ausiliatrice, Madre di misericordia e di grazia, ci aiuti a non lasciare cadere nel nulla tanti esempi di dedizione, di bontà e di servizio evangelico.
D. Mario MORRA SDB 

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