FIGLIE DELLA CHIESA LECTIO DIVINA "A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? "

IV Domenica di Avvento
Anno C
Antifona d'ingresso
Stillate dall’alto, o cieli, la vostra rugiada
e dalle nubi scenda a noi il Giusto;
si apra la terra e germogli il Salvatore. (Is 45,8)

Non si dice il Gloria.



Colletta
Infondi nel nostro spirito la tua grazia, o Padre,
tu, che nell’annunzio dell’angelo
ci hai rivelato l’incarnazione del tuo Figlio,
per la sua passione e la sua croce
guidaci alla gloria della risurrezione.

Oppure: 
O Dio,
che hai scelto l’umile figlia di Israele
per farne la tua dimora,
dona alla Chiesa una totale adesione al tuo volere,
perché imitando l’obbedienza del Verbo,
venuto nel mondo per servire,
esulti con Maria per la tua salvezza
e si offra a te in perenne cantico di lode.

PRIMA LETTURA (Mi 5,1-4a)
Da te uscirà per me colui che deve essere il dominatore in Israele.
Dal libro del profeta Michèa

Così dice il Signore:
«E tu, Betlemme di Èfrata,
così piccola per essere fra i villaggi di Giuda,
da te uscirà per me
colui che deve essere il dominatore in Israele;
le sue origini sono dall’antichità,
dai giorni più remoti.
Perciò Dio li metterà in potere altrui,
fino a quando partorirà colei che deve partorire;
e il resto dei tuoi fratelli ritornerà ai figli d’Israele.
Egli si leverà e pascerà con la forza del Signore,
con la maestà del nome del Signore, suo Dio.
Abiteranno sicuri, perché egli allora sarà grande
fino agli estremi confini della terra.
Egli stesso sarà la pace!».

SALMO RESPONSORIALE (Sal 79)
Rit: Signore, fa’ splendere il tuo volto e noi saremo salvi.
Tu, pastore d’Israele, ascolta,
seduto sui cherubini, risplendi.
Risveglia la tua potenza
e vieni a salvarci. Rit:

Dio degli eserciti, ritorna!
Guarda dal cielo e vedi
e visita questa vigna,
proteggi quello che la tua destra ha piantato,
il figlio dell’uomo che per te hai reso forte. Rit:

Sia la tua mano sull’uomo della tua destra,
sul figlio dell’uomo che per te hai reso forte.
Da te mai più ci allontaneremo,
facci rivivere e noi invocheremo il tuo nome. Rit:

SECONDA LETTURA (Eb 10,5-10) 
Ecco, io vengo per fare, o Dio, la tua volontà.
Dalla lettera agli Ebrei

Fratelli, entrando nel mondo, Cristo dice:
«Tu non hai voluto né sacrificio né offerta,
un corpo invece mi hai preparato.
Non hai gradito
né olocausti né sacrifici per il peccato.
Allora ho detto: “Ecco, io vengo
– poiché di me sta scritto nel rotolo del libro –
per fare, o Dio, la tua volontà”».
Dopo aver detto: «Tu non hai voluto e non hai gradito né sacrifici né offerte, né olocausti né sacrifici per il peccato», cose che vengono offerte secondo la Legge, soggiunge: «Ecco, io vengo per fare la tua volontà». Così egli abolisce il primo sacrificio per costituire quello nuovo. Mediante quella volontà siamo stati santificati per mezzo dell’offerta del corpo di Gesù Cristo, una volta per sempre.

Canto al Vangelo (Lc 1,38) 
Alleluia, alleluia.
Ecco la serva del Signore:
avvenga per me secondo la tua parola.
Alleluia.

VANGELO (Lc 1,39-45) 
A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me?
+ Dal Vangelo secondo Luca

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».

Preghiera sulle offerte
Accogli, o Dio, i doni che presentiamo all’altare,
e consacrali con la potenza del tuo Spirito,
che santificò il grembo della Vergine Maria.

PREFAZIO DELL’AVVENTO II 
L’attesa gioiosa del Cristo 

È veramente cosa buona e giusta renderti grazie
e innalzare a te l’inno di benedizione e di lode,
Dio onnipotente ed eterno,
per Cristo nostro Signore.
Egli fu annunziato da tutti i profeti,
la Vergine Madre l’attese e lo portò in grembo
con ineffabile amore,
Giovanni proclamò la sua venuta
e lo indicò presente nel mondo.
Lo stesso Signore,
che ci invita a preparare il suo Natale
ci trovi vigilanti nella preghiera, esultanti nella lode.
Per questo dono della tua benevolenza,
uniti agli angeli e ai santi,
con voce unanime
cantiamo l’inno della tua gloria: Santo...

