D. Gianni MAZZALI sdb"UNA PAROLA PER CONTEMPLARE IL MISTERO"

3 gennaio 2016 |  2a Domenica di Natale - Anno C   |   Omelia
UNA PAROLA PER CONTEMPLARE IL MISTERO

Ci rendiamo conto che la fede non è mai un fatto acquisito, una conquista definitiva. Spesso ci sentiamo inadeguati e superficiali nei confronti di un Dio che comunque sembra sfuggire ad ogni nostro tentativo di "cattura", di possesso assicurato. Ci assalgono dubbi, a volte viviamo una sorta di ribellione interiore e vorremmo che Dio non interferisse con la nostra vita. Vorremmo poter sondare un mistero che tale rimane
sempre, che ci sfugge e che ci lascia nel dubbio, talvolta in un angoscioso disagio che ci disorienta. La Parola oggi ricama sul tema dell'incarnazione, invitandoci a contemplare.

UNA SAPIENZA CHE PROVIENE DA DIO

Il saggio ben Sirac è ben consapevole delle minacce che la fede in Dio sperimenta in una società complessa, pluralista ed indiscriminatamente tollerante. Si confrontano tante interpretazioni della vita umana, dell'esperienza, pullulano le divinità e si afferma una sorta di intreccio, non soltanto mitologico, tra gli uomini e gli dei. L'esperienza è indubbiamente fonte di conoscenza e quindi di saggezza, ma il Siracide ci propone la contemplazione di una sapienza che è sì creatura di Dio, ma che è stata accanto a Dio fin dai primordi della creazione: "Prima dei secoli, fin dal principio, egli mi ha creato, per tutta l'eternità non verrò meno".
E' questa sapienza, che è stata accanto a Dio nella creazione, che vive ed abita in mezzo a noi, che ci assiste e ci guida: "Nella città che egli ama mi ha fatto abitare e in Gerusalemme è il mio potere. Ho posto le radici in mezzo ad un popolo glorioso".
Sapienza, Verbo creatore di Dio e Verbo incarnato in Gesù sono le tre realtà che si intrecciano nella contemplazione del mistero dell'incarnazione di Dio, secondo la Parola che oggi ci viene consegnata. Non si tratta di una meditazione facile perché non corrisponde solo ad avvenimenti della storia, ma punta all'essenza stessa di Dio, al suo piano provvidenziale nella creazione e nella redenzione del mondo.
In Gesù la sapienza di Dio, già abitatrice della città degli uomini, fissa la sua dimora definitiva, entrando nella storia, nelle azioni e nelle parole di un uomo che è figlio di Dio. In Gesù si fondono la Parola creatrice di Dio ("In principio era il Verbo"), la Sapienza personificata e il Figlio di Dio incarnato nel grembo di Maria. E' un mistero denso e impenetrabile che viene offerto alla nostra contemplazione: Cristo è la Parola definitiva di Dio, la Sapienza che ci svela la verità integrale sull'uomo, sul mondo e sulla storia, l'Uomo-Dio che ci ha spalancato il portale della speranza, oltre il confine della morte.
Sentiamo il bisogno di contemplare nell'adorazione e nella preghiera e di ringraziare per un dono che sconvolge e appaga la nostra ricerca umana.

IL RISCHIO DEL RIFIUTO

Giovanni nel prologo del suo Vangelo ci offre una vera contemplazione del mistero, che ci affascina e ci stimola ad andare a fondo della verità della nostra fede. Il discepolo prediletto tuttavia è molto chiaro nel denunciare il rifiuto di Gesù da parte dei "suoi", della sua gente, di molti dei suoi contemporanei: "(...) eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne tra i suoi e i suoi non l'hanno accolto".
E' una possibilità per i singoli e per le società, le culture: il rifiuto di Dio e di chi parla a nome di Dio, come nel caso di Gesù, figlio di Dio e figlio dell'uomo. Oggi, in qualche modo e fatte le debite differenze, viviamo il clima culturale in cui viveva il saggio Ben Sirac. Una società pluralista, democratica, soprattutto laica e, in alcuni casi, laicista. Il posto di Dio in tale cultura si è ristretto e, in alcuni casi, si prendono provvedimenti per eliminarlo.
Il rifiuto di Dio in taluni casi si camuffa dietro il rispetto per tutte le fedi che si esplicita nell'assenza di ogni segno di fede in pubblico e nelle espressioni sociali del vivere, del comunicare e del celebrare. Sembra di rivivere, a volte in modo subdolo ed insinuato, la ribellione dei progenitori nei confronti di Dio. Nel rifiuto di accettare di dipendere da Dio, l'uomo si sostituisce a Dio.
Il mistero dell'incarnazione di Dio oltre che alla contemplazione richiama i credenti all'azione, alla presenza nella storia, nel tempo, nella cultura, nella società, nel costume, nell'educazione, nel tempo libero. La fede diviene per se stessa lotta per Dio e per l'uomo.

DIO ILLUMINI GLI OCCHI DEL VOSTRO CUORE

La contemplazione del mistero del Natale, così fitto e così confortante, ci fa sentire il costante bisogno di essere illuminati, di ricercare la luce, tra tanta nebbia e confusione. E' una luce che non viene da noi. Gli occhi del nostro cuore possono brillare e indurci a contemplare il vero ed operare il bene, solo se ci immergiamo nella luce di Dio nella quale possiamo vivere già, pur nella dimensione terrestre la speranza e la gloria di chi, nonostante tutto, ha creduto in Dio.

"Vivo ed amo nella peculiare luce di Dio"
(Michelangelo Buonarroti)

D. Gianni MAZZALI sdb

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