FIGLIE DELLA CHIESA,LECTIO DIVINA "Le tentazioni nel deserto"

I Domenica di Quaresima
Antifona d'ingresso
Egli mi invocherà e io lo esaudirò;

gli darò salvezza e gloria,
lo sazierò con una lunga vita. (Sal 91,15-16)
Non si dice il Gloria.
Colletta
O Dio, nostro Padre,
con la celebrazione di questa Quaresima,
segno sacramentale della nostra conversione,
concedi a noi tuoi fedeli
di crescere nella conoscenza del mistero di Cristo
e di testimoniarlo con una degna condotta di vita.

PRIMA LETTURA (Dt 26,4-10)
Professione di fede del popolo eletto.
Dal libro del Deuteronòmio

Mosè parlò al popolo e disse:
«Il sacerdote prenderà la cesta dalle tue mani e la deporrà davanti all’altare del Signore, tuo Dio, e tu pronuncerai queste parole davanti al Signore, tuo Dio: “Mio padre era un Aramèo errante; scese in Egitto, vi stette come un forestiero con poca gente e vi diventò una nazione grande, forte e numerosa. Gli Egiziani ci maltrattarono, ci umiliarono e ci imposero una dura schiavitù. Allora gridammo al Signore, al Dio dei nostri padri, e il Signore ascoltò la nostra voce, vide la nostra umiliazione, la nostra miseria e la nostra oppressione; il Signore ci fece uscire dall’Egitto con mano potente e con braccio teso, spargendo terrore e operando segni e prodigi. Ci condusse in questo luogo e ci diede questa terra, dove scorrono latte e miele. Ora, ecco, io presento le primizie dei frutti del suolo che tu, Signore, mi hai dato”. Le deporrai davanti al Signore, tuo Dio, e ti prostrerai davanti al Signore, tuo Dio».

SALMO RESPONSORIALE (Sal 90)
Rit: Resta con noi, Signore, nell’ora della prova.
Chi abita al riparo dell’Altissimo
passerà la notte all’ombra dell’Onnipotente.
Io dico al Signore: «Mio rifugio e mia fortezza,
mio Dio in cui confido». Rit:

Non ti potrà colpire la sventura,
nessun colpo cadrà sulla tua tenda.
Egli per te darà ordine ai suoi angeli
di custodirti in tutte le tue vie. Rit:

Sulle mani essi ti porteranno,
perché il tuo piede non inciampi nella pietra.
Calpesterai leoni e vipere,
schiaccerai leoncelli e draghi. Rit:

«Lo libererò, perché a me si è legato,
lo porrò al sicuro, perché ha conosciuto il mio nome.
Mi invocherà e io gli darò risposta;
nell’angoscia io sarò con lui,
lo libererò e lo renderò glorioso». Rit:

SECONDA LETTURA (Rm 10,8-13) 
Professione di fede di chi crede in Cristo. 
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani 

Fratelli, che cosa dice [Mosè]? «Vicino a te è la Parola, sulla tua bocca e nel tuo cuore», cioè la parola della fede che noi predichiamo. Perché se con la tua bocca proclamerai: «Gesù è il Signore!», e con il tuo cuore crederai che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo. Con il cuore infatti si crede per ottenere la giustizia, e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza.
Dice infatti la Scrittura: «Chiunque crede in lui non sarà deluso». Poiché non c’è distinzione fra Giudeo e Greco, dato che lui stesso è il Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che lo invocano. Infatti: «Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato».

Canto al Vangelo (Mt 4,4)
Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!
Non di solo pane vivrà l’uomo,
ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio.
Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!
VANGELO (Lc 4,1-13) 
Gesù fu guidato dallo Spirito nel deserto e tentato dal diavolo. 
+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano ed era guidato dallo Spirito nel deserto, per quaranta giorni, tentato dal diavolo. Non mangiò nulla in quei giorni, ma quando furono terminati, ebbe fame. Allora il diavolo gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo”».
Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra e gli disse: «Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio. Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”».
Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo affinché essi ti custodiscano”; e anche: “Essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «È stato detto: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”».
Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato.

Preghiera sulle offerte
Si rinnovi, Signore, la nostra vita
e col tuo aiuto si ispiri sempre più al sacrificio,
che santifica l’inizio della Quaresima,
tempo favorevole per la nostra salvezza.

