DON SAMUELE RIVA« Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».

24 gennaio 2016 – Domenica terza del tempo ordinario
ngelo  Lc 1,1-4; 4,14-21
Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
Il commento di Don Samuele
… per approfondire il Mysterion …
Dopo averci illustrato e fatto celebrare le tre principali Epifanie del Signore, la Liturgia ci introduce
nella umanissima vicenda storica di Gesù di Nazareth, sgombrando il campo da equivoci: chi si attende un Messia-Re, incarnazione delle varie attese giudaiche, o chi, oggi, si attende una sorta di figlio dei fiori, un contestatore delle consuetudini, o un assistente sociale a costo zero, si sbaglia. Gesù, il Messia, il Figlio di Dio, incarnatosi realmente nella storia – come fa fede il preambolo di Luca, nel quale l’Evangelista si rivolge ad un “amico di Dio” (Teofilo), che, quasi certamente, è Seneca -, non è ciò che l’uomo si attende. Il dono di Dio è il Logos, la Parola, la Sapienza, il “Senso della vita”, come ama ripetere Benedetto XVI, Colui che parla, affinché l’ascolto produca la fede, e la fede si trasfonda in speranza, e la speranza faccia zampillare, dalla sorgente inaridita del cuore umano, l’Amore irresistibile di Dio. Dio ha pronunziato, ha cantato, ha gridato, questa sua Parola, che è il Figlio stesso, e ci assicura che, in Lui, si adempie ogni promessa e ogni dono. Non esiste Liturgia cristiana, anche la più semplice, che non abbia come centro e cuore l’ascolto della Parola. Tale centralità rifulge soprattutto nell’Eucaristia della Domenica: la sapiente disposizione del Lezionario, nel suo ciclo triennale, riesce ad offrire al popolo di Dio i passaggi fondamentali di tutta la Scrittura, anche se, sicuramente, si poteva osare maggiormente. La solenne Liturgia della Parola, evocata oggi dal libro di Neemia, si ripete in ogni Eucaristia festiva, ed il suo scopo non è semplicemente didascalico, ma metanoico. Ogni assemblea liturgica, infatti, dovrebbe provare la stessa commozione e la stessa emozione degli antichi esuli da Babilonia, e trovare ancora, nella Parola, il motivo della festa, venendo meno il quale, diventa necessario ricorrere a dei pietosi e grotteschi surrogati, stampati su striscioni che invitano la gente a festeggiare il nulla. La festa cristiana, illuminata dalla Parola, ci assicura che la festa non è vuoto, ma pienezza, per questo “la gioia del Signore è la nostra forza” [1].



… per elevare il Sacrificium laudis …



La migliore lode che oggi possiamo elevare, è una Liturgia della Parola che sia autenticamente “celebrazione della Parola”. Appartiene poco, alle nostre abitudini, il culto della Parola, come momento di ascolto orante, di lode gioiosa, di acclamazione carica di giubilo, di venerazione, basti vedere certi leggii traballanti che dovrebbero fungere da amboni; basti ascoltare letture incomprensibili, perché non preparate, attinte da lezionari-carcassa o, peggio, da foglietti volanti; basti osservare l’incuria dell’insieme e dei particolari della Liturgia della Parola; basti assistere ad omelie “karaoke” … ebbene, oggi, sforziamoci in tutti i modi di celebrare la Parola con le caratteristiche sopra elencate. E la benedizione che facciamo nostra, sia prima discendente e poi ascendente, nello spirito del Benedizionale che, con il suo spirito ed i suoi criteri eucologico-rituali, risulta un vero vademecum per insegnare alla Chiesa a benedire il Signore.



… per vivere nell’Hodie quanto celebrato …



In tutti i modi, negli ultimi anni, si è proclamato, nella Chiesa, il primato della Parola di Dio [2]. Un primato più affermato che attuato. Non è infrequente, infatti, anche dalla bocca di eminentissimi o eccellentissimi oratori, ascoltare ancora prediche, più che omilie, poiché il testo sacro, proclamato nella Liturgia della Parola, viene arbitrariamente usato come pretesto per tutt’altro genere di considerazioni. Non parliamo poi della attuale struttura celebrativa dell’Eucaristia, durante la quale siamo costretti a trasferirci da una parte all’altra come da un compartimento stagno all’altro, senza scorgere un nesso logico e teologico tra quanto si dice nella Liturgia della Parola e quanto si fa nella Liturgia Eucaristica. Da un atto penitenziale generico si passa ad un tempo di ascolto ben caratterizzato, ma, lasciatolo alle spalle, ci si trasferisce ad un rendimento di grazie (prefazio) che nulla ha da spartire con quanto Dio ci ha detto, il tutto culminante in un rito di comunione ancora devozionale per molti, sottolineato da canti che, spesso, c’entrano come i proverbiali “cavoli a merenda” … La celebrazione dovrebbe, invece, ispirarsi tutta alla Parola, che ci prende per mano e ci conduce, se è effettivo il primato della Parola che proclamiamo!. È per questo che dobbiamo solo auspicare un atto penitenziale, un prefazio, degli embolismi, un repertorio di canti, etc., che aiutino la ruminatio della Parola, in un tutto olistico. Non possiamo, tuttavia, fermarci ad un primato della Parola solo di carattere cultuale. Questa Parola, che commuove e cambia la vita, come attesta l’odierno brano di Neemia, deve diventare sempre più il nutrimento della Chiesa in tutti i suoi aspetti, da quello istituzionale a quello gestionale, dai rapporti alle impostazioni formative, dai programmi pastorali al vissuto concreto. Inculcare amore per la Parola; diffondere l’abitudine di leggerla normalmente, a livello personale e comunitario – in qualsiasi hotel estero, nel comodino ogni cliente trova la Bibbia, in Italia questo è fantascienza; dare una impostazione per la quale il programmare ed il verificarsi della Chiesa è metodicamente alla luce della Parola; definire, nel calendario pastorale di ogni comunità, una Domenica – che potrebbe benissimo essere questa – nella quale si fa “promozione” e diffusione della Bibbia, e di sussidi per leggerla con cognizione di causa; offrire ad ogni comunità momenti di formazione biblica e di confronto con la Parola; aguzzare l’ingegno per indovinare proposte o “strategie” pastorali dove emerga il fatidico “primato”; … è veramente il minimo che possiamo fare tutti.

[1] Ne. 8,10.

[2] Dalla costituzione conciliare Dei Verbum in avanti, non si contano i pronunciamenti in tal senso.


FONTE:http://www.quattroparole.com/

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