PADRE BALDO ALAGNA, "OGNI UOMO VEDRÀ LA SALVEZZA DEL SIGNORE"

OGNI UOMO VEDRÀ LA SALVEZZA DEL SIGNORE
Commento alla Liturgia della Parola – Nel Vangelo di oggi non ci ha parlato direttamente Gesù, ma il suo precursore Giovanni Battista e, per mezzo di lui, il profeta Isaia. Per una volta, la liturgia vuoi farci
vivere l’Avvento come lo vissero gli uomini fino a Gio­vanni Battista: in assenza di lui e nel desiderio di lui. Il cuore della predicazione del Battista è contenuto in quella frase di Isaia che egli ripete con grande forza ai suoi contemporanei: Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri. In Isaia il testo, a dir vero, suonava un po’ diversa­mente; diceva: Una voce grida: Nel deserto preparate la via al Signore (Is. 40, 3). Non dunque una voce nel deser­to, ma una via nel deserto. Gli evangelisti (cf. Mt. 3, 3; Gv. 1, 23), applicando il testo al Battista che predicava nel deserto di Giuda, hanno modificato la punteggiatura. Cosa vuoi dire questa immagine di una via tracciata nel deserto? Essa richiama grandi eventi della Bibbia: in primo luogo, l’esodo dall’Egitto, quando il Signore seguiva il suo popolo nel deserto e, per così’ dire, gli tracciava da­vanti una strada verso la salvezza; poi, il ritorno dall’esilio, atteso e immaginato come un nuovo esodo verso la libertà (cf. Is. 46, 3-4; 63, 9; Ger. 16,14-15). Sulla bocca del pre­cursore, quell’espressione evoca dunque innanzi tutto una promessa: sta per iniziare nel mondo un nuovo esodo verso la libertà di cui i precedenti non erano che figure, un nuovo ritorno dall’esilio.

Una promessa dunque, ma anche un impegno: un programma concreto di azione! Gerusalemme era una città circondata, si può dire, dal deserto: a oriente le strade di accesso, appena tracciate, erano facilmente cancellate dalla sabbia mossa dal vento, mentre a occidente si perdevano fra le asperità del terreno degradante verso il mare. Quando un corteo o un personaggio importante doveva giungere, bisognava uscire dalla città e andare nel deserto per trac­ciare una strada meno provvisoria; si tagliavano gli sterpi, si colmava un avvallamento, si spianava un ostacolo, si riattava un ponte o un guado. Così si faceva, per esempio, in occasione della Pasqua per accogliere i pellegrini che arrivavano dalla Diaspora. A queste realtà si ispira Gio­vanni Battista; egli vuol dire: sta per arrivare uno che è al di sopra di tutti, uno che è detto semplicemente e per antonomasia “Colui che deve venire” l’atteso delle gen­ti; occorre tracciare un sentiero nel deserto perché egli possa arrivare.

Ecco il grande salto dalla metafora alla realtà. Questo sentiero non si traccia sul terreno, ma nel cuore di ogni uomo; non si traccia nel deserto, ma nella propria vita. Per farlo, non occorre mettersi al lavoro material­mente, occorre convertirsi Raddrizzare i sentieri del Si­gnore: questo comando comincia ad apparirci meno strano­ ed enigmatico. Esso presuppone una realtà amara: l’uo­mo è come una città invasa, fin sotto le mura, dal deserto; egli si è chiuso in se stesso, nel suo egoismo; è come un castello con un fossato intorno e i ponti levatoi tirati su. In più, l’uomo ha complicato le sue vie con il peccato e vi è rimasto irretito dentro come in un labirinto. Isaia e Giovanni Battista parlano metaforicamente di burroni, di monti, di passi tortuosi, di luoghi impervi. Basta chia­mare queste cose con i loro veri nomi che sono orgoglio, accidia, soprusi, violenze, cupidigie, menzogne, ipocrisie, impudicizie, superficialità, ubriacature di ogni tipo (giacché si può essere ubriachi non solo di vino, o di droghe, ma anche della propria bellezza, della propria intelligenza, o di se stessi che è l’ubriacatura peggiore!). Ci si accorge al­lora immediatamente che il discorso è anche per noi; è per ogni uomo e donna che in questa situazione desidera e atten­de la salvezza di Dio. Drizzare un sentiero per il Signore ha dunque un si­gnificato concretissimo: significa mettere mano alla rifor­ma o conversione della nostra vita. Guai ad opporre a questo invito le sicurezze che ci vengono dalla nostra pratica cristiana (« Siamo fi­gli di Abramo! »; « Siamo figli della Chiesa! »).

