Fr. Michael A. Perry, OFM“Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso

Fraternità Beato Gabriele M. Allegra Roma, 11 novembre 2015 Riflessione sulla Misericordia Fr. Michael A. Perry, OFM – Ministro generale “Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso” (Lc 6,36-38) Carissimi Fratelli, stasera ci
siamo presi un po’ di tempo per ascoltare insieme la Parola di Dio. Insieme vogliamo scoprire cosa significasse questa Parola per i contemporanei di Gesù. Ci caleremo nel contesto in cui è nato questo brano della Sacra Scrittura. Insieme ne approfondiremo il valore profondo e composito per la nostra vita. Credo sia già chiara la motivazione per cui ho scelto questo testo del Vangelo secondo Luca che parla della misericordia come stile di vita. Ormai, infatti, siamo alle porte dell’Anno giubilare della Misericordia, annunciato da Papa Francesco nella Misericordiae vultus, il quale ci ricorda: “Come si nota, la misericordia nella Sacra Scrittura è la parola-chiave per indicare l’agire di Dio verso di noi. Egli non si limita ad affermare il suo amore, ma lo rende visibile e tangibile. L’amore, d’altronde, non potrebbe mai essere una parola astratta. Per sua stessa natura è vita concreta: intenzioni, atteggiamenti, comportamenti che si verificano nell’agire quotidiano” (Mv 9), come abbiamo sentito nella seconda parte del brano evangelico. “Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso” (Lc 6,36). Nell’Antico Testamento la misericordia è un elemento fondamentale dell’essere e dell’agire di Dio. Come dice il Salmo 116: “Pietoso e giusto è il Signore, / il nostro Dio è misericordioso” (Sal 116,5). Nel concetto espresso dal termine hesed ritroviamo insieme l’idea di gentilezza, di giustizia e di misericordia. Questa sgorga dalla generosità e dalla sovrabbondanza; trabocca senza misura per il bene altrui. La misericordia è anche direttamente collegata alla giustizia, ossia al vivere in giusta relazione con sé stessi, con gli altri e con Dio. Ancora, la misericordia è la sorgente dell’effusione della compassione, che, nel contesto più ampio del Vangelo secondo Luca, e da quanto emerge anche nel contesto del brano che ci è stato proclamato è la capacità di entrare profondamente nell’esperienza esistenziale dell’altro, del povero e dell’emarginato, come è avvenuto per san Francesco d’Assisi, che nel suo Testamento scrive: “Quando ero nei peccati mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi e il Signore stesso mi condusse tra loro e usai con essi misericordia” (Test 1-2). Un altro concetto chiave della nozione biblica di misericordia è questo: è riversata allo stesso modo su chi la merita e su chi non la merita. Dio non ha dei favoriti. L’offerta di hesed, di misericordia, l’invito a entrare nell’alleanza d’amore di Dio, è un dono che Dio ci offre nonostante noi non meritiamo quest’offerta di amore e di accoglienza senza limiti. Nel messaggio di annuncio della Giornata Mondiale della Gioventù 2016 Papa Francesco presenta la natura della misericordia di Dio in riferimento a un altro termine ebraico: rahamim, che sta ad indicare le viscere. Questa parola annuncia chiaramente che la misericordia di Dio fluisce da dentro, dal cuore, e “richiama in particolare il grembo materno, facendoci comprendere l’amore di Dio per il suo popolo come quello di una madre per il suo figlio. Così ce lo presenta il profeta Isaia: «Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se costoro si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai» (Is 49,15). Un amore di questo tipo implica fare spazio all’altro dentro di sé, sentire, patire e gioire con il prossimo” (https://w2.vatican.va/content/francesco/en/apost_letters/documents/papafrancesco_bolla_20150411_misericordiae-vultus.html). Mi ricordo di una visita in Rwanda, dopo l’orrendo e indimenticabile genocidio del 1994, nel quale furono assassinati più di ottocentomila innocenti – uomini, donne e bambini – a causa di una lunga storia di violenza, esclusione sociale e manipolazione politica delle identità, 2 compresa l’identità cristiana, in quanto più dell’85% della popolazione che direttamente o indirettamente commetteva atti di genocidio era cattolica. Mentre ero in visita ho partecipato a diversi atti comunitari di riconciliazione, durante i quali alcuni membri di piccole comunità cristiane circostanti chiedevano perdono. Durante una visita, un giovane Hutu di nome Pierre, che era coinvolto insieme ad altri in atti di violenza contro i loro vicini Tutsi, ha confessato la sua colpa e chiesto perdono. Tra i presenti c’erano tre donne Tutsi che avevano perso i loro mariti e i loro figli nel genocidio. Ricordo che c’è stata una pausa, un momento di silenzio, quasi per lasciare che la voce dei defunti si manifestasse, alla ricerca di una liberazione che permettesse loro di trovare pace. Alla fine del silenzio, il catechista laico ha chiesto alle tre donne di commentare o replicare alla confessione del giovane assassino. La prima donna, Grace, ha ammesso di aver serbato odio e rancore nel suo cuore contro tutti coloro che avevano ucciso suo marito Charles e i suoi loro tre figli, Grace, Diue-Donné e Filobert. Mentre le lacrime le solcavano il viso, la donna ha guardato il giovane Hutu e gli ha detto che lei non ce la faceva più a tenere in cuore tutto quell’odio. Ha aggiunto che Dio aveva salvato altri membri della sua famiglia e anche lei e ha espresso il suo profondo desiderio: che suo marito e i suoi figli potessero riposare in pace. Le altre due donne presenti, che avevano perso i loro cari, hanno pronunciato più o meno le stesse parole e hanno invocato la misericordia di Dio su tutti i responsabili delle azioni violente del genocidio, chiedendo il perdono e la misericordia di Dio per gli autori di tali atti. Inoltre hanno perdonato Pierre e gli altri. Credo non dimenticherò mai le parole, i volti e gli atti di coraggio fedele di queste tre donne. Esse sono arrivate ad ammettere che, per poter sperimentare appieno il potere liberante della misericordia e della riconciliazione di Dio nella loro vita, esse stesse dovevano diventare misericordiose, lasciando che la riconciliazione guidasse la loro vita e le loro relazioni. Carissimi fratelli, accogliamo l’invito di Gesù: “Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso” (Lc 6,36)

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