PREFAZIO
Gesù vittorioso sulla tentazione del maligno.

È veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
rendere grazie sempre e in ogni luogo
a te, Signore, Padre Santo, Dio onnipotente ed eterno,
per Cristo nostro Signore.
Egli consacrò l’istituzione del tempo penitenziale
con il digiuno di quaranta giorni,
e vincendo le insidie dell’antico tentatore
ci insegnò a dominare le seduzioni del peccato,
perché celebrando con spirito rinnovato
il mistero pasquale
possiamo giungere alla Pasqua eterna.
E noi, uniti agli angeli e ai santi,
cantiamo senza fine
l’inno della tua lode: Santo...

Antifona di comunione
“Solo al Signore Dio tuo ti prostrerai,
lui solo adorerai”. (Lc 4,8)

Oppure:
Il Signore ti coprirà con la sua protezione,
sotto le sue ali troverai rifugio. (Sal 91,4)

Preghiera dopo la comunione
Il pane del cielo che ci hai dato, o Padre,
alimenti in noi la fede,
accresca la speranza,
rafforzi la carità,
e ci insegni ad aver fame di Cristo,
pane vivo e vero,
e a nutrirci di ogni parola che esce dalla tua bocca.




Lectio
Introduzione
Il racconto delle tentazioni introduce la vita pubblica di Gesù, ma è anche strettamente legato agli episodi precedenti. Gesù viene messo alla prova nella sua identità di Figlio unigenito, così come proclamato durante il battesimo (Lc 3,21-22) e così come confermato dall’albero genealogico (Lc 3,23-38) in cui risulta che egli trae origine dal capostipite Adamo, figlio di Dio.
Questo riscontro genealogico ci  riporta alla prova del paradiso terrestre, prototipo di ogni tentazione. Gesù discende dunque da Adamo non solo per una genealogia ma anche perché ne ripercorre le sue vicende.
Tuttavia, a differenza del primo uomo, Gesù esce dalla prova dimostrando la sua adesione obbediente e filiale a Dio.
Nei Vangeli troviamo che molti riconoscono in Gesù il Figlio di Dio: i demoni (8,29), i discepoli (14,33), Pietro (16,16), il centurione sotto la croce (27,54). Nessuno ne dubita.
Ma il tentatore in questo racconto vuole minare al rapporto tra il Figlio e il Padre, e con questo vuole obliquamente instaurare il dubbio che Dio ha mentito durante il Battesimo: “questi è il Figlio mio prediletto, ascoltatelo”.
Il racconto, composto da una introduzione (vv. 1-2), da un dialogo tra Gesù e il Diavolo (vv.  3-12) e da una conclusione (v. 13), non può essere preso come una narrazione storica nel senso letterale a causa di certi dettagli chiaramente immaginari.
Dunque è inutile chiedersi se Gesù abbia effettivamente vissuto la prova all’inizio dell’attività pubblica e per giunta nella forma riportata nel vangelo.
Infatti la tentazione marca la missione di Gesù dall’inizio alla fine. L’uomo di ogni tempo è messo alla prova per misurare la sua fedeltà a Dio.

Lectio
All’inizio del Vangelo di questa I Domenica di Quaresima, Gesù è accompagnato dallo Spirito (v. 1-2), il quale lo sospinge verso il deserto.
Quello stesso Spirito che rese possibile la sua generazione (Mt 1,20; Lc 1,35) ora lo conduce nel deserto, così come aveva condotto il popolo eletto (Dt 8,2).
Qui Gesù ci resta per quaranta giorni, un periodo di tempo ricordato nell’Antico Testamento per il digiuno di Elia (1Re 19,8) e per quello di Mosè prima di ricevere le dieci parole (Es 34,28). È questo il tempo della prova. Il digiuno dice la propria dipendenza e sottomissione a colui che è il datore di ogni cibo e bevanda (Dt 8.1-3).
Gesù viene condotto per essere tentato; il diavolo, colui che divide, vuole far deviare Gesù dalla retta via. La tentazione non è una istigazione al male, ma è un momento imprescindibile nella vita di ogni uomo in cui avviene la verifica della propria identità, delle proprie scelte.
“Ricordati di tutto il cammino che il Signore tuo Dio ti ha fatto percorrere in questi quarant’anni nel deserto, per umiliarti e metterti alla prova, per sapere quello che avevi nel cuore e se tu avresti osservato o no i suoi comandi” (Dt 8,2).
Perciò la tentazione qui viene presentata come un volere del Padre che la permette. La tentazione è dunque da accettare come “perfetta letizia” (cfr. Gc 1,2-4).
Gesù dopo quaranta giorni di digiuno ha fame. La fame di Gesù non è solo corporea. Così possiamo dire che, come per la sete di Gesù sulla croce, Il desiderio di Gesù va letto al di là della corporeità. Egli stesso, vero pane, dirà: ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi (Lc 22,15). La fame di Gesù è dunque quella di divenire pane e dunque di celebrare la Pasqua.

