FIGLIE DELLA CHIESA, LECTIO DIVINA "I pastori trovarono ... Dopo otto giorni gli fu messo nome Gesù (Lc 2,16-21)"

Maria Santissima Madre di Dio 11/12/2015
I pastori trovarono ... Dopo otto giorni gli fu messo nome Gesù (Lc 2,16-21) Maria Santissima Madre di Dio
La Parola Lectio
Antifona d'ingresso
Salve, Madre santa:

tu hai dato alla luce il Re
che governa il cielo e la terra
per i secoli in eterno. (Sedulio)

Oppure: 
Oggi su di noi splenderà la luce,
perché è nato per noi il Signore;
Dio onnipotente sarà il suo nome,
Principe della pace, Padre dell’eternità:
il suo regno non avrà fine. (cf. Is 9,2.6; Lc 1,33)

Colletta
O Dio, che nella verginità feconda di Maria
hai donato agli uomini i beni della salvezza eterna,
fa’ che sperimentiamo la sua intercessione,
poiché per mezzo di lei
abbiamo ricevuto l’autore della vita,
Cristo tuo Figlio.

Oppure:
Padre buono,
che in Maria, vergine e madre,
benedetta fra tutte le donne,
hai stabilito la dimora
del tuo Verbo fatto uomo tra noi,
donaci il tuo Spirito,
perché tutta la nostra vita
nel segno della tua benedizione
si renda disponibile ad accogliere il tuo dono.

PRIMA LETTURA (Nm 6, 22-27)
Porranno il mio nome sugli Israeliti, e io li benedirò.
Dal libro dei Numeri

Il Signore parlò a Mosè e disse: «Parla ad Aronne e ai suoi figli dicendo: “Così benedirete gli Israeliti: direte loro:
Ti benedica il Signore
e ti custodisca.
Il Signore faccia risplendere per te il suo volto
e ti faccia grazia.
Il Signore rivolga a te il suo volto
e ti conceda pace”.
Così porranno il mio nome sugli Israeliti e io li benedirò».

SALMO RESPONSORIALE (Sal 66)
Rit: Dio abbia pietà di noi e ci benedica.
Dio abbia pietà di noi e ci benedica,
su di noi faccia splendere il suo volto;
perché si conosca sulla terra la tua via,
la tua salvezza fra tutte le genti. Rit:

Gioiscano le nazioni e si rallegrino,
perché tu giudichi i popoli con rettitudine,
governi le nazioni sulla terra. Rit:

Ti lodino i popoli, o Dio,
ti lodino i popoli tutti.
Ci benedica Dio e lo temano
tutti i confini della terra. Rit:

SECONDA LETTURA (Gal 4,4-7) 
Dio mandò il suo Figlio, nato da donna.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati

Fratelli, quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, per riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l’adozione a figli.
E che voi siete figli lo prova il fatto che Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio, il quale grida: Abbà! Padre! Quindi non sei più schiavo, ma figlio e, se figlio, sei anche erede per grazia di Dio.

Canto al Vangelo (Ebr 1,1.2) 
Alleluia, alleluia.
Molte volte e in diversi modi nei tempi antichi
Dio ha parlato ai padri per mezzo dei profeti;
ultimamente, in questi giorni,
ha parlato a noi per mezzo del Figlio.
Alleluia.

VANGELO (Lc 2,16-21) 
I pastori trovarono Maria e Giuseppe e il bambino. Dopo otto giorni gli fu messo nome Gesù.
+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, [i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.
Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.
Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo.

Preghiera sulle offerte
O Dio, che nella tua provvidenza dai inizio e compimento
a tutto il bene che è nel mondo,
fa’ che in questa celebrazione
della divina Maternità di Maria
gustiamo le primizie del tuo amore misericordioso
per goderne felicemente i frutti.