Oppure:

PREFAZIO DELL’AVVENTO II/A 
Maria nuova Eva 

È veramente giusto rendere grazie a te,
Padre santo, Dio onnipotente ed eterno.
Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti glorifichiamo,
per il mistero della Vergine Madre.
Dall’antico avversario venne la rovina,
dal grembo verginale della figlia di Sion
è germinato colui che ci nutre con il pane degli angeli
ed è scaturita per tutto il genere umano
la salvezza e la pace.
La grazia che Eva ci tolse ci è ridonata in Maria.
In lei, madre di tutti gli uomini,
la maternità, redenta dal peccato e dalla morte,
si apre al dono della vita nuova.
Dove abbondò la colpa, sovrabbonda la tua misericordia
in Cristo nostro salvatore.
E noi, nell’attesa della sua venuta,
uniti agli angeli e ai santi,
cantiamo l’inno della tua lode: Santo...

Antifona di comunione
Ecco, la Vergine concepirà e darà alla luce un Figlio:
sarà chiamato Emmanuele, Dio con noi. (Is 7,14)

Oppure: 
Beata sei tu, Vergine Maria, perché hai creduto al compimento
delle parole del Signore. (cf. Lc 1,45)

Preghiera dopo la comunione
O Dio, che ci hai dato il pegno della vita eterna,
ascolta la nostra preghiera:
quanto più si avvicina
il gran giorno della nostra salvezza,
tanto più cresca il nostro fervore,
per celebrare degnamente il Natale del tuo Figlio.

Lectio
Siamo ormai alla vigilia del Natale: tutto è pronto, o quasi. Oggi, ad accompagnarci nell’ultimo tratto di strada, troviamo Elisabetta. Luca ci presenta un racconto con due splendide protagoniste, Maria ed Elisabetta; ed è proprio Elisabetta a pronunciare il più bel ritratto della Madonna di tutte le Scritture, con quel “Benedetta tu fra tutte le donne, e benedetto il frutto del tuo grembo!”. Elisabetta è una donna illuminata dalla fede, che, nello Spirito, diventa lode a Dio.
Nella sua fede aperta alla speranza, alla conversione e allo stupore, Elisabetta è un modello per tutti i cristiani, soprattutto in questo momento ormai vicino al Natale, in cui i molti rumori rischiano di soffocare il valore del dono e della festa.
Tutti i segni sono compiuti: Elisabetta ha avuto un figlio, ora il bimbo che porta dentro di sé ha sussultato all’arrivo di Maria. Davvero la nascita del Messia è vicina.
E noi? Sappiamo accoglierla? Come ci prepariamo? Troveremo la forza di reagire come Elisabetta, capace di cogliere i segni e di trasformarli subito in lode a Dio? L’invito è chiaro: aprire il cuore alla grazia, lasciare che lo spirito entri dentro di noi, ci riempia della luce del Natale e renda noi stessi capaci di illuminare.
Rallegriamoci con Elisabetta, il Signore è vicino!
Contempliamo Maria mentre frettolosa va da Elisabetta portando il Cristo, per nulla distratta dal suo tesoro, dominata da Colui che porta in grembo. Ispirati da questo sguardo devotamente riservato vivremo e andremo incontro al Signore, e lo annunceremo, prima con il mistero della nostra vita contenta, ricca di vero bene e poi con le parole della nostra bocca.
Chiediamo al Signore che viene di dire la nostra fede come Maria che sa credere e mettersi in viaggio e lodare, come Elisabetta che sa benedire, come Giovanni che sa danzare.

v. 39: In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda.
"In fretta". Maria si incammina immediatamente verso la casa di Elisabetta dopo aver accolto con gioia l'annuncio della sua prossima maternità e dopo avervi dato l'assenso; si muove con sollecitudine affrontando tutti gli imprevisti e i pericoli del viaggio ormai investita dalla presenza sconvolgente del Signore.
Ella si dirige rapidamente verso il villaggio in Giudea, perché la grazia ricevuta da sua cugina Elisabetta, che diventerà mamma, la riempie di gioia. Maria è una donna concreta: ha ascoltato e riflettuto, ora agisce. La grazia dello Spirito Santo non ammette lentezze. Così si reca da Elisabetta e si ferma, lei giovane, ad aiutare l’anziana parente.