v. 3-4: nella prima tentazione il tentatore avanza la richiesta perversa di trasformare la pietra in pane. Gesù ha dovuto subire questa tentazione durante la sua missione quando, dopo aver moltiplicato il pane, un gruppo di fanatici lo vuole incoronare re.
Questa è la tentazione di un messianismo economico.
Gesù rifugge da questa esaltazione (Gv 6,14-15) citando la Scrittura: “non di solo pane vive l’uomo”. Questo testo riporta a sua volta l’esperienza del popolo d’Israele che lungo il cammino nel deserto patisce la fame e la tentazione di tornare indietro, in Egitto.
Dio darà ad Israele il sostentamento per far capire che al primo posto nella vita dell’uomo sta non la preoccupazione del cibo, ma l’adesione filiale alla parola di Dio (cfr. Es 16).
Ma, mentre Israele soccombe alla tentazione perché ha paura di morire di fame, Gesù rivendica davanti al tentatore la sua fedeltà a Dio.

v. 5: nella seconda tentazione lo scenario è immaginario. Gesù viene condotto su un punto tanto alto da poter dominare tutto.
È la tentazione di un messianismo politico.
Luca lo sottolinea usando il termine exousia che significa appunto potere o autorità. La condizione per entrare in possesso di questo potere è l’adorazione demoniaca, ovvero non riconoscere più l’unica signoria di Dio. Gesù rivendicherà proprio questo primato citando: “Adorerai il Signore Dio tuo e a lui solo renderai culto” (cfr. Dt 6,13).

v. 9: la terza tentazione è l’ultima prova. Qui ci troviamo a Gerusalemme e più precisamente il pinnacolo del tempio. A differenza di Matteo, Luca inverte queste due ultime tentazioni, volendo concludere questa esperienza di deserto con Gerusalemme che fa da scenario.
Questo è dettato dalla intenzione narrativa di Luca. Infatti la seconda parte del suo vangelo si può leggere come un lungo viaggio di Gesù verso la capitale (Lc 9,51) nel quale egli porterà a compimento la sua missione non soltanto con la morte, ma con la risurrezione e ascensione.
Il vangelo che inizia proprio nel tempio di Gerusalemme con l’annuncio dell’angelo a Zaccaria (Lc 1,5-25), termina ancora nel santuario, dove la comunità dei discepoli si ritrova dopo l’ascensione per lodare Dio (Lc 24,52-53). Pertanto Gerusalemme è la città dove si realizzano le promesse messianiche.
Il fatto che per Luca le tentazioni di Gesù terminano a Gerusalemme, trova conferma nella conclusione di questo episodio quando il diavolo si allontana da Gesù per ritornare al momento opportuno.
Gesù viene condotto sul pinnacolo del tempio e questa volta il diavolo nel tentare Gesù non usa parole proprie, ma si appella alla Scrittura (vv. 10-11), citando letteralmente il Salmo 91. Gesù non accoglie la sollecitazione a vivere una religione che pretende di strumentalizzare Dio e di servirsene.
È questa la tentazione di un messianismo religioso.
La parola di Dio non può essere utilizzata a proprio uso e consumo. La risposta di Gesù: “non tenterai il Signore Dio tuo” (v.12, cfr. Dt 6,16) ricorda il popolo che, nel deserto presso Massa e Meriba, mette alla prova Dio (Es 17).