PREFAZIO DELLA BEATA VERGINE MARIA I 
La maternità della beata Vergine Maria 

È veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
rendere grazie sempre e in ogni luogo
a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno.
Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti glorifichiamo,
nella ... della beata sempre Vergine Maria.
Per opera dello Spirito Santo,
ha concepito il tuo unico Figlio;
e sempre intatta nella sua gloria verginale,
ha irradiato sul mondo la luce eterna,
Gesù Cristo nostro Signore.
Per mezzo di lui si allietano gli angeli
e nell’eternità adorano la gloria del tuo volto.
Al loro canto concedi, o Signore,
che si uniscano le nostre umili voci
nell’inno di lode: Santo...

Antifona di comunione
Gesù Cristo è sempre lo stesso
ieri, oggi e nei secoli eterni. (Eb 13,8)

Oppure:
Maria serbava tutte queste cose
meditandole nel suo cuore. (Lc 2,19)

Preghiera dopo la comunione
Con la forza del sacramento che abbiamo ricevuto
guidaci, Signore, alla vita eterna,
perché possiamo gustare la gioia senza fine
con la sempre Vergine Maria,
che veneriamo madre del Cristo e di tutta la Chiesa.

Lectio
La celebrazione di Maria, Madre di Dio nel contesto del Natale, ci aiuta a rafforzare la nostra fede in Gesù, Uomo-Dio, due nature in una sola Persona, dogma definito con il Concilio di Efeso (431). Maria è Madre di Colui che è Uomo-Dio e deve essere chiamata giustamente Madre di Dio. Elisabetta chiamò Maria: Madre del mio Signore, cioè di Dio.
Paolo insegna che riceviamo lo Spirito del Figlio e che siamo figli di Dio e, per questo, possiamo chiamarlo: Abbà – Padre! La filiazione divina ci ricorda che in Gesù noi diventiamo anche figli di Maria, la Madre di Dio che ci ha dato il Salvatore. Nel Battesimo ci è data la concreta possibilità di essere inseriti nella vita nuova ed eterna del Figlio di Dio. Come lui siamo condotti verso la Gerusalemme del cielo dallo Spirito.

In questa solennità la Chiesa propone alla nostra contemplazione la continuazione del vangelo che ci è stato proclamato la notte di Natale. I pastori hanno ricevuto l’annuncio da parte degli angeli che è nato un salvatore, Cristo Signore, e sono stati invitati ad andare a vedere. Anche noi, come i pastori, andiamo a vedere che cosa è successo. Con loro ci poniamo sul sentiero che porta a quel luogo.
È notte, brillano le stelle e l’aria è pura e limpida. È notte ma c’è luce perché è nato Colui che è la Luce. C’è movimento in quella via, ognuno porta con sé qualche cosa da donare al nuovo nato. Una gioia profonda accompagna l’andare: non è nato solo un bambino ma gli angeli hanno detto che è nato un salvatore, Cristo Signore. Arrivati trovano una famiglia, una giovane famiglia stupiti anche loro di tutto quel movimento. Con i pastori anche Maria e Giuseppe contemplano nel silenzio questo piccolo figlio, questo Dio che si è fatto carne, che si è fatto finito, che si è fatto tempo e storia. Il cielo ha baciato la terra e da quell’istante tutto è cambiato.

v. 16: [i pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia.
I pastori hanno fretta, hanno premura. Non sono guidati dalla curiosità ma dalla fede. Sono pieni di gioia e per questo possono con slancio andare a vedere la realtà grande che era stata loro annunziata dagli angeli.
E che trovano? Una famiglia giovane semplice e povera. Gli angeli avevano detto che avrebbero trovato “un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia” (Lc 2,13) ed è il segno di riconoscimento evidente: vedono ciò che gli angeli avevano detto. Lì trovano Dio: la gloria di Dio cantata loro dagli angeli si rende presente in una mangiatoia, accanto agli animali.

v. 17: E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro.
Hanno visto quanto gli angeli avevano detto, si sono resi conto, hanno visto con i loro occhi lo splendore di Dio che non si è presentato forte e potente ma mite e povero. Ora possono ripartire e possono informare gli altri, possono portare il lieto annuncio: è nato il Salvatore. Diventano mediatori, annunciatori, missionari.