La nostra vita si svolge tra due venute del Signore: quella dell’incarnazione e quella della parusia. Ma c’è una venuta o visita del Signore che è già in atto adesso; è il Signore che viene con la grazia, con l’ispirazione, che vie­ne a cercare fiori « nel suo giardino » (Cant. 5, 1) e frutti dal suo albero (cf. Lc. 13, 6ss.). San Bernardo chiamava questo Avvento « l’avvento di mezzo » (medius adventus). E per questa venuta di mezzo che dobbiamo drizzare un sentiero, aprire un varco. Se uno di noi, per esempio, vive in una relazione peccaminosa, costui ha chiuso ogni acces­so; Dio non può giungere a lui, deve rimanere a distanza, fuori della porta. La sua è, obiettivamente, una situazione di rifiuto, pericolosissima; drizzare un sentiero per il Si­gnore, per costui significa: troncare quella relazione, porsi seriamente il problema del peccato, regolarizzare la sua situa­zione davanti a Dio e alla propria coscienza, prendere sul serio per esempio il dovere della fe­deltà coniugale, o prendere una scelta coerente con la volontà di Dio. Se uno, nel suo agire quotidiano (nel com­mercio, nel lavoro, nei rapporti sociali), commette ingiu­stizie e inganna il prossimo, magari fingendosi speciosi pretesti di risarcimento e di compensazione per tacitare la coscienza, anche costui è una città senza accessi per Dio. Drizzare un sentiero al Signore significa cominciare ad es­sere più attenti e scrupolosi nella giustizia, o anche _come dovette fare Zaccheo in un caso simile – restituire. Se uno è così pieno di sé, senza amore, se vuole davvero « vedere la salvezza di Dio », deve drizzare un sentiero, realizzare una apertura verso gli altri, umiliarsi, chiedere perdono a coloro che ha fatto soffrire o ha disprezzato. Poi, ci sono quelli che vivono abitualmente nel fondo del « burrone »: depressi psichici, ma anche pigri, acci­diosi, incapaci di chiedersi un minimo sforzo. Anch’essi devono darsi da fare per uscire, per stabilire un rapporto che li impegni, che li tiri fuori dalla loro sterile auto­commiserazione.

Ce n’è dunque per tutti. Se vogliamo fare davvero l’Avvento (farlo, non vagheggiarlo soltanto!), allora que­sto è il cammino. Dio ci ripete, qui e adesso, ciò che disse per mezzo del profeta Isaia al suo popolo: Questa è la strada, percorretela (Is. 30, 21). Nella prima lettura ab­biamo ascoltato queste parole del profeta Baruc: Dio ha stabilito di spianare ogni alta montagna e le rupi secolari, di colmare le valli e spianare la terra perché Israele proceda sicuro rotto la gloria di Dio. Dio spiana, Dio colma, Dio traccia la strada; non è in contrasto tutto ciò con il coman­do del Battista che affida a noi il compito di spianare, di tracciare, di fare? No, l’una e l’altra cosa è vera; noi non potremmo far nulla da noi, neppure rimuovere il primo e più piccolo ostacolo, se Dio, a sua volta, non agisse con noi e non ci prevenisse (se il Signore non costruisce la casa, invano faticano i costruttori..). Ma Dio, a sua volta, non ci previene, se noi rifiutiamo il nostro sforzo, se libera­mente ma volenterosamente non ci impegniamo. Da subito, da oggi: oggi, se ascolti la sua voce, non indurire il cuore (cf. Ebr. 3, 7-8). Prima della venuta di Gesù è Giovanni che grida: “Preparate la via al Signore!”; ora è lo Spirito Santo che grida nel nostro cuore: Preparate la via al Si­gnore! Lui guida il Signore fin dentro il castello, dentro « la città fortificata » (Sai. 60, 11), lui ci aiuta a conse­gnare a Gesù le chiavi del nostro cuore che è la cosa più importante da fare durante questo Avvento. Se consegnere­mo davvero a Gesù le chiavi del nostro cuore, e gli verrà e sarà Natale per noi!

« Ogni uomo vedrà la salvezza del Signore », gridava Giovanni Battista nel deserto, alludendo certamente al Sal­vatore che stava per manifestarsi. Ed é la salvezza a cui aspira Tim Tebow un campione di football americano NFL definito dal New York Time come una delle 100 persone più influenti del pianeta grazie alla sua fede e alla sua coerenza, “atleta di Cristo” come Kakà vuole vivere una vita cristiana concorde alla volontà di Dio anche nella castità prima del matrimonio … e dopo due mesi la sua fidanzata, Miss Universo lo lascia … Le conseguenze possono sembrare pesanti ma niente é pari alla salvezza eterna nemmeno Miss Universo!!! Questa é una testimonianza molto forte di un uomo che sa dove ha messo il suo cuore e la sua vita ! A noi di riformare la nostra vita per Dio e coerenti a quanto ci chiede per piacergli e vedere la Sua Salvezza !!!

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