Dopo che Gesù viene tento sotto tutti i punti di vista, la presenza del numero tre indica appunto la pienezza e la perfezione, il diavolo si allontana (v. 13), ma nell’interpretazione lucana questo distacco è solo temporaneo e preannuncia il ritorno del demonio al tempo opportuno, durante la passione e la morte, la più dura esperienza di tentazione di Gesù dove il diavolo farà ripetere le tre tentazioni.

Appendice
«Ecco il tempo favorevole, ecco il giorno della salvezza»
Giusto a proposito è risuonata alle nostre orecchie la lezione tratta dall`insegnamento dell`Apostolo: "Ecco il tempo favorevole, ecco il giorno della salvezza" (2Cor 6,2).
C`è, infatti, un tempo più favorevole di questo, giorni più adatti alla salvezza dei presenti, in cui è dichiarata guerra ai vizi e si accresce il progresso di tutte le virtù ?
In ogni tempo, in verità, o anima cristiana, tu dovresti vigilare contro il nemico della tua salvezza, affinché il tentatore non trovi breccia alcuna aperta alle sue astuzie; ma in questo momento, ti sono necessarie ulteriori precauzioni ed una prudenza più attenta, allorché il tuo avversario, sempre lo stesso, raddoppia i suoi attacchi, per effetto di una gelosia più aggressiva: ora, difatti, gli è tolto quel potere che gli assicurava una dominazione secolare sul mondo intero, gli sono tolte le innumerevoli armi delle sue catture (cf. Mt 12,29; Mc 3,27).
Folle di ogni nazione e di ogni lingua rinunciano al più crudele dei pirati; e non vi è più una sola razza umana che non si ribelli alle sue leggi tiranniche, poiché su tutta la faccia della terra milioni di uomini si preparano alla loro rigenerazione in Cristo, si avvicina l`evento della nuova creazione (cf. Gal 6,15), e lo spirito di malizia (cf. Ef 6,12) è espulso da coloro che ne erano posseduti...
"Se sei Figlio di Dio, ordina che queste pietre diventino pane" (Mt 4,3). L`Onnipotente poteva certo farlo, ed era semplice per ogni creatura, qualunque fosse la sua specie, passare, al comando del suo Creatore, alla specie che gli fosse stata ordinata di assumere; è così infatti che, quando lo volle, egli cambiò l`acqua in vino durante il banchetto di nozze (cf.Gv 2,1-10).
Ma era piú conveniente all`economia divina della nostra salvezza che il Salvatore vincesse la furberia del piú orgoglioso dei nemici non con la potenza della sua divinità, bensì con il ministero della sua umiltà.
Alla fine, messo in fuga il diavolo e smascherato il tentatore in tutti i suoi artifici, gli angeli si avvicinarono al Signore e lo servivano: colui che era vero uomo e vero Dio tenne così la sua umanità fuori della minaccia di questioni capziose e manifestò la sua divinità davanti agli omaggi dei suoi santi... (cf. Mt 4,11).
Alla scuola del nostro Redentore, o carissimi, apprendiamo dunque "che l`uomo non vive di solo pane, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio" (Lc 4,4), e che al popolo di Dio conviene, qualunque sia il livello di astinenza in cui è posto, auspicare di nutrirsi piú della parola di Dio che di cibo materiale.
Abbracciamo dunque questo digiuno solenne con una devozione premurosa e una fede vigile, e celebriamolo non con una dieta sterile, quale la dettano spesso e la debolezza del corpo e la malattia dell`avarizia, bensì con una larga generosità; così saremo tra quelli di cui la stessa Verità ebbe a dire: "Beati coloro che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati" (Mt 5,6).
Facciano le opere di pietà le nostre delizie, riempiamoci di quei cibi che nutrono per l`eternità. Poniamo la nostra gioia nel sollievo dei poveri che sazieranno le nostre elargizioni; rallegriamoci di rivestire coloro di cui copriremo la nudità dei vestiti necessari; facciamo sentire la nostra bontà ai degenti nelle loro malattie, agli infermi nella loro debolezza, agli esuli nelle loro prove, agli orfani nel loro abbandono, alle vedove desolate nella loro tristezza (cf. 1Tm 5,5); non v`è alcuno insomma, che aiutandolo, non si sdebiti di una certa parte della beneficenza.
Nessuna rendita è trascurabile quando il cuore è grande e la misura della nostra misericordia non dipende dai limiti della nostra fortuna. L`opulenza della buona volontà non manca mai di merito, anche se si hanno poche risorse. Le elemosine dei ricchi sono più importanti, e minime quelle dei meno agiati, ma il frutto delle loro opere non differisce se le anima un medesimo amore. (Leone Magno, Sermo 27 [40], 2-4)

