Don Domenico MACHETTA SDB "Ricordati!"Appunti per Lectio

28 febbraio 2016 | 3a Domenica di Quaresima - Anno C | Appunti per Lectio
La Conversione
1ª LETTURA: Es 3,1-8a.13-15
È il grande momento della rivelazione del Nome. Nel mondo semitico la conoscenza del nome di una
persona comporta una specie di potere sulla persona. Il nome consegnato a Mosè non è un sostantivo: l'uomo non può conoscere l'essenza di Dio. L'infinito non è inscatolabile nel cervello umano. Il tetragramma, Jhwh, è un'espressione:
"Io sono colui che sono". Tre parole: 'Ehjéh = sono 'ashér = colui che 'ehjéh = sono
Il verbo "essere" ha senso di vita: "essere con", rapportarsi. Conosceremo il nome del nostro Dio da ciò che lui opera, facendo esperienza dei suoi interventi...
A un certo punto, dopo gli inizi, solo i sacerdoti sapranno pronunciare il tetragramma. Dopo il 587 (deportazione-esilio) più nessuno lo sa pronunciare. Israele perde il nome. Quando trovano il tetragramma leggono Adonaj.
Dio aveva smontato i progetti di Mosè in Egitto. Ora egli è qui, distrutto dall'insuccesso, randagio nel deserto di Madian. Quando una persona è detronizzata è pronta agli interventi di Dio. Prima di usarti, Dio ti smonta. Il grido degli oppressi è giunto agli orecchi di Dio prima che a quelli di Mosè. Ora, completamente spoglio di sé (senza calzari ai piedi...), può avvicinarsi al roveto che brucia e non si consuma.

Mosè diventa "servo". Tutta l'iniziativa è di Dio:

Ho osservato la miseria del mio popolo...
Ho udito...
Conosco...
Sono sceso...
Io ti mando (v. 10)...

"Così dirai agli Israeliti: "Io-Sono mi ha mandato a voi"". Ecco perché Gesù nel Vangelo di Giovanni userà tante volte questa formula: "Io sono". Anche quando viene tradotto in italiano con "Sono Io" si tratta sempre di quel "Ego sum" (Egô ei'mi), un'autoaffermazione della propria divinità, con riferimento a quel passo dell'esodo. Gesù fa suo il nome uscito dal roveto ardente. Lui ha ricevuto il nome che è al di sopra di ogni altro nome, davanti a cui ogni ginocchio si piega, nei cieli, sulla terra e sotto terra (Fil 2).

VANGELO: Lc 13,1-9

Gesù ci insegna a leggere gli avvenimenti, ci insegna a leggere il giornale. Sulla bocca della gente ci sono due fatti di cronaca: una strage della polizia di Pilato all'interno del tempio e il dramma di diciotto persone schiacciate dal crollo della torre di Siloe. Gesù prende le distanze dalla posizione di chi ama vedere le disgrazie come mandate da Dio giudice.

È ai superstiti che è rivolto il messaggio di Dio.
Come reagisce la gente di fronte alle cose che capitano?
Quali sono i commenti?
Tante parole, tanta trepidazione, magari anche commozione.
Quanto dura? L'uomo è spietato nell'archiviare.
La Bibbia dice: "Ricordati!".

Qual è il commento di Gesù a questi fatti di cronaca?
Cambiate vita! Davanti a un terremoto, a una strage, a un incidente, l'avvertimento è unico: "Convertitevi!".
Quanti cristiani, leggendo una grave notizia sul giornale, dicono una preghiera?
Quanti fanno l'esame di coscienza?

È molto opportuna qui la parabola del fico infruttuoso. Abbiamo sempre presso il Padre un mediatore che intercede... E siamo commossi per la pazienza e la misericordia. Ma resta amara la tragica possibilità finale: "se no, lo taglierai".

Don Domenico MACHETTA

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