vv. 40-45: Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore».
Due donne nell'attesa d'essere madri, abitate da figli speciali, si incontrano ed è un incontro di gioia! Esse sono due santuari: casa di Dio e casa dell'umanità nuova, grembo carico di cielo e di futuro.
Il saluto di Maria ha un effetto sorprendente su Elisabetta e sul bambino. Tutti e due sono riempite di Spirito Santo. Elisabetta accoglie Maria nello spirito della fede: esulta alla sua presenza e non esita a riconoscerla "Madre del mio Signore", (Kyrios, titolo destinato al re – Salmo 110,1 - e ai sovrani - Sir 51,10 ) e ad intravedere in Lei il luogo in cui si realizza l'incarnazione del Verbo, del Messia tanto atteso dalle genti, il Salvatore che verrà a liberare il popolo dalla schiavitù del peccato e ad instaurare il Regno di Dio.
Elisabetta sente il bambino sussultare dentro di sé, come fece tempo prima Davide davanti all’arca dell’Alleanza, durante il suo viaggio a Gerusalemme (2Sam 6,1-15).
Maria è la nuova arca dell’Alleanza, davanti alla quale il bambino esprime la sua gioia. Dal bambino l’azione dello Spirito è trasmessa anche ad Elisabetta. Sotto l’ispirazione dello Spirito, Elisabetta conosce il mistero del messaggio dell’angelo a sua cugina Maria, e la riconosce “felice” a motivo della fede con la quale lei l’ha ricevuto.
Maria va dalla cugina per un servizio di casa, Elisabetta le restituisce l’ufficio divino della lode. La testimonianza di Elisabetta è la più antica testimonianza della venerazione della prima Chiesa per la Madre del Salvatore.

vv. 46-48: Allora Maria disse: «L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva.
Luca contempla l'abbraccio di due donne. Il Magnificat non nasce nella solitudine, ma in uno spazio di tenerezza.
Dio viene incontro nelle relazioni, è mediato da uomini, da incontri, da dialoghi, da abbracci. Maria, che ha aderito al messaggio dell’angelo, vive in uno stato di vera beatitudine. Per questo è capace di celebrare quanto Dio ha operato in lei e quanto opera in ogni credente, prima di tutto la salvezza. Ma è anche stupita e ammirata che la scelta di Dio, che la rende Madre del Messia, sia caduta proprio su di lei, giovane e modesta donna di un villaggio sperduto. Si compie così ciò che annuncia la profezia di Michea su Betlemme: l’umiltà delle origini come punto per il rinnovamento della casa di Davide e la provenienza del re ideale.
L’umiltà di Maria costituisce l’origine del re atteso che è pace lui stesso (cfr Ef 2,14).