Le tentazioni nel deserto
"Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato dal diavolo" (Lc 4,1-2; Mt 4,1). Conviene ricordare come avvenne che il primo Adamo fu cacciato dal paradiso nel deserto, affinché tu rifletta in qual modo il secondo Adamo dal deserto sia tornato al paradiso.
Osservate come la condanna sia stata revocata, e i benefici di Dio reintegrati nei loro disegni. Adamo fu plasmato con la terra vergine, Cristo è nato da una vergine; quegli fu fatto ad immagine di Dio, questi è la stessa immagine di Dio; quello fu posto al di sopra di tutti gli animali sprovvisti di ragione, questo è al di sopra di tutti i viventi; per mezzo di una donna venne la perdizione, per mezzo di una vergine viene la sapienza la morte per mezzo di un albero, la vita per la croce.
L`uno, spoglio delle cose spirituali, si coprì con le foglie di un albero; l`altro, spoglio delle cose del mondo, non ebbe bisogno del rivestimento corporale. Nel deserto Adamo, nel deserto Cristo; questi infatti sapeva dove poter trovare l`uomo condannato per ricondurlo al paradiso, dopo averne cancellato la colpa.
Ma, poiché l`uomo non poteva tornare al paradiso coperto delle spoglie di questo mondo, - e non può essere cittadino del cielo se non chi si è spogliato di ogni colpa, - abbandonò il vecchio uomo, e si rivestì del nuovo, di modo che si avesse più un mutamento di persona che di sentenza, poiché non si possono abrogare i decreti divini.
Colui che nel paradiso, senza guida, smarrì la via assegnatagli, come avrebbe potuto, senza guida, riprendere nel deserto la via smarrita, lì dove le tentazioni sono moltissime, difficile lo sforzo verso la virtù, facile la caduta nell`errore?
La virtù è un po’ come le piante dei boschi: quando sono ancora basse salgono da terra verso il cielo; quando la loro età cresce nel tenero fogliame, esposte come sono al pericolo di denti crudeli, possono essere facilmente tagliate e inaridite.
Ma quando l`albero si sia stabilito su profonde radici, e si erga con l`altezza dei rami, invano sarebbe attaccato dai morsi delle fiere, dalle braccia dei contadini e dal soffio delle procelle.
Quale guida dunque egli avrebbe potuto seguire contro tanti adescamenti di questo mondo, contro tanti inganni del diavolo, sapendo che noi dobbiamo lottare prima di tutto «contro la carne e il sangue», poi contro le "potenze, contro i principi del mondo delle tenebre, e contro gli spiriti del male che circolano nell`aria" (Ef 6,11-12)?
Avrebbe potuto seguire un angelo?
Ma l`angelo stesso è caduto; le legioni degli angeli a malapena sono state utili a qualcuno (cf. Mt 26,53; 2Re 6,17-18). Sarebbe potuto essere inviato un serafino?
Ma un serafino discese sulla terra in mezzo a un popolo che aveva le labbra immonde (cf. Is 6,6-7), e riuscì soltanto a purificare le labbra di un profeta con un carbone ardente. Si dovette cercare un`altra guida, che tutti quanti noi potessimo seguire.
E chi poteva essere una guida così grande che potesse aiutare tutti, se non colui che è al di sopra di tutti? Chi avrebbe potuto mettersi al di sopra del mondo, se non chi è più grande del mondo? Chi poteva essere una guida così sicura, che potesse condurre nella stessa direzione l`uomo e la donna, il giudeo e il greco, il barbaro e lo sciita, il servo e l`uomo libero, se non il solo che è tutto in tutti, cioè il Cristo?...
Noi dunque non temiamo le tentazioni, ma piuttosto vantiamocene e diciamo: "E` nella debolezza che siamo potenti" (2Cor 12,10), è allora infatti che viene intrecciata per noi la corona della giustizia (cf. 2Tm 4,8).
Ma questa corona di cui si parla è quella adatta a Paolo, mentre noi, dato che vi sono diverse corone, dobbiamo sperare di riceverne una qualsiasi. In questo mondo corona è l`alloro, e corona è lo scudo. Ma ecco, a te viene offerta una corona di delizie, perché "una corona di delizie ti farà ombra" (Pr 8,6); e altrove: "Ti circonderà con lo scudo della sua benevolenza" (Sal 5,13; 90,5); infine, il Signore "ha coronato di gloria e onore colui che amava" (cf. Sal 8,6).
Dunque, colui che vuol darci la corona permette anche le prove: se sarai tentato, sappi che egli ti sta preparando la corona. Togli i combattimenti dei martiri, hai tolto le corone; togli i loro tormenti, hai tolto i loro trionfi.
Forse che la tentazione di Giuseppe non è stata la consacrazione della sua virtù (cf. Gen 39,7ss), l`ingiustizia del carcere la corona della sua castità? In qual modo avrebbe potuto ottenere di essere associato in Egitto alla dignità regale, se non fosse stato venduto come schiavo dai suoi fratelli? (cf. Gen 41,43).
Egli stesso dimostrò che tutto questo fu voluto da Dio per mettere alla prova il giusto, dicendo: "in modo da far sì che oggi molta gente si salvasse" (Gen 50,20).
Non dobbiamo quindi temere come fossero sciagure le prove del mondo, grazie alle quali si preparano per noi le buone ricompense; piuttosto, tenendo conto della condizione umana, dobbiamo chiedere di subire quelle prove che possiamo sopportare. (Ambrogio, In Luc., 4, 7-9.41 s.)