v. 18: Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori.
Il loro cuore semplice è capace di accogliere la manifestazione di Dio in quel bambino e per questo il loro raccontare è contagioso: chi li ascolta non può essere preso dalla meraviglia, dallo stupore.

v. 19: Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.
È questa la grandezza di Maria, il suo rapportarsi alla Parola di Dio: accoglierla, incarnarla, viverla, approfondirla, ruminarla, farla nascere e crescere, lasciarsi plasmare da essa, anche quando non si capisce o quando fa soffrire. Maria medita gli avvenimenti della sua vita nel cuore e li illumina con la luce della Parola di Dio; così arriva a capire meglio il loro significato.

v. 20: I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.
Vedono che quello che gli angeli avevano detto è vero: i pastori riconoscono Dio, il vero Signore del mondo, presente in un bambino. I pastori hanno udito e creduto e visto quanto hanno udito. Così è possibile la lode a Dio. Quello che era da principio, quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del Verbo della vita - la vita infatti si manifestò, noi l'abbiamo veduta e di ciò diamo testimonianza e vi annunciamo la vita eterna, che era presso il Padre e che si manifestò a noi -, quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. E la nostra comunione è con il Padre e con il Figlio suo, Gesù Cristo. Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia piena. (1Gv 1,1-4) I pastori completano la loro esperienza di “visione” con il glorificare e l’inneggiare a Dio.

v. 21: Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito nel grembo.
Il bambino Gesù è circonciso l’ottavo giorno dopo la sua nascita come dice una norma della legge (cfr Gen 17,12). La circoncisione è segno di appartenenza al popolo e dà identità alla persona. In questa circostanza il bambino riceve il suo nome. Anche Gesù riceve il nome come detto dall’angelo a Giuseppe: “lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati”. (Mt 1,21)

Appendice
Maria riflette sull’adempimento delle profezie dell’Antico Testamento
Maria, custode a buon diritto della sua verginale pudicizia, non voleva svelare a nessuno i misteri di Cristo, che aveva appreso, ma aspettava con reverenza di divulgarli quando e come ritenesse opportuno, Anche se taceva con la bocca,  ripensava frequentemente al suo segreto col cuore sempre vigile. Ecco ciò che significa: Vi rifletteva in cuor suo. Metteva a confronto ciò che vedeva essersi già compiuto con ciò che aveva letto che si sarebbe compiuto. Vedeva che, nata a Nazaret dalla stirpe di Davide, aveva concepito il Figlio di Dio dallo Spirito Santo. Aveva letto nel profeta: Uscirà un virgulto dal tronco di Iesse e un nazareo verrà su dalle radici e sopra di lui si poserà lo Spirito del Signore (Is 11,1-2). Aveva letto: E tu Betlemme Efrata, tu sei piccola tra le migliaia di Giuda, ma da te uscirà colui che deve regnare in Israele, e la sua origine è dall’inizio, dai giorni dell’eternità. (Mic 5,2). Vedeva che a Betlemme aveva partorito il dominatore d’Israele, colui che era nato eterno dal Padre prima dei secoli; vedeva che vergine aveva concepito e partorito un figlio e lo aveva chiamato col nome di Gesù; aveva letto nei profeti: Una vergine concepirà e partorirà un figlio e lo chiamerà Emmanuele (Is 7,14); aveva letto: Il bove ha conosciuto il suo padrone e l’asino la mangiatoia del suo padrone (Is 1,3). Vedeva il Signore posto in una mangiatoia, dove erano soliti venire il bue e l’asino a mangiare. Ricordava che le era stato detto dall’angelo: Lo Spirito Santo verrà sopra di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Per questo colui che nascerà sarà santo, sarà chiamato Figlio di Dio. Aveva letto che il modo di questa sua nascita non avrebbe potuto essere conosciuto, se non avrebbe potuto essere conosciuto, se non per l’annuncio dell’angelo, secondo quanto dice Isaia: Chi narrerà la sua generazione? (Is 53,8); aveva letto: E tu torre del gregge, nebbiosa figlia di Sion, verranno fino a te, e verrà la prima potenza, il regno alla figlia di Gerusalemme (Mic 4,8). Aveva udito che le potenze angeliche, figlie della città celeste, erano apparse ai pastori in un luogo dove si riunivano le pecore, e che perciò da molto tempo era detto torre del gregge e si trova a un miglio a oriente di Betlemme, dove ancora oggi si vedono in chiesa tre memorie di quei pastori. Sapeva che allora era venuto nella carne il Signore, che ha una sola ed eterna potenza col Padre, per dare il regno alla Chiesa, cioè alla figlia della Gerusalemme celeste. Confrontava dunque Maria ciò che aveva letto doversi compiere con ciò che sapeva già avvenuto; tuttavia non lo esprimeva a parole, ma lo conservava nel cuore. (Beda, Omelie sul Vangelo 1,7)

