Domenico MACHETTA SDB " Maria Immacolata "

8 dicembre 2015 | Maria Immacolata - Avvento Anno C | Appunti per Lectio
Nel cuore dell'Avvento viene celebrata la Concezione immacolata di Maria, nove mesi prima dell'otto settembre, festa della Natività.
Maria è certamente la figura centrale nell'Avvento.
1ª LETTURA: Gn 3,9-15.20
La prima lettura ci presenta la dinamica del peccato: è la nostra storia.

L'uomo dà la colpa alla donna e la donna al serpente. Discolparsi,
autogiustificarsi. Conosciamo questa manovra. Gettare la colpa fuori di sé, sulla società, sull'ambiente, sull'educazione avuta, sul sistema nervoso, sul diavolo. Ma il diavolo entra quando gli apriamo la porta! Un atto di orgoglio, per esempio, è una fessura per il mondo satanico. Sulla nudità e sulla vergogna si è discusso molto in passato.
Ma "nudità" nella Bibbia che cosa significa? La veste è simbolo di dignità, dunque la nudità è simbolo di umiliazione, povertà, miseria.
L'uomo, nel peccato, davanti al suo limite, si vergogna. Nell'armonia l'uomo accoglie il suo limite, la sua dipendenza da Dio.

È infranta l'armonia tra l'uomo e la donna e tra l'umanità e la creazione.
Il peccato che origina tutti i peccati (peccato originale) consiste nell'essere menzogna e affermare il contrario. La menzogna è la radice di tutti i mali. L'antimenzogna è la luce. Dio è luce! Satana naviga sempre nel torbido. Il serpente, appena apre bocca, dice una menzogna: "È vero che Dio ha detto: "Non dovete mangiare di alcun albero del giardino"?". Dio non ha proprio detto così.
Dunque l'uomo e la donna sono alle prese con il Nemico. Questa pagina viene chiamata protoevangelo, primo vangelo, cioè prima bella notizia, perché si annuncia la vittoria
della stirpe della donna. "Questa ti schiaccerà la testa".
La traduzione della Bibbia greca dei Settanta è interessantissima, fa già una "lectio divina" ardita. Dice: "Egli ti schiaccerà la testa!". In greco c'è un misterioso "egli" (maschile) che non si riferisce a seme (stirpe); seme in greco è neutro. In questo maschile che esce fuori con audacia non si può non vedere un personaggio preciso, il nuovo Adamo, il Messia.
Ma l'audacia più forte è nella Vulgata latina: non c'è un neutro e neppure un maschile, ma addirittura un femminile: "Ipsa conteret caput tuum!".
È la madre della nuova "stirpe" che schiaccia la testa al serpente.
Per questa "Donna" noi oggi facciamo festa, lodando le meraviglie del Signore.

VANGELO: Lc 1,26-38

È la festa della Donna, la cui stirpe schiaccia la testa al serpente antico, la Donna diventata "il contrappeso della disobbedienza e dell'incredulità, presenti nel peccato dei progenitori", secondo l'espressione del Papa Giovanni Paolo II nella Redemptoris Mater (n. 19).

Allora guardiamo bene il testo di Lc 1,26-38. Intanto è interessante notare che il brano si apre e si chiude con la parola "angelo" (lo si nota soprattutto nel greco e nel latino), e questo non è secondario, perché l'attore principale è Dio, la Trinità. Il divino fa irruzione nella storia, si riapre il dialogo tra cielo e terra, si compie il sogno di Giacobbe, gli angeli tornano ad essere "di casa" sulla terra. Maria è in quello stato di "passività" deprecato dal mondo, per il quale conta solo chi realizza; ma noi sappiamo bene che Maria è più che mai in posizione di attacco in quel suo atteggiamento di pura accoglienza, per cui Dio può fare da Signore e riversare nel suo grembo tutta la sua gioia.
Quel "chaire" con cui Gabriele la saluta è ben più che un semplice saluto; è il compiersi di tutti gli annunci gioiosi dei profeti; è il saluto della Trinità che da Maria percorrerà la terra facendola esultare di gioia: "Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo" (Lc 1,44).

Luca presenta l'Annunciazione come la Pentecoste di Maria ("Lo Spirito Santo scenderà su di te"), che diventa vera immagine-matrice della Chiesa, per cui ogni cristiano e ogni comunità ecclesiale dovranno sempre confrontarsi con questo modello unico e insostituibile. Qui emerge naturalmente il tema della "grazia", annunciato con forza da quel participio perfetto passivo: "kecharito¯méne¯", che noi faticosamente riusciamo a tradurre nelle nostre lingue; ci accontentiamo di quel "piena di grazia", anche se non emerge come nel greco l'esclusiva azione di Dio e la pura accoglienza di Maria. È il nome nuovo dato dall'alto, come era stato annunciato: "Ti si chiamerà con un nome nuovo che la bocca del Signore avrà indicato" (Is 62,2). Maria è lì, tutta protesa (che è il contrario di "ripiegata") con quell'atteggiamento interiore che la Bibbia chiama "timore di Dio".

Il timor di Dio è la percezione della trascendenza; è l'atteggiamento di chi sa cogliere, nel frastuono delle cose, il silenzio dell'eternità; è quel senso di stupore e di umiltà di chi si accorge del mistero che bussa continuamente alla nostra porta. Maria ha il timore di Dio perché è vuota di sé. È tutta protesa verso il progetto di Dio.
Attenzione alla diversità delle domande poste a Gabriele da Zaccaria e da Maria. Zaccaria dice: "Come posso conoscere io questo?" (Lc 1,18). Il soggetto di questa espressione è "io". Zaccaria è preoccupato di sé. Maria invece pone questa domanda: "Come è possibile questo? Quomodo fiet istud?" (Lc 1,34). Il soggetto è "questo" (istud). Cioè chiede come deve comportarsi, dal momento che è vergine, per compiere la volontà di Dio.
Maria arde dal desiderio di fare ciò che Dio vuole, anche se non ne comprende la portata. Lo esprime bene il verbo greco all'ottativo, un modo che noi non abbiamo:
"Avvenga di me quello che hai detto". Maria si proclama schiava volontaria del suo Signore. La grandezza di Maria sta in questa sua consegna, che diventa per la Chiesa e per ogni credente il segreto della vera fecondità e della vera beatitudine.
Domenico MACHETTA

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