Appendice
La lettura del santo Vangelo che abbiamo ascoltato ci annuncia il principio della nostra redenzione che dobbiamo sempre venerare e ci raccomanda il rimedio salutare dell'umiltà, che dobbiamo sempre imitare.
Poiché infatti il genere umano, piagato dalla peste della superbia, era andato in rovina, bisognava che l'inizio della futura salvezza offrisse subito la medicina dell'umiltà per risanarlo.
E poiché la morte era subentrata nel mondo a causa della sconsiderazione di una donna che si era fatta ingannare, fu conveniente che, a segno della vita che tornava, due donne devote si affrettassero, una prima dell'altra, all'ossequio dell'umiltà e della pietà reciproca. ...
Dopo che la Vergine meritò di essere esaltata dall'apparizione e dalle parole dell'angelo, dopo che apprese che doveva essere glorificata da un parto divino, non insuperbì affatto per i doni celesti quasi che fossero merito suo, ma per essere sempre più degna di quei doni, tenne fissa la mente a custodia dell'umiltà e così rispose all'angelo che le aveva portato l'annunzio: Ecco l'ancella del Signore, sia fatto di me secondo la tua parola. Come poi abbiamo appreso dalla lettura di oggi, la stessa umiltà che aveva mostrato all'angelo la mostrò anche agli uomini e — ciò che è anche di maggiore significato —, anche a chi le era inferiore.
Chi dubita che la madre del Re eterno sia da anteporre alla madre di un suo soldato? Tuttavia essa, memore della Scrittura che prescrive: Quanto più sei grande tanto più sii umile in tutto (Sir 3, 20), appena l'angelo che le aveva parlato tornò in cielo, si alza e si avvia per luoghi impervi e portando Dio nel seno, si dirige verso le abitazioni dei servi di Dio e chiede di parlare con loro.
Entra nella casa di Zaccaria e di Elisabetta e saluta quella che aveva appreso avrebbe partorito il servo e precursore del Signore, non quasi che fosse in dubbio sulla profezia che aveva appreso, ma per congratularsi del dono che, come aveva saputo, aveva ricevuto quella che era serva di Dio come lei: non per confermare le parole dell'angelo con la testimonianza di una donna, ma per servire con impegno, lei giovane vergine, una donna anziana.
Appena Elisabetta udì il saluto di Maria il fanciullo le balzò nel seno ed Elisabetta fu ripiena di Spirito Santo. Non appena Maria aprì la bocca per salutarla, subito Elisabetta fu ripiena di Spirito Santo, e ne fu ripieno anche Giovanni: edotti ambedue dallo stesso Spirito, Elisabetta riconobbe colei che l'aveva salutata e la venerò con debita riverenza come madre del suo Signore, e Giovanni comprese che era proprio il Signore quello che la Vergine portava in seno, e poiché non poteva farlo ancora con la lingua, lo salutò esultando nell'anima, e così indicò quanto volentieri e con quanta giovanile devozione avrebbe assolto il suo compito di precursore, annunziando il Signore ancora prima di nascere con i segni che poteva. Si avvicinava infatti il tempo in cui si sarebbe compiuto ciò che l'angelo aveva detto: Sarà ripieno di Spirito Santo fin dal seno di sua madre (Lc 1, 15), ed Elisabetta fu ripiena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce. ...
Esclamò dunque a gran voce dicendo: Benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del tuo seno. Benedetta tu fra le donne: non solo è benedetta fra le donne ma fra le donne benedette è insignita di una maggiore speciale benedizione.
Benedetto il frutto del tuo seno: non benedetto come usualmente si benedicono i santi, ma come dice l'apostolo: Essi che sono i discendenti dei patriarchi, dai quali è nato Cristo secondo la carne, che è al di sopra di tutte le cose, Dio benedetto nei secoli (Rm 9, 5).
Dei frutti di questa nascita rende testimonianza il salmista con parole di mistero quando dice: Il Signore ci concederà il suo favore, e la nostra terra darà i suoi frutti (Sal 84, 13). Certo il Signore ha concesso il suo favore perché ha voluto liberare il genere umano dalla colpa di prevaricazione per mezzo del Figlio suo unigenito; ci ha concesso il suo favore perché, entrando nel tempio del seno della Vergine, lo ha consacrato con la grazia dello Spirito Santo. La nostra terra ha dato il suo frutto perché questa vergine, che aveva avuto il corpo dalla terra, generò un figlio uguale per divinità a Dio Padre, ma della sua stessa sostanza nell'autenticità della carne.