Il Verbo di Dio, come dice l'Apostolo, "della stirpe di Abramo si prende cura. Perciò doveva rendersi in tutto simile ai fratelli" (Eb 2, 16. 17) e prendere un corpo simile al nostro. Per questo Maria ebbe la sua esistenza nel mondo, perché da lei Cristo prendesse questo corpo e lo offrisse, in quanto suo, per noi. Perciò la Scrittura quando parla della nascita del Cristo dice: "Lo avvolse in fasce" (Lc 2, 7). Per questo fu detto beato il seno da cui prese il latte. Quando la madre diede alla luce il Salvatore egli fu offerto in sacrificio. Gabriele aveva dato l'annunzio a Maria con cautela e delicatezza. Però non le disse semplicemente colui che nascerà in te, perché non si pensasse un corpo estraneo a lei ma da te (cfr. Lc 1,35), perché si sapesse che colui che ella dava al mondo aveva origine proprio da lei. Il Verbo, assunto in sé ciò che era nostro, lo offrì in sacrificio e lo distrusse con la morte. Poi rivestì noi della sua condizione secondo quanto dice l'Apostolo: Bisogna che questo corpo corruttibile si vesta di incorruttibilità e che questo corpo mortale si vesta di immortalità (cfr. 1 Cor 15 53). Tuttavia ciò non è certo un mito, come alcuni vanno dicendo. Lungi da noi un tale pensiero. Il nostro Salvatore fu veramente uomo e da ciò venne la salvezza di tutta l'umanità. In nessuna maniera la nostra salvezza si può dire fittizia. Egli salvò tutto l'uomo, corpo e anima. La salvezza si è realizzata nello stesso Verbo. Veramente umana era la natura che nacque da Maria, secondo le Scritture, e reale, cioè umano, era il corpo del Signore; vero, perché del tutto identico al nostro; infatti Maria è nostra sorella poiché tutti abbiamo origine in Adamo. Ciò che leggiamo in Giovanni "il Verbo si fece carne" (Gv 1,14), ha dunque questo significato, poiché si interpreta come altre parole simili. Benché il Verbo abbia preso un corpo mortale da Maria, la Trinità è rimasta in se stessa qual era: senza sorta di aggiunte o sottrazioni rimasta assoluta perfezione: Trinità e unica divinità. E così nella Chiesa si proclama un solo Dio nel Padre e nel Verbo. (dalle "Lettere" di sant'Atanasio, vescovo)

Senza mutamento alcuno, o Signore misericordioso, hai voluto assumere forma umana; pur essendo Dio per essenza, per adempiere la legge, ti sei assoggettato nella tua carne alla circoncisione, per dileguare le tenebre e togliere la caligine delle nostre passioni. Gloria alla tua bontà, gloria, o Verbo, alla tua ineffabile condiscendenza!
Il Signore dell'universo si sottomette alla circoncisione e, qual buono, circoncide le pecche dei mortali. Oggi concede al mondo la salvezza; gioisce anche nel cielo Basilio, gerarca del Creatore, divino iniziatore dei misteri di Cristo.
Il Salvatore, nella sua condiscendenza verso il genere umano, ha accettato di essere fasciato come un bambino; egli non ha disprezzato la circoncisione nella carne, lui che per la madre aveva otto giorni, ma per il Padre era senza inizio.
Acclamiamolo, fedeli, dicendo: Tu sei il nostro Dio, abbi pietà di noi!
Il nostro Dio, nella sua immensa bontà, non si è vergognato di sottomettersi alla circoncisione della carne, ma si è dato in esempio e modello della nostra salvezza. L’Autore difatti della Legge, adempie la Legge e le parole profetiche che lo riguardano. Tu che circondi l'universo nella tua mano e che ti sei lasciato fasciare come bambino, Signore, gloria a te!
Magnifica, anima mia, colui che conformemente alla Legge, si è fatto circoncidere nella carne.
Magnifica, anima mia, colui che nell’ottavo giorno, ha ricevuto la circoncisione e fu chiamato Gesù.
Venite, celebriamo con ogni santità la festa onomastica del nostro Maestro, il Cristo; egli difatti riceve in un modo degno di Dio il nome Gesù. (Liturgia bizantina)