Universalità del corpo di Cristo
"Esaudisci, Dio, la mia supplica; tendi l`orecchio alla mia preghiera" (Sal 60,2). Chi parla? Sembra un individuo. Ma osserva bene se sia davvero uno. Dice: "Dai confini della terra a te ho gridato, nell`angoscia del mio cuore" (Sal 60,3).
Non si tratta dunque di un solo individuo (sebbene in Cristo, di cui siamo le membra, noi tutti abbiamo unità). Una persona singola, infatti, come potrebbe gridare dai confini della terra? Dai confini della terra grida soltanto quella eredità della quale fu detto al Figlio stesso: "Chiedi a me, e ti darò le genti in tua eredità, e in tuo possesso i confini della terra" (Sal 2,8).
E` dunque, questo possesso di Cristo, questa eredità di Cristo, questo corpo di Cristo, questa unica Chiesa di Cristo, questa unità che noi siamo, che grida dai confini della terra. E che cosa grida? Ciò che ho detto prima: "Esaudisci, Dio, la mia supplica tendi l`orecchio alla mia preghiera. Dai confini della terra a te ho gridato" (Sal 60,2-3). Cioè, questo ho gridato a te, dai confini della terra; ossia, da ogni luogo.
Ma perché ho gridato questo? "Mentre il mio cuore era nell`angoscia". Mostra di trovarsi in grande gloria tra tutte le genti e in tutto il mondo; eppure è in mezzo a grandi prove. Infatti la nostra vita in questo esilio non può essere senza prove, e il nostro progresso si compie attraverso la tentazione. Nessuno può riconoscersi finché non è tentato; allo stesso modo che nessuno potrà essere incoronato se non dopo la vittoria, vittoria che non ci sarebbe se non ci fossero la lotta contro un nemico e le tentazioni.
E` pertanto, nell`angoscia quest`uomo che grida dai confini della terra; è nell`angoscia ma non è abbandonato. Poiché il Signore ha voluto darci in antecedenza un`idea della sorte che attende il suo corpo [mistico] che siamo noi, nelle vicende di quel suo corpo col quale egli morì, risorse ed ascese al cielo: in modo che le membra possano avere speranza di giungere là dove il capo le ha precedute. Egli ci ha insegnato a riconoscerci in lui, quando volle essere tentato da satana (cf. Mt 4,1).
Leggevamo ora nel Vangelo che il Signore Gesù Cristo fu tentato dal diavolo nel deserto. Cristo fu certamente tentato dal diavolo, ma in Cristo eri tentato tu. Tua infatti era la carne che Cristo aveva presa perché tu avessi da lui la salvezza. Egli aveva preso per sé la morte, che era tua, per donare a te la vita; da te egli aveva preso su di sé le umiliazioni perché tu avessi da lui la gloria. Così, egli prese da te e fece sua la tentazione, affinché per suo dono tu ne riportassi vittoria. Se in lui noi siamo tentati, in lui noi vinciamo il diavolo.
Ti preoccupi perché Cristo sia stato tentato, e non consideri che egli ha vinto? In lui fosti tu ad essere tentato, in lui tu riporti vittoria. Riconoscilo! Egli avrebbe potuto tener lontano da sé il diavolo; ma, se non si fosse lasciato tentare, non ti avrebbe insegnato a vincere quando tu sei tentato. Non c`è, dunque, da stupirsi se, in mezzo alle tentazioni, il salmista grida dai confini della terra. Ma perché non è sconfitto? "Nella pietra mi hai innalzato". (Agostino, Enarr. in Ps., 60, 2)