A ragione perciò è detto: Benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del tuo seno. Fu benedetta in modo incomparabile colei che accolse la gloria del seme divino e conservò l'ornamento della verginità. Benedetta tra le donne tu, per il cui parto verginale fu cancellata tra i nati di donna la maledizione della prima donna.. E veramente e specialmente benedetto colui che, Benedetto il frutto di quel seno, grazie al quale abbiamo riacquistato il seme della incorruttibilità e dell'eredità celeste, che avevamo perso in Adamo non come noi, dopo la nascita, ha ricevuto la grazia della benedizione del Signore, ma per salvare il mondo egli stesso è venuto benedetto nel nome del Signore.
Come mai mi è concesso che la madre del mio Signore venga da me? Quanta umiltà nell'anima della profetessa, quanto vere furono le parole del Signore: Su chi si posa il mio sguardo, se non su chi è umile, tranquillo e teme le mie parole? (Is 66, 2).
Appena la vide, riconobbe che era la madre del Signore colei che era venuta presso di lei, ma non riconoscendo in sé alcun merito per essere degna di ricevere la visita di una ospite tanto importante, come mai — disse — mi è concesso che la madre del mio Signore venga da me?
Ma ascoltiamo le parole che Maria pronunziò, per vedere se da esse possiamo conoscere almeno un poco di quello che aveva dentro. Dopo che ebbe udito la risposta con la quale Elisabetta l'aveva chiamata beata fra le donne, l'aveva indicata madre del Signore suo, l'aveva lodata forte nella fede, dopo che al suo ingresso Elisabetta aveva dato segno di essere ripiena di Spirito Santo insieme col figlio, Maria non poté tacere oltre i beni che aveva ricevuto e appena trovò il momento opportuno manifestò anche con parole di devozione ciò che sentiva sempre nell'animo.
Come infatti si conveniva al pudore di una vergine, per un certo tempo nascose in silenzio la predizione che aveva divinamente ricevuto, venerando nel profondo del cuore il mistero celeste, e aspettando con riverenza che Colui che distribuisce i doni manifestasse quando avesse voluto, quale dono speciale le avesse dato, quale segreto le avesse rivelato.
Ma dopo che si accorse che i doni, che le erano stati dati, venivano manifestati per opera di altri, perché era lo Spirito che li rivelava, allora anch'essa svelò il tesoro del cielo che conservava nel cuore. Disse così: L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito gioisce in Dio mio Salvatore. E quel che segue.
Con queste parole prima riconosce i doni che erano stati concessi in particolare a lei, poi ricorda in generale i benefici con i quali Dio non cessa di provvedere sempre al genere umano. Così magnifica il Signore l'anima di colui che tutti gli affetti del suo uomo interiore dedica al servizio e alla lode di Dio, che con l'osservanza dei precetti di Dio dimostra di avere sempre in mente la potenza della sua maestà. Esulta in Dio suo salvatore lo spirito di colui che non trae diletto dai beni terreni, che nessuna abbondanza di ricchezze effimere indebolisce, che nessuna avversità spezza ma trae diletto solo richiamando alla mente il suo Creatore, dal quale spera la salvezza eterna.
Certo queste parole si addicono a tutti i perfetti, ma era conveniente che soprattutto le pronunciasse la beata madre di Dio che, per merito di singolare privilegio, ardeva di spirituale amore per colui che gioiva di avere corporalmente concepito.
A ragione poté esultare in Gesù, cioè nel suo salvatore, con gioia speciale più degli altri santi poiché, colui che aveva conosciuto eterno autore di salvezza, questi sapeva che sarebbe nato dalla sua carne con nascita temporale, così che in una sola e stessa persona ci fosse veramente il suo figlio e il suo Signore. (S. Beda il Venerabile, Omelia 1, 4, passim)