Davanti a tutto ciò, possiamo chiederci: come ha potuto vivere Maria questo cammino accanto al Figlio con una fede così salda, anche nelle oscurità, senza perdere la piena fiducia nell’azione di Dio? C’è un atteggiamento di fondo che Maria assume di fronte a ciò che avviene nella sua vita. Nell’Annunciazione Ella rimane turbata ascoltando le parole dell’angelo - è il timore che l’uomo prova quando viene toccato dalla vicinanza di Dio –, ma non è l’atteggiamento di chi ha paura davanti a ciò che Dio può chiedere. Maria riflette, si interroga sul significato di tale saluto (cfr Lc 1,29). Il termine greco usato nel Vangelo per definire questo “riflettere”, “dielogizeto”, richiama la radice della parola “dialogo”. Questo significa che Maria entra in intimo dialogo con la Parola di Dio che le è stata annunciata, non la considera superficialmente, ma si sofferma, la lascia penetrare nella sua mente e nel suo cuore per comprendere ciò che il Signore vuole da lei, il senso dell’annuncio. Un altro cenno all’atteggiamento interiore di Maria di fronte all’azione di Dio lo troviamo, sempre nel Vangelo di san Luca, al momento della nascita di Gesù, dopo l’adorazione dei pastori. Si afferma che Maria «custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore» (Lc 2,19); in greco il termine è symballon, potremmo dire che Ella “teneva insieme”, “poneva insieme” nel suo cuore tutti gli avvenimenti che le stavano accadendo; collocava ogni singolo elemento, ogni parola, ogni fatto all’interno del tutto e lo confrontava, lo conservava, riconoscendo che tutto proviene dalla volontà di Dio. Maria non si ferma ad una prima comprensione superficiale di ciò che avviene nella sua vita, ma sa guardare in profondità, si lascia interpellare dagli eventi, li elabora, li discerne, e acquisita quella comprensione che solo la fede può garantire. E’ l’umiltà profonda della fede obbediente di Maria, che accoglie in sé anche ciò che non comprende dell’agire di Dio, lasciando che sia Dio ad aprirle la mente e il cuore. «Beata colei che ha creduto nell’adempimento della parola del Signore» (Lc 1,45), esclama la parente Elisabetta. E’ proprio per la sua fede che tutte le generazioni la chiameranno beata. (Benedetto XVI, dall’Udienza Generale del 19 dicembre 2012)