Ogni atto di Gesù è compiuto per impulso dello Spirito
"Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto" (Mt 4,1), ecc. Il mio Signore, Cristo Gesù, compie tutti i suoi atti ricevendo una direttiva, o una missione, o una chiamata, o un`ingiunzione: non fa nulla da se stesso (cf. Gv 8,28).
E` una missione che lo porta nel mondo; è una direttiva che lo guida nel deserto; è una chiamata che lo ha risuscitato dai morti, giusta la parola: "Alzati, mia gloria, svegliatevi, arpa e cetra" (Sal 107,3). Ma quando si tratta della Passione egli si affretta spontaneamente e volontariamente, secondo il vaticinio del Profeta: "Si è offerto perché lo ha voluto" (Is 53,7), e tuttavia, anche in quel caso, si fece obbediente al Padre fino alla morte (cf. Fil 2,8).
Dottore e modello di obbedienza, non ha minimamente voluto agire o soffrire al di fuori di essa, una via che nella verità conduce alla vita (cf. Gv 14,6)
"Fu dunque condotto dallo Spirito nel deserto", o come dice un altro evangelista: "Fu spinto dallo Spirito nel deserto" (Lc 4,1). "Tutti" coloro che sono spinti dallo Spirito di Dio sono figli di Dio (cf. Rm 8,14).
Ma lui, che è Figlio ad un titolo del tutto speciale e con maggiore dignità, è spinto o condotto nel deserto diversamente dagli altri e con più eccellenza: "Uscí dal Giordano" - è detto - "pieno di Spirito Santo" (Lc 4,1s); e, immediatamente, fu spinto da lui nel deserto.
A tutti gli altri lo Spirito viene dato solo in una certa misura (cf. Gv 3,34); ed è in questa stessa misura che essi sono spinti in tutte le loro azioni.
Ma egli ha ricevuto la pienezza della divinità, che si è compiaciuta di abitare corporalmente in lui (cf. Col 2,8): per cui, egli è spinto più poderosamente e vigorosamente ad eseguire gli ordini del Padre. (Isacco di Stella, Sermo 30, 1-2)

[…] Entriamo, dunque, nel tempo quaresimale con lo "sguardo" fisso al costato di Gesù. Nella Lettera enciclica Deus caritas est (cfr n. 12) ho voluto sottolineare che, solo volgendo lo sguardo a Gesù morto in croce per noi, può essere conosciuta e contemplata questa verità fondamentale: "Dio è amore" (1 Gv 4,8.16). "A partire da questo sguardo – ho scritto – il cristiano trova la strada del suo vivere e del suo amare" (Deus caritas est, 12). Contemplando con gli occhi della fede il Crocifisso, possiamo comprendere in profondità che cos’è il peccato, quanto tragica sia la sua gravità e, al tempo stesso, quanto incommensurabile sia la potenza del perdono e della misericordia del Signore. Durante questi giorni di Quaresima non distogliamo il cuore da questo mistero di profonda umanità e di alta spiritualità. Guardando Cristo, sentiamoci al tempo stesso guardati da Lui. Colui che noi stessi abbiamo trafitto con le nostre colpe non si stanca di riversare sul mondo un torrente inesauribile di amore misericordioso. Possa l’umanità comprendere che soltanto da questa fonte è possibile attingere l’energia spirituale indispensabile per costruire quella pace e quella felicità che ogni essere umano va cercando senza sosta. […] (Papa Benedetto XVI, Angelus del 25 febbraio 2007)

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