Michele Antonio Corona COMMENTO I Domenica di Quaresima (Anno C)

Commento su Luca 4,1-13
Michele Antonio Corona
I Domenica di Quaresima (Anno C) (14/02/2016)
Vangelo: Lc 4,1-13 Clicca per vedere le Letture (Vangelo
In questo anno particolare, per la velocità con cui si passa dal natale alla quaresima, ci sentiamo
immessi in un tempo forte quasi senza aver avuto occasione per preparaci adeguatamente. Ma questa è la nostra tentazione: sentirci sempre impreparati a vivere profondamente il tempo che ci viene offerto e rimandare ad un imprecisato domani.
La quaresima inizia offrendoci il racconto della tentazione di Gesù nel deserto. Per tre volte si citano verbi di movimento, "guidare" e "condurre" (vv. 1.5.9) ma con due soggetti differenti. Il verbo è lo stesso, ma nel primo caso è lo Spirito a condurre Gesù nel deserto, mentre negli altri due è il tentatore a condurlo sul monte e sul pinnacolo del tempio. La prima contrapposizione mostra che la stessa azione può avere finalità e significati differenti, molto differenti. Lo Spirito conduce Gesù in un luogo appartato, solitario, apparentemente pericoloso e da temere. Eppure, proprio lo spirito disceso su Gesù al Giordano, lo rimanda nel deserto. Non è un passaggio fugace, ma la quantità simbolica di giorni ricorda l'abbondanza di tempo in cui il Messia viene tentato.
Le tre tentazioni che vengono schematicamente presentate sono certamente frutto della propensione didattica del vangelo. In esse si raccolgono tutte le tentazioni provate da Gesù e da tutti i suoi discepoli, compresi noi. È importante non banalizzare la tentazione ad un semplice ammiccamento del male nei confronti di Gesù, ma esso è tipicamente e sostanzialmente l'atteggiamento subdolo e ambiguo che si mostra utile, ma scava nell'intimo e lo svuota.
La tentazione ha sempre questa geniale ma schematica metodologia di fascino: far sembrare positivo e proficuo, ciò che invece è sterile e lacerante. Infatti il diavolo in primo luogo parla bene, con cognizione di causa e mettendo insieme affermazioni vere. Come in Gen 3, il serpente riportava le parole di Dio con un'essenziale deformazione, così qui il diavolo unisce versetti della Scrittura per spezzare il legame di fiducia tra Gesù e il Padre.
La prima tentazione è volta a generare sfiducia in un Dio che lascia i suoi per troppo tempo nel deserto. Certamente, si vuole ricordare l'atteggiamento di Israele durante l'esodo e il modo in cui Gesù, nuovo Mosè, riesce a non farsi incatenare dalla sfiducia. Anche Gesù risponde con la Scrittura, ma senza distorcerla o usarla a proprio vantaggio. Per questo al pane che sostenta e rafforza, preferisce la Parola che fonda e rassicura.
La seconda tentazione verte sull'uso della ricchezza e del potere di ogni sorta, del successo e dell'approvazione generale. A volte, anche noi cristiani cerchiamo il potere anche se in funzione dell'evangelizzazione. Non è questa la strada. È Dio il centro della vita e non il successo, anche se apostolico! La terza azione/parola del diavolo (colui che "getta" divisione) è chiedere a Gesù di "gettarsi giù". Come sempre la tentazione vuole rendere simile il tentato al tentatore in un cammino verso il basso.

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