P. Ermanno Rossi O.P."È un giorno di sabato.

III Domenica Ordinaria – Anno C
(Lc 1,1-4; 4,14-21)
È un giorno di sabato.
Gesù va alla sinagoga secondo il suo solito: giudeo tra giudei, fedele tra fedeli; ascolta, legge, commenta, prega. Chi vedrebbe, in lui, Dio? Quanto è profonda la sua umanità!
Il limite, il confine - dove si uniscono la natura umana e la natura divina in Cristo - è la Persona. Ognuno di noi - oltre che individuo - è persona. Cristo è individuo umano, ma Persona divina. In Lui la natura umana non fiorisce nella personalità umana. In Lui c'è una sola personalità: quella del Verbo. Ma quanto questa lo lasci vero uomo, lo stiamo scoprendo di domenica in domenica.
Oggi lo vediamo ebreo tra gli ebrei che, di sabato, si reca alla sinagoga, apre le Scritture, legge e ascolta, commenta, prega.
Nell'ufficio divino del sabato, nella sinagoga, si recitavano le preghiere e si leggeva la Scrittura. I libri del Pentateuco (i 5 libri di Mosé) erano letti in continuazione; i libri profetici erano lasciati, invece, alla libera scelta.

Ogni maschio, in Israele, aveva il diritto di fare questa lettura e di aggiungervi un passo scelto da lui e dire una parola d’esortazione. Per far vedere che voleva usare di questo diritto, si alzava dal suo posto. Gesù si alzò.
Luca dipinge nei minimi particolari questo cerimoniale.
Gli fu offerto il volume del profeta Isaia; Egli lo sciolse. Dopo aver letto il passo, arrotolò il volume, lo porse all'inserviente e si sedette; quindi si mise a spiegare ciò che aveva letto.
Luca riassume questa spiegazione con una frase lapidaria: “Oggi si é adempiuto questo passo della Scrittura”.
“Oggi”. Si tratta di quell'“oggi” al quale hanno guardato i profeti, e che era stato ardentemente desiderato. Quell’“oggi” è finalmente giunto!
Gesù annuncia e, insieme, inaugura il tempo della salvezza: l'anno di grazia del Signore. Questa è l'inaudita novità dell'ora presente.
“Lo Spirito del Signore è sopra di me… ” (Is 64,1-2).
In queste frasi d’Isaia, Luca vede ben sintetizzati i temi che caratterizzeranno il suo Vangelo: lo Spirito Santo, l'unzione messianica - vale a dire la forza divina che permette a Gesù di operare miracoli -, la liberazione escatologica - cioè finale -, la gioia messianica, l'intervento divino a favore dei poveri e degli oppressi, la proclamazione dell'anno di grazia.
Nel Vangelo di Luca, questo discorso di Gesù svolge il ruolo che ha il discorso della Montagna nel Vangelo di Matteo. È la “Magna charta”, il programma essenziale del suo ministero.
Nelle frasi d’Isaia, noi troviamo il nocciolo del Vangelo che Gesù è venuto ad annunciare al mondo: un lieto messaggio, il cui oggetto da una parte è guarigione e liberazione; dall’altra, è libertà e grazia.
I destinatari di questo lieto messaggio sono i poveri, gli oppressi. I preferiti di Jhaweh sono i prediletti di Gesù.
Impressiona questo fatto: Dio ama gli umili, gli oppressi, i poveri, i prigionieri; e manda suo Figlio a salvarli. Dio ama quanto è disprezzato dal mondo. Noi, al contrario rimaniamo disgustati dalla miseria, dalla debolezza, dall’infermità. La parola di Dio c’interpella e ci mette in crisi. Ci obbliga a riflettere.
Scrive S. Giovanni della Croce:
«Il Padre ha detto una sola parola: suo figlio. E la dice sempre, in un silenzio eterno. È nel silenzio che l'uomo deve ascoltarla… La cosa più necessaria per avanzare nelle vie di Dio è far tacere il proprio desiderio e la propria lingua di fronte alla grandezza di Dio, che preferisce, a tutte le parole, il silenzio dell'amore».
Se vogliamo essere nella Vita - quella vera, l’eterna - anche noi dobbiamo metterci in quest’attitudine.
Allora anche il nostro tempo sarà un “anno di grazia del Signore”.

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