La prima Lettura ci ha riproposto l’antica preghiera di benedizione che Dio aveva suggerito a Mosè perché la insegnasse ad Aronne e ai suoi figli: «Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace» (Nm 6,24-26). È quanto mai significativo riascoltare queste parole di benedizione all’inizio di un nuovo anno: accompagneranno il nostro cammino per il tempo che si apre davanti a noi. Sono parole di forza, di coraggio, di speranza. Non una speranza illusoria, basata su fragili promesse umane; neppure una speranza ingenua che immagina migliore il futuro semplicemente perché è futuro. Questa speranza ha la sua ragione proprio nella benedizione di Dio, una benedizione che contiene l’augurio più grande, l’augurio della Chiesa ad ognuno di noi, pieno di tutta la protezione amorevole del Signore, del suo provvidente aiuto.
L’augurio contenuto in questa benedizione si è realizzato pienamente in una donna, Maria, in quanto destinata a diventare la Madre di Dio, e si è realizzato in lei prima che in ogni creatura.
Madre di Dio. Questo è il titolo principale ed essenziale della Madonna. Si tratta di una qualità, di un ruolo che la fede del popolo cristiano, nella sua tenera e genuina devozione per la mamma celeste, ha percepito da sempre.
Ricordiamo quel grande momento della storia della Chiesa antica che è stato il Concilio di Efeso, nel quale fu autorevolmente definitala divina maternità della Vergine. La verità sulla divina maternità di Maria trovò eco a Roma dove, poco dopo, fu costruita la Basilica di Santa Maria Maggiore, primo santuario mariano di Roma e dell’intero Occidente, nel quale si venera l’immagine della Madre di Dio - la Theotokos - con il titolo di Salus populi romani. Si racconta che gli abitanti di Efeso, durante il Concilio, si radunassero ai lati della porta della basilica dove si riunivano i Vescovi e gridassero: «Madre di Dio!». I fedeli, chiedendo di definire ufficialmente questo titolo della Madonna, dimostravano di riconoscerne la divina maternità. È l’atteggiamento spontaneo e sincero dei figli, che conoscono bene la loro Madre, perché la amano con immensa tenerezza. Ma è di più: è il sensus fidei del santo popolo fedele di Dio, che mai, nella sua unità, mai sbaglia.
Maria è da sempre presente nel cuore, nella devozione e soprattutto nel cammino di fede del popolo cristiano. «La Chiesa cammina nel tempo … e in questo cammino procede ricalcando l’itinerario compiuto dalla Vergine Maria» (Giovanni Paolo II, Enc. Redemptoris Mater, 2). Il nostro itinerario di fede è uguale a quello di Maria, per questo la sentiamo particolarmente vicina a noi! Per quanto riguarda la fede, che è il cardine della vita cristiana, la Madre di Dio ha condiviso la nostra condizione, ha dovuto camminare sulle stesse strade frequentate da noi, a volte difficili e oscure, ha dovuto avanzare nel «pellegrinaggio della fede» (Conc. Ecum. Vat. II, Cost. Lumen gentium, 58).
Il nostro cammino di fede è legato in modo indissolubile a Maria da quando Gesù, morente sulla croce, ce l’ha donata come Madre dicendo: «Ecco tua madre!» (Gv 19,27). Queste parole hanno il valore di un testamento e danno al mondo una Madre. Da quel momento la Madre di Dio è diventata anche Madre nostra! Nell’ora in cui la fede dei discepoli veniva incrinata da tante difficoltà e incertezze, Gesù li affidava a Colei che era stata la prima a credere, e la cui fede non sarebbe mai venuta meno. E la “donna” diventa Madre nostra nel momento in cui perde il Figlio divino. Il suo cuore ferito si dilata per fare posto a tutti gli uomini, buoni e cattivi, tutti, e li ama come li amava Gesù. La donna che alle nozze di Cana di Galilea aveva dato la sua cooperazione di fede per la manifestazione delle meraviglie di Dio nel mondo, al calvario tiene accesa la fiamma della fede nella risurrezione del Figlio, e la comunica con affetto materno agli altri. Maria diventa così sorgente di speranza e di gioia vera!
La Madre del Redentore ci precede e continuamente ci conferma nella fede, nella vocazione e nella missione. Con il suo esempio di umiltà e di disponibilità alla volontà di Dio ci aiuta a tradurre la nostra fede in un annuncio del Vangelo gioioso e senza frontiere. Così la nostra missione sarà feconda, perché è modellata sulla maternità di Maria. A Lei affidiamo il nostro itinerario di fede, i desideri del nostro cuore, le nostre necessità, i bisogni del mondo intero, specialmente la fame e la sete di giustizia e di pace e di Dio; e la invochiamo tutti insieme, e vi invito ad invocarla per tre volte, imitando quei fratelli di Efeso, dicendole “Madre di Dio”: Madre di Dio! Madre di Dio! Madre di Dio! Amen.

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