Don Attilio GIOVANNINI sdb Dramma della "gelosia".

31 gennaio 2016 | 4a Domenica Tempo Ordinario - Anno C | Appunti per Lectio
Dramma della "gelosia".
*** Lo cacciarono fuori dalla città. 
Secondo Luca, Gesù cominciò proprio da Nazaret la sua predicazione. Annunciò nel suo paese
l'arrivo del Regno per i poveri, i prigionieri, i ciechi e l'inizio del grande giubileo.
L'esordio fu brillante. Ovunque entusiasmo. Le guarigioni richiamarono le folle, le parole di giustizia smossero i cuori, grandi peccatori si convertirono...
Ma c'era un germe di crisi in questo successo, un'incrinatura nascosta, che Luca annota in questa che è una pagina programmatica. L'inizio dell'evangelizzazione in Luca contiene già anche la fine.
Il fatto è che, per Luca e la sua comunità, rimane un doloroso mistero il rifiuto da parte del popolo giudaico, che alla fine respinse il suo messia e lo condannò.
Luca configura questo rifiuto sotto la categoria, sviluppata sia nel vangelo come negli Atti, della "gelosia". Cioè: Israele si sente il popolo eletto e non vuole consentire ad altri di godere della sua prerogativa, a meno che si spoglino della loro identità e si conformino alle sue leggi e usanze, si sottomettano alle sue autorità e professino la sua fede. Insomma, si facciano giudei.
Il risultato fu che, se Israele non entrò nella chiesa di Gesù, ci entrarono però gli altri, gli stranieri, le "genti". E questo aumentò la "gelosia". Un grosso errore.
Gesù certo si era attenuto agli stretti confini di Israele, ma dopo la risurrezione la sua signoria risultò universale come quella del Padre. E del resto già i profeti avevano proclamato che Dio era Dio di tutta la terra. Dunque l'allargamento ai pagani era legittimo.
Luca spiega tutto questo nella sinagoga di Nazaret, dove Gesù proclama:

*** Oggi si compie questa parola!
che suona come dicesse che è lui quello di cui parla Isaia, e sono loro (quelli di Nazaret) i poveri e oppressi a cui era stato inviato. Gesù è tornato al paese per loro. Ne deriva, secondo loro, che lì deve fare gli stessi miracoli che altrove. Deve farli anzitutto lì. Essi sono "gelosi" del loro profeta e vogliono un trattamento privilegiato.
Gesù però risponde che Dio, pur non penalizzando nessuno, è libero di dare i suoi doni e inviare i suoi profeti a chi vuole e dove vuole. Quindi potrebbe volere che egli operi in altri villaggi, o perfino tra i pagani (come fecero Elia ed Eliseo). E se essi allora si offendono e lo ripudiano, non sarà un problema per lui (...succede così un po' a tutti i profeti); sarà un problema per loro. Il rifiuto da parte loro (non solo lo crocifiggeranno, perseguiteranno pure tutti i suoi discepoli) non farà che favorire l'entrata dei pagani nel Regno.
E ai discepoli succederà appunto lo stesso destino. In particolare succederà a Paolo, come si racconta negli Atti, libro con cui Luca completa la sua narrazione.
Paolo, in ogni luogo in cui passa, sempre si rivolge prima ai connazionali; solo dopo il loro rifiuto si rivolge ai pagani. Non che allora i giudei siano esclusi, ma il loro rifiuto, nel piano mirabile di Dio, invece che arrestare il vangelo, finisce per favorire la diffusione della salvezza in tutto il mondo. Infatti, se la storia di Gesù è impostata come un viaggio dalla Galilea a Gerusalemme, centro della nazione, la vicenda di Paolo sarà impostata come un viaggio dalla Palestina a Roma, centro del mondo intero. Perché Gesù ha affidato ai suoi discepoli il compito di essere suoi testimoni presso tutte le nazioni.
Essere testimoni. Assicurare che Dio è Dio di misericordia per tutti. Essi sono testimoni se non si considerano i privilegiati, i più degni della grazia, quelli che staranno sempre davanti agli altri...
In ognuno di noi ci può essere un po' dei nazaretani (gelosi della propria pretesa primogenitura) e un po' degli apostoli (coscienti del proprio dovere di testimoniare che Dio non fa differenza di persona).
I profeti e i vangeli hanno moltiplicato gli avvertimenti a non presumere di essere i salvati per diritto nativo, ma a rispondere nei fatti alla chiamata di Dio, prendendo sul serio l'invito alla conversione.
Anche per noi dunque si apre un anno di grazia, questo giubileo 2016. Al termine sarà valutato quanto progresso avremo fatto nella via del Signore, e se avremo evangelizzato autenticamente tutte le creature, secondo il suo mandato.

Don Attilio GIOVANNINI sdb

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