Maria visita Elisabetta
Dopo aver ascoltato queste cose, la Vergine si recò, alla casetta di Zaccaria, e trovata Elisabetta incinta, la salutò, e il bambino all`interno rispose. Per le orecchie della madre il saluto pervenne a quelle del feto, e poiché per i limiti di natura Giovanni non poteva usare la lingua, parlò in modo che la propria madre attraverso i suoi salti rispondesse con proprie parole alla madre del Salvatore.
Infatti Elisabetta non potendo più trattenere il sussultare del figlio, ripiena di Spirito Santo, esclamò dicendo: "Benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del ventre tuo"! (Lc 1,42). Tu, disse, benedetta che dissolvi la maledizione. Tu benedetta, che rechi il dono della sapienza. Tu benedetta, che porti nell`utero colui che ha passeggiato nel paradiso. Tu benedetta, il cui ventre è divenuto tempio santo. "Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del ventre tuo!", dal quale sarà vinto il nemico, dal tempo in cui Adamo mangiò. Frutto benedetto, che è divenuto alimento e vestito del mondo. (Antipatro di Bostra, De S. Ioanne, 12)

Maria ha reso benedette in sé tutte le donne
[Maria] allora si affrettò con premura verso la cognata Elisabetta. "Ed entrata in casa di Zaccaria, salutò Elisabetta", a imitazione dell`angelo. "E appena Elisabetta udì il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo ed Elisabetta fu ripiena di Spirito Santo" (Lc 1,40.41). Dunque la voce di Maria fu efficace, riempì Elisabetta di Spirito Santo: a mo` di perenne fonte, per mezzo della lingua, emise un fiume di carismi profetici alla cognata: e, pur stando i piedini del feto stretti nell`utero, procurò il salto e l`esultanza. E ciò in verità era simbolo e segno del miracoloso tripudio. Infatti, quando venne la Piena di grazia, tutte le cose furono ripiene di gioia. Ed Elisabetta esclamò a gran voce, e disse: "Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del ventre tuo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?" (Lc 1,42.43). "Benedetta tu fra le donne". Tu senza dubbio fosti per le stesse principio di riparazione. Tu ci desti la fiducia di entrare in paradiso e fugasti l`antico dolore e lutto. Infatti, le donne dopo di te non vengono più disprezzate; giammai le figlie di Eva temeranno l`antica maledizione, né paventeranno le doglie del parto, poiché dal tuo santo utero uscì Cristo, Redentore del genere umano, Salvatore dell`intera creazione, Adamo spirituale, Medico della ferita dell`uomo terreno. "Benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del ventre tuo!" Infatti, il tuo frutto divenne seme di tutte le cose buone. Invero, parole illustri sembrano anche queste della sterile Elisabetta; ma, a sua volta, ancor più illustri ne pronunciò la Santissima Vergine, la quale rese a Dio un cantico di grazie, di soave odore, pieno di teologia, annunciando cose nuove insieme con cose antiche, predicendo insieme con quelle dell`inizio del secolo quelle che accadranno alla consumazione dei secoli, esponendo sinteticamente in un breve discorso i misteri del Cristo. (Pseudo-Gregorio Taumaturgo, Hom., 2)

40. Guardiamo infine ai Santi, a coloro che hanno esercitato in modo esemplare la carità. […]
41. Tra i santi eccelle Maria, Madre del Signore e specchio d’ogni santità. Nel Vangelo di Luca la troviamo impegnata in un servizio di carità alla cugina Elisabetta, presso la quale resta « circa tre mesi » (1, 56) per assisterla nella fase terminale della gravidanza. « Magnificat anima mea Dominum », dice in occasione di questa visita — « L'anima mia rende grande il Signore » — (Lc 1, 46), ed esprime con ciò tutto il programma della sua vita: non mettere se stessa al centro, ma fare spazio a Dio incontrato sia nella preghiera che nel servizio al prossimo — solo allora il mondo diventa buono. Maria è grande proprio perché non vuole rendere grande se stessa, ma Dio. Ella è umile: non vuole essere nient'altro che l'ancella del Signore (cfr Lc 1, 38. 48). Ella sa di contribuire alla salvezza del mondo non compiendo una sua opera, ma solo mettendosi a piena disposizione delle iniziative di Dio. È una donna di speranza: solo perché crede alle promesse di Dio e attende la salvezza d’Israele, l'angelo può venire da lei e chiamarla al servizio decisivo di queste promesse. Essa è una donna di fede: « Beata sei tu che hai creduto », le dice Elisabetta (cfr Lc 1, 45).
Il Magnificat — un ritratto, per così dire, della sua anima — è interamente tessuto di fili della Sacra Scrittura, di fili tratti dalla Parola di Dio. Così si rivela che lei nella Parola di Dio è veramente a casa sua, ne esce e vi rientra con naturalezza. Ella parla e pensa con la Parola di Dio; la Parola di Dio diventa parola sua, e la sua parola nasce dalla Parola di Dio.
Così si rivela, inoltre, che i suoi pensieri sono in sintonia con i pensieri di Dio, che il suo volere è un volere insieme con Dio. Essendo intimamente penetrata dalla Parola di Dio, ella può diventare madre della Parola incarnata.
Infine, Maria è una donna che ama. Come potrebbe essere diversamente? In quanto credente che nella fede pensa con i pensieri di Dio e vuole con la volontà di Dio, ella non può essere che una donna che ama. Noi lo intuiamo nei gesti silenziosi, di cui ci riferiscono i racconti evangelici dell'infanzia. Lo vediamo nella delicatezza, con la quale a Cana percepisce la necessità in cui versano gli sposi e la presenta a Gesù. Lo vediamo nell'umiltà con cui accetta di essere trascurata nel periodo della vita pubblica di Gesù, sapendo che il Figlio deve fondare una nuova famiglia e che l'ora della Madre arriverà soltanto nel momento della croce, che sarà la vera ora di Gesù (cfr Gv 2, 4; 13, 1). Allora, quando i discepoli saranno fuggiti, lei resterà sotto la croce (cfr Gv 19, 25-27); più tardi, nell'ora di Pentecoste, saranno loro a stringersi intorno a lei nell'attesa dello Spirito Santo (cfr At 1, 14). (Benedetto XVI, Lettera Enciclica Deus Caritas Est, Città del Vaticano 2006, n. 41)

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